Scopri come gli insegnamenti del maestro influenzarono molte manifestazioni del pensiero del XX secolo leggendo l'anteprima del libro di di Alessandro Boella.
L'Insegnamento di G. I. Gurdjieff
Qualche onesta indicazione per il «cercatore di verità» di Alessandro Boella e Antonella Galli
Lui è rapido, pensa per immagini esatte; io sono lento, penso per frammenti di immagini. Fidando nelle sue immagini esatte, lui diviene ottuso; diffidando delle mie immagini, io divengo acuto. Fidando nelle sue immagini, lui le crede rilevanti; diffidando delle mie immagini, io dubito della loro rilevanza. Presumendole rilevanti, lui sifonda suifatti; dubitando della loro rilevanza, io dubito dei fatti. Quando i fatti gli sfuggono, lui dubita dei propri sensi; quando ifatti mi sfuggono, io approvo i miei sensi. Lui procede rapido e ottuso nelle sue immagini esatte; io procedo lento e acuto nelle mie immaginifrante. Lui in una nuova confusione del suo giudizio; io in una nuova comprensione della mia confusione.
Robert Graves
Questo scritto non ha altro scopo se non quello di fornire, seguendo un metodo non lineare, un certo numero di spunti originali e di informazioni inedite o poco conosciute che ci auguriamo utili al lettore. L’apparente facilità con la quale oggi è possibile reperire informazioni tramite il web illude molti quanto ai reali risultati raggiungibili. Non è dall’incontro di più forme di ignoranza, o dalla comparazione delle diverse ignoranze, che possono scaturire saggezza e conoscenza.
Diceva Gurdjieff che «è essenziale comprendere che gli sforzi indipendenti di un uomo per raggiungere qualcosa in questa direzione non possono, da soli, dare alcun risultato. Un uomo può raggiungere la conoscenza soltanto con l’aiuto di coloro che la posseggono. Questo deve essere compreso fin dall’inizio. Bisogna imparare da coloro che sanno». Questo concetto sarà così limpidamente espresso nel Monte analogo da René Daumal, che seguiva l’insegnamento di G.:
Ora, nelle mie letture e nei miei viaggi, avevo sentito parlare, come lei, di uomini di un tipo superiore, che possedevano le chiavi di tutto ciò che per noi è mistero. Questa idea di un’umanità invisibile, interiore all’umanità visibile, non potevo rassegnarmi a considerarla come una semplice allegoria. Era provato dall’esperienza, mi dicevo, che un uomo non può raggiungere direttamente e da solo la verità; bisognava che esistesse un intermediario - per certi lati ancora umano e che per altri superasse l’umanità. Bisognava che, in qualche punto della nostra Terra, vivesse quest’umanità superiore e che non fosse del tutto inaccessibile. E dunque, tutti i miei sforzi non dovevano forse esser dedicati a scoprirla? Anche se, nonostante la mia certezza, ero vittima di una mostruosa illusione, non avrei perso niente a compiere tali sforzi, poiché, in ogni modo, al di fuori di questa speranza, tutta la vita era priva di senso.
Inoltre, come specificava l’ermetista ed egittologo René Schwaller de Lubicz (1887-1961), è fondamentale la distinzione fra «la conoscenza razionale, che esige l’analisi e serve la dialettica» e «la conoscenza funzionale, sintetica e a carattere categorico». Dichiarava inoltre che «solo la conoscenza funzionale può abbordare l’astrazione materiale, cioè la liberazione della coscienza da tutte le contingenze fisiche, per esistere senza il corpo fisico».
Le origini
Georges Ivanovic Gurdjieff nacque il 27 dicembre 1877 ad Alexandropol (oggi Gyumri), in Armenia, da padre greco e madre armena. Morì il 29 ottobre 1949 all’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine (in Francia) e fu sepolto nel cimitero di Avon. Fino al 1914, la sua vita è nota solo grazie a ciò che egli stesso, o i suoi discepoli, riferirono.
La società dei “cercatori di verità” nacque a sua opera nel 1895: egli vi radunò un gruppo di diversi specialisti, medici, archeologi, sacerdoti, pittori, il cui scopo era studiare quei fenomeni detti “sovrannaturali” ai quali ognuno di loro si interessava da un punto di vista particolare.
Intrapresero viaggi molto difficoltosi, in Persia, Afghanistan, Turkestan, Tibet, India, ecc.; alcuni vi persero la vita, altri abbandonarono il compito, e solo un piccolo gruppo ritornò in Russia con G. nel 1913: la loro prima tappa fu Tashkent; la seconda, Mosca. Nessuno, a nostra conoscenza, rivelerà mai i nomi reali dei membri di quel piccolo gruppo.
G. conobbe Ouspensky nel 1915 a Mosca; Thomas e Olga de Hartmann nel 1916 a San Pietroburgo; Alexandre e Jeanne de Salzmann nel 1917 a Tiflis: nessuno di loro fece dunque parte di quel piccolo gruppo iniziale.
"Il nunzio del bene venturo" fu l’unico libro pubblicato quando G. era ancora in vita; forse l’edizione originale era in lingua russa; tutti si basano però sull’edizione inglese pubblicata a Parigi nel 1933: The Herald of Corning Good.
Ne Il nunzio del bene venturo G. dichiara apertamente il suo stretto legame con un monastero derviscio in Asia Centrale al quale, nel primissimo periodo del suo insegnamento (si tratta del 1911), inviava delle persone; su queste cose osservò in seguito il più assoluto riserbo. E espressa d’altronde più volte in questo libro la sua assidua frequentazione di monasteri dervisci.
