SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 9 min

L'Arca dei Nuovi Maestri - Anteprima del libro di Igor Sibaldi

Grandi esseri dalle grandi ali

Grandi esseri dalle grandi ali

L'accorgersi - È tutto qui - Gli abiti dei miei Maestri - I limiti e i problemi - Il capire - Le resistenze incandescenti - Le ali degli Angeli - Se manca qualcosa è in te che manca - L'arte di limitare la volontà - I diffusori di tenebra - Il bisogno di buio -Voltarsi indietro - Ciò che dimentichi - I volti nei treni di notte

Quel silenzio asiatico sembra vivo; ed è impassibile. L'europeo se ne sente come osservato dall'alto, ma non dal cielo. Lo ricordavo percorrendo la scalinata, come se cercassi di capirlo.

Ogni limite è un limite di quel globo, e non della conoscenza; e appena vi accorgete che è un limite, non lo è più. È un limite solamente se non sai che lo è.

Leggevo queste parole del Dominante in un quaderno di tre anni prima, ma con un minimo sforzo d'immaginazione potevo sentirlo come se lo dicesse ora.

«No, adesso è allora» mi corresse. «È tutto qui.»

Per qualche secondo mi parve così semplice - è tutto qui! -mentre la Bambina correva sui gradini, giocando con i due alati, e le morbide vesti dell'Austero si muovevano nel vento fresco. Ho già detto com'erano vestiti? L'Austero da arabo classico, bianco e oro, benché fosse chiaro di pelle e di occhi; il Dominante indossava un lungo abito da persiano, e un piccolo copricapo ricamato gli proteggeva le orecchie; mentre la Bambina pareva appena uscita da un asilo d'una volta, con un grembiulino a quadretti rosa e bianchi allacciato dietro e i sandali blu. I due alati non li vedevo mai distintamente. Guardandoli mi accorsi che la sensazione di quell'«È tutto qui!»

non c'era più. Ne stava sfuggendo anche il ricordo. Il Dominante disse:

«Tre anni fa avevi dimenticato proprio così. Ora puoi accorgertene, e perciò è adesso.»

Ripresi a leggere:

Ogni limite che scopri è sempre lo stesso, uno solo: solo la parete di quel globo. Lo puoi perciò superare ovunque. E non potrai più tornare a com'eri prima di averlo superato. Dai tentativi di tornare com'eri prima derivano quelli che chiamate i vostri problemi.

Aspetta, su questo bisogna che mi fermi a pensare un po'.

«No, andiamo avanti; fidati. Non ascoltare queste cose come se dovessi capirle. Capire significa soltanto ricondurre ciò che scopri a ciò che già sapevi prima. Scopri! Ascolta come se sapessi queste cose da sempre.»

Provai a immaginarlo e mi sembrò che la nuca mi si allargasse. Quindi ciò che chiamiamo problemi sono le nostre resistenze a vedere come stanno le cose?

«Giusto: resistenze. È una scoperta di cui ancora non ti accorgi. Non sono resistenze da scansare. È come nella lampadina: la resistenza fa luce. Le resistenze diventano preziose: fanno luce se la tua attenzione le attraversa, e vedi più in là. E qual è la resistenza più grande per te?»

La paura?

«No. Il tuo Io.»

«L'Io che continuamente si amplia e si supera, l'Io grande agisce sempre attraverso i limiti del tuo io piccolo, e ti illumina ogni passo, purché tu te ne accorga» precisò il Dominante, con l'aria di mettermi a parte di un segreto. «Se no, ti consumi senza vedere nulla.»

L'alato rincorreva la Bambina, che rideva pazzamente. Mi accorsi che la scalinata si estendeva a destra e a sinistra, per un chilometro almeno. Quante cose non vedevo?

«D'altronde» e chissà perché il Dominante mi indicò il fiume «anche l'Io più grande ha limiti e resistenze, a un altro livello, e vengono attraversate da altre Entità superiori, come i filamenti delle lampadine.»

Dagli Angeli?

«È un nome come un altro. Ma non sperare di capire cosa sono solo perché hai una parola che li indica. Grandi figure dalle grandi ali.»

La scalinata era come un teatro antico, ma troppo vasto perché se ne vedessero gli estremi; e al posto del proscenio c'erano il fiume e la spianata della riva.

«E anche le loro ali sono limiti del tuo sguardo, che ti illuminano ciò che c'è più in là; e così ti fanno giungere più in là: perciò è giusto chiamarle ali.»

E il cielo era bianco. Come se non ci fosse cielo sopra il fiume. «Ovunque, anche in alto, in ciò che arrivi a vedere c'è la tua volontà» proseguì. «Tutto è tuo: se manca qualcosa, è in te che manca. In alto la tua volontà scopre, conosce. In basso, fa essere ciò che conosce. Lo limita, cioè; e si adegua a ciò che ha fatto essere; si sforza di capirlo. Lì pensi, per esempio, che il tuo volere si scontri con altre volontà: ma solo in basso puoi pensarlo, dove una particella di te crede di essere lei sola il tuo io, senza ali. Continua a leggere il quaderno vecchio.»

Non ci sono vie all'esterno di voi, e le vie sono più numerose di quanto potresti mai immaginare. Buone o inutili, fulminee o lente: ciascuna via è un impulso della tua volontà, che ciò che è in alto rafforza, e che attraversa la tua vita. E in basso, ovunque tu lasci che quelle vie arrivino, la realtà ti obbedisce.

Cioè io voglio le cose, e qualcosa in alto le fa avvenire se io lo concedo? «Così dai vita al tuo mondo. La vostra arte di vivere dovrebbe consistere proprio nel limitare consapevolmente questo fluire. Invece pensate che consista nell'usarlo.»

Non lo limitiamo già abbastanza?

