SALUTE E BENESSERE

L'equilibrio psico-emozionale: il segreto della longevità e della serenità

Dionidream: guarigione psico-emozionale

Scopri come eliminare lo stress e abbracciare un modo di vivere semplice scandito dal ritmo naturale, leggendo l'anteprima del libro di Riccardo Lautizi.

I mille volti dello stress

"Non esiste una malattia del corpo che prescinda dalla mente."
Socrate (470-399 a.C.) filosofo

E' importante essere costanti. I benefìci della meditazione tendono ad accumularsi finché guardi indietro e ti rendi conto di quanto sei trasformato in meglio. È come sbucciare una cipolla: più a lungo mediti, più profondi sono i benefici che provi, uno strato alla volta. Prendersi tempo per la meditazione quotidiana dice alla tua psiche che è possibile interrompere l’attività della giornata e dedicarti a te stesso. Il mondo non finirà se lo fai. Sei importante. Trovare il silenzio in mezzo alla follia della routine aiuta a calmare i nervi e ridurre l’ansia. Quando noti i pensieri e le emozioni che passano come nuvole momentanee, ti rendi conto che non sei né i tuoi pensieri né le tue emozioni. Così essi iniziano a perdere presa su di te, e puoi rilasciarli più facilmente.

La mia salute è migliorata notevolmente grazie alla meditazione, poiché la respirazione diventa più profonda (la respirazione superficiale induce stress e problemi cronici) e le emozioni sepolte vengono rilasciate. Molto spesso, i problemi fisici, specialmente quelli cronici, sono causati da convinzioni non elaborate ed emozioni inespresse nel nostro corpo. Ho curato il mio intenso mal di schiena che durava da ventanni in questo modo. Aiutandoti a essere presente, a rallentare e a elaborare le tue emozioni in modo più efficace, migliorerai anche le tue relazioni.

Il mio rapporto con il cibo è stato totalmente trasformato dalla meditazione. Non sono più attratta dal cibo non sano, mangio più lentamente e non ho crisi di fame. E come se tutta la zona della pancia si fosse rilassata, in quell’area non ci sono più le tensioni psicosomatiche che condizionavano pesantemente la mia alimentazione.

Prima avevo delle serie difficoltà con il cibo, indugiavo in dolci, biscotti, cioccolata, cibi fritti, poi, afflitta dal senso di colpa, non mangiavo più nulla o quasi, alternando così due estremi che mi stavano danneggiando fisicamente e mentalmente. La meditazione ha portato pace nella mia vita sia dentro sia fuori, e se sto avendo una relazione bellissima con il mio ragazzo e il mio lavoro è migliorato, è solo grazie a essa.

La meditazione mi ha permesso di eliminare gli impulsi emotivi intensi che dominavano la mia vita. Facevo grandi sfuriate e litigavo di frequente. Bastava che qualcuno mi tagliasse la strada che impazzivo dalla rabbia e mi portavo dietro quello stato emotivo per tutta la giornata, senza essere in grado di elaborarlo. Ora ho trovato un senso di serenità e, se qualcuno mi taglia la strada, posso sentire a livello conscio la rabbia che sale senza lasciarle più prendere il controllo della mia mente.

La maggior parte di questi risultati non viene raggiunta in una notte (anche se per alcuni succede). E necessaria una pratica regolare che può richiedere sforzo solo all’inizio, per poi diventare un’abitudine piacevole di cui non è più possibile fare a meno.

Pensieri ed emozioni hanno un impatto così grande sulla propria vita che possono decidere lo stato di salute, il modo di relazionarsi con gli altri e di affrontare gli eventi che accadano ogni giorno; e, ancora di più, determinano la percezione di se stessi. Quando il proprio mondo psico-emozionale è sbilanciato, generalmente a livello medico si parla di “stress”. Lo stress è il principale responsabile della perdita di energia a tutti i livelli; è un allontanamento dall’armonia delle leggi naturali, che si manifesta con tensioni a livello fisico, emozioni esacerbate o represse, pensieri ripetitivi e ossessivi.

Le popolazioni più longeve al mondo sono piccole comunità dove tutti si conoscono tra loro e vivono in armonia nell’ambiente naturale, come accade a Ikaria in Grecia (maggior numero di novantenni al mondo) e Okinawa in Giappone (concentrazione di ultracentenari quattro volte superiore a ogni altra popolazione), o in Ogliastra, nella nostra Sardegna (primato mondiale di longevità femminile).

