Scopri come gestire te stesso nei piccoli particolari dell’attività quotidiana e nei momenti decisivi leggendo l'anteprima del libro di Paul Clement Jagot.
Il dominio di sé si acquisisce
Il dominio di sé ha un’importanza capitale, tanto nei più piccoli particolari dell’attività quotidiana quanto nelle ore decisive.
Sapersi mettere al lavoro all’ora stabilita, intraprendere risolutamente ciò che si preferirebbe eludere; saper trattenere una parola o un gesto di cui ci si potrebbe pentire, difendersi da quelle eclissi dell’attenzione da cui derivano la sbadataggine e la distrazione, che hanno conseguenze spesso gravi e talvolta tragiche; saper osservare puntualmente un regime, moderare una tendenza, praticare con assiduità un esercizio, regolare l’uso delle proprie risorse, reagire con calma e decisione in circostanze angosciose, organizzarsi senza cedimenti anche nelle prove peggiori: ecco alcune delle possibilità che richiedono, in misura diversa, quella dote fondamentale che è il dominio di sé. Non è una dote che si può improvvisare: si acquisisce, invece, mettendo in pratica una serie coordinata di indicazioni descritte particolareggiatamente in questo libro, destinato a quanti ambiscono a regnare su se stessi.
Per quanto possano essere notevoli le qualità di cui è dotato, un uomo incapace di instaurare in se stesso la supremazia sovrana delle facoltà del discernimento non offre la minima garanzia di stabilità: il suo equilibrio, la sua carriera sono alla mercé dei determinismi interiori od esteriori che scatenano l’egemonia degli istinti, gli sconvolgimenti passionali, gli accecamenti del pensiero.
Al contrario, anche l’uomo meno dotato, se si impegna a governare deliberatamente le diverse componenti della sua individualità, può sviluppare estensivamente le proprie attitudini, fortificare il proprio carattere, colmare le lacune della propria formazione primaria, acquisire quelle capacità e quella competenza che assicurano il successo professionale e sociale, e può aspirare, con la certezza di riuscire, alla realizzazione dei propri progetti.
Dove comincia il dominio di sé?
Il dominio di sé consiste nel governare se stessi, sotto ogni punto di vista, in conformità ad un complesso di decisioni elaborate giudiziosamente.
Coloro che si sforzano di far questo, tuttavia, costituiscono ancora l’eccezione.
In primo luogo abbiamo la massa degli individui incoercibili, nei quali anche la prospettiva delle sanzioni penali più severe ostacola solo in misura insufficiente le tendenze perverse o eccessive. Incapaci di reagire alle loro tendenze antisociali (e senza dubbio ben lontani dal pensare di farlo), si ritrovano irresistibilmente decisi ad agire da fuorilegge e a incappare nelle sanzioni gravissime in cui finiscono, prima o poi, per incorrere.
In secondo luogo vi è la schiera immensa di coloro per i quali la paura della polizia costituisce l’alfa e l’omega della circospezione. Questi individui manifestano un grado minimo di civismo e frenano i loro impulsi non del tutto legittimi quel tanto che basta per evitare scontri frontali con la legge.
In terzo luogo, bisogna considerare le individualità in cui intervengono, come fattori valutabili di comportamento, diverse predisposizioni: desiderio d’irreprensibilità, di stima e di simpatia, disposizioni affettive, fondamentale dirittura d’animo, timore di dover rendere conto delle proprie azioni nell’aldilà, e così via.
Fino a questo punto (e abbiamo esaminato, in tre sole categorie, una parte assai vasta del genere umano), quando il bene vince sul male, quando ciò che è salutare vince su ciò che è funesto, non si può ancora affermare che ciò che è deliberato (la coscienza psicologica) vince su ciò che è spontaneo (l’inconscio). Qui sembrano essere in gioco soprattutto la funzione della supremazia delle buone disposizioni e quella delle etero suggestioni dell’ambiente.
Il dominio di sé, nella sua accezione più pura, comincia dall’iniziativa, sia di costringere se stessi a fare qualcosa, sia di astenersi dal farlo, quando non vi sia nulla, tranne il nostro giudizio, che ci sollecita a questo. Perciò l’uomo che, esauriti i suoi doveri quotidiani, cui non potrebbe sottrarsi senza incorrere in inconvenienti immediati, si impone volontariamente un compito che fa parte di un programma da lui stesso stabilito, compie un atto cosciente di dominio su se stesso.
Noi dedichiamo questo libro a tutti coloro che desiderano diventare capaci di azioni di questo genere, o di modificare qualche elemento del proprio carattere, di eliminare un difetto, di liberarsi da un’abitudine, di acquisire una o più qualità utili, e così via.
