SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 8 min

Imbolc - L'Antica Festa della Luce Celtica

Imbolc - Festa della luce celtica - Speciale

Secondo il calendario celtico, il primo febbraio si festeggiava Imbolc, la Festa della Luce. Un'antica usanza per propiziare il ritorno della primavera.

Alla Luce dei Falò Sacri

La Ruota dell'Anno gira davvero in fretta! Sembra ieri che abbiamo festeggiato Capodanno, e oggi è già arrivato il primo febbraio. Amanti delle tradizioni celtiche, siete pronti a onorare una nuova festività? Bene, allora diamo il via alle celebrazioni per Imbolc, l'antica Festa della Luce celtica.

Proprio nel buio cuore dell'inverno, posizionato tra Yule (il Solstizio d'Inverno) e Ostara (l'Equinozio di Primavera), i Celti propiziavano il ritorno della bella stagione attraverso Imbolc, stimolandola attraverso dei riti come l'accensione di falò e candele.

I suoi rituali iniziavano dalla sera dal 31 gennaio fino al tramonto del 1° febbraio, poiché per loro il nuovo giorno aveva inizio a partire non dalla mezzanotte, ma al calare del sole.

Questa data era percepita come fondamentale poiché, secondo il pensiero di questo antico popolo, le azioni terrene avevano il potere di influenzare in positivo o in negativo il futuro, persino il buon funzionamento del ciclo della Natura che poteva essere ostacolato o incentivano dell'agire umano e divino.

Era dovere, e in potere, degli essere umani, quindi, aiutare la Luce a ritornare nonché ne andava della propria sopravvivenza. Oltre a celebrare il suo ritorno, accendendo falò sacri, avevano inizio anche i preparativi per la semina primaverile e la nascita degli agnelli, fondamentali per la cultura celtica.

Imbolc prevedeva, infine, delle importanti purificazioni ritualistiche, associate all'elemento del fuoco, non solo chiave per questa festa, ma anche archetipo di purificazione per antonomasia, e all'elemento dell'acqua.

Infatti, durante questo giorno era tradizione visitare pozzi sacri per rinvigorire la propria salute, lasciando delle offerte come cibo o monete. Dopo aver girato intorno al pozzo, pregando, si doveva raccogliere l'acqua e utilizzarla per benedire la propria casa, i campi, il bestiame e persino i propri cari.

 

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Gli eredi di Imbolc: la Candelora e i Sabba neopagani

Come facciamo a conoscere così bene Imbolc, nonostante i celti avessero una tradizione puramente orale? Dobbiamo ringraziare la cultura gaelica, situata in Irlanda, Scozia e sull'Isola di Man, che per svariati secoli ha continuato a tramandare e praticare moltissime festività pagane.

Per di più, come abbiamo potuto osservare per le celebrazioni dedicate a Yule e a San Martino, lo stesso cristianesimo ha assorbito e reinventato i riti di Imbolc in quella che è la Candelora, festeggiata il 2 febbraio.

Infatti, candele, fuoco e luce sono al centro anche di questa festività cristiana, giorno dedicato alla benedizione di tutti i ceri in chiesa per prepararli al nuovo anno liturgico. Si tratta di un momento di intensa purificazione, culminante con una processione con candele accese.

Questo elemento ritorna anche nella commemorazione della purificazione della Vergine Maria a seguito della nascita di Cristo dato che, secondo la cultura ebraica e cristiana antica, la donna era ritenuta "impura" per 40 giorni a seguito del parto di un figlio maschio.

Durante la Candelora, infine, la Chiesa cristiana festeggia la presentazione di Gesù al tempio.

Tuttavia, Imbolc non è sparito nei nostri tempi  moderni, ma è vivo e vegeto grazie alla cultura neopagana che celebra ancora i sabba legati al calendario celtico. Imbolc, infatti, è diventata una tipica festività Wicca.

Vediamo adesso insieme quali sono i riti e i simboli di questa magica Festa della Luce. E chissà che quest'anno non vorrai aprire la tua casa al Fuoco Sacro di Imbolc!

 

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La Divinazione Meteorologica

Per gli antichi Celti, Imbolc era tradizionalmente il momento ideale per le divinazioni meteorologiche, in base alle quali si poteva predire l'arrivo della futura primavera.

La pratica divinatoria più famosa era legata all'osservazione dei serpenti e dei tassi: se durante Imbolc questi uscivano dalle loro tane, si profilava una calda primavera.

La divinazione legata al comportamento animale era qualcosa di molto comune per i popoli antichi, che ancora perdurano nella nostra quotidianità. Basti pensare allo statunitense Giorno della Marmotta, che predice "sei settimane" di brutto tempo, se l'animale si sofferma a guardare la sua ombra. Oppure ai nostri Giorni della Merla, considerati i più freddi dell'anno, anch'essi associati all'andamento della futura primavera. Infatti, se in questo periodo aumenta il caldo, vorrà dire che la primavera arriverà in ritardo. Se invece farà freddo, allora la primavera sarà mite e regolare.

