SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Istruzioni per Maghi Erranti - Anteprima del libro di Andrea Panatta

Istruzioni per Maghi Erranti - Andrea Panatta - Speciale

Il percorso di consapevolezza di un mago errante inizia da qui.

Istruzioni per maghi erranti - Intensità

L’essere cerca intensità. Qualsiasi cosa pensiamo che l’essere sia, un principio superiore, un noi più vasto o ciò che realmente siamo, esso cerca esperienze intense. L’intensità è quella facoltà di vivere una situazione, qualsiasi situazione di vita reale, con il massimo della partecipazione, essendo totalmente presenti e avendo sempre in mente l'idea che attraverso ogni singolo momento della nostra esistenza, l’essere - il qualcosa che realmente siamo - in qualche modo stia imparando, prendendo appunti e acquisendo informazioni. E uno stato di massima attenzione focalizzata, una condizione di massima energia. Esistendo con intensità nel mondo e attraversando tutte le sue contraddizioni, l’essere impara le sue due funzioni fondanti, l’espansione e la contrazione, rispecchiate nelle due emozioni basilari dell’amore e della paura, che sono anche le uniche due che l’essere può veramente sperimentare. Ogni volta che scegliamo di guardare la realtà per quella che è, di passare attraverso gli eventi senza fuggirli, di sentire davvero ogni tipo di emozione, di essere attenti, ricettivi, disponibili a ciò che la vita ci mette di fronte, il nostro essere cresce, incrementando la sua permeabilità verso l’esterno, alleggerendosi, e proviamo una sensazione di benessere, pienezza, energia. Ogni volta che, al contrario, cerchiamo di evitare la vita, di rimpiazzarla con descrizioni della realtà provenienti dal passato o da “altri”, con fughe di ogni genere, ogni volta che cerchiamo di non sentire emozioni e sentimenti che riteniamo pesanti o negativi ed evitiamo intere parti di esperienza, l’essere subisce una contrazione e un conseguente appesantimento, facendo aumentare il dolore e la sofferenza. Ogni volta che non possiamo o non vogliamo vivere qualche parte di questa realtà, o che mettiamo al posto di un'esperienza la sua descrizione (che è sempre mentale e per lo più appresa da qualcuno) il nostro essere diventa più pesante, più compatto, e il nostro campo energetico subisce un intorpidimento, una sfocatura. La sfocatura è la somma di tutte le nostre resistenze alla realtà così come, l’addensarsi di tutte le decisioni prese in merito al reale. La sfocatura è, purtroppo, anche la lente d’ingrandimento attraverso la quale valutiamo il reale dicendo “le cose stanno così”, dichiarando apertamente la nostra ragione sul fatto che le cose stiano proprio come stanno. A sostegno di questo usiamo tutto ciò che conosciamo, che abbiamo letto e studiato, tutto quello che gioca a conferma del fatto che le cose stanno così come crediamo che stiano, ignari del fatto che, in effetti, le cose sembrano così soltanto a causa di una sfocatura percettiva che agisce sulla realtà e fa in modo di andarsi a cercare nel mondo le prove per giustificare le proprie posizioni. La sfocatura cerca sempre di validare e giustificare se stessa. Questo vale per chiunque. Un mago errante è qualcuno capace di vedere la propria sfocatura, qualcuno che ha generato in sé il profondo bisogno di andare oltre questa e di aumentare l’intensità della propria esistenza. Egli nasce nel preciso istante in cui si accorge di questo errore percettivo, e capisce che tale errore si riflette costantemente sulla realtà, modificandola. Un mago errante nasce quando si accorge che la sua sfocatura sta