Morte e dipartita - Caso 1
Morte e dipartita - Caso 1
S (Soggetto): Oddio, non sono morto, vero? O meglio, il mio corpo è senza vita, ma io sto fluttuando... Se guardo giù, mi vedo sdraiato su un letto di ospedale e tutti intorno a me credono che io sia morto, ma non è così. Vorrei gridare: "Ehi, mi sentite? Non sono morto per davvero!". È incredibile... L'infermiera mi sta coprendo il viso con il lenzuolo e i miei familiari piangono. Si direbbe proprio che io sia morto, e invece sono ancora qui! È talmente strano... Il mio corpo è senza vita e io gli fluttuo intorno. Sono vivo!
Nota: Quelle riportate qui sopra sono le parole di un uomo che rivive sotto ipnosi un'esperienza di morte. Il suo discorso è interrotto da pause improvvise e punteggiato da numerose esclamazioni di meraviglia, incredulo di trovarsi a essere uno spirito separato dal corpo. La regressione alla scena di morte con cui si era conclusa la sua vita precedente è avvenuta nel corso di una nostra seduta. L'ho fatto accomodare su una poltrona reclinabile e, dopo averlo indotto in stato di trance, l'ho guidato in una regressione alla sua infanzia. Mentre percorrevamo a ritroso la sua vita, le sue percezioni inconsce andavano addensandosi sempre più. Quando ha infine raggiunto il grembo materno, l'ho preparato ad addentrarsi nelle nebbie del tempo, facendogli visualizzare uno scudo protettivo. Compiuto questo passaggio essenziale, l'ho invitato a percorrere un canale temporale immaginario che lo avrebbe condotto alla sua ultima vita terrena. Si era trattato di una vita breve, stroncata anzitempo dall'epidemia di influenza del 1918.
Superato lo shock iniziale, dopo aver assistito alla propria morte e all'uscita della sua anima dal corpo, il mio paziente ha cominciato a orientarsi sempre meglio fra le immagini mentali che andava visualizzando. Potendo fare affidamento su una porzione di pensiero critico cosciente, si è reso conto di rivivere un'esperienza passata. La sua non è stata tuttavia una presa di coscienza immediata perché la sua anima, ancora giovane, era poco abituata ai cicli di nascita, morte e rinascita.
Ciononostante, dopo qualche istante di smarrimento, ha cominciato a rispondere con maggiore sicurezza alle mie domande. L'ho condotto velocemente dallo stato ipnotico subconscio al livello del superconscio e gli ho chiesto di descrivermi quello che gli accadeva.
S: Sto prendendo quota... Continuo a fluttuare e vedo il mio corpo sotto di me. E come se mi vedessi in un film! Il dottore sta consolando mia moglie e mia figlia. Mia moglie singhiozza (il soggetto si agita sulla sedia). Cerco di parlarle, di dirle che sto bene, ma è talmente disperata che non riesce a sentirmi. Vorrei farle sapere che ho smesso di soffrire... Mi sono liberato del corpo. Non mi serve più. Vorrei dirle che la aspetto. Vorrei farle capire che... ma lei non mi sente. Oh, sto volando via...
A questo punto, sotto la mia guida, il soggetto comincia ad addentrarsi nel mondo dello spirito, come molti nel mio studio hanno fatto prima di lui.
Di norma, con l'affiorare dei ricordi nel superconscio, i soggetti sotto ipnosi entrano in confidenza con il paesaggio spirituale e riescono a tradurre più facilmente in parole le loro immagini mentali. Si comincia da brevi osservazioni fino a formulare descrizioni particolareggiate del passaggio dalla realtà fisica al mondo immateriale. Disponiamo di una grande quantità di documenti, alcuni dei quali forniti dalla medicina, che illustrano i fenomeni di uscita dal corpo e le esperienze di quasi-morte osservate in alcuni soggetti rimasti gravemente feriti in un incidente. Si tratta di persone dichiarate clinicamente morte, riportate letteralmente in vita dagli sforzi del personale medico.
L'anima è in grado di entrare e uscire agevolmente dal corpo, specie in situazioni di grave pericolo. Molte persone riferiscono di aver fluttuato sopra il proprio corpo, disteso su un letto di ospedale, e di aver visto i medici che tentavano di rianimarlo con procedure di emergenza. Al risveglio, questi ricordi tendono a dissolversi rapidamente.
