Scopri il percorso di rinascita dell'archetipo femminile che rappresenta la nostra parte più oscura leggendo l'anteprima del libro di Francesca Ollin Vannini.

Finalmente ci siamo!

Siamo arrivati in una fase dello stato di coscienza della Terra in cui è possibile ricordare. Finalmente gli umani stanno recuperando la vista rispetto a una saggezza antica che era stato loro imposto di dimenticare. Una saggezza avvolta da uno spesso velo di distorsione, obnubilamento, manipolazione.

Finalmente siamo arrivati al momento in cui la vera natura della Donna e del suo ruolo nel grande disegno di questo pianeta può essere contemplato dalla coscienza collettiva umana. Intanto solo contemplata, perché il processo di Risveglio degli umani è lento: è una voce sottile che inizialmente sussurra all’orecchio, quindi spesso è ignorato perché ci sono rumori molto più forti che la sovrastano. Poi saranno segnali e immagini che catturano lo sguardo per un attimo, nel tentativo di creare un varco oltre le distrazioni di una vita spesso basata sulla sopravvivenza quotidiana. Il processo di Risveglio è lento: prima sarà una singola persona che si accorge e racconta. Le sue parole cominceranno a risuonare dentro i ricordi di altri, attivando piano piano la memoria. E così via.

Quando vengono scritti libri come questo, sul riappropriarsi di una parte di noi molto importante perché oscura e densa, e proprio per questo motivo ci pilota automaticamente, significa che il collettivo è pronto ad integrare ciò che non ha mai voluto prendere in considerazione perché scomodo e sbagliato. Significa che il collettivo si sta avvicinando al superamento del senso della dualità come separazione e si comincia a percepire il dono che il senso di opposizione comporta: la possibilità di costruire ponti verso l’oltre, oltre l’individualità, trascendendo quel senso di smarrimento cui l’umano è pervenuto quando ci è stato inserito il corpo calloso, scindendo per sempre l’Androgino da se stesso.

Così è iniziato il cammino di Ricerca. È un percorso antico, che accompagna da sempre la storia umana, rimasto riservato a pochi per tanto tempo, poi diffusosi a livello planetario all’apertura dell’ultimo importante ciclo terrestre del post 2012. Ora tante persone si trovano in ricerca, tanta gente sta rispondendo a una chiamata. Tanta gente si è sensibilizzata sull’importanza di intraprendere un lavoro di elaborazione del proprio vissuto per rispondere alle tante domande che una percezione della realtà esteriorizzata ed esteriorizzante non riesce a fornire.

La coppia nel cammino del Risveglio

La cosa fondamentale di questa opera è che venga composta a quattro mani da una donna e da un uomo, coppia nella vita quotidiana, collaboratori nella professione. Questo fatto ha una valenza altamente simbolica nel cammino del Risveglio, perché la coppia di opposti rappresenta l’integrazione di ciò che non conosciamo di noi e che l’altro ci mostra. Nell’accettare quello che apparentemente non ci appartiene, nel compiere la fase di inspirazione dentro la respirazione, si introietta il nostro opposto, sentendo quanto spazio riusciamo a fare all’altro, a quanto non ci piace di lui/lei, quindi a quanto non sopportiamo di noi stessi, con cui l’altro ci mette in contatto. Un uomo e una donna si sono messi in confronto per scrivere un libro sull’integrazione di ciò che non abbiamo mai voluto vedere di noi partendo dall’archetipo di Lilith, la prima moglie di Adamo, storia poco nota nella cultura occidentale perché appartenente alla Genesi ebraica.

Lilith è la ribelle, colei che si rifiutò di soggiacere ad Adamo perché creata contemporaneamente, utilizzando gli stessi materiali, quindi uguale a lui a ogni livello. Lilith si rifiuta di obbedire a uno schema prestabilito in cui le si chiede di giacere sotto all’uomo, dargli figli, dar figli che serviranno al Creatore per popolare la Terra. Lilith non ci sta nel programma e dà inizio alle guerre di potere tra maschio e femmina. Se ne va. Abbandona il Paradiso Terrestre, abbandona lo schema prestabilito. Non vuole rientrare nelle regole. Preferisce il rischio, la solitudine, la lotta per la sopravvivenza. Da qui ha inizio il mito della Strega, di chi vuole vivere al limite, di chi è troppo grande perché rientri nei piccoli spazi che la cultura patriarcale riserva a tutti, a garanzia del mantenimento di un ordine e dell’esercizio di controllo sulla mente della collettività. Chi non riconosce il posto che il sistema collettivo gli garantisce è legato a questo mito, chi vuole rompere le regole perché non ci si riconosce assume le qualità dell’Archetipo Lilith.