agendo sul mondo proprio come quella di chiunque altro, a qualsiasi livello egli dica di trovarsi, e nel fare questo vede la quantità di bugie e falsità che questa racconta, a lui stesso e agli altri. Comprende pertanto che non può esistere la ragione, né tantomeno qualcosa come la verità assoluta. Nel momento in cui nasce, il mago errante inizia a essere un ricercatore, perché capisce che questa sfocatura percettiva, con le sue menzogne, sta offuscando proprio quell’intensità che l’essere cerca costantemente. Nascendo il mago errante parte per un viaggio con il quale cerca di restituire intensità al proprio essere. Il viaggio di un mago errante non è necessariamente esteriore, quanto piuttosto interiore, volto all’esplorazione delle proprie strutture di pensiero, delle proprie emozioni e sentimenti, delle proprie convinzioni sulla realtà. La sfocatura, infatti, è eretta dalla vasta marea di pensieri ed emozioni inconsapevoli che il mago errante porta dentro di sé, molti dei quali nemmeno suoi, e che gli impediscono di avere una mente serena, prerequisito essenziale per sperimentare intensità. L’intensità delle esperienze diviene un fattore fondamentale della vita di un mago errante allorché si accorge che, in effetti, non è tanto la “felicità” che l'essere sta cercando, felicità intesa come eccitazione yang dovuta a qualche stimolo esterno del quale se ne vuole sempre di più. Il mago errante comprende che l’essere non brama lo yang, perché lo yang finisce presto e lascia strascichi dietro di sé, incluso uno yin che tenderà a riequilibrarlo. L’essere cerca qualcosa di più duraturo, l’essere cerca l'infinito, l’eterno. Il mago errante capisce presto che ogni forma di eccitazione smodata, di felicità legata a cose, persone, situazioni e oggetti, e in generale ogni promessa del mondo, è destinata a morire e che persistere nel cercare di prolungare l’agonia delle promesse del mondo non può che produrre maggiore sfocatura, maggiore intorbidimento dell’intensità del reale, di ciò che abbiamo sotto gli occhi. Un mago errante nasce quando inizia a chiedersi se c’è qualcos’altro oltre a ciò che il mondo sembra offrire. Ma questo qualcos’altro può essere compreso e trovato solo dopo essere stati nel mondo, dentro la materia, e dopo averne assaporate fino in fondo le promesse più o meno illusorie, poiché non si può andare oltre un qualcosa che non si è prima attraversato e conosciuto fino in fondo. L’illusione della promessa del mondo deve essere assaggiata per poterne gustare la vacuità, altrimenti diventa rimpianto ossessivo, cieca nostalgia, e un’altra abbondante dose di sfocatura. Quando si è vissuto pienamente un periodo nel mondo, cercando di aderire a uno dei ruoli che il mondo propone - e solo allora - si può arrivare a sentire (perché di sentire si tratta e non di un astratto pensiero che ammicca all’ascetismo o alla santità) che c’è qualcos’altro che stiamo cercando e che il qualcos’altro vale la pena di essere cercato. Questa per il mago errante rappresenta la chiamata. Un mago errante riceve una chiamata dall’essere ogni qualvolta arriva a intuire che il mondo non può dargli nulla di più che vacuità. Quando l'intensità sfuma dietro le promesse di felicità, soddisfazione, sicurezza, appartenenza, ricchezza, salute, un mago errante ha un bivio davanti a sé, un bivio davanti al quale molti potenziali maghi erranti si perdono: andare in direzione di un maggiore stordimento, di altre promesse, oppure ascoltare la chiamata e provare a cercare maggiore intensità rinunciando a quelle promesse e cercando quel qualcos’altro.

