Gli insegnamenti per attingere agli stati di coscienza positivi che si trovano in un altro tempo. Scoprili, leggendo l'anteprima del libro di Richard Bartlett.
Insegnamenti fondamentali sulla Dualità
Noi siamo coscienza: è questa la nostra natura. Abbiamo scelto di manifestare gli schemi d’informazioni che fanno la loro comparsa nella nostra realtà personale, sotto forma di condizioni, strutture, famiglie o finanze. Abbiamo in qualche modo voluto e scelto ogni aspetto della nostra vita.
In realtà, qualche volta “scegliamo” evitando accuratamente di scegliere, e fin troppo spesso alcuni di noi scelgono la polarità opposta a ciò che non vogliono. Per esempio, se non vogliamo sviluppare una certa malattia, cosa facciamo? Mangiamo in modo corretto, così da tutelare la nostra salute.
Ma tale concetto nasconde una bomba a orologeria, non è vero? Quando mangiamo correttamente per mantenerci in salute, cosa accade? Per certi versi, stiamo mangiando per sottrarci alla malattia.
Ciò significa, però, che anche quando ci nutriamo con cibi sani al fine d’impedire l'emergere di una malattia, ci troviamo in relazione inconscia con ciò che temiamo. Quando cerchiamo d’impedire che il nostro colesterolo salga alle stelle, stiamo lottando con il colesterolo.
Se prendiamo l’aspirina per evitare un attacco cardiaco o un colpo apoplettico, a livello inconscio ci troviamo in relazione disagevole con tutti questi aspetti della nostra realtà. Ciò equivale a dire che ci troviamo in una condizione di spin appaiato con ciò che non vogliamo.
In una configurazione del genere, quando la paura cresce, la salute può diminuire. Quando è successo che “una mela al giorno toglie il medico di torno” si è trasformato in “un’aspirina al giorno toglie il medico di torno”?
Dobbiamo stare attenti a non prestare cieca fiducia in tutte le statistiche mediche, altrimenti ci trasformeremo in una di queste.
Mangiare in modo da trarre beneficio dal nutrimento perché ci fa stare bene, è una cosa. E mangiare in tal modo può coesistere con certi principi dietetici, da cui la salute non potrà che trarre beneficio. Le nostre esigenze personali e la nostra energia, di comune accordo con le nostre credenze, definiscono quale sia il significato che attribuiamo al “mantenerci in salute”.
Ecco perché la dieta varia a seconda degli individui. Qualcuno potrebbe mangiare solo prosciutto, perdere peso, avere un cuore in perfetta salute e i livelli d’insulina in piena norma. Per quella particolare persona, una dieta del genere potrebbe rappresentare una perfetta soluzione biochimica.
Qualcun altro, invece potrebbe mangiare soltanto insalata, e trovarsi benissimo senza dover ricorrere ad altro cibo. E magari un essere proveniente da un altro pianeta potrebbe accontentarsi di luce solare e sentirsi sempre pieno di energia!
Quale che sia il regime alimentare di nostra scelta, dovrebbe accordarsi ai nostri riferimenti personali culturali, alla nostra idea di “cibo sano”.
Perché talvolta mangiare bene finisce per danneggiarci
Considerare salute e malattia in base a concezioni e norme ben definite può rivelarsi una pessima idea. Come ho già sottolineato, quando ti sforzi di “mangiare bene per la tua salute”, inconsciamente potresti entrare in relazione, e in polarità, con la malattia.
Dopotutto, per le tue arterie il prosciutto potrebbe essere un toccasana. Il medico ci dice qualcosa e rispondiamo: "D'accordo dottore, se lo dice lei...". E invece no! Dev'essere “se lo dico io”! Dopotutto, potremmo pur sempre ribadire: "Prosciutto, mi piaci da impazzire!", quindi mangiarcelo senza che arrechi alcun danno.
D'accordo, sto scherzando, ma non troppo. In quanto medico, temo che buona parte delle ricerche in materia nutrizionale siano nella migliore delle ipotesi contestabili. In realtà, sono molte le ricerche in campo cosiddetto sanitario sponsorizzate e pagate da grandi multinazionali, soprattutto i giganti della farmaceutica.
Quando una ricerca produce dati diversi da quelli auspicati dalle compagnie che le hanno finanziate, capita persino che tutto venga messo a tacere. Se un certo lavoro entra in conflitto con gli utili di una certa società, verrà prontamente intrapresa una nuova ricerca il cui obiettivo sarà quello di favorire i prodotti da commercializzare.
L'attore Walter Donovan, che interpreta il cattivo nel film "Indiana Jones e l'ultima crociata", a un certo punto si rivolge all’eroe e gli dice: "Te l’avevo detto che non bisogna fidarsi di nessuno!"
Fatto sta che se c'è un numero sufficiente di persone che crede a quanto viene dichiarato a seguito di una specifica ricerca, tali risultati assurgono al ruolo di realtà per tutte le situazioni che ricadono in quel particolare ambito. Ed è proprio per tale motivo che sostengo che ognuno di tali ambiti può nascondere delle sorprese.
Qual è il particolare sistema di credenze che ci siamo costruiti tutto intorno, o che abbiamo permesso che gli altri ci erigessero intorno?
Non dovremmo fare una certa cosa solo perché l'hanno detto gli esperti. Dovremmo farlo perché in un certo preciso momento ci sembra corretto e nutre la nostra fisiologia.