Per la cultura generale è l’escluso, la pecora nera, colui/colei che spinge i confini oltre, che rompe gli schemi rivelando qualcosa che era stato demonizzato dall’establishment. Demonizzato per tenere lontano da una versione diversa della realtà attraverso la paura della perdita. La paura di rimanere esclusi è atavica, appartiene al bambino che vuole solo essere abbracciato, riconosciuto, mantenuto stretto intorno al corpo della madre. Ecco, la Madre. Il Creatore, dopo l’auto-esilio di Lilith, fornisce ad Adamo una donna su misura, Èva, quindi non più uguale a lui, ma creata in seguito, quindi sottoposta. Èva ubbidisce, ma non solo: Èva diventa capro espiatorio, prendendosi la colpa di tutte le disgrazie ricadute sull’umanità a causa della sua unica ma fondamentale disubbidienza: il contatto con il Serpente e l’aver subito la tentazione di cogliere il famoso frutto. Di nuovo è la donna che mostra all’uomo una nuova via verso l’oltre. Ma l’uomo teme il Padre, l’autorità, molto più di Eva, e si dissocia. Quindi alla fine Eva è molto più simile a Lilith che ad Adamo. Viene creata ubbidiente, sottomessa, ma l’istinto della figura femminile è sempre quello di non rientrare dentro le righe, gli schemi. Così anche Eva disubbidisce, ma questa volta coinvolge anche il maschio, che vigliaccamente le imputa completamente la responsabilità del gesto ribelle. Questa volta Adamo, pur dissociandosi, paga a sua volta le conseguenze del gesto disubbidiente.

La cultura patriarcale ha creato dunque due miti archetipici femminili opposti, che sono invece molto più simili di quanto si possa pensare. Nella storia della Genesi ebraica, si racconta che Lilith alla fine si auto-esiliò sulle rive del Mar Rosso, accoppiandosi con demoni e generando stirpi di creature malvagie. Nella Genesi del Vecchio Testamento si racconta che Adamo ed Èva furono cacciati dal Paradiso Terrestre, costretti a coltivare la Terra per mangiare e soprattutto la donna fu condannata a partorire con dolore.

Disubbidienza uguale punizione, quindi un controllo esercitato attraverso la paura del castigo, senso di colpa per essere stato un cattivo figlio, pentirsi per rientrare in seno al clan, fare ammenda; farsi piccolo per far rientrare tutti i sogni, le aspirazioni, gli ideali, dentro le tante scatole facilmente catalogabili, e quindi controllabili, che l’umano ha a disposizione da parte di un sistema che l’ha abituato a scambiare i limiti per libertà, o peggio ancora, l’ha abituato ad aver paura della libertà.

Lilith è immune alla paura della punizione, pur venendo condannata dalla paura che l’umano prova verso se stesso, a rimanere nell’ombra. Finché l’umano, uomo o donna che sia, non trova il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie scelte.

Lilith assume così la natura della rivincita sulle paure, quando l’umano, assumendosi la responsabilità, non teme più un’autorità esterna, perché ritrova il contatto con il proprio potere interiore, finora demonizzato da chi teme il momento in cui, risvegliandosi alla propria verità, la massa non riconosca più alcuna forma esterna di controllo perché comincia a fidarsi di sé e delle proprie capacità percettive.