D’altra parte, il nostro programma va ben al di là di tali risultati frammentari: mostreremo infatti come ci si può avviare al dominio integrale di se stessi.
Lo scopo generale
Ogni sforzo compiuto al fine di controllare se stessi per qualcosa in particolare ha due effetti. In primo luogo rende più facile ricominciare. In secondo luogo rafforza la volontà ragionata e attenua l’impulsività (il complesso degli automatismi), considerate la prima come forza reggitrice, la seconda come forza motrice. Supponiamo che, per quindici giorni, un timido si sia impegnato a sorvegliare, quando è solo, il proprio pensiero ed i propri atti, e si sia sforzato di superare tutti gli impulsi che contravvengono alle regole di condotta che egli ha deciso di osservare. Esercitandosi in questo modo a subordinare certe manifestazioni della sua natura ad una decisione preliminare, il timido ha rafforzato in sé la possibilità di dominarle ancora meglio in futuro; inoltre, si è reso capace di frenare le più veementi tra queste manifestazioni, e infine ha conferito, in generale, alle sue facoltà coscienti una maggiore autorità su tutto il campo del proprio inconscio, e soprattutto sull’emotività. Ne conseguirà che, ormai, quando si troverà in presenza di altri e proverà i turbamenti emotivi tipici della timidezza, la loro invadenza sarà minore che in precedenza; li supererà sempre più facilmente e ben presto, perseverando, riuscirà ad annientarli completamente.
Ancora uno o due esempi, ed arriveremo ad una conclusione tra le più positive e feconde.
Ecco un individuo che soffre d’insonnia a causa dell’iperideazione, cioè per un eccesso di pensiero. Un’attività cerebrale disordinata, pirotecnica, lo tiene sveglio quando vorrebbe dormire. Adottando un regime alimentare ed una igiene generale confacenti al suo caso, questo individuo può attenuare il disordine psichico di cui soffre. Ma questo non può bastare. La soluzione del suo caso consiste nell’acquisire costantemente l’abitudine di dirigere il proprio pensiero, di orientarlo cioè attivamente, durante la giornata, verso un certo numero di occupazioni prestabilite e di mantenerlo concentrato su ciascuna di esse successivamente, riconducendovelo ogni volta che se ne discosta. L’individuo, in questo modo, disciplinerà il proprio subcosciente e vi manterrà facilmente, ogni sera, rappresentazioni favorevoli al sonno.
Lo stesso principio è valido per tutte le alterazioni, per tutti i disturbi dell’automatismo psicofisiologico. Si pone rimedio all’aerofagia, per quanto sia ribelle ai tentativi di inibizione diretta, imponendosi una lentezza sostenuta in tutti i movimenti, in tutti i gesti che abitualmente si eseguono in modo meccanico. Per riuscirvi, l’entrata in gioco dell’attenzione volontaria esige uno sforzo dello psichismo superiore, e lo spinge ad assoggettare lo psichismo inferiore, sede degli automatismi, in cui si colloca l’origine dello spasmo aerofagico.
C’è in voi un gruppo di facoltà il cui ruolo si riassume in una sola parola: governare. Il complesso di queste facoltà (poco importa chiamarlo coscienza psicologica o psichismo superiore) acquista vigore con l’attività e si indebolisce nell’inerzia. Perciò, se attualmente non riuscite a trattenere il tale impulso o a dominare la talaltra passività, non lasciatevi mai sfuggire l’occasione di esercitare le vostre facoltà governanti, anche al di fuori degli obiettivi che vi preoccupano soprattutto. Il progresso sulla via dell’autocontrollo, se si adotta integralmente un programma vasto e coordinato, è assai più rapido che se si perseguono esclusivamente due o tre riforme lasciando perdere tutto il resto.
Noi non esitiamo perciò a consigliare, anche ai caratteri ancora vacillanti, di proporsi fin dall’inizio non soltanto le coercizioni ed i perfezionamenti più urgenti, ma un dominio di sé concepito su vasta scala. Si cercherà quindi simultaneamente di favorire, con una moderazione premeditata, il complesso delle funzioni organiche, di riflettere serenamente sulle proprie impressioni, di mantenere calma e sangue freddo nonostante un’emozione molto viva, di governare con lucidità i propri sentimenti, di ordinare la propria attività con metodo e il tempo libero in modo da trarne profitto; di apportare tatto, misura e imperturbabilità sempre crescenti nella vita quotidiana, di rendere più elastiche, infine, le proprie facoltà intellettuali mediante l’esercizio continuo del discernimento e del causalismo.
Data di Pubblicazione: 11 febbraio 2021