Come funziona l'Oroscopo degli Alberi celtico? Qual è la pianta che ti protegge? Scoprilo leggendo l'anteprima del nuovo libro di Daniela Christine Huber.

Gli Alberi, mediatori tra Cielo e Terra

Di persone e alberi

Gli alberi hanno servito e continuano a servire l’umanità in innumerevoli modi, come fonte di ossigeno, materiale da costruzione, cibo e molto altro ancora. Sì, anche il libro che tieni tra le mani in questo momento non esisterebbe senza gli alberi.

Nel corso del tempo, il ciclo naturale di dare e avere si è sbilanciato, perché la mente dell’uomo si è posta al di sopra della natura e l’ha sfruttata, senza premurarsi di restituire in egual misura al fine di mantenere un equilibrio.

Questo è ciò che il poeta e filosofo libanese Khalil Gibran esprime molto bene nella seguente poesia:

Spesso dite: “Darei, ma solo a chi se lo merita”

Gli alberi del vostro frutteto non parlano

così, né le mandrie nei vostri pascoli.

Loro danno per poter vivere, perché rifiutare significa perire.

Khalil Gibran, "Il profeta"

Ma il rapporto tra l’uomo e gli alberi non è sempre stato così unilaterale come oggi, che abbiamo quasi perso completamente il legame con la natura e tutte le sue creature. Se facciamo un viaggio a ritroso fino alle nostre radici, ai nostri antenati celtici, scopriamo un legame tra esseri umani e alberi che è ancora più interconnesso e reciproco di quanto si possa immaginare.

 

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La storia delle persone e degli alberi è iniziata migliaia di anni fa. Un gruppo di individui, i Celti, conosciuti anche come Galli, si mise in viaggio. Da dove venissero e cosa li spingesse lontano è ancora oggi oggetto di molti miti.

Questo popolo riuscì a diffondersi in quasi tutta l'odierna Europa. Viveva in armonia con la natura e quindi poteva sentirsi a casa ovunque. La fama del loro coraggio e della loro forza li precedeva di gran lunga. Nel loro viaggio incontrarono altri popoli e si aprirono alla loro conoscenza con tolleranza e curiosità.

Con loro scambiavano idee, imparavano gli uni dagli altri e si integravano. Alcuni misero su famiglia e si insediarono. Altri andarono avanti, alcuni verso nord-est e altri a sud-ovest.

Il tempo, come lo intendiamo noi, non giocava un ruolo per loro, perché non vedevano la vita come una sequenza lineare di eventi, ma piuttosto come un ciclo che si rinnova e si ripete costantemente.

Registrare dogmaticamente qualcosa in forma scritta sarebbe stato, secondo la loro concezione, qualcosa di legato al tempo che incatenava al passato, invece di rendere aperti e ricettivi nei confronti dei cambiamenti della vita. E così il ciclo continuava e ricominciava, ancora e sempre.

A prescindere da quanto fossero lontani gli uni dagli altri e da quanto sembrassero diversi, restavano connessi attraverso le loro radici, attraverso il legame con la Madre Terra che trasmetteva loro un senso di sicurezza e una profonda fiducia nella vita stessa, da cui trassero sempre rinnovato coraggio e forza per continuare il loro cammino.

Nel loro viaggio attraverso i millenni, hanno disseminato piccole tracce per noi. Oggi come allora, celebriamo l’inizio di una nuova stagione con una festa che ricongiunge i confini del mondo materiale e spirituale. Seguire con il cuore le tracce di questo legame con la natura ci riporta alla fonte, alle radici che sono in noi.

 

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L'albero come archetipo

Osserva ogni albero e renditi conto che, su ogni albero, ogni foglia è come un foglio di un libro in cui il Signore Onnipotente ha tracciato la creazione.

Saadì, Poeta persiano

Una vita in armonia con le leggi della natura, dell’universo e con la nostra vera natura, ci permette di seguire il nostro cammino esistenziale e di affrontare più facilmente le sfide che ne derivano.

La fede celtica era profondamente connessa agli eventi naturali e quindi, allo stesso tempo, inserita nell’ordine superiore. Questo modo semplice ed evidente di essere in contatto con la natura si è perso sempre più nel corso del tempo.

Gli alberi sono poesie che la terra scrive al cielo.

