Immergiti nella storia di Paolo e parti per un viaggio straordinario di trasformazione interiore, leggendo l'anteprima del libro di Francesco Giacovazzo.
Prologo. Un'antica fiaba
«C'erano una volta un vecchio e suo nipote che, insieme al loro asino, tornavano, dopo un lungo viaggio, al loro amato villaggio. Mancavano ancora due città da attraversare. Arrivati nei pressi della prima, un gruppo di scolaretti, vedendoli, si misero a ridere e dissero: "Guarda che idioti, hanno un asino sano e forte e camminano a piedi! Almeno il vecchio potrebbe andare sull'asino!".
Avendoli uditi, il vecchio proferì: "Forse è meglio che io salga sull'asino o cominceranno a prenderci tutti in giro". Così facendo si rimisero in marcia, ma non superarono nemmeno due isolati che, dinanzi a una locanda, un gruppo di signori li squadrò e disse: "Come, il vecchio viaggia sull'asino e quel povero ragazzo va a piedi? Ma che razza di uomo è quello là!".
Senza dire nulla, il vecchio scese dall'asino e il nipote prese il suo posto. Lasciarono la città e procedettero in tranquillità prima di raggiungere l'ultimo paese. Appena varcarono le porte, due signore, con dei secchi carichi d'acqua nelle mani, incrociarono i loro sguardi e, rivolgendosi al ragazzo sull'asino, gli dissero: "Vergognati! Non vedi che tuo nonno è vecchio e stanco mentre tu sei giovane? Perché non fai salire lui sull'asino e lo lasci riposare un po'?".
Il vecchio e il ragazzo si consultarono per trovare una soluzione ed evitare di essere nuovamente derisi: decisero, quindi, di cavalcare entrambi l'asino.
Ma, ancora una volta, non fecero in tempo a fare pochi passi che incontrarono un altro gruppo di persone pronte ad ammonirli: "Che crudeltà verso quel povero animale! In due su un asino! Quell'asino è più morto che vivo. Avrebbe bisogno di essere trasportato lui stesso".
Ormai mancava poco alla fine del viaggio, così nonno e nipote pensarono: "Meglio assecondare il punto di vista della gente di questa città o ci prenderanno per degli sciocchi". Perciò, recuperarono una solida canna di bambù con cui legarono le zampe dell'asino e se lo caricarono in spalla.
L'asino cercò di ribellarsi, com'è nella sua natura, ma i due uomini erano più forti. Arrivarono a un ponte che attraversava un fiume. Al centro del ponte stavano alcuni pescatori con le lenze in acqua; appena i due si avvicinarono, uno di loro si alzò e, rivolgendosi ai suoi amici, disse: "Guardate questi imbecilli! Mai visti degli idioti simili! Invece di cavalcare l'asino se lo portano in spalla!".
Le risa e i rumori spaventarono l'asino che cominciò ad agitarsi, tanto da riuscire a liberarsi dalle funi e a fuggire, ma nel farlo cadde nel fiume e annegò. Il vecchio e il ragazzo accorsero per tentare di salvarlo, ma l'asino era ormai morto.
Allora, il vecchio disse al nipote: "Ora ascoltami bene: se dai troppo retta a quello che dice la gente farai la stessa fine dell'asino. Non badare a quello che dicono gli altri, perché ci sono miliardi di persone e ciascuna ha un'opinione propria. Ognuna ti spronerà ad agire in un certo modo e tu non riuscirai mai a trovare il tuo cammino".»
«Che strana favola, papà!» esclamò il piccolo Luca da sotto il piumone. Michele si tolse gli occhiali e sorrise. Guardò il suo piccolino con tenerezza e, quasi in un sussurro, gli rispose: «Non è una fiaba...».
Un momento di crisi
«Lei è depresso» disse il neurologo seduto di fronte a lui. «Cos'è la depressione?» domandò Paolo con una certa preoccupazione. «Niente, soltanto una carenza di serotonina nel sangue.»
