SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 5 min

Il Grande Manuale delle Sequenze dello Yoga - Anteprima del libro di Lorena Valentina Pajalunga

Aspetti fisici, energetici e simbolici

Costruire una sequenza: didattica">

Costruire una sequenza: didattica

La preoccupazione principale nella scelta della sequenza (ovvero una successione di tisana) dovrebbe essere il rispetto dell'armonia. Praticare in maniera armonica, aiuta a coordinare corpo e mente. La costruzione di una sequenza il più equilibrata possibile, dovrebbe seguire la filogenesi, poiché permette di ripercorrere le tappe evolutive dell'uomo.

L'embrione giace nel ventre materno a testa in giù. Una volta nato, il bambino è capace solamente di stare supino, poi si ruota prono e gattona, quindi impara a stare seduto e in ultimo a stare eretto.

Seguendo esattamente questa modalità di costruzione, la pratica dovrebbe cominciare con le posizioni invertite, poi con gli tisana supini e infine con quelli in piedi.

La possibilità di eseguire delle sequenze che inizino in piedi e terminino a terra, condiziona la qualità dell'esecuzione. Di solito queste sequenze partono dalle posizioni più faticose per poi rilassarsi, avvicinandosi alla posizione a terra.

Il forte valore simbolico delle posizioni può essere enfatizzato dalla scelta delle sequenze e da come esse vengono combinate insieme.

Come si struttura una sequenza?

La sequenza può essere avviata e costruita secondo due diverse modalità:

  • Orientale o indiana classica.

Nell'impostazione classica, conosciamo l'inizio e la fine della sequenza e iniziamo a praticare proponendo posizioni che, con il massimo equilibrio, rispettino il principio basico secondo il quale a una posizione corrisponde una controposizione Eseguiamo un'apertura e, successivamente, una chiusura. Egualmente, all'esecuzione di una posizione in piedi seguirà una di quelle sulla testa, a una posizione supina si accompagnerà, in successione, una prona ecc.

Questo modo di concepire la pratica è tipico delle scuole più classiche, seguendo il quale si è sicuri di agire in maniera bilanciata sotto tutti i punti di vista: scheletrico, muscolare, fisiologico e sul piano più sottile dei cakra.

In queste sequenze, la presa di coscienza è costituita principalmente dal «saluto al sole» (sqryci-namaskàra), a cui viene affidato il compito di riscaldare il corpo e impostare la respirazione.

Effettuato il riscaldamento, la sequenza non fa altro che procedere per posizioni seguite dalle relative controposizioni.

La sequenza, in un'eventuale rappresentazione grafica, avrebbe un andamento a onda.

In questa sequenza è minore il tempo di tenuta delle posizioni, è minore l'intensità delle stesse, la preparazione dell'organismo è meno scrupolosa e la scelta dalle posizioni da inserire nella sequenza ricade su quelle non eccessivamente intense.

Questo lavoro è, però, molto più intenso dal punto di vista energetico, perché tutto il corpo ne risulta stimolato; per questo è particolarmente adatto ai principianti o ai gruppi misti.

  • Occidentale o a obiettivo.

Secondo tale modalità è determinante la posizione conclusiva che condizionerà, pertanto, quella iniziale e le successive, avendo ben presente la regola generale secondo la quale, dopo le posizioni capovolte, è sempre bene riportarsi a lungo in sava-àsana.

Se, ad esempio, desideriamo concludere con la posizione sulla testa (slrsa-asana), riflettiamo su quali potrebbero essere le posizioni che, con le giuste compensazioni, ci consentiranno di operare una sequenza logicamente strutturata per giungere alla posizione finale, seguendo un crescendo di difficoltà.

Appare quindi evidente che la posizione finale è un obiettivo per il cui raggiungimento dobbiamo comprendere come, quali e quante parti del corpo debbano essere preparate per l'esecuzione delle progressive posizioni, dall'iniziale a quella finale.

È un tipo di pratica più selettiva secondo la quale, scelto Yàsana da raggiungere, la seduta viene impostata con posizioni ed esercizi preparatori a quel determinato àsana che sarà raggiunto solamente a fine pratica.

Nella costruzione di una sequenza di questo tipo si parte da un punto «0» per arrivare a un punto «X» che rappresenta la posizione finale; da qui poi si ritorna al punto «0». Per arrivare alla posizione finale il percorso si incrementa gradualmente, aumentando costantemente l'intensità.

Il punto di partenza è la presa di coscienza, che può essere eseguita sdraiati o in piedi.

Prescindendo dalla tipologia e dalle modalità, lo yoga si pratica sia nel momento in cui si attua una posizione, sia quando la si scioglie: in ambedue i momenti, dobbiamo avere la medesima consapevolezza.

Sequenza equilibrata: serie Rishikesh

In questo tipo di sequenza a ogni posizione di apertura corrisponde la sua controposizione. Si lavora sempre per compensazione.

La serie Rishikesh è una sequenza basata su dodici asana (ma esistono versioni diverse) che Shivananda e i suoi allievi hanno tratto, per ragioni didattiche, dagli insegnamenti dello yoga himalayano.

La versione più famosa della serie Rishikesh è quella di Swami Visnude-vananda, il discepolo che Shivananda, alla fine degli anni '50, inviò negli Stati Uniti per divulgare il suo yoga e gli insegnamenti vedantici (Shivananda è legato allo Sankara math di Srngeri).

Pratica: Siamo in sava-asana.

yoga 1 

Dalla posizione distesa pieghiamo le ginocchia e le portiamo verso il petto.

yoga 2

Solleviamo il bacino e appoggiamo i gomiti a terra, posizionando le mani a sostegno della zona lombare.

yoga 3 

Stabilizzata la posizione, allunghiamo progressivamente le vertebre cervicali, premendo il mento sul petto e, dolcemente, distendiamo le gambe in alto, mantenendole il più verticali possibili. Schiena e gambe devono formare un'unica linea. Siamo così in sarvànga-asana, da sarva che significa «tutto, l'insieme» e unga che vuol dire «corpo», «parte del corpo». Quindi, postura dell'insieme del corpo che viene sollevato.

Questo testo è estratto dal libro "Il Grande Manuale delle Sequenze dello Yoga".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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