Khalil Gibran, "Tutto le opere"

Quando guardiamo da lontano un grande albero secolare che si erge con tanta grazia e potenza, con le sue radici, a noi invisibili, affondate in profondità nella terra e i rami protesi verso il cielo, siamo pervasi da una sensazione rassicurante di profonda fiducia e sicurezza. È la sensazione di essere racchiusi tra cielo e terra.

Un'immagine così, anche se esiste solo nella nostra fantasia, in una foto o in un dipinto appeso alla parete, non solo è bella, ma attiva anche immediatamente dentro di noi, che ne siamo consapevoli o meno, poteri di sopravvivenza e di auto-guarigione inimmaginabili.

Che 5000 anni fa i druidi celtici? fossero o meno consapevoli dell’effetto curativo degli alberi è del tutto irrilevante. La cosa importante è che ne abbiano usato il potere per il proprio benessere.

La prima persona che ha documentato scientificamente il potente effetto degli alberi all’inizio del XX secolo è stato C. G. Jung; affermando come l'albero sia un archetipo inconsciamente attivo nell’essere umano.

In tutto il mondo, innumerevoli miti delle culture più diverse si intrecciano attorno a un albero cosmico o albero della vita, che si tratti di Yggdrasil tra le tribù germaniche, dell'albero di Yaxche dei Maya, dell’albero della Bodbi del buddhismo e, infine, dell'albero della conoscenza e dell’albero della vita nel cristianesimo, come sono descritti nella Bibbia.

L’archetipo dell’albero è stato ulteriormente sviluppato e si è tramandato nei millenni; il suo potere influenza, modella e struttura la coscienza umana, oggi come allora. Se utilizziamo consapevolmente questa conoscenza nella nostra vita quotidiana, ci viene offerta l’opportunità di rafforzare e guarire noi stessi in modo semplice e piacevole.

Gli alberi ci insegnano a vivere in ogni momento il potere intrinseco in ognuno di noi. Questo potere è indipendente dalle circostanze esterne. Saldamente radicato nel presente, albero si protende verso la luce.

Danzare con il vento ci insegna ad adattarci e a essere fedeli alla nostra natura. Sferzato dalle tempeste della vita, l'albero si piega ma non si spezza.

 

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L'equilibrio degli opposti

...Quando si possono vedere le radici della propria vita con la stessa chiarezza come le foglie in cima a un albero.

Sergio Bambaren, "Die Beste Zeit Ist Jetzt"

Viviamo in un mondo di opposti. Percepiamo qualcosa come leggero o pesante, veloce o lento, giusto o sbagliato.

La polarità fa parte del nostro mondo e allo stesso tempo della nostra percezione individuale e soggettiva, del nostro modo di vedere le cose.

Questo fatto, da solo, non ci creerebbe problemi nell'affrontare le esperienze quotidiane e le sfide della vita. Le sfide diventano problemi solo quando le rendiamo tali iniziando a dare un valore agli opposti. Ogni situazione che percepiamo come problema nasce da un giudizio di valore spesso inconsapevole.

Se valutiamo una situazione come buona, questa evoca in noi sentimenti piacevoli. Se la giudichiamo negativa, scateniamo in noi sentimenti spiacevoli.

Da dove provengono queste nostre valutazioni e i valori a esse associati? Da cosa dipende la classificazione di una cosa come buona o cattiva?

L'origine delle nostre valutazioni risiede nei nostri bisogni.

Tutti conosciamo i nostri bisogni primari, come respirare, bere, dormire e mangiare. Questi ci garantiscono la sopravvivenza fisica. L’esperienza emotiva, invece, è determinata dai nostri bisogni personali. Il più delle volte non siamo consapevoli di quali siano.

 

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Molto spesso prendiamo per buoni i bisogni che ci vengono suggeriti dal mondo esterno. Solo quando abbiamo di nuovo accesso ai nostri veri bisogni personali, riconosciamo il nostro valore autentico.

Scoprire cosa va bene per noi e cosa no è la chiave per accedere al potenziale che giace latente in noi. Se viviamo il nostro potenziale e lo condividiamo con il mondo, non percepiamo più la vita come un peso o un fardello, bensì sperimentiamo la gioia e l'abbondanza che vuole donarci.

