SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Iniziazione ai Misteri della Dea Afrodite

Afrodite Svelata - Maya Vassallo Di Florio - Speciale

Avvicinati al sacro e alla magia della Dea Afrodite, divinità primordiale legata all'Amore, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Maya Vassallo Di Florio.

Iniziazione ai Misteri della Dea Afrodite

Ora la nomino con quel nome che le è caro,

ovvero con il nome di Afrodite...

si tratta di un'unica realtà,

se si ascolta semplicemente il nome,

ma in realtà assume svariate forme

e in un certo senso differenti le une dalle altre.

Platone, Filebo 12c

Afrodite è la Grande Dea amorevole dal cui grembo marino nasciamo e al quale ritorniamo. È Colei che ci conduce a esplorare i misteri celesti e ctoni, poiché è celeste, marina, terrena e anche infera. È Lei che ci inizia alle vie del piacere e ai misteri della sessualità sacra.

Il mistero è una verità spirituale che non può essere spiegata con le sole parole, va esperita. E non può essere compresa né pienamente né razionalmente, perché appartiene alla sfera delle emozioni. Un mistero, per poter essere svelato, deve, paradossalmente, restare velato, costituendo un'esperienza straordinaria.

Questo è il significato originario del velo con cui Afrodite è rappresentata nella mitologia e nell’iconografia. Prima di divenire strumento per coprire la colpa di avere un corpo, di incarnare la bellezza e il principio del piacere, il velo con il quale le tre Grazie celavano Afrodite aveva la funzione di adornarla e di porre una membrana protettiva tra la realtà quotidiana e la sua malia.

I miti, le tradizioni, i rituali, si evolvono con la cultura, come afferma, tra gli altri, anche G. Papantoniou in "The Cypriot Goddess", riferendosi specificatamente al culto di Afrodite. Il lavoro di ricerca svolto in questi anni ha avuto e ha l’intento di offrire un nuovo e insieme antico sapore alla spiritualità e, di conseguenza, alla vita.

Un cambio di paradigma possibile, a partire dal recupero di antiche narrazioni e tradizioni, riattualizzate in maniera pertinente alla nostra epoca.

 

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La tradizione afroditica, come vissuta dalla comunità del Tempio della Grande Dea e come presentata in questo testo — che ne costituisce un piccolo assaggio — non è una religione, poiché non lega né vincola alcuna persona all’osservanza di rigide regole e non è dogmatica.

Certo, è una tradizione strutturata, con le proprie ricorrenze e pratiche che per millenni le antenate e gli antenati hanno celebrato e utilizzato per armonizzarsi con i cicli naturali e cosmici, le quali costituiscono la nostra bussola per orientarci nella vita dentro e fuori di noi.

Ma al tempo stesso è una spiritualità creativa, che invita all'espressione della propria arte, delle proprie emozioni, del proprio gusto, della propria spontaneità e, soprattutto, del proprio piacere. All’interno dell’ordito della tradizione ogni persona è libera di tessere, di fare e disfare, poiché la Dea è trasformazione continua.

È tradizione e mutamento insieme, è la bellezza selvaggia della natura come quella raffinata dell’arte. È Colei in cui gli opposti danzano armoniosamente e fanno l’amore: “Afrodite è in sé bellezza, però non solo la bellezza che viene dalla divina ispirazione, ma anche quella della natura”.

Afrodite è una Dea immensa, il cui regno è l’intero Cosmo.

Lei è dappertutto, pulsante come le stelle nel firmamento, mutevole, sfaccettata, iridescente, caleidoscopica, multipla, multiforme, muta-forma eppure integra nella propria unicità. Basti pensare che un semplice e basilare elenco degli epiteti di Afrodite comprende circa settecento nomi.

Di certo è molto mutata da quando era venerata, come definisce Tacito nelle sue "Historiae", come "simulacrum Deae non effigie humana" (simulacro della Dea in forma non umana), nell’enorme pietra nera aniconica che ancor oggi è oggetto di adorazione a Paphos e il cui tocco provoca emozioni che s'infrangono sul cuore come onde del mare in tempesta.