Moltissimi scelgono la prima opzione, perché la seconda implica il dover esplorare terreni ignoti, e non ce nulla di più spaventoso di ciò che non si conosce.

Sfocatura

Ognuno guarda la realtà attraverso le proprie lenti, e ogni pretesa di esattezza o oggettività è quantomeno imprudente. Nel momento in cui un mago errante decide di crescere non può fare a meno di vedere quanto tutti i miliardi di punti di vista differenti, i miliardi di sfocature, non facciano che combattere nel mondo per convalidare sé stessi. Lo stesso dicasi del punto di vista del mago errante, della sua stessa lente. Nessuno ne è esente. Ogni volta che un mago errante nutre e difende un’opinione, una convinzione in merito alla realtà, ogni volta che dice: «E così che stanno le cose» e si aggrappa a questa convinzione, genera un pezzo di sfocatura e una corrispondente solidificazione della realtà, che seguirà alla lettera la sua convinzione mostrando al mago stesso i risultati. Come maghi erranti in formazione abbiamo un preciso mandato, che è quello di provare a stemperare questa sfocatura, questa lunghissima serie di decisioni inconsce prese in merito alla realtà, che sottraggono chiarezza ma soprattutto energia. La sfocatura infatti è tenuta in essere grazie a un cospicuo quantitativo di energia/prana che sarebbe altrimenti liberamente disponibile nel nostro sistema per usi più vantaggiosi. Molti esseri umani, nel momento in cui si accorgono della sfocatura, di quell’errore percettivo che fa vedere loro la realtà come vogliono vederla piuttosto che come realmente è, iniziano contro di essa una guerra spietata volta alla sua eliminazione, alla riduzione in schiavitù o, peggio, fanno finta di niente. Quasi tutte le azioni intraprese contro di essa sono destinate al fallimento, poiché quasi tutte originano e sono dirette proprio da ciò che cerchiamo di eliminare (e cioè la sfocatura stessa). C'è un solo modo di ridurre gradualmente la sfocatura e rendere di nuovo libera l’energia in essa investita, ma per arrivarci bisogna prima comprendere che questa sfocatura esiste per un motivo ben preciso e che essa rappresenta esattamente il lavoro che siamo venuti a fare. Siamo qui per ripulirla e generare maggiore intensità. Un mago errante ha come primo dovere quello di conoscere e ridurre il più possibile gli errori percettivi cui la sfocatura lo sottopone. Larghissima parte della sua “missione” riguarda questo semplice fatto. La sfocatura è un fardello pesante, ma anche un’eredità e un tesoro se la si sa sfruttare al meglio. La sfocatura è costituita da tutte le storture, i difetti, le fissazioni, le nevrosi, gli attaccamenti, le avversioni, le abitudini e le tendenze, le paure e gli amori, tutto quello che chiamiamo "IO” e che oltre a definirci e identificarci, solidifica la realtà esteriore nel presente che un mago errante sta sperimentando. Non è mai a caso che sperimentiamo determinati problemi o difficoltà e che abbiamo sempre attorno determinate persone, poiché questi sono sempre un riflesso della nostra sfocatura. Ed è tutto lavoro da fare, un lavoro pagato, tra l’altro. Il lavoro cui siamo chiamati come maghi erranti è proprio la trasformazione di questa sfocatura, il suo alleggerimento. La paga con cui veniamo retribuiti è una sensazione sempre maggiore di intensità, pace, equilibrio, energia e, soprattutto, di possibilità evolutive.

Maghi erranti

Un mago errante è un essere umano che ha compreso che la sua realtà esterna non è indipendente da lui, ed è anzi alimentata da lui stesso attraverso quel vasto intrico di abitudini, emozioni, pensieri e convinzioni che chiamiamo sfocatura. Un mago errante dispone di un potere inesauribile dal momento in cui comprende davvero a fondo che la sua realtà non farà che presentargli costantemente la sua sfocatura e tutto ciò che di positivo o negativo essa contiene. Un mago errante è un essere umano che decide di migliorare la propria vita, e di conseguenza quella degli altri, intervenendo sulla propria sfocatura, sul proprio inconscio e sulle proprie proiezioni - quali che siano - ancor prima che sulla realtà circostante, e fa di questo il suo unico credo, la sua unica legge. E errante poiché, comprendendo che la vita ha una propria intelligenza, non rifiuterà mai di essere ovunque la vita vuole che egli sia per lavorare sulla sua sfocatura, e perché non serba nel cuore attaccamenti o avversioni. È un mago perché l’atto di ripulire la sua sfocatura gli farà vedere che interno ed esterno sono interconnessi indissolubilmente e ciò gli donerà, sempre, un grande potere, che è il segreto della magia.