Ma dobbiamo anche essere pronti ad accettare i doni della vita così come sono, in qualsiasi confezione si presentino. Asteniamoci infine da qualsiasi tipo di giudizio, uniamo gli opposti dentro di noi e torniamo al nostro centro, all'equilibrio.

In questo spazio privo di giudizi nasce l'armonia. Quando siamo in questo spazio, siamo in contatto con i nostri bisogni personali attraverso la sorgente creativa che è in noi. Radicati nel nostro centro, siamo in grado di guardare gli opposti in modo del tutto neutrale e non giudicante.

La valutazione degli opposti si annulla da sé. Nessuna parte è favorita ed entrambe hanno la stessa valenza. Non cè più l'impulso interiore di decidere a favore di una delle due parti. Una volta raggiunto questo punto, si attiva il potere creativo che è in noi e che ci indica la strada da seguire.

Ciò è ben espresso nel film "Avatar", in cui Madre Natura è incarnata da un albero gigantesco, nella seguente affermazione: “La nostra grande Madre non prende le parti di nessuno. Lei protegge soltanto l’equilibrio della vita”.

 

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Albero, radici e corona

Con la sua struttura, l’albero riflette questa polarità. A un’estremità sono le radici (anima) e all’altra la corona (spirito), collegati tra loro dal tronco (corpo) al centro, attraverso il quale avviene lo scambio di nutrienti (energie).

A nessuno verrebbe in mente di attribuire un valore diverso a queste parti dell’albero e di affermare che le radici sono più importanti della chioma o che il tronco è più essenziale delle radici. Nessuna delle parti potrebbe esistere nel mondo materiale separatamente dalle altre, e solo insieme queste tre formano un’unità creativa.

Un albero trae dal terreno dove è radicato le sostanze nutritive di cui ha bisogno per una crescita sana. A tale scopo, è essenziale anche la luce del sole, catturata dalle sue foglie, che assicura che le sostanze nutritive assorbite dal terreno possano essere elaborate e utilizzate. E senza il tronco dell’albero, che collega questi due poli, non potrebbe avvenire alcuno scambio di sostanze nutritive.

Per quanto la vita possa sembrarci complicata a volte, in realtà è semplice. Apriamoci come un albero allo scambio di nutrienti (energie) di entrambi i poli, corona e radici, sopra e sotto, cielo e terra in noi. Il nostro naturale ciclo interiore fluirà di nuovo e ritroveremo l’accesso al nostro potenziale. I nostri bisogni personali ne sono la chiave.

Da bambini, eravamo consapevoli dei nostri bisogni personali e riuscivamo a esprimerli con naturalezza. Crescendo, siamo stati fortemente influenzati dal mondo esterno, dalla nostra educazione e dalla società, che ci ha suggerito i suoi bisogni.

 

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Questo condizionamento e i bisogni a esso collegati bloccano l’accesso al nostro potenziale, poiché raramente essi corrispondono ai nostri reali bisogni personali. Di conseguenza, ciò che facciamo e otteniamo è diventato più importante di ciò che sentiamo e di cui abbiamo bisogno. Il nostro lavoro e le nostre azioni sono ora in contrasto con la nostra autostima.

Il disorientamento, l’insoddisfazione crescente, l’aumento della pressione per i risultati e i disturbi di salute che ne derivano sono segnali che indicano che non siamo nel nostro centro e che siamo letteralmente sbilanciati.

Con la consapevolezza che a noi stessi è dato il potere di scegliere tra i poli o la media aurea, liberamente e in qualsiasi momento, ci asteniamo da qualsiasi giudizio e torniamo al nostro centro, all'equilibrio. In ultima analisi, ognuno di noi è responsabile delle proprie scelte, di quando le fa e, naturalmente, delle conseguenze.

Ciò è chiaramente espresso nella seguente citazione di Rumi, un importante poeta e mistico del Medioevo: “Al di là del concetto di giusto e sbagliato c'è un campo. Là, ci incontreremo”.

Restando in noi stessi, come un elegante e possente albero, il nostro potenziale farà germogliare nuove foglie.

Sull'albero della vita crescono molti momenti. Ognuno di essi è prezioso.

Jochen Mariss, scrittore e fotografo

Data di Pubblicazione: 7 dicembre 2022

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