SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 9 min

Koer-Dar e l'Incontro con l’occulto

Koer-Dar e l'Incontro con l’occulto

Scopri la prima esperienza di Koer-Dar per accedere a una dimensione altra leggendo l'anteprima del libro Il Segreto della Longevità.

L'Incontro con l’occulto

La primavera dell’anno 1976 fu un susseguirsi di giornate terse e luminose, l’aria però soffiava ancora gelida e i profumi stagionali stentavano a sentirsi.

Una mattina mio fratello, che a fatica riusciva a trattenere l’entusiasmo, mi disse che quel giorno saremmo andati a far visita a una maga. Subito non compresi e domandai a quale scopo ci andassimo. Allora egli, in termini molto vaghi, mi rispose che era venuto a sapere dell’esistenza di una donna che pareva possedere formidabili capacità come veggente e che voleva appurare di persona la veridicità di tali voci. Incuriosito, accettai di accompagnarlo in questa stravagante avventura.

Intorno alle due del pomeriggio, raggiungemmo in auto una frazione di Rivoli, comune situato in provincia di Torino. Ci inerpicammo per una strada non asfaltata e stretta che conduceva davanti a una stamberga fatiscente. Sceso dall’autovettura, vidi che si trattava di un sordido deposito agricolo con pollai annessi e delimitato da una staccionata in legno.

Man mano che mi avvicinavo a questa catapecchia, sentivo l’olezzo del pollame pervadermi le narici. L'odore divenne quasi insopportabile quando raggiunsi la porta d’ingresso dalla quale pendeva un batacchio. Non appena diedi qualche strattone alla corda che azionava questo campanello d’altri tempi, io e mio fratello fummo circondati da numerosi cani che si misero a ringhiare furiosamente.

Dopo qualche istante di inquietudine, arrivò di corsa un individuo dall’aria burbera che ci chiese in malo modo quali intenzioni avessimo. Mio fratello, un po’ intimorito, replicò che desideravamo incontrare la maga per conoscere il nostro avvenire. L’uomo, che poi compresi essere il marito, con fare brusco e perentorio ci esortò a tornarcene da dove eravamo venuti, perché sua moglie al momento era indisposta e fare le carte la debilitava ulteriormente.

Non appena il contadino ebbe finito di pronunciare tale frase, alle sue spalle apparve la famosa maga, che ci aprì la porta della propria dimora e ci fece cenno di entrare. La donna pareva una caricatura delle streghe raffigurate nei fumetti per ragazzi: capelli lunghi e bianchi e indumenti decisamente laceri e sbiaditi.

Quando varcai la soglia dell’abitazione, mi sentì decisamente a disagio e rimpiansi la decisione di seguire mio fratello. Nel frattempo, la signora senza indugio ci condusse in una stanza posta sotto il livello del terreno, una specie di cantina. Il mio disagio si era trasformato in terrore e come se non bastasse i cani-lupo ci seguivano mostrando i loro canini affilati.

A quel punto, la maga additò un lurido tavolaccio in legno e, con autorità, ci invitò a sedercisi sopra, mentre i cani, continuando a ringhiare, si disponevano accanto a me e mio fratello, tranne due che si accovacciarono a fianco della lugubre figura.

La veggente, pronta a cominciare la divinazione, infilò la mano in una nicchia, dalla quale trasse un mazzo di carte da tarocchi. Come d’incanto, i cani smisero di ringhiare e si quietarono, colti da uno stordimento improvviso. A quel punto, la maga domandò solennemente: “chi vuole essere il primo?” Mio fratello si fece avanti con una certa riluttanza ed ella gli fece cenno di sedersi davanti a lei e di pescare alcune carte dal mazzo; dopo avergliele mostrate, la maga le mischiò, con fare da professionista.

A ogni giro di carte, mio fratello ne estraeva due, mentre la donna alzava gli occhi al cielo stralunata, bisbigliando, intonando nenie che ricordavano le orazioni albanesi, e pregando in maniera inconsueta;

insomma, era visibilmente in trance. Immersa in tale stato, la chiaroveggente cominciò a profetizzare, in tono secco e inappellabile, che la malattia stava cominciando a entrare nella nostra casa e iniziò a raccontare ciò che sarebbe accaduto nel futuro di mio fratello.

Con l’esperienza odierna, comprendo che le carte non costituivano altro che un mezzo per accedere a una dimensione altra, ma allora tutto ciò mi spaventava e mi faceva strabuzzare gli occhi dall’incredulità: non avevo mai visto niente di simile.

Trascorsi circa dieci minuti, arrivò il mio turno. Prima di procedere alla lettura del mio avvenire, sempre accompagnando il tutto con le nenie e le preghiere incomprensibili cui ho già accennato, la maga fece una prolusione sulla preoccupante diffusione della magia nera nella zona ove abitavo e mi invitò a starne lontano.

La seduta durò anche stavolta una decina di minuti e nonostante mi fosse stato predetto un futuro punteggiato di ostacoli, ma comunque radioso, uscì dalla bicocca sconcertato e frastornato.

