SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 10 min

Il Karma degli Occidentali

Occidentalis karma - Giovanna Garbuio - Maria Salerno - Speciale

Impara come difenderti dalle banalità e dai falsi miti dei finti maestri spirituali, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Giovanna Garbuio e Maria Salerno.

Il Karma degli Occidentali

Panacea (spirituale) per tutti i mali

Stai male? “Dovresti lavorare su te stesso”.

Stai soffrendo? “Probabilmente ti stai immedesimando nel ruolo di vittima”.

Non trovi un senso alla tua esistenza? “È perché vivi immerso nella materialità”.

Litighi col tuo partner? “È per via del tuo Karma negativo”.

La tua situazione economica non ti dà respiro? “Evidentemente la tua vibrazione è troppo bassa”.

Tua suocera non ti dà tregua? “Lavora di più sul lasciare andare, generi troppo attaccamento...

Da un po’ di tempo a questa parte mi imbatto in dialoghi del genere quasi quotidianamente, soprattutto in ambienti cosiddetti “spirituali”. A fare impressione non è tanto il gergo, col quale si finisce per familiarizzare, ma il piglio da maestro asceso con cui alcuni “consigli” (quasi sempre non richiesti) vengono dispensati.

Al punto che si finisce per familiarizzare anche con quello, tanto è diffuso. Ma la cosa che mi preme di più è capire perché è così diffuso? Perché a qualcuno basta leggere un libro di don Miguel Ruiz per convincersi di avere compreso l'essenza dell'Amore o uno di Ramtha per ritenere di avere penetrato i segreti dell’Universo ed esserne divenuti dei maestri dispensatori di verità?

Perché il giorno prima a stento si è consapevoli di possedere un'anima e il giorno dopo si pretende di riuscire a gestire quella altrui? Cosa scatta? A mio parere nulla di nuovo.

Non si sperimenta nessun meccanismo inedito in realtà. Si tratta del solito trasformismo dell’ego, che semplicemente è arrivato a livelli di sofisticazione tali da potersi permettere un abito nuovo, quello spirituale. Più lucente e fascinoso, ma pur sempre un abito. L’ennesimo. Forse il più insidioso. Forse è semplicemente il Karma degli occidentali.

 

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Banalizzare le filosofie antiche

Io penso che il “riconoscersi” sia un'operazione essenzialmente sottrattiva, che implica lo spogliarsi finalmente delle sovrastrutture di qualsiasi genere, compreso i “dovresti fare così”, frutto di condizionamenti esterni e distorsioni di ogni genere.

Altrimenti diventa l'ennesimo avvicendarsi di dogmi. Mentre cerchiamo di liberarci dalle credenze che ci impedivano di vedere il nostro centro, non facciamo altro che sostituire i vecchi dogmi con nuovi dogmi: “giudicare non è evolutivo, quindi non devo giudicare”.

Ma se giudico non evolutivo il giudizio che do, sto comunque giudicando, con l’unica differenza che il mio giudizio ha modificato i propri interessi. Siamo sempre imprigionati all’interno di una distorsione: come dovrebbe essere contro come non dovrebbe essere.

Rischiamo di trasformare la spiritualità in una nuova morale. Indossare una bella splendente aureola e continuare imperterriti a camminare le parole degli altri, anche e soprattutto quando non le abbiamo capite bene e certamente non le abbiamo fatte nostre attraverso l’esperienza, non produce nulla di costruttivo!

Altro è comprendere di avere lo stesso identico valore di tutti gli altri né più né meno, tirarsi su le cosiddette maniche e studiare, capire, comprendere, sperimentare i principi che ci vengono trasmessi rendendoli nostri attraverso l’esperienza... Allora vedremo come smetteremo subito di parlare in un certo modo di non giudizio, di perdono, di specchi, di via del cuore, della mente che mente, di altruismo, di spiritualità vs materialità ecc.

