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Il Lato Spirituale dello Sport
Lo sport non è comunemente considerato una pratica spirituale; anzi, tende ad apparire come la più profana delle attività. Eppure si tratta di uno dei modi più diffusi nelle moderne società secolari per sperimentare il senso di trascendenza che deriva dall'essere pienamente immersi nel momento presente. A un meditatore può succedere di ritrovarsi a vagare col pensiero, ritornando al qui e ora in maniera intermittente e discontinua; ma un calciatore, durante una partita importante, deve essere completamente presente a se stesso se vuole rimanere in campo.
Analogamente è richiesta totale concentrazione allo sciatore che effettua una discesa a cento chilometri all'ora, al surfista che cavalca un'onda gigantesca, all’alpinista che scala una parete rocciosa in arrampicata libera o al cacciatore che segue silenziosamente un cervo sapendo che il minimo rumore o movimento visibile potrebbe farlo fuggire.
È interessante notare che la parola sport è indirettamente collegata al latino "portare", da cui derivano verbi come esportare (portare fuori) o deportare (portare via) nonché il verbo inglese to disport, che ha assunto il significato di "divertirsi, spassarsela, svagarsi". Proprio da quest'ultimo, in effetti, ha avuto origine il termine sport.
Il verbo inglese to play proviene invece dall'anglosassone plega, “divertirsi, spassarsela”. Il suo significato primario è fare esercizio, muoversi o agire con una certa energia, ma può anche indicare svariate azioni come partecipare a un gioco, fare puntate in una scommessa, praticare uno sport, suonare uno strumento musicale, recitare una parte sul palcoscenico. Inoltre, può essere riferito anche a soggetti diversi dagli esseri umani o dagli animali: ad esempio una fiamma o le acque di una fontana, che “giocano” metaforicamente con il loro movimento libero e spontaneo, così come può “giocare” la luce in certi effetti visivi.
Dall'inglese medio gamen (“gioco” o “sport”, a sua volta proveniente dall'antico alto tedesco gaman, “allegria”) derivano i termini attuali gaming (‘gioco d'azzardo”) e game, che significa “gioco, partita” ma anche “selvaggina, cacciagione", ovvero animali selvatici catturati per sport.
Queste parole possiedono dunque una vastissima gamma di significati, ma ciò che li accomuna tutti è il senso di lontananza dalle normali attività quotidiane. David Papineau, filosofo e appassionato sportivo, ha dedicato allo sport gran parte delle sue riflessioni, sintetizzandole con mirabile chiarezza nella seguente conclusione: «Il valore delle imprese sportive consiste nel piacere della pura e semplice abilità fisica.»
Gli esseri umani provano piacere nell’esercitare e migliorare le proprie capacità fisiche. Questa definizione spiega il motivo per cui molti sport (come lo sci o il tiro al fagiano) non sono giochi, mentre alcune abilità sportive (come il rovescio in topspin nel tennis) esistono solo nell’ambito di giochi specifici. Altri sport si basano invece su capacità che vengono esercitate anche nella vita di tutti i giorni: correre, saltare, remare, prendere la mira, sollevare o lanciare pesi.
Dice Papineau: «Queste attività ordinarie si trasformano in sport nel momento in cui le persone iniziano a praticarle in maniera fine a se stessa e si esercitano con impegno per raggiungere livelli di eccellenza». Esistono molte altre attività fisiche che non fanno parte della quotidianità ma che possono diventare sport, ad esempio il windsurf o il paracadutismo acrobatico.
Qual è invece il ruolo della competizione? Si tratta di un aspetto molto presente in alcuni sport, soprattutto in quelli che attirano pubblico, come il wrestling o il cricket. Secondo Papineau la competizione gioca un ruolo importante nello sport perché consente di misurare le proprie capacità contro quelle degli altri: «Esercitare un'abilità significa voler fare qualcosa bene, anzi, nel modo migliore possibile». Esistono però anche sport in cui l'aspetto competitivo non è direttamente coinvolto: per un alpinista, ad esempio, scalare una vetta difficile rappresenta più una sfida con se stesso che una competizione con altri arrampicatori.