Gli arzilli vecchietti di Ikaria. Okinawa e Ogliastra

Gli abitanti di queste isole hanno abitudini alimentari diverse fra loro, dovute ovviamente a differenze di clima, fauna e flora, eppure hanno in comune un senso di gioia, relax e vitalità che emerge sia delle interviste sia dalle foto. Insomma, niente stress, ma un modo di vivere semplice all’insegna del principio che la vita si dispiega semplicemente al proprio ritmo naturale. Se si ascoltano gli arzilli vecchietti di Ikaria, Okinawa e dell’Ogliastra, che ancora lavorano i campi e si divertono, emerge che il loro segreto è non arrabbiarsi, essere sereni, non arrendersi mai e lavorare ogni giorno (non esiste una parola nel loro dialetto per “ritirarsi, andare in pensione”). Alcuni ricercatori, che da circa 25 anni stanno studiando queste popolazioni, hanno concluso che la loro attitudine psicologica è uno dei fattori determinanti dell’incredibile longevità che le caratterizza. Le pillole possono fare ben poco se manca questa disposizione di vita, ed è per questo che oggi si parla sempre di più di psicosomatica, medicina integrata e complementare, psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI), cinque leggi biologiche e cosi via. Non a caso nell’antichità si affermava: “Mente sana in corpo sano”.

Affrontare gli eventi impegnativi

Quando si è circondati da una comunità che sostiene e su cui si può fare affidamento, allora è più facile affrontare gli eventi impegnativi che accadono nella propria vita senza diventare rigidi né farsi trascinare dalle emozioni. Inoltre, essere a contatto con la natura radica nel corpo, nella quiete del proprio essere, impedendo di venire risucchiati dalle storie della mente. Un grande quantitativo di energia viene perso ogni volta che si è incastrati in un loop mentale, o soffocati da un’emozione intensa non elaborata o sfibrati da un’emozione intensa espressa. E quindi fondamentale lavorare sulla propria attitudine psico-emozionale che, una volta armonizzata, permetterà di risolvere la maggior parte dei disturbi di salute o di facilitare qualunque terapia, sia essa medica, “alternativa”o nutrizionale. Il medico austriaco Hans Selye nel 1936 fu il primo a parlare di stress in termini medici e lo definisce come «condizione aspecifica in cui si trova l’organismo quando deve adattarsi alle esigenze imposte dall’ambiente». Lo stress è una risposta naturale di tutti gli esseri viventi a una situazione impegnativa, sia essa fisica o psicologica, che fa appello alle riserve energetiche individuali per permettere il superamento di una situazione critica.

È interessante raccontare come il dott. Selye scoprì il potere distruttivo dello stress.

Era ricercatore endocrinologo alla McGill University di Montreal quando decise di determinare le proprietà di un estratto ovarico sconosciuto testandolo su dei ratti.

Divise le cavie in due gruppi: a un campione di ratti fu iniettato giornalmente questo estratto, all’altro venne iniettata giornalmente della soluzione fisiologica (acqua e sale). Diversi mesi dopo l’inizio dell’esperimento, il dott. Selye scoprì che i ratti trattati con l’estratto ovarico avevano sviluppato ulcere peptiche, avevano ghiandole surrenali ingrossate e il sistema immunitario molto indebolito. Quando ormai sembrava che avesse scoperto gli effetti dell’estratto ovarico, esaminò i ratti del gruppo che non avevano assunto l’estratto, e rimase stupefatto nel riscontrare che anch’essi avevano subito esattamente gli stessi danni.

Il dott. Selye rimase sconcertato da questi risultati e non riusciva a capirne la ragione.

Riflettendo sui dati osservati, cominciò a rendersi conto che i ratti di entrambi i gruppi non avevano gradito affatto le iniezioni, da cui ogni volta cercavano di scappare dimenandosi. Per avere conferma che questo evento “impegnativo”, ripetuto nel tempo, potesse essere la causa di danni così gravi, escogitò una serie di situazioni a cui sottoponeva i ratti giornalmente: temperature estreme, rumore molesto, rischio di annegamento.

Alla fine i ratti presentavano tutti lo stesso danno fisico accusato da quelli dell'esperimento precedente. Il dott. Selye allora chiamò la causa di questi sintomi “stress”, prendendo in prestito questa parola dal mondo dell’edilizia, dove veniva usata per descrivere le forze intense cui sono sottoposti ponti, edifici e altre costruzioni.

Ogni giorno si è sottoposti a forze stressanti. È importante quindi comprenderle e risolverle perché potrebbero proprio essere la ragione dei disturbi che si tenta di far scomparire con farmaci, integratori e terapie. Per molti la parola stress significa solo “andare di corsa” o “subire pressioni al lavoro o in famiglia”, ma in realtà questo vocabolo ha sfumature molto più complesse.