Un mago errante è tale perché, dovunque egli si trovi a essere, sa di trovarsi sempre al posto giusto, al momento giusto, secondo ciò che la sua sfocatura sta proiettando in quel momento.

Andare oltre

Il modo per lavorare sulla sfocatura è in realtà tanto semplice da spiegare quanto difficile da mettere in pratica in maniera consistente. Il mago errante deve imparare ad amare le proprie parti oscure e ciò che esse sembrano produrre nel mondo là fuori, e imparare a non resistere a qualsiasi forma di “male” gli sembri di trovarsi davanti. Si tratta di avere coraggio ed energia sufficienti per portare alla luce ogni segreto angolo di questa nostra sfocatura, ogni anfratto buio della nostra personalità umana, ogni convinzione, ogni decisione presa in merito al reale e alle persone e situazioni che lo compongono. Si tratta di rivolgere uno sguardo dentro di sé che faccia in modo che ogni parte della sfocatura possa essere dapprima vista, poi accettata come esistente e operante nella realtà, illuminata alla luce di un amore imparziale, di una profonda accettazione della sua esistenza, e solo in seguito lasciata andare. Non è possibile farlo se non in questa precisa sequenza. Si può andare oltre soltanto dopo che si sia guardato, reso consapevole, portato alla luce della coscienza. Prima di questo momento la sfocatura continuerà ad agire al di sotto del livello di consapevolezza del mago errante generando realtà disarmoniche. Se questo atto del rendersi consapevoli sembra facile ai maghi erranti che iniziano, è solo perché non si rendono conto di quanto la sfocatura sia in effetti capace di nascondere se stessa e sviare la loro attenzione, tanto da far credere, a volte, persino di essere stata superata definitivamente. Andare oltre qualsiasi certezza, convinzione o opinione sulla realtà interiore o esteriore, diviene allora un atteggiamento imprescindibile per il mago errante, così come diventa necessario acquisire una serie di strumenti che facilitino la visione e la trasformazione della sfocatura. Uno di questi strumenti può essere riassunto in una semplice frase:

«Ogni volta che c’è conflitto nella tua realtà, sei sotto l’ipnosi della tua sfocatura».

La sfocatura genera sempre conflitto con gli altri essendo una struttura auto-conservativa che lotta per la sopravvivenza. Sebbene si tenda a dare per scontato che il conflitto sia l’unico modo di esistere, un mago errante arriva ben presto a percepire che non è così, e quando avverte questo generalmente inizia anche ad accorgersi che il suo grado di conflitto interno e i conflitti che incontra nel suo mondo vanno di pari passo, anzi, sono esattamente la stessa cosa. Ogni conflitto è il risultato di una delle innumerevoli decisioni sulla realtà che agiscono nel sistema operativo chiamato sfocatura. La decisione è uno strumento affilato e preciso, uno strumento di potere essenziale nelle mani degli esseri umani. Il più importante nelle mani di un essere umano consapevole. Decisioni come sentirsi nel giusto, sentirsi superiori o inferiori, sentirsi minacciati o al sicuro, sentirsi spirituali, definirsi materialisti o nichilisti, sentirsi santi o peccatori, provocano altrettante ripartizioni della realtà in sottosistemi che, per forza di cose, entreranno in conflitto fra loro, oltre che realizzare quel tipo di realtà. Queste decisioni non sono tuttavia irremovibili, sono anzi estremamente malleabili una volta che siano state rese coscienti, e a quel punto l’atto di andare oltre diviene balsamo e antidoto alle vecchie decisioni, generatrici di turbolenza e conflitti sulla realtà. Il mago errante può decidere di essere pace nonostante tutto quello che la sua sfocatura gli fa vedere e può farlo in ogni occasione nella quale si trovi a far esperienza di un conflitto. Se non lo fa, è solo perché non è cosciente che tutta la sua vita è una decisione su dove egli intenda stare, dalla parte del conflitto e della sfocatura o dalla parte dell'equanimità, della pace. È solo dimorando nella pace costante e continua che il mago errante può iniziare a crescere, e per fare questo è sufficiente una ferma e irrevocabile decisione. Il grado di sviluppo di un mago errante può essere allora valutato attraverso la pace che egli ha, non soltanto dentro ma anche attorno a sé. Se siamo in pace dentro ma attorno tutto va in pezzi e generiamo conflitti ad ogni passo, forse la nostra pace interna è un’altra delle trappole illusorie nelle quali la sfocatura ci ha incastrati.

