Prima di nascere la nostra anima decide il nostro destino scegliendo la nostra famiglia. Scopri come, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Diego Giaimi.
Il destino si compie nella famiglia
"Se pensi di essere illuminato, passa una settimana con la tua famiglia."
Partiamo dal principio, dalla nascita, che potrebbe sembrare l’origine della nostra vita e quindi del destino che tessiamo sulla Terra, anche se in realtà non vi è un vero inizio e una vera fine nel cerchio della vita, e a breve torneremo su questo punto.
Quando nasciamo niente è casuale, soprattutto il tempo, il luogo e la famiglia in cui nasciamo. Ho dedicato a questo argomento tutto il libro L'energia della gravidanza e oltre a me ne parlano molti maestri ed esperti di esoterismo perché è un mattone fondamentale da comprendere e da sentire internamente prima di aggiungere altre nozioni al nostro studio sul destino.
La scelta dei genitori
Quando l’anima si incarna ha una visione unitaria a-temporale dei vari potenziali in cui si immergerà quando entrerà in un determinato corpo fisico scegliendo la famiglia, il luogo, l'epoca e molte altre variabili che incontrerà nella vita.
Questa visuale non è predeterminazione, ma un accurato sondaggio per capire le caratteristiche del sistema energetico famigliare e collettivo in cui si immergerà. Possiamo dire che un'analisi di questo tipo corrisponde a grande linee, estremizzandolo, con la scelta di un'esplorazione tra le dune del deserto o nella foresta amazzonica.
Un'analisi generale fa capire velocemente le peculiarità del luogo in cui si andrà, le sue bellezze e le sue difficoltà, e poiché nessun luogo è privo di opportunità di apprendimento bisogna tener presente che il grado di “pericolo” e di adattabilità richiesto varia molto da luogo a luogo.
Se quindi l'avventuriero necessita di caldo, ma vuole superare la sua paura degli scorpioni, forse il deserto è la meta adatta per lui, se invece è un amante dei torrenti e vuole impratichirsi nel raccogliere bacche e nella caccia, la foresta amazzonica potrebbe essere la meta adatta.
La valutazione di cui stiamo parlando viene fatta su macrovariabili, come ad esempio il luogo di arrivo di un viaggio, e su microvariabili più dettagliate come, mantenendo l’analogia della vacanza, il luogo del soggiorno, i posti da visitare, eccetera.
Naturalmente, come nella programmazione di una vacanza, anche dal punto di vista dell'esperienza di vita potrebbero esserci delle variazioni sul percorso generale, ma anch'esse erano state prese in considerazione come probabili nell'analisi generale iniziale.
In maniera molto complessa e articolata, quindi, l’anima sceglie la famiglia che l’accoglierà valutando innanzitutto le caratteristiche dei genitori e del sistema famigliare in cui si immergerà, e poi tutte le variabili conseguenti e parallele.
Questa scelta, come quella dell'avventura o della vacanza, non significa che i genitori scelti siano i migliori su un livello oggettivo, anzi, proprio nei genitori si cela, possiamo dire, una parte del nostro destino, ciò di cui abbiamo bisogno e che ci possono dare e ciò su cui possiamo lavorare, anzi, ancora meglio, ciò su cui l’anima vorrebbe lavorare in questa incarnazione.
È chiaro quindi che la scelta sarà consona e in linea con i progetti e con il bagaglio profondo dell'anima.
Molte persone si arenano in questo punto dicendo che sarebbero state davvero stupide a scegliersi proprio quei genitori, che questa regola non è accettabile perché ci sono figli maltrattati e tante famiglie disfunzionali. Eppure è come vi ho raccontato: attraverso la famiglia l’anima realizza una serie di potenziali di crescita che si innescano molte volte proprio grazie alle disfunzioni incontrate durante la propria crescita.
Naturalmente anche all’esterno ci sono molte prove, ma non andiamo troppo lontano dai genitori per parlare in seguito delle difficoltà della vita. Per il momento, sulla Terra, proprio il passaggio attraverso determinate situazioni stressanti, anche da piccoli, permette alla persona di accedere ad un determinato tipo di acquisizione se sarà in grado di integrare quel problema dentro di sé, di superarlo con amore e compassione e farne un bagaglio esistenziale.
Nella famiglia, quindi, vi è un patto spirituale implicito di volgere gli eventi in un certo modo, e il bambino e i genitori sono complici su un piano animico per la strutturazione degli eventi fisici. Dicendo questo io non giustifico i genitori disfunzionali, ma sto solo descrivendo un meccanismo nella sua utilità: non devo fare da giudice di nulla.
Bisogna però dire che è corretto che un genitore, o una persona che compie atti perseguibili dalla legge. Paghi per Je sue azioni prendendosi le responsabilità dei propri gesti, anche se in un certo senso questi erano mossi da tiranti superiori, e spesso dall’inconsapevolezza umana.
In generale dobbiamo ammettere che, anche se idealmente ci si auspica un mondo senza sofferenza, il dolore rimane da secoli e secoli una parte importante dell'esperienza umana, e la spiegazione energetica risiede proprio nel fatto che il dolore fisico, emotivo e mentale che si può provare nella vita, sono parte integrante dell'esperienza e del risveglio alla vita nel suo gioco così apparentemente reale, nel suo gioco a volte così drammatico e con regole veramente difficili da accettare.
