Liberati dai condizionamenti del passato e ritrova la tua verità interiore, inizia a vivere oggi una vita allineata ai tuoi veri valori, sogni e aspirazioni.
Narrazioni autentiche
«Diventiamo liberi soltanto quando ci sbarazziamo della prigionia vissuta nel nostro passato.» Psicoadvisor
Immagina un torrente, riesci a distinguerlo perfettamente da tutto ciò che lo circonda perché ha argini ben definiti. Ѐ persistente, scorre costituendo un letto d'acqua che fluisce per tutta la sua lunghezza.
In quell'acqua si specchiano alberi, montagne, arbusti, ma non per questo si confonde con il resto. Soprattutto, il torrente si muove autonomamente sotto il proprio impeto e peso.
Secondo William James, medico tra i fondatori della psicologia funzionale, l'identità è come un torrente. Ha confini netti che garantiscono distinzione da ciò che è esterno, ha coerenza o continuità lungo l'arco della vita e garantisce autonomia; la compromissione, anche parziale, di una di queste tre dimensioni (distinzione, coerenza e autonomia) provoca forti disagi, alcuni dei quali, più nascosti, saranno dettagliati nelle pagine che verranno.
Altri di questi, invece, sono molto più intuibili e sotto gli occhi di tutti, come la sensazione di ritrovarsi privi di obiettivi o con ruoli familiari e sociali non gratificanti, imprigionati in un'identità che è in contrasto con i nostri desideri, valori e aspirazioni più profonde.
Lo sviluppo psichico di bambini e adolescenti
A questo punto, una domanda è lecita: come si sviluppa e perché alcuni di noi si ritrovano con un'identità non soddisfacente? La metafora del sassolino ti avra gia dato un'idea ma per rispondere in modo esaustivo ti riporteremo uno degli approcci più autorevoli allo sviluppo dell'identità, la teoria stadiale di Erik Erikson, eminente psicologo e psicoanalista che, a seguito di un lungo lavoro di ricerca sullo sviluppo psicosociale dell'essere umano, fu invitato alla Casa Bianca per parlare di giovani e bambini alla Conference on Children and Youth.
Era l'inizio degli anni Cinquanta e, per la prima volta, in un contesto governativo, le esigenze emotive necessarie per lo sviluppo di infanti e giovani venivano poste al centro del dialogo sulla salute degli adolescenti e la prevenzione della delinquenza giovanile.
Fin dalla nascita, mentre cresciamo, da un lato affiora la nostra personalità e dall'altro il nostro senso d'identità. Personalità e identità hanno un legame indissolubile.
L'identità è un contenitore enorme che, al suo interno, raccoglie anche la personalità. Per semplificare, in vero stile Psicoadvisor, ti diremo che l'identità risponde alla domanda «chi sei».
Chi sei per te stesso a un livello più intimo e interiore, chi sei per gli altri in una dimensione interpersonale e, infine, chi sei per la società. L'identità ha quindi due prospettive: una interna e una esterna.
Quando non riusciamo a rintracciare e validare la nostra lente interna, finiamo spesso per osservarci con un occhio esterno. I Pasticci iniziano qui: sentendoci intrappolati nelle visioni altruo andiamo avanti assecondando il modo in cui gli altri ci vedono oppure, in netta antitesi, ci sforziamo di disconfermare le visioni altrui, ci ribelliamo ma, ancora una volta, non diamo spazio a ciò che vorremmo davvero per noi stessi.
Perdere l'autenticità
E così che perdiamo la nostra autenticità. Tutto questo, infatti, si riflette sul "come siamo", ha un impatto sul nostro comportamento, sulle nostre reazioni emotive e, in definitiva, sulla nostra personalità.
Il concetto di personalità, infatti, risponde alla domanda «come sei, come funzioni» e, anche in questo caso, ci sono molte sfaccettature: come sei con te stesso, come ti tratti, come reagisci ai tuoi pensieri e ai tuoi bisogni.
Come sei e come funzioni con gli altri, se sei socievole, disinibito o, al contrario, timido oppure permaloso. Durante la crescita apprendiamo sia come possiamo funzionare nel mondo, sia chi possiamo essere e lo facciamo in risposta al trattamento che i nostri contesti sociali ci hanno riservato.
Questo processo complesso può essere spiegato con gli otto stadi evidenziati da Erikson, in ognuno dei quali la persona è sottoposta a stimoli e pressioni sociali che la condurranno a una conquista o a una mancanza.
Nelle pagine che ti appresti a leggere, tenteremo di sintetizzare l'intero ciclo di vita dell'essere umano integrando la teoria eriksoniana a esperimenti più recenti e nozioni pratiche al fine di rendere i concetti quanto più concreti possibile.
Stadio 1 (Età 0-1) - Alla nascita: Fiducia o sfiducia
Veniamo al mondo completamente indifesi, il nostro unico mezzo di protezione è l'adulto a noi più vicino.
Durante il primo anno di vita, calore, sicurezza e affetto sono tutto ciò che cerchiamo, pertanto abbiamo bisogno di poterci fidare ciecamente dei nostri genitori o di chi si prende cura di noi, i cosiddetti caregiver.
Se il nostro bisogno di sicurezza viene soddisfatto stabilmente, non soltanto instaureremo un legame con chi ci accudisce, impareremo anche a fidarci del nostro ambiente. Nell'immaginario collettivo al neonato non serve fiducia: ha bisogno solo di calore e affetto.
Ciò è vero in parte: il calore e l'affetto sono vie fondamentali attraverso le quali i genitori possono trasmettere fiducia e senso di sicurezza.
Mezzi di uguale importanza sono la costanza nelle cure e quindi la presenza, per esempio, una pronta risposta in caso di pianto e/o agitazione per la fame, causati dell'irritazione da pannolino, da un prurito oppure dalla paura per un forte rumore...
Con la disponibilità genitoriale, apprenderemo che gli altri sono persone sulle quali poter contare, delle quali potersi fidare.
La nostra prima conquista è dunque la fiducia, è attraverso l'altro che già da neonati impariamo a fidarci anche di noi stessi e gettiamo le basi per costruire un'immagine di noi come degni di fiducia e di stima.
In caso di mancanze, discontinuità o abusi, il bambino crescendo sviluppa sfiducia verso gli altri, estendendola al sistema di appartenenza (l'intero ambiente sociale) e a se tesso.
Data di Pubblicazione: 31 ottobre 2024