La motivazione che porta alla formazione di queste tensioni nel corpo e nella mente è fondamentalmente una: la perdita di ogni tipo di legame con la comunità, la natura e la spiritualità e, quindi, l’incapacità di accogliere eventi importanti e inaspettati nella propria vita. Questo porta all’esperienza di traumi, ovvero a sentimenti di sopraffazione rispetto agli eventi che si vivono, con una percezione di impotenza e di senso di pericolo e di minaccia per la propria esistenza (questi traumi solitamente avvengono soprattutto nell’infanzia e vengono trascinati, irrisolti, fino all’età adulta). Di conseguenza, l’alimentazione è sbilanciata, si trascorre poco tempo nella natura, si resta lontani da un contatto con se stessi.

In passato l’origine dello stress era più spesso dovuta a carestie, guerre, disastri naturali e pericoli oggettivi. Situazioni stressanti sollecitano il sistema nervoso simpatico che, attraverso un flusso ormonale, attiva la risposta di “attacco o fuga”. Poiché il corpo si deve preparare ad affrontare una sfida, avviene un cambiamento profondo a diversi livelli:

  • aumento del battito cardiaco;
  • riduzione della profondità della respirazione;
  • irrigidimento dei muscoli addominali;
  • dilatazione della pupilla e dei vasi sanguigni dei muscoli di braccia e gambe;
  • blocco della digestione;
  • vasocostrizione periferica e cutanea;
  • aumento della glicemia.

È chiaro quindi che questo meccanismo ha permesso la sopravvivenza della specie umana fino a oggi, rendendola in grado di aumentare il livello di attenzione, reattività ed energia per superare gli ostacoli. Sotto stress le funzioni vitali vengono ridotte (per esempio la digestione) a favore di tutti i meccanismi necessari per fronteggiare un evento che minaccia la propria sopravvivenza (come una maggiore ossigenazione ai muscoli).

Tuttavia, se in passato l’evento stressante era principalmente di tipo fisico, come una fuga da un predatore o lo scontro in un attacco, oggi è quasi esclusivamente di tipo psicologico. Il nodo della questione è che il cervello non riesce a decodificare la differenza fra questi due diversi aspetti dello stress. Inoltre, in caso di pericolo fisico lo stress veniva scaricato in seguito all’azione intrapresa (attacco o fuga) permettendo così al sistema fisiologico di tornare alla normalità, mentre oggi, poiché la sorgente di stress è esclusivamente interna, gli ormoni non sono scaricati e si mantiene un costante livello di tensione nell’organismo, che lo logora.

Secondo l’Agenzia europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro, "nel 2020 lo stress sarà la prima causa di malattia"

Depressione e traumi

Le statistiche parlano chiaro: in Italia sono 1,5 milioni di persone che soffrono di depressione mentre 6 milioni ne hanno sofferto almeno una volta nel corso della loro vita. Secondo le previsioni dell’OMS, nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di malattia al mondo. E abbastanza comune, inoltre, per chi soffre di depressione, soffrire anche di ansia.

L’ambiente e l’alimentazione sicuramente giocano un ruolo importante in queste patologie, ma il fattore principale alla loro radice sembra essere l’esperienza di eventi traumatici. Così afferma uno studio scientifico recente che apre la strada alla comprensione di come sciogliere questi traumi. Un trauma è un evento che non si è stati in grado di gestire, percepito come esperienza che sfugge al controllo e come un pericolo per la sopravvivenza, sia essa fisica o psicologica. Un trauma viene solitamente vissuto in solitudine e non riesce a essere elaborato, consideratala sua elevata intensità che sovraccarica il sistema nervoso.

I dati fondamentali su 33.000 persone

Lo studio pubblicato sulla rivista «Plos ONE» ha voluto determinare quale impatto hanno sulla salute mentale il rischio familiare, le circostanze sociali e gli eventi della vita, utilizzando indagini completate da quasi 33.000 persone che hanno fornito alcuni dati fondamentali. I risultati sono inequivocabili: la causa più diffusa di ansia cronica e depressione sono eventi traumatici. Fattori minori sono i casi familiari di malattia mentale, il reddito, le relazioni, altri fattori sociali. Secondo l’autore principale dello studio:

Mentre sappiamo che la genetica di una persona e le circostanze della vita contribuiscono a problemi di salute mentale, i risultati hanno mostrato che i traumi sono la ragione principale nelle persone che soffrono di ansia e depressione. Tuttavia, il modo in cui una persona pensa e si occupa degli eventi stressanti è un indicatore del livello di stress e di ansia. Anche se non siamo in grado di cambiare la storia della famiglia di una persona o le sue esperienze di vita, è possibile aiutare a cambiare il suo modo di pensare, e insegnarle strategie positive in grado di attenuare e ridurre i livelli di stress.

Questa è la chiave, in quanto significa che non si è impotenti contro la depressione e l’ansia. Piuttosto, è possibile modificare il ruolo che i traumi del passato hanno nel momento presente, al fine di rimuovere il loro impatto sulla salute mentale.

Data di Pubblicazione: 11 aprile 2019

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