Proiezione

La sfocatura è lavoro per il mago errante. Ogni briciolo di sfocatura che riusciamo a dissolvere permette all’essere di espandersi verso una maggiore pace, chiarezza e permeabilità, e in genere con l’espandersi si sperimenta una sensazione di benessere. Questo lavoro può essere enormemente accelerato quando si capisce, si accetta e si inizia a verificare che l’esterno e l’interno sono interconnessi. Pur non potendo parlare di una perfetta equivalenza fra il dentro e il fuori, i maghi erranti sono chiamati ad accorgersi del fatto che ogni conflitto incontrato all’esterno, ogni dolore, ogni perdita, ogni ’’male” incontrato nel mondo, ha in qualche modo a che fare con un brandello della propria sfocatura. L’essere usa questo meccanismo, comunemente chiamato proiezione, come strumento per facilitare il lavoro di trasformazione. La proiezione e la sua azione sul mondo non devono trasformarci in egocentrici con delirio di onnipotenza, facendoci credere che tutto là fuori dipenda da noi (qualunque cosa sia questo "noi”), bensì farci capire che, in quanto maghi erranti, siamo costantemente chiamati a cercare di creare ordine nel disordine, di portare equilibrio nella turbolenza, partendo dall’intima comprensione che caos e turbolenza originano dalle interazioni delle nostre stesse sfocature e non da qualche nemico là fuori. L’intero mondo è plasmato dall’interazione delle nostre sfocature che concorrono a rendere solida la realtà nel modo in cui la percepiamo. Se al mago errante è chiaro che quello che vede è sempre il riflesso della sua sfocatura e che questa può essere trasformata, diviene ovvio che per risolvere i problemi che incontrerà dovrà agire in due direzioni: fare qualcosa di utile nel mondo per il fatto stesso che esiste e che come ente reale il mago è chiamato all’azione che gli sembra adatta in quel momento, e cercare di vedere dove la sua sfocatura abbia agito per concorrere a generare quella situazione nella realtà. Entrambe le vie vanno onorate: la via del mondo, con un’azione ispirata, e la via dell’interiorità, attraverso il riconoscimento e la pulizia della nostra sfocatura. Evitare una di queste due vie genera un pericoloso tipo di polarizzazione che porta il mago o verso il distacco dal mondo o verso l’allontanamento da ogni forma di interiorità. In ciascun caso egli sta uccidendo una parte essenziale della sua intensità.

Il mago errante deve avere subito chiaro che il 99% di quello che percepisce è percepito attraverso la sfocatura ed è quindi il prodotto di sue proiezioni più o meno consapevoli. Questo fa sì che il mago errante si troverà sempre a incontrare ciò che si aspetta, ciò che ama e brama di più, ciò su cui fantastica, ma anche e contemporaneamente ciò che subconsciamente teme e odia. Sperimenterà sempre, quindi, i risultati dei suoi attaccamenti e delle sue avversioni. Tenderà a vedere nel mondo tutti i fantasmi conservati al proprio interno fintanto che non opererà un atto di cesura nei confronti delle proiezioni che creano tali fantasmi nel reale. Incontrerà contraddizioni nel mondo fintanto che conserverà dualismi e contraddizioni all’interno di sé. Incontrerà nemici e disastri fintanto che al suo interno avrà parti di sé che gli sono nemiche e contro le quali continuerà a combattere. La proiezione è l’utile strumento che l'essere usa allo scopo di farci vedere ciò che, altrimenti, resterebbe invisibile, nascosto nelle profondità della mente subconscia.