In sostanza, seguiamo il consiglio soltanto se si confà alle nostre esigenze o al nostro sistema di credenze, così come si sta manifestando in questo preciso istante. È una questione di flessibilità, chiaro? O forse, la sera, nell’inginocchiarci per la preghiera, sarà opportuno rivolgerne una anche a Placebo, la divinità della guarigione spontanea: "E adesso, prima di dormire, prego Placebo [ma era un dio greco?] affinché mantenga in salute il mio cuore!".
Evitare i problemi rafforza la nostra relazione con essi
Se cerchiamo di evitare un problema, o facciamo semplicemente finta che non esista, corriamo il rischio di entrare in una condizione di auto-illusione. E ciò non contribuisce affatto alla sua soluzione. Possiamo riconoscere il problema per ciò che è, ivi compresi i turbamenti emotivi che possono essere connessi alla sua manifestazione.
La condizione di carica energetica che caratterizza l’afferrarsi al problema, lo tiene legato alla sua manifestazione fisica. Quando invece mostriamo rispetto per l'energia del problema, in realtà liberiamo parte della sua carica psichica, e a quel punto possiamo delicatamente metterlo da parte, forse appena oltre la soglia della nostra consapevolezza. In tal modo potremmo assumere una posizione neutrale circa tale disturbo o problema.
In punta di piedi attorno all'ologramma medico
Un giorno una signora è entrata nel mio studio e mi ha ordinato: "Adesso lei mi guarirà. Lei è la mia ultima speranza".
Ovviamente era capitata nel posto sbagliato! Come diavolo era giunta alla conclusione che io fossi Dio? A suo dire aveva già provato di tutto, e io rappresentavo per l'appunto la sua ultima possibilità. Ero io il suo miracolo.
Quando ho preso ad acquisire di ciò che stavo osservando su di lei, ho visto fluttuare nel suo campo energetico un bel po’ di aghi e pillole.
"Non interpreti i miracoli come l’ultima risorsa di un disperato", le ho consigliato. Ho visualizzato una sorta di imbuto, proprio sopra il suo chakra del capo, e ho immaginato di versarci dentro dei medicinali. Poi le ho detto: "Torni dal suo medico e abbia la massima fiducia nelle sue prescrizioni.
Prenda le medicine perché da quello che vedo, la sua persona è assolutamente compatibile con la filosofia e l'approccio della medicina occidentale tradizionale. Cerchi i suoi miracoli ovunque le si manifestino. Si fidi di qualsiasi cosa finisca per comparire nella sua realtà: si convinca che potrà risultare utile, e forse tagliato su misura per le sue esigenze personali".
Quella donna era stata seguita da medici convenzionali per molti anni, e interiormente era compatibile e in pieno accordo con i loro metodi a un livello di coscienza assai profondo. Per poter ricevere ciò che era già stato fatto per lei, doveva semplicemente riconoscere tale realtà.
Esiste un enorme campo morfico limitante che chiamiamo “malattia”; se attingiamo a quel campo, sicuramente potremo procurarci un bel po' di guai. Se è proprio quella la realtà con cui ci stiamo baloccando, potremmo inconsapevolmente continuare a creare la malattia.
Non sono né a favore né contro i medicinali
Non sono un grande fautore dei medicinali, né dell'approccio “identifichiamo il nemico e facciamolo fuori” che caratterizza la pratica della medicina tradizionale. Ma non sono neppure contro. Giacché se sei contro qualcosa, significa che sei a favore del suo opposto. E se sei a favore di qualcosa, ti trovi in contrapposizione con l'estremo opposto. Non sto scherzando!
L’Energetica della Matrice non implica lo schierarsi da una parte o dall’altra. Se riusciamo a trovare una posizione in qualche modo intermedia, tali distinzioni svaniscono all'istante. In definitiva, tutto quanto è fatto semplicemente di modelli di luce e di informazioni.
Non voglio quindi dire che si debbano negare il cancro o altre diagnosi mediche. In evenienze del genere ci si rivolge alla radioterapia, alla chemioterapia o a qualsiasi altra terapia risulti adatta secondo il paradigma medico dominante.
Tali campi morfìci di possibilità possono produrre la guarigione, se il paziente è compatibile con tale modello fino al livello più profondo delle sue credenze. Peraltro, sarà meglio evitare di rivolgerci a un modello che non ci si confà.
Fintantoché ci adeguiamo alle regole della materialità (o se preferiamo del peccato, della malattia e della morte), definiamo esattamente le modalità di manifestazione della realtà e reagiamo di conseguenza.
Sono le nostre percezioni circa ciò che riteniamo possibile a definirci. Se è opportuno che prendiamo una certa medicina, o che ci sottoponiamo a un intervento chirurgico, così sia. Non dovremmo pensare che ciò significhi che non abbiano superato l'esame finale del corso di Elevazione della Coscienza.
L'idea che dobbiamo essere perfettamente liberi da qualsiasi avversità continua ci lega al concetto, al potere e al campo morfico di ciò che consideriamo negativo.
Ciò in cui scegliamo di credere è potenzialmente illimitato. Scegliamo di fare riferimento a quanto consideriamo pertinente in un certo momento. Accettiamo la situazione in cui ci troviamo, considerandola un buon punto di partenza, e quindi introduciamo altre possibilità.
Non preoccupiamoci di lottare contro ciò che è già stato definito. Introduciamo qualsiasi possibilità ci permetta simultaneamente di “essere” o di “non essere”. Spesso il cambiamento avviene proprio quando smettiamo di cercare di cambiare le cose.
Data di Pubblicazione: 27 aprile 2023