In questo capitolo osserveremo innanzitutto il contesto evolutivo e antropologico in cui si svolgono le discipline sportive moderne. Vedremo poi come lo sport, pur non essendo comunemente praticato con questo intento, può avere notevoli effetti dal punto di vista spirituale, tra cui la piena presenza nel qui e ora o la sensazione di far parte di un tutt'uno più grande.
Nel flusso
Le ricerche portate avanti dagli psicologi positivi dagli anni Settanta in poi hanno dimostrato che le esperienze più piacevoli e positive non si verificano quando un individuo è in uno stato passivo, rilassato o ricettivo, ma piuttosto nel momento in cui compie uno sforzo volontario per realizzare un'impresa difficile ma desiderabile, portando al limite le proprie capacità fisiche o mentali: il cosiddetto stato di “flusso”. Questi studi sono stati effettuati innanzitutto su artisti, atleti, musicisti, maestri di scacchi e chirurghi, ovvero su categorie di persone che sembravano dedicarsi ad attività per loro piacevoli.
È risultato che la qualità della loro esperienza dipendeva dalla sensazione di padroneggiare o di essere immersi in uno stato di flusso. Agli stati di flusso si può accedere tramite svariati tipi di attività, come suonare uno strumento o ballare, ma lo sport è sicuramente uno dei modi più diffusi. Occorre soddisfare tre condizioni per raggiungere lo stato di flusso o vivere un "momento di grazia":
- L'attività deve avere una chiara serie di obiettivi che le conferiscano struttura e direzione.
- Ogni azione deve ricevere un riscontro chiaro e immediato, così da poter calibrare di volta in volta le prestazioni per mantenere lo stato di flusso.
- Deve esserci un buon equilibrio tra le difficoltà percepite nell'azione da compiere e le abilità che la persona percepisce in se stessa: occorre avere fiducia nella propria capacità di portare a termine l’azione.
Lo stato di flusso è invece ostacolato da fattori come l'apatia e la noia, che si manifestano quando il livello di difficoltà è troppo basso in rapporto alle capacità della persona, o l'ansia, che si manifesta quando il livello di difficoltà è troppo alto.
Molte pratiche spirituali tradizionali sottolineano l'importanza di stare nel momento presente, abilità che si può coltivare attraverso la meditazione, per esempio, oppure attraverso il canto, la salmodia e la danza (come già descritto in Scienza e pratiche spirituali, capitoli 1 e 6). Lo sport offre un'opportunità straordinariamente efficace per coltivare la presenza nel qui e ora. Uno dei grandi vantaggi dello sport è che stabilisce chiari obiettivi e fornisce chiari riscontri.
Un tennista sa perfettamente cosa deve fare: mandare la pallina nel campo avversario, e ogni volta che colpisce la palla può vedere immediatamente se l'ha colpita bene oppure no. Una squadra di calcio ha un obiettivo estremamente chiaro: mandare la palla in rete più volte rispetto alla squadra avversaria. Nello sport ci sono sempre chiari obiettivi da raggiungere, mentre in altre sfere di attività umana, come ad esempio la creatività artistica, gli obiettivi sono più vaghi o devono essere definiti dagli artisti stessi.
Inoltre, lo sport richiede un elevato livello di concentrazione. Un appassionato rocciatore, che di lavoro faceva il professore di fisica, ha spiegato: «È come se avessi un'interruzione di memoria: non ricordo altro se non gli ultimi trenta secondi appena trascorsi, e i miei pensieri riguardo al futuro non vanno oltre i prossimi cinque minuti». Il pilota da corsa Jochen Rindt descrive così le sensazioni che prova alla guida: «Tutto il resto del mondo scompare, sei concentrato al cento per cento. Ti dimentichi di qualsiasi altra cosa e [...] diventi un tutt'uno con l'automobile e con la pista. [...] Non c'è niente che si possa paragonare a questo».
Analogamente, un nuotatore professionista ha raccontato: «Nei momenti in cui sono più soddisfatto delle mie prestazioni è come se mi sentissi un tutt'uno con l’acqua, con le mie bracciate e con ogni altra cosa». Il giocatore di golf Tony Jacklin, dal canto suo, afferma: «Quando sono in questo stato, in questa bolla di concentrazione, vivo pienamente nel momento presente e da lì non mi muovo. Sono consapevole di ogni singolo centimetro della mia battuta».