Pulire la sfocatura

La sfocatura può essere ripulita attraverso una ferma e irrevocabile decisione. Ogni volta che un mago errante incontra un conflitto, che si accorge di un errore suo o di altri, che incontra il dolore dentro o fuori di sé, il mago errante dovrebbe ricordare che quella è la sua sfocatura che sta agendo sotto mentite spoglie e che la realtà non è mai come sembra superficialmente. Il momento di caos è sempre un momento di potere. Il mago errante in questo istante di caos può decidere se reagire, essere coinvolto, identificato, trascinato via dai flutti delle emozioni, dei giudizi e in generale dei meccanismi subconsci che lo portano verso una minore intensità, oppure dichiarare la sua ferma e irrevocabile decisione di andare oltre. Andare oltre significa testimoniare e lasciar andare, rinunciare al conflitto, all’avere ragione, all’avere la meglio, all’essere in guerra. Andare oltre è dichiarare di poter essere pace ed equanimità a discapito di tutto il male che sembra si stia subendo o qualunque sia il disastro cui sembra si stia assistendo. Decidere di andare oltre è decidere di ridurre la nostra importanza e lasciare che splenda la luce dell’essere attraverso di noi. Ogni volta che un mago errante decide di lasciar andare, un pezzo della sua sfocatura viene lavato via con la luce dell'essere e come conseguenza la realtà ne risulta permanentemente modificata. Ogni volta che un mago errante dichiara di voler essere pace piuttosto che tutto il resto, fa spazio all’essere affinché agisca attraverso di lui. Questa è l’origine di un’azione ispirata, un’azione che non proviene più dagli automatismi arcaici della sfocatura ma direttamente dall’intuizione veicolata dall'essere. Il lavoro di pulizia non ha mai fine, al massimo ha dei periodi di pausa. Ogni pensiero turbolento può ripristinare la sfocatura, ogni emozione sbilanciata può, a conti fatti, rimpolparne la sostanza e, ogniqualvolta ricadiamo nel conflitto, non facciamo che dare spessore e nutrimento alla sfocatura. La sfocatura è come un virus che tenta costantemente di riprodursi e di giustificare se stesso. È chiamata anche ego poiché tende a voler convincere il suo portatore di essere la sua vera identità, per cui, a volte, ci sentiremo identificati con lo stesso ruolo di maghi erranti che stanno facendo un lavoro su se stessi, e questo potrebbe tendere a farci sentire migliori di qualcun altro. Ogni volta che un mago errante si identifica con un ruolo, o si sente migliore o peggiore di qualcuno, si trova di fronte a un altro pezzetto di sfocatura da rilasciare, a un altro inganno dell’ego al quale deve sottrarsi. Ogni volta che un mago errante diviene privo di compassione verso i suoi simili, la sua sfocatura l’ha ingannato di nuovo. Ogni volta che un mago errante dice di aver capito qualcosa o di detenere una qualche forma di potere o di verità, è sicuro segno che c’è ancora tanto da rilasciare. Non c’è fine a questo lavoro ed è inutile chiedersi quando finirà, poiché la nostra intera esistenza come maghi erranti è motivata proprio da tale lavoro.

Il lavoro può essere riassunto nella ferma e irrevocabile decisione di essere pace in ogni circostanza, e la domanda più potente che il mago errante possa farsi di fronte ad ogni emozione “negativa”, a qualsiasi pensiero disarmonico o a qualsivoglia apparenza di conflitto è: posso essere pace anziché questo?

Questo testo è estratto dal libro "Istruzioni per Maghi Erranti".

Data di Pubblicazione: 29 settembre 2017

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