 

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C'è un filo rosso che ne rammenda insieme i pezzi, da quando era in quel betile nero fino a quando è stata poi raffigurata come molti tipi di donna o come ermafrodita. La sua presenza ancora oggi è palpabile ovunque, in ogni luogo e icona con Lei identificati e che traboccano della sua vivificante pienezza.

Ha subito tentativi di screditamento sia iconografici che mitici ma, nonostante questa ostinazione, nemmeno secoli di tradizione ellenica sono riusciti ad affondarla, se persino in epoca patriarcale c'è chi la cantava così:

"Cantiamo le emanazioni dei molti nomi di Aphrogheneia (Colei che è nata dalla schiuma) e la grande Fonte regale da cui tutti gli alati Erotes immortali sono sorti, di cui alcuni colpiscono le anime con frecce noeriche, in modo che, essendo state prese dai pungoli del desiderio che conducono in alto, aspirino a rivedere le fiammeggianti sale della Madre.

Altri, a causa dei voleri che allontanano il male e degli atti provvidenziali del padre, desiderando accrescere l'universo infinito con generazione (nascita), fecero sorgere nelle anime un desiderio verso l’esistenza terrena. Altri ancora sempre sono supervisori delle molteplici varietà dei canti nuziali, in modo da produrre una razza immortale di uomini che molto sopportano da un'origine mortale; e tutti hanno a cuore le opere di Kythereia che crea l’amore.

Ma, Dea, poiché Tu sei Colei che ha un orecchio che sente da lontano in ogni luogo, sia che Tu avvolga il grande Cielo tutt'intorno, dove, com'essi dicono, Tu sei l’anima divina del Cosmo immortale, o che dimori nell’Etere sopra i cerchi delle sette orbite mentre versi Poteri invincibili nelle Tue emanazioni, ascolta, e possa Tu guidare il faticoso percorso della mia vita, Signora, con le Tue frecce più giuste, ponendo fine al freddo impulso dei desideri non sacri."

Proclo di Licia, Diadoco dell’Accademia Platonica

Sarà un piacere immergerci dentro di Lei e nei suoi misteri, dunque, scoprendo come è cambiata nei millenni, nei luoghi della terra in cui non ha mai smesso di essere venerata e nelle stagioni.

La conosceremo in tutti i suoi nomi, eppure per risvegliare la sua essenza e sentire quel formicolio a fior di pelle ci basterà una sola parola: Afrodite.

 

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Creare lo spazio sacro

Per cominciare a risvegliare nella propria quotidianità le energie afroditiche, è importante inserire le nuove abitudini gradualmente. Alcune delle pratiche sono quotidiane e, nella loro semplicità, cambiano la vita. Altre sono stagionali, e le vedremo passo dopo passo.

Quelle quotidiane puoi inserirle gradualmente nella tua routine giornaliera, finché diventeranno spontanee come lavarti i denti al mattino.

Quelle stagionali, ti stupirai di scoprire, giro di Ruota dopo giro di Ruota diverranno per te e la tua famiglia delle magiche tradizioni dal sapore antico, che ti collegheranno a chi, come te, le sta vivendo in altri luoghi e, contemporaneamente, alle antenate e agli antenati. E ciò ha un senso di perfezione che ci collega tutte e tutti nel tempo e nello spazio.

La routine quotidiana per creare il cerchio sacro si svolge possibilmente al mattino, prima di iniziare la giornata, ed è costituita da questa sequenza:

  1. Accensione della Fiamma di Afrodite (chi è stata/o al Tempio della Grande Dea almeno una volta di sicuro l’avrà praticata; in alternativa va bene una candela di color verde acqua a Lei dedicata) e accensione dell’incenso presso l’altare stagionale.
  2. Radicamento e centratura nel mare.
  3. Invocazione, presso l’altare circolare, della Ruota di Afrodite con tutti i suoi nomi, integrando la sua essenza in noi e portandola nello spazio, creando così il cerchio sacro.
  4. Preghiera di Afrodite (la conoscerai nel Capitolo 3 “Afrodite dell'Aria e il Tempo del sogno”) o parole dal cuore per lei.

Prima di addentrarci nello specifico della pratica quotidiana, vediamo che funzione hanno gli altari stagionale e circolare e come allestirli.

