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Kurashi: Il dialogo con noi stessi mentre riordiniamo

Kurashi - Marie Kondo - Speciale

Che cos'è il Kurashi? Come riordinare la nostra casa può trasformarsi in una pulizia interiore? Scoprilo leggendo l'anteprima del nuovo libro di Marie Kondo.

Kurashi: Il dialogo con noi stessi mentre riordiniamo

Cos'è che conta di più, per voi?

Riordinare è molto più che mettere semplicemente a posto la vostra casa: è un'attività che ha il potere di cambiarvi la vita. Vi siete mai chiesti, ad esempio, quale sarà il cambiamento più evidente per voi quando avrete riordinato?

Per qualcuno riordinare permette di migliorare le performance lavorative o i rapporti interpersonali, mentre per altri conduce al matrimonio o alla scoperta di desideri e aspirazioni a lungo sopiti. Ma di tutti questi possibili effetti, quello che io preferisco è forse la possibilità di imparare ad apprezzare se stessi.

Attraverso il processo di selezione di ciò che ci dà gioia, e di eliminazione di ciò che non lo fa, sviluppiamo la capacità di scegliere, di prendere decisioni, e di intraprendere azioni concrete, il che si traduce poi in una maggiore fiducia in se stessi.

Ripetendovi questa domanda (mi dà gioia?) comincerete a intravedere ciò che per voi conta davvero. E poi, apprezzare voi stessi vi regalerà maggior respiro, emotivamente parlando, e vi consentirà di godervi al massimo ogni singolo giorno.

Questo libro è per tutti coloro che, attraverso la rivoluzionaria magia del riordino, stanno imparando a vivere più gioiosamente.

 

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Se aveste il potere di far avverare i sogni, quale sarebbe il vostro stile di vita ideale?

Questa è una domanda importante: esplorare le possibili risposte è il fondamento di una vita piena di gioia.

Ecco perché, quando lavoro con i nuovi clienti, comincio sempre informandomi su quale sia la casa dei loro sogni. E li vedo illuminarsi mentre mi descrivono una bellissima residenza signorile, con mobilio dai colori neutri e una grande cucina dove preparare torte per la famiglia. Ma molto presto la realtà riprende il comando, e la luce nei loro occhi si affievolisce.

"Ma io vivo in un appartamentino minuscolo" mi dicono. "Come posso trasformare una stanzetta di nemmeno otto metri quadri in un palazzo? Immagino di dover essere più realista." All’apparenza sembra una conclusione sensata, e, a essere onesti, per molto tempo non ho saputo bene cosa rispondere a proteste di questo tipo.

Come potevo chiedere ai miei clienti di scendere a compromessi sui sogni? Come potevo suggerire a un amante di Renoir di arredare il suo monolocale con qualcosa di "più accessibile", come una xilografia tradizionale giapponese, e di concentrare le energie unicamente sul tenere la casa in ordine? Nessuno si sentirebbe motivato a riordinare, con queste premesse, che non lasciano spazio alla minima scintilla di gioia.

Quando visualizziamo il nostro stile di vita ideale, dobbiamo dunque lasciare la fantasia libera di scatenarsi, o rimanere legati a ciò che è fattibile? Questa è una domanda difficile, su cui ho finito per rimuginare per lungo tempo.

In giapponese, "stile di vita" si dice kurashi. E mentre ragionavo su questo termine, mi è venuto da pensare che non ne conoscevo l’effettivo significato. Sono andata a guardare nel dizionario giapponese Daijisen e ho scoperto un fatto interessante.

 

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Secondo questa fonte, il termine indica "l’atto di vivere; il trascorrere di ogni giornata; la vita quotidiana; il guadagnarsi da vivere". Il verbo kurasu significa "far passare il tempo fino al tramonto; impiegare la giornata". In altre parole, il kurashi ideale non è altro che il modo ideale in cui ci piacerebbe trascorrere le giornate, e quindi non è del tutto aderente al concetto di "casa ideale".