Nelle prime fasi dell'ipnosi regressiva, le descrizioni dei soggetti che rivivono mentalmente le loro morti passate concordano con quelle delle persone che hanno sfiorato la morte in vita. La differenza sta nel fatto che i ricordi dei soggetti sotto ipnosi non riguardano un'esperienza di morte apparente o temporanea, bensì quella di una morte permanente.
Non mancano tuttavia le analogie. In entrambi i casi, il soggetto si trova a fluttuare involontariamente intorno al proprio corpo e se prova a toccare degli oggetti solidi, li vede svanire davanti a sé. Ogni tentativo di entrare in contatto con le persone presenti si rivela vano. Qualcosa li spinge ad allontanarsi dal luogo in cui giace il loro corpo senza vita e, più che impauriti, si sentono tranquilli e animati da una certa curiosità.
Avvertono un'inebriante sensazione di libertà e tutto intorno a loro appare terso e splendente. Alcuni si vedono circondati da esseri di luce che li assistono al momento della morte. Altri scorgono un intenso bagliore ai confini della zona d'ombra in cui sono immersi. L'attrazione esercitata da questa luce distante è nota come "effetto tunnel".
Il secondo caso ci condurrà un passo oltre l'esperienza di morte. Il soggetto in questione è un uomo sui sessantanni che descrive la propria morte al termine di una precedente incarnazione femminile. Si chiamava Sally e rimase uccisa in giovane età, nel 1886, durante un assalto degli indiani Kiowa al treno in cui viaggiava. Come nel primo caso, anche questo paziente riferisce di una morte avvenuta indietro nel tempo e non nell'ultima incarnazione vissuta. Personalmente, ritengo che la collocazione temporale di queste esperienze sia irrilevante. La configurazione del mondo spirituale non conosce differenze fra epoche vicine e remote e gli insegnamenti che se ne possono trarre non sono soggetti allo scorrere del tempo storico.
Vale la pena aggiungere che i soggetti in trance hanno una spiccata tendenza ad annullare le coordinate geografiche e cronologiche delle loro vite passate. Se si pensa inoltre che i calendari, i confini nazionali e la toponomastica del passato non coincidono con i nostri, si spiega perché date, nomi e luoghi possano facilmente sfuggire alla memoria. Le descrizioni che i soggetti ne danno, tuttavia, sono quanto mai vivide e accurate.
La scena descritta nel secondo caso è ambientata in una pianura degli Stati Uniti del sud e prende avvio nel momento in cui Sally è stata trafitta al collo da una freccia scagliata da breve distanza. Presto sempre particolare attenzione alle scene di morte violenta perché non è raro che il subconscio del soggetto ne trattenga alcune tracce. In questo caso, l'uomo era venuto da me perché soffriva da sempre di disturbi alla gola. In simili situazioni, è opportuno ricorrere a esercizi di rilassamento e a terapie di desensibilizzazione.
Un accorgimento che utilizzo sempre, nelle regressioni alle vite passate, è quello di collocare il soggetto in posizione di osservatore esterno e di indagare insieme a lui i momenti precedenti e successivi alla morte, in modo da mitigare il dolore e l'emozione.
Caso 2
Doth N: La freccia ti fa molto male?
S: Sì... mi si è conficcata nella gola... Sto morendo (il soggetto parla con un filo di voce e si porta le mani al collo). Non riesco a respirare... perdo sangue... Will (il marito) mi tiene fra le braccia... Il dolore è insopportabile... Basta, me ne vado... tanto è finita.
Nota: Solitamente, in caso di intensa sofferenza fisica, l'anima abbandona il corpo alcuni istanti prima della morte vera e propria. E come biasimarla? Rimane tuttavia nei pressi del corpo morente. Dopo averlo tranquillizzato, ho fatto passare il mio paziente dallo stato subconscio a quello superconscio, sede dei ricordi spirituali.
Dott. N: Va bene, Sally. Hai accettato la tua morte. Potresti descrivermi esattamente la sensazione provata al momento del trapasso?
S: Era una specie di forza che mi spingeva fuori dal corpo. Dott. N: Fuori dove?