Paolo si accasciò sulla morbida poltrona di pelle e riprese a respirare regolarmente. Il male oscuro aveva ora finalmente un nome, e forse anche un antidoto. Da più di un mese, qualcosa, simile a una nube nera, aveva oscurato senza motivo la sua anima, inaridendola e prosciugandola da ogni gioia ed entusiasmo.
Tutto era iniziato un pomeriggio mentre stava scrivendo l'ultimo capitolo della tesi sul balcone del quarto piano di casa sua quando una strana tristezza, all'inizio impercettibilmente, lo avvolse.
Paolo rimase a fissare, per alcuni minuti, l'ultimo rigo che aveva scritto sul monitor: "La suprema illusione dell'uomo è la sua convinzione di poter fare. In verità nessuno può fare niente. Tutto accade".
Quella frase, come un buco nero, assorbì ogni sua forza e passione, privando di senso tutto quello che stava scrivendo. Si strizzò gli occhi e alla fine desistette dal tentativo di continuare a scrivere.
Chiuse il notebook e si diresse in cucina, dove sua madre Anna stava ricamando seduta vicino alla finestra, illuminata dalla luce del tardo pomeriggio che riempiva la stanza.
«Che hai, Paolo? Sei pallido!»
«Niente, mamma, forse mi sto raffreddando.»
«Per forza, stai tutto sbracciato sul balcone da stamattina!»
Paolo aprì il frigorifero e bevve un sorso di succo d'ananas, poi tornò in camera, chiuse la porta e cercò di concentrarsi. Doveva assolutamente finire quel dannato capitolo prima di andare a dormire.
Ma più cercava di sforzarsi, più il suo cervello sembrava impantanarsi. Iniziò a innervosirsi, mentre quella strana malinconia che lo aveva pervaso poco prima si trasformò in apprensione, bloccandosi all'altezza dello stomaco.
Paolo cominciò a tremare e il suo cuore, all'improvviso, prese a martellare all'impazzata. Si accasciò per terra, convinto di avere un attacco cardiaco, e cercò di concentrarsi sul respiro; intanto il collo gli si era irrigidito in una morsa dolorosa e il sudore freddo sembrava bruciargli la fronte con tanti aculei avvelenati.
La vista si fece caotica e il tempo si diluì; i secondi divennero ore pesanti come l'eternità. All'improvviso, così come era venuto, il diavolo se ne andò, lasciando un'ombra di terrore infinito nella mente di Paolo.
«Ma che diamine mi sta succedendo?» si domandò in preda al panico.
Manca poco alla laurea
La sera, a cena, lo raccontò ai suoi.
«Tipico stress pre-laurea» sentenziò suo padre senza scomporsi. «Non ti vorrai arrendere proprio ora che sei alla fine della corsa, vero?»
Suo padre Aldo era il classico self-made man partito da umili origini e che si era fatto una posizione di tutto rispetto in società confermando che l'impegno e la tenacia premiano più di qualsiasi fede.
Per Paolo, era più che un esempio: era un eroe che ammirava e rispettava per la sua forza e la sua sagacia, e per essere riuscito a conquistare una delle donne più belle del paese: sua madre.
«Prova a prendere il ginseng e qualche goccia di valeriana prima di andare a dormire. A proposito, riesci a dormire la notte?»
«Sei un medico per caso?» si intromise apprensivamente Anna che era rimasta in silenzio per tutta la discussione. Aldo la guardò torvo, quasi offeso per essere stato interrotto.
«Sì, papà, dormo, anzi ho sempre sonno in questo periodo» rispose Paolo, tentando di riportare la discussione su toni più pacati. «Tra un paio di mesi sarà tutto finito e questa storia sarà soltanto un ricordo» concluse il padre.
Paolo andò a dormire con quella convinzione e si immaginò, dopo qualche mese, dottore, laureato e premiato per tutti i suoi sacrifici. Finalmente, come dicevano tutti, la sua vita sarebbe cambiata.
Data di Pubblicazione: 13 maggio 2024