Nel Medioevo, nella zona delle Alpi, si parlava persino dell'Orso della Candelora. Anche in questo caso il futuro era nelle "zampe" dell'animale protagonista. Si diceva che nella notte tra il primo e il due febbraio gli orsi si svegliassero dal letargo e, a seconda di cosa avrebbero visto in cielo, si poteva preannuncia quando sarebbe arrivata la primavera. Se c'era la luna nuova, allora gli orsi sarebbero usciti dal letargo e la primavera sarebbe arrivata in anticipato. Se invece c'era la luna piena, invece, gli animali sarebbero rientrati nelle tane e la bella stagione avrebbe ritardato il suo ritorno.

Legato a Imbolc e alle sue pratiche divinatorie, esiste anche la figura della Cailleach, la "strega divina", ossia un'antichissima divinità appartenente al folclore scozzese e irlandese. Secondo il mito, se durante Imbolc spledenva il sole, allora voleva dire che la Cailleach aveva fatto venire il bel tempo così da poter raccogliere la legna in vista di un lungo inverno. Se invece sul Imbolc si abbatteva il brutto tempo, era una cosa positiva poiché la strega, predicendo un inverno breve, non aveva bisogno di legna da ardere per riscaldarsi ancora a lungo.

 

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La Festa degli Agnelli

Come abbiamo visto, secondo la tradizione celtica Imbolc è il primo passo verso la primavera, accompagnata dallo sbocciare dei bucaneve e dalla nascita dei novelli agnellini durante la prima luna piena di febbraio.

In effetti, lo stesso nome  della festa celtica deriverebbe da questi animali. Alcuni studiosi ritengono che Imbolc venga dall'antico termine irlandese "i mbolc", ossia "nella pancia" o "nel sacco", che rimanda appunto alle pecore gravide. Simbolicamente, però, potrebbe essere associato anche alla figura di Madre Natura che, nonostante in Terra regni l'inverno, nel suo grembo sotterraneo stia già covando la vita che sboccerà in primavera.

Altrimenti, la sua radice potrebbe provenire dalla parola "Oimelc", ossia "latte di pecora", altro riferimento alla stagione degli agnelli e all'importanza della pastorizia per queste popolazioni agricole. Infatti, era proprio in queste settimane che le pecore iniziavano a dare il latte a seguito del parto, un alimento essenziale anche per l'alimentazione umana.

 

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Il Giorno di Brigida

La divinità che veniva celebrata durante Imbolc era Brigit (o Brighid), una dea molto amata dagli antichi Celti, patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Era una divinità dalla triplice forma, spesso rappresentata in tre sorelle diverse: la vergine, la madre e l'anziana.

Questa triade, sintetizzata nelle tre età della donna, era una raffigurazione molto classica per i popoli antichi, come le Parche romane, le Moire greche e le figlie slave del dio Sole, quest'ultime incarnazione delle stelle della sera, del mattino e di mezzanotte.

Brigit è la divinità della Luce e del triplice fuoco. Il suo stesso nome richiama i Sacri Falò, poiché deriva dalla parola celtica "breo", ovvero "fuoco". Per attirare la sua benedizione e la sua luce, i contadini irlandesi legavano ai rami dei loro alberi da frutto dei nastri colorati per proteggerli e guarirli da potenziali malattie.

Il fatto d'essere la protettrice della guarigione, della fucina e della poesia rimandava a significati più intimi della semplice pratica di questi mestieri.

Per i Celti, i poeti avevano un legame stretto con gli dei, che ispiravano loro canzoni meravigliose. Inoltre, "la parola", scritta e cantata, era considerata magica, perché rendeva la memoria eterna e dava sollievo all'animo. Ai guaritori, invece, andava la cura non solo del corpo, ma anche dello spirito. Si può dire che erano dei veri e propri sciamani. Infine, anche la figura del fabbro aveva una connessione con lo spirito e il divino, poiché modellare i metalli rimandava a una sorta di alchimia trasformativa, tanto fisica quanto soprattutto spirituale.

Dato che Imbolc era sacro a Brigit, questa festa era molto legata alle donne e alla femminilità. Tradizionalmente, in particolare in Irlanda e Scozia, il primo febbraio avveniva una processione nella quale l'effige della dea veniva portata in giro dalle donne del villaggio per benedire le case e le famiglie. Questa "bambola" era chiamata "Brídeóg" ed era fatta di giunchi, paglia, fiori, stoffa e conchiglie. Non era insolito però che una delle fanciulle venisse scelta come "rappresentazione" della dea, al posto di questa effige. 

Quando giunse nelle terre del nord, il cristianesimo non solo assorbì la figura della dea Brigit, ma la trasformò in una dei suoi santi nella missionaria Santa Brigida d'Irlanda. Uno dei suoi simboli tipici era la croce a spirarle, fatta di giunchi intrecciati in una croce quadrata con quattro braccia.

 

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Data di Pubblicazione: 30 gennaio 2024

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