S: Sono uscita dalla sommità della testa.
Dott. N: Che cosa è uscito?
S: Io! Sono uscita io!
Dott. N: Descrivimi questo "io". Che aspetto hai, ora che sei uscita dal corpo?
S: Sono come... un punto di luce... raggiante.
Dott. N: Come fai a irradiare la luce?
S: Con la mia energia. Sono bianca, quasi trasparente... La mia anima...
Dott. N: E questa energia luminosa cambia o è sempre uguale?
S: Mi sembra che cresca un po' mentre mi muovo.
Dott. N: Che aspetto hai, ora che la tua luce si è espansa?
S: Sono vaporosa... tesa... sospesa...
Dott. N: E che sensazione hai provato uscendo dal corpo?
S: E stato come se sgusciassi fuori dalla mia pelle... come quando si sbuccia una banana. Mi sono catapultata fuori in un istante.
Dott. N: È stata una sensazione sgradevole?
S: Oh no! È bellissimo sentirsi così liberi, senza traccia di dolore. Però sono disorientata... Non mi aspettavo di morire.
Nota: La voce del mio paziente è velata di tristezza e io faccio in modo di distoglierlo dall'immagine del suo corpo affinché rimanga concentrato ancora per qualche istante sulla sua anima.
Dott. N: Capisco, Sally. È normale che l'anima si senta un po' sperduta all'inizio, considerando quello che ti è successo. Ascolta e rispondi alle mie domande. Dicevi che stai fluttuando. Riesci a muoverti in ogni direzione?
S: È strano... È come se fossi sospesa in qualcosa che non è esattamente aria. Non ci sono limiti né gravità... Sono senza peso.
Dott. N: Intendi dire che è come se fossi sospesa nel vuoto?
S: Sì... Niente di quello che mi circonda ha una massa solida. Non c'è niente contro cui andare a sbattere. È come andare alla deriva...
Dott. N: Riesci a controllare i tuoi movimenti, la tua direzione?
S: Sì, in qualche modo ci riesco... ma qualcosa mi spinge verso una luce bianca... È così splendente!
Dott. N: Il chiarore è diffuso ovunque?
S: In lontananza è più luminoso... Intorno al mio corpo la luce è di un bianco più spento... quasi grigio. (Comincia a piangere) Oh, il mio povero corpo... Non sono ancora pronta per lasciarlo (si addossa allo schienale della sedia, come per opporre resistenza a qualcosa).
Dott. N: Va tutto bene, Sally. Sono qui con te. Rilassati e dimmi se la forza che ti ha spinta fuori dal corpo al momento della morte continua a trascinarti via, e se riesci a resisterle.
S: (pausa) Subito dopo aver abbandonato il corpo la forza è diminuita. Ora c'è qualcosa che mi tira... che mi spinge lontano dal corpo... Io non vorrei andarmene, non ancora... ma qualcosa mi porta via.
Dott. N: Capisco, Sally, ma non dimenticare che puoi esercitare un controllo. Come descriveresti questa cosa che ti attira a sé?
S: È come... una forza magnetica... Ma io voglio restare qui ancora per un po'.
Dott. N: E la tua anima riesce a resistere a questa forza magnetica?
S: (rimane a lungo in silenzio, come assorto in un dibattito interiore) Sì, se proprio voglio, ci riesco. (Comincia a piangere) È terribile quello che hanno fatto al mio povero corpo. Il mio bel vestito blu è tutto sporco di sangue... Will mi sorregge e intanto spara contro i Kiowa.
Nota: Rinforzo l'immagine dello scudo protettivo intorno al soggetto, manovra fondamentale per contenere gli eccessi emotivi. Procedo avanti nel tempo. L'anima di Sally fluttua ancora intorno al corpo nel momento in cui gli indiani si arrendono al fuoco dei fucili.
Dott. N: Sally, cosa fa tuo marito ora che l'attacco è finito?
S: Ah, bene... non è ferito. (Si rattrista) Mi tiene stretta... e piange. Non può più fare niente per me, ma non sono sicura che lui lo sappia. Sono già fredda, ma lui mi accarezza il viso... e mi bacia.
Dott. N: E tu cosa fai?
