SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 10 min

Il Divino Femminile

Il Divino Femminile

Scopri la conoscenza archetipica che ha permesso alle donne e agli uomini di comprendere chi fossero leggendo l'anteprima del libro di Layne Redmond.

In cerca del sacro

Le donne oggi vivono un’intensa ricerca spirituale. Circa l’ottanta per cento di coloro che frequentano centri di guarigione, corsi di educazione per adulti, gruppi di terapia e centri New Age sono donne. Dietro questa crescente energia femminile c’è un desiderio di comprendere chi sono e quale sia il loro scopo nella vita. Desiderano fortemente vivere vite piene di significato, in ritmo armonico con le sacre energie della terra e del cielo. Molte sentono intuitivamente che le donne sono state derubate di un’eredità, di una tradizione, di un senso di identità che un tempo apparteneva loro, sospettano che la vera storia delle donne sia stata mascherata e distorta e credono che, racchiusa in questa storia, ci sia una saggezza antica trasmessa da divinità sapienti e benevole a lungo dimenticate che potrebbero dare risposte ai problemi della vita contemporanea. Come, ad esempio, vivere individualmente ogni giorno con un senso di connessione spirituale e appartenenza e, ancora più importante, come vivere le une con le altre condividendo un senso di comunità e di scopo.

La leggenda di un paradiso perduto è vecchia quanto l’umanità. Emerge in quasi ogni testo religioso. Secoli prima del racconto biblico della cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden, testi della Mesopotamia evocavano un Giardino del Paradiso; gli antichi Indù mormoravano di una prima Età dell’Oro; il poeta greco Esiodo cantava di una Razza d’Oro. Questa idea profondamente radicata che la vita fosse migliore in qualche tempo e luogo molto lontani suggerisce anche che, piuttosto che progredire, stiamo nei fatti regredendo.

Le donne spesso sentono che, insieme a una parte della loro storia, hanno perso una parte della loro psiche. Hanno perso l’accesso a importanti regioni della loro mente. Fino a quando non saranno in grado di reclamare queste parti di sé, non saranno intere.

L’eredità della Dea

Recenti ricerche scientifiche sulla Preistoria suggeriscono che c’è davvero una ricca vena di saggezza femminile al cuore della civiltà occidentale. Grazie al progresso tecnologico nel campo dell’archeologia e a estesi scavi, è venuta alla luce una grande mole di nuove informazioni sul passato.

Il Novecento ha assistito a una letterale riemersione dell’antica Grande Dea e delle sue mitologie. Migliaia di immagini di questo Divino Femminile, reliquie delle società che la riverivano e la riscoperta di siti sacri dove era venerata testimoniano una storia sepolta da millenni.

Dal momento che le credenze a lungo nutrite sulla natura del passato vengono rimesse in discussione dalle prove archeologiche, è attualmente in corso una massiccia e spesso controversa revisione della preistoria e della storia antica. Le studiose e gli studiosi sono divisi su tutto, dalle date al significato dei simboli e delle mitologie. Gli egittologi disputano sulla correlazione tra le tavole dei Faraoni e i calendari europei. Segni dell’Età della Pietra, un tempo messi da parte come se non avessero significato, vengono reinterpretati come le più antiche evidenze di simbolismo religioso.

Numerosi studiosi, molti dei quali donne, hanno cambiato idee e modo di pensare sul come mettere insieme i tasselli dell’esistenza della dea e delle diffuse religioni incentrate su di lei. Il lavoro pionieristico di studiosi e studiose come Marija Gimbutas, James Mellaart, Alexander Marshack, Jane Ellen Harrison e William Irwin Thompson ha chiarito che la nota crudeltà dell’uomo verso l’uomo non è la nostra unica eredità. Dalla città neolitica di Catal Hüyük nella Turchia odierna ai palazzi della Creta minoica, i loro studi hanno trovato tracce di società le cui strutture religiose ruotavano intorno a una dea, società che hanno vissuto in pace per migliaia di anni, con modelli di ruolo per i sessi molto differenti da quelli che oggi sono la norma.

L’eterno Femminile

In Egitto la dea era conosciuta come Hathor, Iside, Sekhmet. Nelle culture sumere, siriano-palestinesi e cipriote era chiamata Inanna, Ishtar, Astarte, Ashtoreth, Anat, Afrodite. In Anatolia, Asia minore, Creta, Grecia e Roma era Cibele, Rea, Demetra, Artemide, Arianna, Persefone. Tutte queste dee storiche discendono da una Grande Dea archetipica dell’Età paleolitica, quando in ogni cultura presente tra il mondo europeo e l’Asia occidentale si adoravano differenti forme di una Madre Divina.

Questa Madre Divina non dovrebbe essere immaginata come l’equivalente femminile del Dio Padre dei giudeo-cristiani. Lei è più fluida, capace di assumere differenti forme. È un simbolo mitologico potente capace di parlare a qualcosa che sta alla radice della coscienza umana. Come un archetipo dell’Eterno femminile lei trasmette, simultaneamente, molteplici strati di significato - alcuni dei quali apparentemente contraddittori o incompatibili. Scavalcando l’intelletto, queste immagini multidimensionali, spesso inaccessibili al pensiero cosciente, vanno dritte al cuore della consapevolezza. Esse vibrano all’interno della nostra psiche, oscillando tra vari livelli di significato. Sono la sorgente inconscia dei nostri pensieri e delle nostre emozioni.