Negli ultimi cinquant'anni abbiamo assistito a un’operazione di estrema banalizzazione e “superficializzazione” delle dottrine filosofiche a cui l’attuale corrente del pensiero spirituale occidentale si rifà. Quest’operazione ha portato all’enunciazione di teorie proposte come verità, basate su dottrine o pensieri antichi che non sono mai stati approfonditi e quindi compresi.

Perciò sono state trasmesse delle verità che di vero avevano solo il fondamento e nella loro enunciazione moderna sono state travisate al punto da perdere qualunque efficacia. Un'operazione “illecita” che è arrivata a proporre (o imporre) conclusioni partite da premesse, con le quali nel tortuoso cammino compiuto hanno perso qualunque collegamento.

Credo che i principi di cui si parla siano profondamente validi, ma mal proposti e utilizzati in maniera talmente superficiale e deviata da aver perso i fondamenti di verità che li hanno generati. Quindi anche la loro utilità nell’applicazione alla spiritualità quotidiana.

Purtroppo le “pose spirituali” sono diffusissime, perché è oggi un atteggiamento che fa anche tendenza. Quelli citati (non giudizio, cuore vs ragione, Legge dello Specchio, Tutto è Uno, perfezione dell'Universo) diventano concetti estremamente approssimativi per come vengono diffusi, non tanto nella loro veridicità di fondo che di fatto ovviamente rimane tale.

È la loro comprensione e applicazione che fa difetto.

 

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Molto più di semplici concetti

L’assenza di giudizio non significa assolutamente non avere le proprie opinioni, altrimenti davvero finiamo per essere dei piccoli automi che ripetono frasi e citazioni a memoria per sentito dire. Il non giudizio è l'opinione libera dall’attaccamento.

La Legge dello Specchio è una legge molto, molto articolata, che viene sintetizzata dai cosiddetti addetti ai lavori così: “Se ti dà fastidio significa che in qualcosa gli somigli...”. Può anche essere vero. Ma come per il non giudizio o la via del cuore o il Tutto è Uno... detta così (che di solito è come viene utilizzata per accusare chi ha opinioni discordanti dalle proprie) è molto, molto superficiale e di conseguenza pericolosamente fuorviante.

Queste sono quelle che io definisco "trappole new age”, cioè concetti affrontati superficialmente che vengono distorti e usati a vantaggio dell’avere regione in base al momento e alla convenienza.

Non è attraverso il non giudizio che si arriva alla trascendenza, bensì riuscendo ad andare oltre la tentazione del giudizio, fino ad arrivare a noi. E una volta arrivati a noi l’obiettivo è scavare fino a trovare dove sia ancora quel giudizio, cosa lo scateni, quale ferita vada a sollecitare. È un falso mito quello che il giudizio vada represso. Io credo, al contrario, che vada utilizzato per conoscere noi stessi. Solo così riusciremo ad affrancarcene.

Prendere coscienza di cosa ha nutrito il giudizio fino a quel momento, andando oltre il giudizio, senza castrazioni precettistiche, è l’unico modo per liberarcene, se davvero sarà opportuno liberarcene. Questo è il vero lavoro spirituale. Altrimenti la via spirituale diventa la ricerca di un’altra maschera, per continuare a sentirsi parte di un gruppo, magari un club più esclusivo, più ristretto, più politicamente corretto, quello degli illuminati.

Così si finisce per vestire di spiritualità tutte le distorsioni che fino al giorno prima erano vestite solo di materialità:

  • “Desidero una relazione con un uomo sposato” diventa “Evidentemente siamo legati dal Karma, non posso sottrarmi”,
  • “Desidero una pausa dalla mia relazione di coppia” diventa “L'amore non è possesso, l’amore lascia liberi”.
  • "Voglio fare qualcosa che rischia di ferire un’altra persona” diventa “Nessuno viene al mondo per provvedere alla felicità di un altro”.

