SAGGI E RACCONTI   |   Tempo di Lettura: 5 min

Istruzioni Cosmiche

L'Ologramma Cosmico - Anteprima del libro di Jude Currivan

Le istruzioni dicono qualcosa su come fare qualcosa...

"Questo pianeta è giunto con una serie di istruzioni, ma sembra che noi le abbiamo usate male. La civiltà ha bisogno di un nuovo sistema operativo."
PAUL HAWKEN, attivista e autore di Moltitudine inarrestabile

Proprio Come quando vogliamo fare una torta al cioccolato perfetta, abbiamo bisogno delle istruzioni fondamentali iniziali, delle condizioni, degli ingredienti, di una ricetta e di un contenitore anche per creare il nostro Universo perfetto, che dopo circa 13,8 miliardi di anni di evoluzione è giunto al punto in cui possiamo gustarlo come un dolce.

Ora vedremo come fin dal primo momento fossero presenti le istruzioni necessarie, la programmazione algoritmica che ha letteralmente informato la creazione dello spazio-tempo e i principi energetici e informazionali che perdurano per tutto il ciclo di vita del nostro Universo e costituiscono le fondamenta della sua evoluzione.

Il nostro Universo

Fino agli anni Venti del secolo scorso, la maggior parte degli astronomi riteneva che il nostro Universo fosse immutabile e infinito. Tuttavia nel 1927 Georges Lemaitre, sacerdote e scienziato cattolico belga, aveva avanzato l’idea, confermata due anni dopo dal punto di vista osservazionale da Edwin Hubble (da cui prende il nome fomonimo telescopio), che l’Universo non fosse invariabile ma in espansione.
Ciononostante, astronomi come il britannico Fred Hoyle continuavano a considerarlo sostanzialmente infinito, ideando il modello, oggi ignorato, dello stato stazionario, in base al quale la materia continua a formarsi per controbilanciare l’espansione e conservare uno stato in definitiva eterno. Hoyle contrapponeva la propria proposta alla teoria di un inizio specifico, e quindi finito, per il quale nel 1947 aveva coniato il nome di Big Bang.

Il modello del Big Bang, tuttavia, aveva fatto una previsione verificabile: a partire da uno stato di enorme calore, il nostro Universo si raffreddava man mano che si espandeva e avrebbe quindi dovuto riempirsi della radiazione residua di quell’era precedente che ora sarebbe misurabile come molto fredda e radiante a frequenze caratteristiche delle microonde. La previsione fu confermata solo nel 1965, quando Arno Penzias e Robert Wilson, ingegneri dei Laboratori Telefonici Bell, scoprirono per caso questo cosiddetto fondo cosmico a microonde, o CMB, mentre erano disturbati dal rumore eccessivo nel radioricevitore che stavano costruendo. Questa scoperta fece sì che la teoria del Big Bang venisse universalmente accettata. In un primo tempo, i due ingegneri avevano creduto che gli escrementi dei piccioni nell’apparecchiatura fossero i responsabili del rumore e si erano impegnati (probabilmente sporcandosi le mani) per eliminarli. Dato che però il rumore persisteva, altri scienziati si erano resi conto che doveva trattarsi della traccia energetica residua risalente a circa 380.000 anni dopo il Big Bang, quando il nostro Universo era diventato per la prima volta trasparente alla luce.

Non solo la presenza del CMB, ma anche le analisi delle minuscole irregolarità al suo interno effettuate dal Wilkinson Microwave Anisotropy Probe (WMAP) della NASA forniscono ulteriori prove del fatto che il nostro Universo è finito. Nel 2003, le rilevazioni eseguite dal WMAP dei pattern di punti leggermente più caldi e più freddi che rappresentano increspature al suo interno, simili a piccole onde nell’oceano, hanno dimostrato l’assenza di lunghezze d’onda più lunghe. Un universo infinito dovrebbe includere lunghezze d’onda di tutte le lunghezze, mentre un universo finito deve avere un limite, come quello misurato.

Mentre alcuni cosmologi continuano a sostenere che, nonostante la sua origine finita, il nostro Universo si espanderà a un’estensione spaziale infinita e a una durata temporale eterna, vedremo che questa visione fa a pugni non solo con la logica fondamentale, ma anche con le leggi della fisica e delle prove osservazionali in costante aumento.

Ciononostante, giungere alla conclusione che lo spazio-tempo del nostro Universo sia finito non significa presumere che lo sia anche l’intero Cosmo, e neppure che la sua infinitezza sia espressa solo a livello fisico. Grossomodo negli ultimi dieci anni è stata proposta un’enorme quantità di modelli teorici di altri universi, in realtà tutti possibili, che formano un cosiddetto multiverso. Questi modelli hanno cercato di affrontare varie questioni contenziose, compresa l’apparentemente molto specifica e speciale natura del nostro Universo, considerandolo perlopiù un evento casuale all'interno di un’infinità di altri eventi casuali, tutti ugualmente privi di scopo e significato.

Come abbiamo iniziato a intuire, la comprensione dei regni fisici, non solo per quanto riguarda il nostro Universo, ma anche per qualsiasi scenario di multiverso, richiede una visione più profonda dell’informazione ordinata che li sottende e li pervade. Verso la fine della nostra esplorazione, prenderemo in considerazione in termini informazionali anche alcune teorie del multiverso, per valutare in che misura possono offrirci una percezione allargata di un Cosmo infinito e significativo.

Nel frattempo però continueremo a focalizzare l’attenzione sul nostro Universo. Quello che ci aspetta è un viaggio entusiasmante.

Questo testo è estratto dal libro "L'Ologramma Cosmico".

Data di Pubblicazione: 12 ottobre 2017

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