Lo stato di flusso è stato descritto con parole simili dai praticanti di molti altri sport, che hanno utilizzato spesso espressioni come "stato di grazia", "concentrazione", "tutto acquista un senso", "completamente a mio agio", "sintonizzato", "sveglio", "alla grande", "galleggiare" e "più vivo che mai".
Qualcuno paragona esplicitamente lo stato di flusso sperimentato nell'attività sportiva a un'esperienza spirituale. Ad esempio, la giocatrice di pallacanestro Patsy Neal ha scritto: «Ci sono momenti di gloria che vanno oltre ogni aspettativa umana, oltre le capacità fisiche ed emotive dell'individuo. Qualcosa di inspiegabile prende il sopravvento e respira dentro di me, infondendo vita nella vita già conosciuta. [...] Si può definire uno stato di grazia, un atto di fede [...] oppure un atto di Dio. Ecco che accade, e l'impossibile diventa possibile. [...] L'atleta va oltre se stessa, trascende ciò che è naturale, arriva a sfiorare il paradiso e accoglie dentro di sé un potere che scaturisce da una fonte sconosciuta».
Gli effetti negativi del flusso
Ogni cosa ha il suo lato ombra, e questo vale anche per gli stati di flusso. Gli abitanti dell'antica Roma provavano piacere nel guardare i gladiatori combattere fino alla morte o i cristiani che venivano divorati dai leoni; ancora oggi a molti piace assistere a corride e combattimenti di galli o cani, nonché a varie forme di lotta tra esseri umani. L'infliggere dolore può diventare per qualcuno una fonte di piacere, come ha ben dimostrato il marchese de Sade (dal cui nome, ovviamente, deriva il termine “sadico”).
Alcune persone trovano elettrizzante il combattimento nella guerra; i veterani del Vietnam e di altri conflitti talvolta rievocano con nostalgia le loro imprese belliche al fronte, che descrivono come esperienze di flusso. Uno di loro ha affermato che quando sedeva in trincea, accanto a un lanciamissili, la vita assumeva una straordinaria chiarezza; c'era un obiettivo ben preciso da raggiungere — distruggere il nemico — e ogni distrazione veniva cancellata. Molti veterani, addirittura, considerano alcune esperienze di guerra di gran lunga più entusiasmanti di qualunque altra cosa abbiano mai fatto nella vita civile.
Anche i criminali sperimentano spesso uno stato di flusso mentre compiono i loro reati. Un ladro una volta ha dichiarato: «Se esistesse un’altra attività divertente come introdursi in una casa di notte e rubare gioielli senza svegliare nessuno, la farei».
Il desiderio di vivere esperienze di flusso è il movente principale di molti atti di delinquenza giovanile, come i furti di automobili, il vandalismo e il teppismo. D'altra parte, sono numerosi i videogiochi programmati appositamente per creare uno stato di flusso in chi li utilizza, applicando i princìpi elaborati dalla psicologia positiva. È uno dei motivi per cui questi giochi possono creare dipendenza: ci sono persone che trascorrono diverse ore al giorno giocando, trascurando l'igiene personale, scombussolando i ritmi sonno-veglia e rinunciando a una normale vita sociale. L'American Psichological Association ha persino coniato un nome per questo disturbo: Internet Gaming Disorder (dipendenza da giochi online).
Questi sono tutti esempi di esperienze individuali in cui il flusso va in una direzione distruttiva. Chiaramente, in alcuni casi anche i gruppi che sperimentano lo stato di flusso possono diventare pericolosi: basti pensare ai tumulti di massa, ai confitti violenti tra diverse fazioni o ai linciaggi.
Tuttavia, nessuno di questi esempi negativi può essere utilizzato per sminuire l'importanza delle esperienze di flusso, così come la violenza sessuale non può essere un argomento valido per negare l'importanza del sesso. Gli effetti positivi del flusso e la sua valenza spirituale, come vedremo tra poco, dipendono sempre dal contesto.
Data di Pubblicazione: 25 ottobre 2021