«No, anzi! Nel mondo la tua volontà agisce sempre, anche dove non te ne accorgi. Anche nell'inerzia agisce, e genera inerzia. Quando hai paura agisce, e genera paura. Solo limitando quel potere puoi non essere come Mida, che trasforma in oro tutto ciò che tocca, dando a tutto troppo valore, troppa esistenza, troppa paura! Così fate voi con la volontà. Siete infinitamente liberi. E combinate una quantità di guai.»

Ma avevate detto che quando ci si accorge di un limite, quel limite non esiste più.

«Infatti.» Il Dominante alzò l'indice. «Lì è l'arte. Il Vangelo dice: come un granello di senape. Tu limita la tua volontà, mettendola all'opera in un punto minuscolo, ben preciso: il tuo io piccolo vedrà solo quel punto, non si accorgerà di quanto il movimento della volontà sia invece immenso, e non ne avrà paura, e non fuggirà. Così voi fate essere il mondo com'è, in alto, più su dei vostri sguardi, mentre in basso chiedete le vostre piccole cose.»

Ma se gli uomini fanno essere il mondo così com'è, significa che avvengono cose tristi e tremende perché la volontà umana è triste e cattiva? In fondo mi sembrava di averlo sempre pensato.

«Non cattiva» il Dominante alzò le sopracciglia. «L'uomo è soltanto buio. È un anti-Aladino. Un diffusore di tenebra. Esseri dalle grandi ali, e diffusori di tenebra: lo sono tutti, specialmente chi pensa di non esserlo, o magari di essere vittima dei malvagi. Così, in basso l'uomo non ha fiducia negli altri uomini, non se ne aspetta gran che: e perciò ingiustizie, inganni, disastri e guerre si ripetono continuamente, obbedienti a voi che in alto le chiedete per punire l'uomo.»

Noi? Anche i cataclismi?

«Sì. Ogni cosa che vedi è una cosa più te che la vedi.»

E lo si potrebbe impedire?

«Impara che il tuo io piccolo ha sempre torto. Invece di essere lui, guardalo dall'alto e vedi i suoi limiti. Se ti accorgi del tuo piccolo buio, ti accorgi anche della luce da cui lo vedi. E prova a volere con quella luce. Conceditelo.»

Stavolta mi sembrava di capire tutto quel che dicevano. E "Che cosa splendida!" pensavo. "È facile, è come ballare."

Quindi chiunque potrebbe arrivare dappertutto, ma non lo concede a se stesso?

«Non dappertutto. Nelle direzioni in cui non avete ancora raggiunto nulla, procedete tranquilli; vi fermate invece dove siete già giunti e non avete osato esserci davvero. Lì avete bisogno di buio, quello è il limite. Il buio poi prende le forme più svariate, perché non lo si veda e così resti buio. Paura, ostinazione, orgoglio. Rancore, rimorso, rabbia. Rimpianto...»

Qui mi fermai. Rilessi quel che avevo scritto, e aggrottai le sopracciglia.

«Vieni, vieni» il Dominante mi toccò il braccio. «Non vedi ancora. Ora andremo di là dal fiume, verso le valli dall'altra parte» e indicava davanti a noi «quando avrai smesso di voltarti continuamente indietro» aggiunse.

Ma io non mi sto voltando.

«No? Ti volti continuamente verso l'irrimediabile.»

Lo dici perché rileggo i quaderni vecchi?

«No, hai un altro modo di guardare indietro. Lo dicevo prima: tu dimentichi. Guardi per non vedere. Ti chiedevi perché ci hai messo tanto per accorgerti? Le tue ali buie sono soprattutto il dimenticare. Sei bravo a usarle, inconsapevolmente astuto. E il risultato è che sei fermo ad aspettare che tante cose che hai dimenticato si muovano e ti raggiungano. E che cosa aspetti?»

Rispose lui per me: «Le minacce temute, le paure altrui...»

Dei miei genitori?

«Vuoi dare a qualcuno il tempo di farti promesse, qualcuno che non esiste neanche più. Le delicatezze mai domandate, le domande mai ascoltate. Ti spiace per loro e perciò ti concedi poco o nulla. Per tutti è così; aspettate che il passato vi raggiunga, questo o quel punto del passato che avete dimenticato perché era doloroso viverlo. Non vedi ancora il fiume?»

C'era lungo la riva una specie di nebbia, un centinaio di passi avanti a noi, e in quella nebbia stavano entrando ora la Bambina e gli alati. Noi li seguivamo, e intanto mi accorgevo dei varchi che le parole del Dominante avevano aperto in me: non che le capissi, non ancora, ma le sentivo nell'animo. Promesse e domande! Certo. Tanti volti, anni interi ad aspettare, correnti vuote di affetto cominciavano a muoversi nella mia mente; fino a quel momento si erano mosse invece nel buio, lente, costanti. Ora ne emergevano, alla mente, e sembrava un treno di notte: lungo il corridoio di un vagone dondolante passavo accanto a volti, oppressi da una qualche specie di sonno, di freddo, di attesa in silenzio. Mi guardavano negli occhi. Avevo le labbra socchiuse.

Ma cos'e? mi porto dentro tutto questo e non lo guardo mai?

«Ti volti continuamente a guardarli» rispose il Dominante «solo che lo dimentichi subito, ogni volta. Non te ne accorgi. Tu dici: Non ho capito... Ma è solo che ti dispiace andare avanti e lasciarli lì per sempre, solo per essere te stesso. Essere te stesso non ti sembra abbastanza, vero? Non ti sembra giusto essere solo tu, vorresti dare a tutta quella roba qualche altra possibilità.»

Chiusi gli occhi.

«No, guarda bene invece.»

Questo testo è estratto dal libro "L'Arca dei Nuovi Maestri".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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