Pensate a questa grande fonte di archetipi come a un flusso di energia che assume qualsiasi forma la nostra coscienza possa comprendere. Poiché esistono così tanti differenti livelli di comprensione, la dea appare in i miriadi di forme. L’archetipo della compassione, ad esempio, è riflesso nelle nostre stesse madri (a prescindere dalla natura di ogni particolare relazione della madre con la figlia o il figlio). Nelle sue più antiche forme, questo archetipo è incarnato in quello della Grande Madre, che ha creato le figlie e i figli e li ha nutriti con i fluidi del suo corpo, dedicandosi a garantire e guidare la loro esistenza. Più veniamo trascinati nelle profondità di ognuna delle forme ed espressioni dell’archetipo, più cominciamo ad assimilare l’energia primordiale che lo crea.

Le pratiche di trasformazione della coscienza, come le percussioni ritmiche o la meditazione, possono metterci in contatto con le strutture archetipiche della coscienza intrinseche all’essere umano - archetipi una volta rappresentati dalle varie forme della dea. Quando le strutture che sottostanno al nostro comportamento vengono fatte salire dall’inconscio alla luce della consapevolezza, allora possiamo cominciare a cambiare i comportamenti distorti o malati.

Per migliaia di anni, questo Divino Femminile nutriente ha rappresentato l’essenza della spiritualità. La mitologia che ha nutrito è una miniera di esperienze umane e di memoria che porta fino a noi una tecnologia arcaica di sapienza psicologica e spirituale. Una conoscenza archetipica che ha permesso alle donne e agli uomini di comprendere chi fossero, in se stesse e in se stessi e in relazione con le proprie famiglie, le proprie comunità e il proprio ambiente di vita.

Sacerdotesse del suono sacro

La dea e coloro che eseguivano i suoi rituali sacri erano di sesso femmile. I più antichi di questi rituali erano fondati sulla terra. La terra stessa era riverita come la Grande Madre di Tutto ciò che è. Poiché la nuova vita veniva dai corpi delle donne, così come veniva dalla terra, le donne erano celebrate come l’incarnazione del divino. Gli esseri umani non erano separati dal loro ambiente, vedevano se stessi come la terra in forma umana. Prendendosi cura della terra, si prendevano cura di se stessi: i rituali delle donne preservavano la santità di questo legame nutriente.

La musica ritmica sembra essere stata particolarmente importante nei riti associati alle antiche dee. Nelle culture più antiche, il ritmo veniva venerato come la forza strutturante della vita - al punto che lo storico William H. McNeill suggerisce che “imparare a muoversi e a usare la voce [ritmicamente], e il rafforzamento dei legami emozionali associati con questa modalità di comportamento, sono stati prerequisiti fondamentali per l’apparire dell’umanità”.

Umani, piante e animali si sono evoluti in una rete ritmica. I cicli giornalieri del sole hanno dato inizio ai ritmi primari di attività e riposo, i cicli stagionali hanno governato la crescita e la decomposizione. Le comunità umane sono sopravvissute grazie alla comprensione del ritmo naturale del loro ambiente. La necessità di prevedere le strutture cicliche, il flusso e il riflusso della marea, la crescita e il fruttificare delle piante, la migrazione e i modelli di accoppiamento di animali e uccelli sono all’origine i più antichi sistemi di misurazione del tempo. Esistono diverse testimonianze piuttosto evidenti secondo le quali le creatrici dei primi calendari furono donne. La corrispondenza facilmente osservabile tra il ciclo mestruale e quello lunare potrebbe aver reso le donne particolarmente sensibili alla loro intima connessione con il mondo naturale.

Ensemble femminili di musiciste, cantanti e danzatrici appaiono in alcune delle più antiche rappresentazioni di rituali religiosi. Il tamburo a cornice era il centro musicale e psichico di questi rituali. Tra i più antichi strumenti rituali conosciuti, appare per la prima volta dipinto sul muro di un santuario dell’antica Anatolia (l’odierna Turchia) nel VI millennio a.C. È menzionato nel più antico testo scritto rimastoci da Sumer, nella valle tra i fiumi Tigri ed Eufrate. Dall’Egitto alla valle dell’Indo, da Cipro e Creta alla Grecia e a Roma, sacerdotesse e altre donne officianti usavano il tamburo a cornice per celebrare le loro dee come un’energia vitale inesauribilmente ritmica.

Le percussioni sacre probabilmente sono cominciate come un’eco del battito cardiaco umano. La pulsazione del sangue di nostra madre è la nostra prima ininterrotta esperienza da quando esistiamo nel suo grembo. Il nostro essere fisico si forma in risposta ai ritmi del suo corpo, nessun’altra sensazione è così primaria. Il battito del tamburo a cornice delle sacerdotesse articolava questo processo di creazione, facendo nascere un legame tra il ritmo individuale e quello della comunità, dell’ambiente e del cosmo.

Come dimostra il lavoro di McNeill, tuttavia, la sincronizzazione ritmica dei movimenti umani che lui chiama “trovarsi insieme nel tempo” è a doppio taglio. È un potere enorme e nella storia umana è stato usato fondamentalmente in due modi: per la trasformazione spirituale e per la preparazione alla guerra. Guidato dai tamburi della dea, è stato uno strumento spirituale diretto verso scopi benefici e pacifici. Nelle mani di guerrieri invasori alla ricerca del dominio, è divenuto uno strumento ferocemente efficace per l’organizzazione militare.

Data di Pubblicazione: 5 marzo 2021

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