S: Mi chino su di lui, cerco di consolarlo. Vorrei fargli sentire il mio amore... Vorrei dirgli che non mi ha persa per sempre e che ci rivedremo.
Dott. N: E lui riesce a sentirti?
S: E talmente disperato... ma credo che percepisca la mia presenza. Intorno a lui ci sono tutti i nostri amici... e alla fine ci separano. Vogliono rimettere in moto il treno.
Dott. N: E che cosa fa la tua anima?
S: Cerco ancora di resistere alla forza che mi spinge via... Voglio restare qui.
Dott. N: Perché?
S: So di essere morta... ma non me la sento di lasciare Will... e poi voglio assistere alla mia sepoltura.
Dott. N: Percepisci qualche altra entità spirituale intorno a te?
S: (pausa) Sono vicine... presto le vedrò. Sento il loro amore, proprio come vorrei che Will sentisse il mio... Aspettano che sia pronta a raggiungerle.
Dott. N: Ti sembra di riuscire a consolare Will?
S: Sto cercando di entrare in contatto con la sua mente.
Dott. N: E funziona?
S: (pausa) Mi sembra... almeno in parte lui mi sente... capisce qualcosa... l'amore...
Dott. N: Bene, Sally, ora ci sposteremo un po' più avanti nel tempo. Riesci a vedere i tuoi amici che depongono il tuo corpo in una qualche sepoltura?
S: (in tono più sicuro) Sì, mi hanno sepolta. È ora di andare... vengono a prendermi... Mi muovo... verso una luce più chiara...
Le anime e i limiti mortali
Al contrario di quanto credono alcuni, le anime in genere non si interessano a quello che accade al loro corpo dopo la morte fisica, e non perché siano insensibili agli affetti e alle persone che lasciano sulla Terra, ma perché riconoscono i nostri limiti mortali e sono mosse dal desiderio di raggiungere la bellezza del mondo spirituale.
Non mancano tuttavia le anime che preferiscono sostare ancora qualche giorno nel luogo della loro morte, di solito fino ai funerali. La percezione che le anime hanno del tempo è accelerata e un giorno terrestre può equivalere per loro a pochi istanti. Sono diverse le ragioni che inducono le anime a trattenersi per un certo lasso di tempo sulla Terra. Chi ad esempio è stato assassinato o è morto in un incidente improvviso è solitamente più restio ad andarsene subito. Sono anime che, come ho avuto modo di verificare, prese alla sprovvista dalla morte, nutrono un misto di rabbia e incredulità. È un fenomeno che si verifica in particolare nei casi di morte prematura.
Ad ogni modo, perdere bruscamente la propria forma umana, fosse anche al termine di una lunga malattia, costituisce uno shock per la maggior parte delle anime e ne giustifica gli indugi. Non bisogna dimenticare, poi, che il periodo che intercorre fra la morte e la cerimonia funebre assume per molte anime un valore simbolico. Pur non nutrendo una curiosità morbosa per le proprie esequie, dato che le emozioni provate nel mondo spirituale differiscono da quelle terrene, molte anime sono felici di sapere che la memoria delle loro spoglie umane suscita il rispetto di parenti e amici.
Accade spesso, come nel caso di Sally, che a trattenere l'anima sulla Terra sia il desiderio di confortare i propri cari, prima di entrare nel mondo dello spirito. Chi muore non sprofonda nella disperazione, perché sa che rivedrà i suoi cari nell'aldilà e forse anche in vite successive. Chi resta, al contrario, è afflitto dalla certezza di aver perduto quella persona per sempre.
Durante le sedute di ipnosi, i miei pazienti esprimono spesso la frustrazione che provano accorgendosi di non riuscire a entrare in contatto con i loro cari, travolti dal dolore per la loro morte. La disperazione raggiunge spesso picchi di intensità tali da occludere i canali recettivi. Quando un'anima riesce a recare conforto, sia pure brevemente, ai vivi che la compiangono, si ritiene soddisfatta e abbandona velocemente il piano astrale terrestre.