...Del resto siate egoisti (tu sei la tua sola priorità) raccomandano i maestri spirituali della New Age più attiva. L’elenco potrebbe continuare all'infinito. A ogni modo tutte queste cose con la spiritualità hanno poco o nulla a che vedere. La spiritualità, quella vera, mi fa vivere in armonia con me stesso e con gli altri.

Se comprendo che “Tutto è Uno”, non farò mai nulla che possa ledere qualcuno, in nome di qualsiasi principio, perché so che ciò che faccio a lui lo faccio a me. Ma addirittura nemmeno per questo. Avrò in verità superato anche il bisogno di una motivazione. Agirò secondo coscienza perché questo è quello che sento di fare, perché questo è ciò che riempie il mio cuore di gioia, perché questa è l’unica direzione che posso efficacemente percorrere.

Il fatto che ciò che faccio mi ritorni non sarà più la mia motivazione (o preoccupazione), sarà forse un piacevole effetto collaterale, del quale per altro mi stupirò, perché non l’avevo proprio più calcolato. Contemporaneamente sulla stessa lunghezza d’onda, se comprendo che “ognuno è ciò che è” non potrò chiedergli nulla di più di ciò che è, né io potrò sentirmi superiore per il solo fatto che il mio sentire è diverso.

 

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Crescere spiritualmente... Non è così semplice come credi

La “crescita spirituale” non ha nulla a che fare con la conoscenza o con quanti libri hai letto o quanti seminari hai frequentato. Comunicazione, compassione, comprensione, intelligenza emotiva, onestà e trasparenza sono alla base dello sviluppo spirituale.

Avere intrapreso dei percorsi, credere negli angeli o nel potere dei cristalli, pulire le memorie, fare meditazione, sapere cosa sono i chakra, frequentare seminari esperienziali e leggere autori illuminati certo influenzerà il nostro modo di guardare la vita, ma tutte queste informazioni sono inutili se non hanno un impatto — sul nostro comportamento e non cambiano lo stato del nostro cuore e della nostra mente.

Se mi professo maestra Reiki e poi penso di non dovere nulla al mio prossimo, a meno che si tratti di un mio amico, non ho capito nulla né del Reiki né di qualsiasi faccenda possa avere lontanamente a che fare con lo spirito.

Quando viviamo realmente in armonia, sappiamo che non c'è differenza tra l’amico e l’estraneo, quando dobbiamo/vogliamo compiere un'azione che lo danneggia, che lo ferisce, sentiamo il suo dolore e questo è sufficiente a farci desistere da qualsiasi proposito di fargli del male, potendo.

Non abbiamo bisogno di andare a cercare l'approvazione del maestro di turno per legittimare un'azione che sappiamo già non essere la scelta più elevata in relazione a chi siamo. C'è la nostra coscienza che ce lo suggerisce e quella è più che sufficiente per prendere qualunque decisione.

La nostra coscienza non mente, se disapprova lo sentiamo. Possiamo comunque disinteressarcene... ma lo sappiamo! E se impariamo ad ascoltarla, non faremo mai certe cose, perché è la nostra stessa natura a impedircelo. Sentiamo gli altri come parte di un tutto di cui anche noi siamo partecipi.

Se siamo in equilibrio, la nostra mente e il nostro cuore lavorano in sinergia. Quindi nessun lavoro spirituale che si voglia definire autentico può prescindere dalla ricerca di tale equilibrio, tutto quello che si colloca fuori da ciò è un nome nuovo per qualcosa di vecchio.

“Essere o dover essere” il dubbio amletico

Contemporaneo come l’uomo del neolitico

(...)

L'intelligenza è démodé

Risposte facili, dilemmi inutili

(...)

Tutti tuttologi col Web

Coca dei popoli, oppio dei poveri...

Francesco Gabbani

 

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Data di Pubblicazione: 7 febbraio 2022

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