Scriveva:
Decisi quindi per ogni evenienza di confidare le mie intenzioni a una confraternita (una sorta di monastero situato nel cuore stesso dell’Asia) allo scopo di assicurarmi in qualche modo la sua futura cooperazione. Dopo lunghe discussioni su ogni sorta di doveri reciproci, che da parte mia riguardavano principalmente le mie future azioni morali e religiose, mentre da parte loro riguardavano la guida del mondo interiore, delle persone che avrei loro affidato in stretto accordo con i mezzi da me indicati, arrivammo infine a un certo accordo. Da allora in poi, cioè fin dal 1911, anno in cui arrivai nel paese chiamato Turkestan Russo, mentre mi spostavo da una città all’altra verso Mosca e incontravo varie persone che corrispondevano al mio intento, e allo stesso tempo preparavo tutto il necessario per il compimento delle mie intenzioni, ogni volta che mi capitava di incontrare, per mezzo delle mie idee, persone che possedevano le caratteristiche corrispondenti al mio proposito, che era in parte connesso con il bisogno che avrei avuto di loro in futuro, stabilivo con tali individui una relazione e, dopo i necessari mutui accordi e dopo aver fornito loro tutto il necessario, li mandavo nel monastero sopra menzionato.
Durante tutto questo periodo, fino al momento del mio grave incidente automobilistico, attraversai tutta la Russia, il Caucaso, la Turchia, la Germania e l’Inghilterra, fino al luogo ove finalmente mi stabilii, l’ospitale Francia, incontrando attraverso le mie idee decine di migliaia di persone provenienti da quasi tutte le nazioni dell’Asia e dell’Europa, tra queste ne selezionai ventisette, di entrambi i sessi, che possedevano le caratteristiche corrispondenti al mio scopo e le inviai in quel monastero. Fatta eccezione per tre di loro, uno dei quali fu rimandato indietro a causa delle sue manifestazioni indegne, naturalmente dopo essere stato sottoposto a uno speciale incantesimo di silenzio per non rivelare ciò che aveva visto e udito, e due dei quali morirono uno di una malattia ereditaria e l’altro in un incidente, mentre cercava una pianta con proprietà curative chiamata santchishok, tutti gli altri, durante l’intero periodo, oltre a rispondere a tutte le esigenze stabilite dal monastero sotto la guida sia dei confratelli più anziani sia di alcuni dei miei principali assistenti, che mi venivano di tanto in tanto a trovare nel corso della ricerca della verità, raggiunsero una conoscenza teorica dell’essenza della totalità delle mie idee in tutti i suoi dettagli, e la assimilarono praticamente nel loro essere allo scopo di raggiungere in anzianità il proprio bene meritato e oggettivo.
Una nuova concezione delle leggi che governano l’universo
G. portò con sé un insegnamento che oltrepassava tutti quelli che allora si conoscevano pubblicamente in Europa, e nel quale la nuova concezione delle leggi che governano l’universo, l’analisi della reale condizione psicologica dell’uomo e l’azione nel mondo fisico diretta verso la realizzazione della possibilità di una coscienza cosmica oggettiva sono le basi per la trasformazione cosciente dell’uomo nuovo, che deve sviluppare tutte le possibilità latenti in sé; è difficile valutare quanto i suoi discepoli ne siano stati effettivamente trasformati, ma sicuramente i risultati del suo insegnamento ebbero un’influenza capitale su molteplici manifestazioni del pensiero del xx secolo.
G. non aveva attinto il suo insegnamento dai libri, o fabbricato il suo sistema partendo da elementi raccolti nel corso dei suoi viaggi; né era un pensatore o un filosofo ispirato come Rudolf Steiner, come scrive Jean Néaumet' in un articolo sulle origini dell’insegnamento di G., e le fonti che indicò a Ouspensky, eccetto quelle sul monte Athos, sono sconosciute; si tratta dunque di un insegnamento fino ad allora ignoto in Occidente. Secondo un’autorità in materia, René Alleau,
in quella guerra occulta che precedette il primo conflitto mondiale, in cui i servizi segreti e la polizia politica ebbero un ruolo capitale, Tiflis e Mosca costituirono dei punti nevralgici ove la rivalità delle sette aveva libero corso.
Fu in quegli ambienti martinisti e pitagorici, e non in Tibet né nei monasteri orientali che G. ricevette una formazione iniziatica. Uno dei suoi primi discepoli inglesi, Orage, l’eminente critico e direttore di «New Age», non senza motivo lo chiamava “un pitagorico greco”. In effetti a quell’epoca il centro esoterico, al quale si collegava la tradizione insegnata a G. in Russia, era situato in Grecia. A causa del carattere iniziatico del suo insegnamento, fino al 1924 G. vietava assolutamente ai suoi discepoli di prendere appunti scritti sulle sue chiacchierate e sulle sue lezioni, cosicché oggi è difficile giudicarne il vero contenuto leggendo le opere tardive e postume del maestro o le sole opere di Ouspensky. [...] Era infatti importante far sapere pubblicamente che l’origine “tibetana” di tale insegnamento era priva di fondamento filosofico, esattamente come lo è, in senso biografico, la pretesa attività pedagogica di G. al servizio del Dalai Lama.
Alexandra David-Néel, di cui si conoscono gli studi orientalistici specializzati, ha precisato infatti nel 1954 che il precettore in questione, di nome Dordjieff, era in realtà un Mongolo del lago Bajkal, un Buriato che fu agente politico del governatore dello zar a Lhassa, ben noto dai servizi segreti britannici.
Data di Pubblicazione: 2 agosto 2019