È un'esperienza che ho avuto modo di sperimentare in prima persona. Mia madre è morta all'improvviso, stroncata da un infarto. Durante i funerali, io e mia sorella eravamo talmente affranti dal dolore da non riuscire a seguire la cerimonia. Dopo la sepoltura, siamo tornati nella casa vuota di nostra madre e di lì a poco, spossati, ci siamo addormentati, ognuno nella sua stanza. Evidentemente abbiamo raggiunto lo stato Alfa suppergiù nello stesso momento perché entrambi abbiamo visto nostra madre apparirci in sogno sotto forma di una nube luminosa, sospesa sopra le nostre teste. Si è chinata su di noi e ci ha sorriso, per farci capire che aveva accettato la propria morte e stava bene. Poi è volata via. La scena è durata solo pochi istanti ma ha avuto un grande potere catartico, tanto che entrambi siamo scivolati in un sonno profondo e ristoratore.
La presenza rassicurante delle anime dei defunti è particolarmente viva durante le esequie, o nelle ore subito successive. Affinché la comunicazione spirituale possa oltrepassare la cortina del dolore, occorre rilassarsi e liberare la mente da ogni pensiero, almeno per qualche istante. Così facendo, acuiamo la nostra recettività e siamo in grado di accogliere messaggi di amore, perdono, speranza, incoraggiamento e rassicurazione.
Quando una donna rimasta vedova con due bambini piccoli mi dice: "Nei momenti di difficoltà, sento accanto a me la presenza di mio marito", io le credo. I miei pazienti, in stato di trance, sostengono di poter aiutare le persone a stabilire un contatto mentale con il mondo dello spirito. Come spesso si dice, le persone non spariscono davvero finché c'è qualcuno che ne serba il ricordo. Nei capitoli successivi vedremo come i ricordi personali sono un riflesso della nostra anima, mentre i ricordi collettivi sono atomi di energia pura che circolano fra tutti noi. La morte, che ci sottrae la presenza fisica dei nostri cari, non spezza il legame che ci unisce alla loro anima immortale. Benché impegnate altrove, le anime dei defunti sono in grado di rispondere alle nostre invocazioni.
A volte accade che uno spirito afflitto da un problema irrisolto che ha lasciato profonde cicatrici sulla sua coscienza non si decida a lasciare la Terra dopo la morte fisica. In questi casi eccezionali, delle entità superiori e benevole possono intervenire dall'aldilà per pacificarlo. Anche noi possiamo fare qualcosa per liberare gli spiriti tormentati. Tratteremo più estesamente questo argomento nel Capitolo 4. Per il momento, mi limito ad anticipare che l'enigma dei fantasmi rappresentati in tanti libri e tanti film è in larga parte una montatura.
Come prepararsi al meglio alla propria morte? Che la nostra vita sia stata lunga o breve, felice o sfortunata, arriva per tutti il momento di abbandonarla. Le malattie a lungo termine, una volta superato lo shock iniziale, il rifiuto e la depressione, concedono il tempo necessario a prepararsi mentalmente. Altra cosa è la morte improvvisa o accidentale. E tuttavia, giunti al termine della vita, tutti noi abbiamo la possibilità di entrare in contatto con la nostra coscienza superiore. Il momento della morte è anche quello di maggiore consapevolezza spirituale e ci permette di avvertire l'eternità della nostra anima.
Sebbene taluni accolgano la morte con rassegnazione più che con vera accettazione, la maggior parte delle persone giunge alla fine dei suoi giorni con un senso di sereno distacco. Sono convinto che la prossimità della morte dia accesso a una conoscenza diretta dell'eternità, come dimostra l'espressione serena disegnata sul volto di molti defunti. Evidentemente, hanno capito che c'è un universo ad attenderli e che non hanno nulla da temere.
In punto di morte, le persone vivono l'esperienza del distacco dell'anima dal corpo. Siamo abituati a pensare alla morte come alla perdita della nostra forza vitale, ma in realtà è vero il contrario. Siamo spogliati del nostro corpo mortale, ma la nostra energia vitale, che è eterna, si ricongiunge all'originaria forza divina. Non entriamo nelle tenebre, bensì nella luce.
Dopo aver ricordato le loro morti precedenti, i miei pazienti avvertono il loro corpo fisico come una prigione e sono ansiosi di intraprendere il viaggio spirituale che li condurrà in un regno beato e familiare. Il prossimo caso ci mostrerà come appare la vita terrena vista dall'aldilà.
Questo testo è estratto dal libro "Il Viaggio delle Anime".
Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017