Mi auguro anche io un mondo senza violenza, idilliaco; ma se mai ci arriveremo su questo pianeta, saremo dovuti passare da qui. Nuovamente, non sto incitando nessuno ad essere più disfunzionale di quanto lo sia per contribuire al risveglio del mondo attraverso il dolore, anzi, proprio il contrario: cerchiamo di migliorarci sempre di più come genitori, come figli e come esseri umani per gettare semi importanti che possano ispirare chi ci sta vicino.
Le persone che faticano ad accettare questa descrizione della famiglia intesa come tesoro prezioso di insegnamenti, anche nelle difficoltà, celano in sé la negazione della perfezione dei loro genitori quali veicoli per far sì che loro arrivassero qui sulla Terra.
Queste obiezioni, anche da un'ottica puramente nichilista, sono un controsenso perché è chiaro a tutti che i nostri genitori erano gli unici genitori possibili affinché noi arrivassimo quaggiù come siamo ora leggendo queste righe.
Nessun altro genitore avrebbe creato quell’alchimia che ci avrebbe portato così sulla Terra, e tutti i “se” e tutti i “ma” non fanno altro che togliere energia alla nostra esistenza. Questo discorso naturalmente è valido anche per i nostri figli e per i partner con cui abbiamo avuto i nostri figli: tutti questi incroci energetici sono perfetti per i bisogni animici profondi di ognuno dei personaggi.
Se poi le cose sulla Terra hanno preso pieghe che non ci aspettavamo, ricordo che l’anima ha una visione unitaria dei potenziali energetici, e forse quelle pieghe non le immaginavamo con la nostra consapevolezza ordinaria ridotta, ma sicuramente erano variabili della nostra vita.
Una piena comprensione porta a un grande stravolgimento della vita e ci induce a chiederci come apprendere, come comprendere, piuttosto che continuare a giudicare o a lamentarsi.
Aprire il cuore
Molte persone, anche le più spirituali, compiono vere e proprie crociate contro i genitori o contro i partner, e ciò si oppone alla perfezione di cui parliamo, anzi, proprio in quelle persone verso cui proviamo tanto astio, o che cerchiamo di dimenticare anche se sono nostri parenti stretti, si cela una grande possibilità di crescita.
La modalità di negare questo iniziale e basico mattone della costruzione del destino può essere paragonata a quella assunta da una persona che sostiene di non credere pienamente alla gravità e alla sua enunciazione, tuttavia ciò non la salverebbe da un vaso che le cade addosso da un balcone, così come l’astio non ci salverà dalle nostre scelte ordinarie se continueremo a lasciarci inondare da esso.
Credo che una delle prove più grandi che ci aspettano qui sulla Terra sia imparare ad amare, e si può naturalmente impararlo da una madre e da un padre amorevoli che ci accudiscono col cuore, da un nonno, da un vicino o da un maestro affettuosi.
Apprendere l’amore incondizionato è certamente una via che si può percorrere se siamo circondati da gente che ci ama e che ci tratta bene: ma amare incondizionatamente include l’amare i nostri nemici e i nostri persecutori, per usare delle parole di Gesù.
Il grande insegnamento dell'amore incondizionato viene amplificato proprio dalla presenza, nel nostro cammino, di persone che non si comportano come noi idealmente avremmo voluto; proprio in loro si cela una nostra possibile apertura del cuore, e forse proprio loro, dal punto di vista animico, sono quelle che ci amano di più perché hanno scelto qui sulla Terra di inscenare un ruolo che ci avrebbe permesso una possibile acquisizione reciproca.
Questo cambio di prospettiva ci consente di poter vedere anche i nostri “nemici” come parte di un progetto evolutivo comune a cui stiamo partecipando, anche utilizzando una vita per inscenare ruoli difficili e duri da mantenere.
Questo però, ed è necessario sottolinearlo, non vuole spingere a rimanere in rapporti disfunzionali per una vita, sia chiaro. Se una donna subisce violenze dal marito, se un marito ha una moglie aggressiva, se un figlio è maltrattato, se siamo cresciuti o ci troviamo in una delle possibili tragedie umane di cui ho sentito migliaia di trame diverse, anche inquietanti, spesso per la propria incolumità è necessario prendere le giuste distanze.
Non si possono fare discorsi generali sulle scelte giuste da prendere, ma capire il senso spirituale di ciò che spiego in queste righe non vuol dire perpetuare la sofferenza rimanendo nella situazione disfunzionale per sempre.
Tuttavia, come avrete notato in voi stessi, o dai racconti di amici e conoscenti, le giuste distanze solitamente non sono sufficienti a smettere di produrre internamente il dolore che ci lega ad una determinata persona.
Quasi sempre è necessario un processo interiore su ciò che rimane in sospeso, e molte volte è necessario anche un supporto per riuscire ad elaborarlo: a volte un libro, a volte un terapeuta, mentre, altre volte, la vita ci porta la persona giusta o l'informazione giusta per fare il passo successivo, basta chiedere e rimanere aperti.
Se si riesce a prendere le distanze mantenendo il cuore aperto, nonostante la lontananza, quelle persone non saranno lontane perché l’anima riconosce il servizio che l’altro ha portato con il suo comportamento, e soprattutto noi troveremo una pace interna che sarà svincolata da ciò che è accaduto.
Anzi, sarà molto più profonda: la quiete imperturbabile dopo la tempesta. È quindi importante capire che spesso è proprio dalla giusta distanza che si può fare un buon lavoro su di sé, riaprendo il cuore nei confronti di alcune persone e di alcuni aspetti della vita, per ritrovare il centro che si è perso; e poi, da una rinnovata pace interiore, si potrà valutare come procedere sul piano più pratico.
Data di Pubblicazione: 1 aprile 2022