L’umano impaurito è Adamo che si rivolge al Creatore quando Lilith decide di non ubbidire, demandando al Creatore il compito di contrastare il no della donna, senza mettersi in confronto dialettico con lei, ma, come un bambino inerme, va dal genitore a chiedere una soluzione. In questo caso l’Archetipo maschile mostra tutta la sua insicurezza e dipendenza dal modello patriarcale/genitoriale. Nel assumersi la responsabilità di dialogare con se stesso, con le proprie paure, Adamo può integrare la Forza, anziché temerla. Così Lilith può riemergere dall’oscurità, perdendo il ruolo di demone, diventando grinta, potere aggregante e magnetico che tiene insieme le correnti energetiche fluide che creano la realtà a tutto tondo, senza ossessioni per uno stato perfetto della realtà. Così l’umano acquisisce volume e spessore, entrando in contatto con il negato, con il lato oscuro. Così l’umano smette di combattere contro se stesso, quando cerca di assomigliare a qualcosa che non è. Così l’umano può fare pace con i modelli assunti quale metro di misura, allontanandosi dalle classificazioni, lasciandosi libero di essere. Adamo può rappacificarsi con Lilith, può iniziare a sentirsi sbagliato senza soccombere all’idea. Adamo, nel confronto con Lilith, può avvicinarsi alla propria natura divina unitaria, perché non si sta più giudicando, perché sta compiendo l’eroica azione di amare se stesso incondizionatamente.

l’integrazione dei due lati del Femminile

In realtà all’umano viene richiesto un altro passaggio. Integrando Lilith, non è possibile escludere Èva. È necessario donare alla Madre il rispetto e l’onore che il suo ruolo di genitrice comporta, così da riportare ordine nella vita. È tempo di penetrare oltre il velo di giudizio e biasimo posto sopra l’Archetipo di Eva per aver infranto il comando del Creatore. È tempo di onorare il coraggio di chi non ha temuto la punizione ed ha percorso la solitaria via dell’eresia nel tentativo di mostrare cosa ci potesse essere nell’oltre, di cui era vietata la visione. In questo lato coincidente tra Lilith la Ribelle ed Eva la Conforme si trova terreno fertile per l’integrazione dei due lati del Femminile: la grinta della Strega è addolcita dal senso di accoglienza della Madre, la donna diventa così autorevole, non deve difendersi dalla sofferenza, dal senso di negazione di se stessa, dal senso di frustrazione e di rinuncia. Il Femminile può integrare i propri aspetti ombra/luce, permettersi di essere mistica e sensuale contemporaneamente perché entra in contatto con le risorse del corpo fisico, corpo dei sensi, e lo spiritualizza facendosi coppa, divenendo l’alambicco della trasformazione alchemica. Adamo, abbeverandosi dell’elisir che la Lilith/Eva produce nel proprio grembo, è a sua volta invitato a intraprendere un viaggio alchemico. La donna possiede un Fuoco interiore che scalda l’uomo e gli garantisce l’amore e la trasmutazione della propria ombra in accettazione. L’uomo garantisce alla donna la sopravvivenza, la protegge e se ne prende cura affinché lei possa mantenere alto il livello del proprio Fuoco. Grazie alla fiducia nel potere benefico del proprio Fuoco/Amore, Lilith/Eva finalmente può ergersi più forte dell’autorità del patriarcato basata sulla cultura della paura, conquistando la propria autorevolezza.

Ecco, questo è il viaggio dentro di cui la lettura di questo libro ci immerge. Un percorso alchemico, alchemizzante, verso la conquista dello stato interiore dell’Androgino, nell’armonia degli opposti che finalmente fanno pace in noi e ci garantiscono di poter creare pace intorno a noi.

Stefania Marinelli

Il mito di Lilith e le sue fonti

Nelle principali culture del passato, l’immagine di Lilith rappresenta un aspetto della Grande Dea. La sua descrizione è sempre positiva: nell’antica Babilonia era venerata con i nomi di Lilitu, Ishtar o Lama-schtu. Nella mitologia ebraica, invece, assume una connotazione femminile negativa: diventa il demone della notte, compagna di Satana, assassina di bambini e ingorda di uomini. Il peggio del peggio insomma. Una considerazione che ci trasciniamo da secoli e che ha influito su ogni tipo di relazione tra maschile e femminile, venerandone la separazione, la disuguaglianza sociale e spirituale a vantaggio del potere maschile. Il patriarcato come ancora oggi lo conosciamo e ne siamo influenzati, nasce proprio da questa leggenda mitologica, che forse tanto mitologica non è visto che alcuni autori, tra i quali Zecharia Sitchin, ne condividono la reale esistenza. Ma questo è un aspetto che non serve ai nostri studi sull’ombra. Quello che a noi ora interessa, è comprendere la simbologia di Lilith e della Luna Nera e riportarla alle dinamiche psicologiche della nostra struttura umana.

Data di Pubblicazione: 22 marzo 2019

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