Questo mi ha fatto tornare in mente i tempi dell’università, quando vivevo a Tokyo con i miei genitori. Anche se avevo la mia stanzetta privata, che nelle metropoli giapponesi è sempre un lusso, nutrivo già ideali e aspirazioni tutti miei.

Sognavo di avere una camera più spaziosa, una cucina più bella, un giardinetto o un balcone, tende più graziose alle finestre e così via. Ma la cucina era il territorio di mia madre, ed era impossibile immaginare di modificarla senza il suo permesso, mentre la mia camera non aveva nemmeno una finestra, figuriamoci un balcone.

La distanza tra sogno e realtà non mi disturbava affatto, però. Anzi, dicevo a tutti che adoravo la mia stanza. E il motivo per cui la adoravo era semplice: era uno spazio tutto mio, dove potevo costruire il mio stile di vita ideale, che questo significasse rilassarmi con l’aromaterapia prima di andare a dormire, ascoltare i miei brani di musica classica preferiti o sistemare un vasetto con un singolo fiore sul comodino.

In altre parole, lo stile di vita ideale dipende da ciò che facciamo, non dal luogo fisico in cui viviamo.

 

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Quando i miei clienti hanno finito di riordinare le loro case, solo in pochissimi decidono di trasferirsi o riarredare. Ciò che il riordino modifica in modo più sostanziale, mi dicono anzi spesso, è proprio il modo in cui trascorrono il tempo a casa.

Attraverso i cambiamenti appena effettuati arrivano ad amare lo spazio in cui vivono, sebbene magari sia molto lontano dalla perfezione prima immaginata.

Se non avete la possibilità di trasferirvi, potete comunque modificare il modo in cui vivete: sarà sufficiente cominciare a vivere, proprio adesso, come se la vostra casa fosse già quella ideale. Il punto del riordino, in fondo, è proprio questo.

Perciò, quando immaginerete il vostro stile di vita ideale, pensate concretamente a quello che vorreste fare e a come vorreste impiegare il vostro tempo.

Strano a dirsi, ma una volta finito di riordinare molti dei miei clienti finiscono per ottenere comunque la casa - e persino il mobilio - dei loro sogni. Non so dirvi nemmeno quante volte ho sentito un cliente dire cose come: "Due anni dopo aver riordinato siamo finiti nella casa perfetta". Oppure: "Mi hanno regalato i mobili che ho sempre desiderato".

Questo è uno degli strani e meravigliosi effetti del riordino, che ho visto concretizzarsi molte volte durante i miei anni di lavoro. Non posso chiedervi di crederci ciecamente: ma dato che parliamo di immaginare un ideale, perché non lasciare libero spazio ai sogni?

 

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Avete ormai rinunciato alla vostra casa ideale?

Cambiare il modo in cui impieghiamo il tempo può avvicinarci al kurashi perfetto, ma questo non significa che dovrete rinunciare ai vostri sogni per sostituirli con qualcosa di più "realistico": farlo sarebbe una negazione completa del mio approccio, che è sempre volto a procurare la massima gioia.

Ma come conciliare le due cose? È possibile, ad esempio, riarredare una tipica casa giapponese monocamera, con tatami tradizionale, in stile rococò? Una volta pensavo che una cosa del genere fosse inconcepibile, ma in effetti si può fare eccome.

Uno dei miei libri preferiti è l’Enciclopedia della moda di Akihiro Miwa, nel quale Miwa, una celebrità in Giappone, presenta il monolocale in cui è vissuto da ragazzo. Sebbene fosse uno spazio di appena 10 mq, gli interni erano magnifici.

Miwa aveva ricoperto i tatami sul pavimento con lastre di cartone rivestite di tessuto felpato, e incollato sulle ante scorrevoli degli armadi una stoffa a scacchi e fotografie di attrici famose. Le finestre erano incorniciate da tende rosa cucite amano, mentre il comò, il giradischi e altri oggetti erano stati completamente trasformati con l'aggiunta di nastri e con una mano di pittura.

A guardare le fotografie, si sarebbe detto di trovarsi in un palazzo — nobiliare europeo, anziché in una tradizionale camera giapponese.