Risaliti in auto, io e mio fratello cercammo di farci coraggio a vicenda, ripetendoci che forse la predizione era errata e che questa famosa chiaroveggente era solo una pazza e una ciarlatana.

Alcune mie conoscenti aspettavano con ansia l’esito di questa mia visita dalla maga perché erano appassionate di tarocchi. Una di loro, particolarmente entusiasta, insistette perché gli dessi addirittura l’indirizzo dell’inquietante bicocca. Io cercai in tutti i modi di persuaderla che forse non era il caso, dicendole che più che una veggente, quella donna mi era parsa una lunatica. Tuttavia, ella non mi diede ascolto e, non appena uscita dalla seduta con la maga, mi fece visita, nel luogo dove lavoravo all’epoca, e cominciò a inveire contro di me accusandomi di averla mandata da una squilibrata che le aveva predetto un futuro grigio.

Dopo circa un anno da quet’avvenimento, venni a sapere che la maga e il marito furono trovati morti in casa loro. La causa del decesso resta tuttora sconosciuta.

Questo fu il mio primo incontro con l’occulto e con il mondo esoterico. In seguito diversi interrogativi cominciarono ad affollarsi nella mia mente: “perché alcuni individui sono in grado di conoscere il futuro e il passato? Come hanno fatto ad acquisire tali abilità? Queste straordinarie doti sono prerogativa di pochi eletti?”

Tuttavia, per quanto mi spremessi le meningi, ero incapace di trovare risposte soddisfacenti. Intanto, come profetizzato dalla chiaroveggente, le condizioni di salute di mio padre stavano visibilmente peggiorando e io mi sentivo una nullità, totalmente incapace di alleviare le pene del mio sventurato genitore.

Ero molto legato a mio padre: ci capivamo subito; inoltre, egli ebbe sempre un occhio benevolo nei miei riguardi e non mi fece mai mancare nulla, nonostante il proprio carattere introverso, dovuto alle ristrettezze economiche dell’epoca in cui visse.

Solo grazie a tutte le rinunce di quest’uomo dedito solo alla famiglia e al lavoro, non mi è mai mancato un tetto sopra la testa, che egli stesso aveva provveduto a costruire con le sue mani, e ho potuto ricevere un’educazione retta e nutrita di sani principi, ispirata da una vita trascorsa a contatto con la natura, qual era quella di mio padre. Proprio tale simbiosi con l’ambiente naturale aveva conferito a quest’ultimo una sorta di saggezza ancestrale, intrisa di grande umanità e di uno spiccato senso pratico. Uomo di altri tempi, oggi sarebbe decisamente un alieno su questa terra iper-tecnologica.

Il Risveglio

Ancora in età adolescenziale, mentre frequentavo la scuola, trovai impiego a Torino nella centralissima via Roma. In quel periodo, gli eleganti negozi ospitati sotto i suoi portici erano ancora permeati da un pizzico di tradizione sabauda, che si traduceva in salamelecchi e modi complimentosi finalizzati ad accaparrarsi clienti nobili e facoltosi.

Fu proprio lavorando per una di queste eleganti boutique che feci la conoscenza di un simpatico ragazzo di Carmagnola. I suoi modi era molto veri e spontanei: non scendeva a patti con nessuno. All’epoca non avrei mai immaginato che saremmo rimasti amici per tutta la vita.

Dicesi destino o casualità, dopo circa un anno, io e lui ci trovammo a lavorare insieme in un negozio a 500 kilometri da Torino. E dopo un’estate, forse la più intensa della nostra vita, ci salutammo fraternamente, lui alla volta dell’Inghilterra, io diretto in Francia.

Ricordo che, prima di congedarsi, il mio amico mi mise tra le mani un libro: “Leggilo, ti sarà d’ispirazione” - mi disse. Il titolo dell’opera era La rivoluzione interiore, scritto da Osho, celeberrimo maestro indiano, ampiamente denigrato sia dalla stampa occidentale che dalla classe politico-religiosa per i suoi atteggiamenti di rottura nei confronti del vivere finto borghese.

Lessi il testo innumerevoli volte, fino a che nella mia mente si creò uno spazio tra le parole: tra un vocabolo e l’altro mi si spalancò la porta verso una nuova dimensione. In quel momento, riuscì a sperimentare per la prima volta il famoso silenzio della mente, di cui parlava Osho. Immerso in tale stato, riuscivo ad osservare con distacco e consapevolezza il flusso dei pensieri: ero completamente disidentificato dal mio Io.

In quell’istante, compresi che per molti anni avevo vissuto nella totale inconsapevolezza e guardando le persone intorno a me realizzai per la prima volta che esse, nonostante le loro risate e le loro chiacchiere, non erano mai centrate su loro stesse. Avrei voluto che questa condizione di profondo benessere durasse per sempre, che si perpetuasse all’infinito. Purtroppo non fu così: avevo sperimentato quello che i buddisti chiamano satori o primo risveglio. Dopo pochi istanti, ricaddi nel torpore dell’esistenza ordinaria.

Data di Pubblicazione: 28 febbraio 2019

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