 

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Il Significato dell'Altare

Una delle prime cose che propongo a chi studia la tradizione afroditica o a chi visita il Tempio della Grande Dea e desidera iniziare a far esperienza di questa spiritualità è la creazione di un altare dedicato alla Dea. Si tratta della trasposizione in forma fisica, attraverso un atto creativo, della Dea così come la percepiamo dentro e fuori di noi.

Il tran-tran quotidiano delle nostre vite ci rapisce ed è molto facile perdere il senso e la consapevolezza della nostra presenza su questa terra, specialmente per coloro che abitano in città. L'altare rappresenta per noi un'àncora che ci riporta alla Dea, che è ogni cosa in natura e la natura stessa, comprese/ i noi, e ci indirizza nuovamente nel giusto flusso di ritmi in armonia con i suoi.

Mi è capitato spesso di incontrare persone che inizialmente mostravano grande reticenza all’idea di creare un altare in casa propria. Tra le motivazioni più frequenti c'erano l’imbarazzo nell’accogliere ospiti e dover fornire spiegazioni in merito, il non voler imporre la Dea ai propri familiari, o addirittura il sentire di dover nascondere quella parte di sé al proprio compagno o compagna e agli altri membri della famiglia.

Devo dire che questo capita soprattutto alle donne e le domande che pongo loro per ciascuna di queste preoccupazioni sono: come mai senti di doverti giustificare con chi viene a trovarti per ciò che scegli di esporre in casa tua?

Come mai usi la parola “imporre” invece che “proporre”? Se al posto della Dea ci fossero dei ninnoli qualsiasi, ti faresti altrettanti problemi nel prendere un po' di spazio per te su uno scaffale di casa? Perché reputi che la Dea sia qualcosa da continuare a tenere nascosta? Come ti fa sentire il bisogno di nascondere una parte di te così fondamentale come la tua spiritualità alla tua stessa famiglia?

Ho riscontrato che queste domande sono chiavi potentissime che schiudono le porte della consapevolezza, spesso con rivelazioni e rivoluzioni improvvise. Qual è il significato di un altare e la sua funzione? Perché lo creiamo? Un altare di Afrodite è una trasposizione in forma fisica, attraverso un nostro atto creativo, espressivo e artistico, di come muta la Dea attraverso le stagioni.

È una bussola per i nostri mutamenti interiori, una mappa spazio-temporale di direzioni, stagioni, archetipi ed elementi dentro e fuori di noi.

 

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L’altare è un modo per armonizzarci ai cambiamenti della natura e dei suoi cicli, prendendone piena consapevolezza mentre, parallelamente, la osserviamo mutare.

La osserviamo trasformarsi nei colori della vegetazione, nei ritmi degli animali e del tempo meteorologico, nelle temperature, nei colori e nel moto del mare, nei cicli della luna, e ne riproduciamo la nostra comprensione e percezione all’interno delle nostre case-templi-tane, che sono lo specchio della nostra anima, trasponendovi, come fosse uno specchio, la nostra comprensione di come tali cambiamenti si riverberano nei nostri corpi, nelle nostre emozioni, nei nostri stati d’animo e nelle nostre relazioni.

L'altare è anche un’àncora, dicevo, che ci permette, ogni volta che ci perdiamo, trascinate/i nel torrente dello stress, di ritrovare la nostra essenza e sentirci nella piena presenza della Dea, che siamo noi stesse/i e tutto quanto ci circonda.

Tra le mille incombenze della vita quotidiana, plasmata su valori materialisti, l’altare è il pulsante visivo-energetico che viene attivato non appena il nostro sguardo vi si posa, ricordandoci di respirare profondamente (lo stress riduce le nostre capacità respiratorie con notevoli conseguenze negative sulla salute e sul benessere in generale) e tornare alla consapevolezza di ciò che realmente conta.

Nella frettolosità tutta occidentale con cui “sbrighiamo” faccende e trattiamo-usiamo gli oggetti e le persone, l’altare ci riconduce dentro di noi con lentezza, ma soprattutto grazia. Amo molti aspetti della cultura giapponese: in qualche modo hanno conservato la coscienza di tutto questo e mettono cura in ogni singolo gesto, nella consapevolezza che anche le cose hanno uno spirito.

L'energia e i modi con cui trattiamo ciò che ci circonda sarà quella che ci verrà restituita.

Data di Pubblicazione: 15 luglio 2022

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