"Non dovete trasferirvi, né spendere un sacco di soldi per rendere la vostra casa chic e suggestiva. Anzi, è sufficiente modificarla con un minimo di intelligenza e spirito creativo". Queste parole, tratte appunto dal libro di Miwa, mi sono di ispirazione ancora oggi.

 

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Ho letto il libro per la prima volta mentre frequentavo l'università. Miwa era stato invitato come oratore a un festival promosso dall'università stessa, e io ebbi l'opportunità di intervistarlo, dato che facevo parte della redazione del giornale universitario.

Non avevo mai conosciuto una persona simile. Prima dell'intervista spruzzò l’aula dove ci trovavamo di essenza di rosa, e poi rispose alle mie domande con un eloquio raffinatissimo, forbito. Il solo fatto di essere in sua presenza mi riempì di meraviglia: fu un'esperienza che non dimenticherò mai.

Ecco, quindi è questo che intende la gente quando dice che qualcuno è "il meglio del meglio", dissi a me stessa.

Sebbene fossi ancora una studentessa, avevo già cominciato a lavorare come consulente domestica e avevo notato che l’atmosfera che si respirava nelle case rispecchiava spesso chi vi abitava. Curiosa di capire in che tipo di casa vivesse Miwa, comprai il suo libro.

Da allora ho assistito innumerevoli clienti, osservando da vicino il loro stile di vita: ma ciò che ammiro di più nelle loro case non è quasi mai l’ampiezza in termini di metri quadri, e nemmeno il mobilio di lusso.

Piuttosto, è la brama del proprietario di vivere in un certo modo, di non risparmiarsi quando si tratta di creare lo spazio a cui aspira, di cercare e selezionare solo cose che ama genuinamente, anche quando si tratta di una semplice scatola dove riporre altri oggetti.

Mi colpisce insomma la passione con cui le persone reinventano ciò che hanno già, e il rispetto e la cura con cui trattano la casa e i loro averi.

 

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La parola brama potrà forse suonare un tantino melodrammatica, ma il rifiuto di scendere a compromessi quando si tratta di portare a compimento la loro visione è ciò che nutre la passione di queste persone per la loro casa, ciò che li induce ad amarla tanto.

Ecco perché vi chiedo di non gettare alle ortiche le vostre ambizioni più profonde. Quando si tratta di fantasticare sulla casa e lo stile di vita ideali, vi invito a non accontentarvi mai. Fate ricerche sul web e sfogliate libri e riviste di arredamento per raccogliere immagini di abitazioni bellissime, o anche magari di stupende stanze d’albergo.

Trascorrete del tempo semplicemente ammirandole, e nel frattempo costruitevi nella mente il tipo di spazio abitativo che potrebbe procurarvi pura gioia. E non vi scoraggiate facendo paragoni tra la casa dei sogni e la vostra realtà attuale.

Quando ero molto più giovane, avevo l’abitudine di ammirare tristemente le case bellissime e piene di fascino degli altri, invidiando la loro esistenza, convinta che io non avrei mai avuto niente del genere.

Quei pensieri mi turbavano al punto che mi era impossibile godermi la pura gioia che quelle immagini avrebbero potuto ispirare. Per scoprire quello che potrebbe renderci felici, però, e per affinare la nostra sensibilità alla gioia, dobbiamo confrontarci con ciò che potrebbe piacerci.

È importante continuare a nutrire pensieri positivi, perciò lasciate stare i paragoni e smettetela di buttarvi giù. Notate invece cosa vi suscita una reazione viscerale, istintiva, nelle cose che osservate, che si tratti del colore di una parete o di un’idea di design che vi piacerebbe mettere alla prova.

Concedetevi la libertà di immaginare il vostro personalissimo "non sarebbe bello se..." e permettete al vostro cuore di traboccare di gioia. Non preoccupatevi. Con un piccolo sforzo e un po’ di inventiva, potete trasformare lo spazio in cui vivete, proprio adesso.

 

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Data di Pubblicazione: 22 dicembre 2022

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