SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 6 min

La Libertà di Scegliere

Il Potere della Scelta - Anteprima del libro di Cesare Peri

Le scelte che compiamo

Quante scelte compiamo nell’arco della giornata? Non solo quando facciamo la spesa, “a braccio” o con la lista in mano, ma fin da quando apriamo gli occhi al mattino, ci laviamo, consumiamo la colazione, ci vestiamo, usciamo chiudendo una o più serrature... Oppure accompagniamo i figli a scuola, parcheggiamo la macchina, portiamo a spasso il cane... Che dire poi dei mille impegni della giornata lavorativa, del rientro a casa, del cibo da preparare, delle incombenze familiari, dei piatti da lavare, della serata davanti alla tivù... Tutte necessità?

«Certamente!» qualcuno non esiterebbe a rispondere, «Se non avessi tutti questi impegni, allora sarei libero di scegliere e finalmente potrei fare quello che voglio».

Anche senza soffermarci sulla constatazione che ogni scala inizia con un primo gradino e che ogni situazione, da cui sembriamo essere ormai imprigionati o trascinati in una vorticosa corrente, ha origine da una nostra scelta, è bene renderci conto di due fattori basilari:

  1. i condizionamenti sono inevitabili e non costituiscono necessariamente un ostacolo alla possibilità di scelta;
  2. ogni situazione può essere rivista sotto un’altra luce e lasciarci lo spazio di scegliere una reazione diversa.

Vediamo meglio questi due punti che svolgono una funzione portante nell’edificio della nostra vita.

“Scelta” si può definire quel fondamentale atto di volontà attraverso cui l’uomo manifesta la sua natura di essere pensante e, in varia misura, libero.

Si tratta, ovviamente, di una libertà relativa, in quanto la scelta stessa nasce da una necessità, cioè dalla presenza di condizionamenti che richiedono una decisione. Può sembrare a prima vista paradossale, ma senza condizionamenti non potremmo compiere alcuna scelta: altrimenti su cosa eserciteremmo la nostra libertà?

Il concetto astratto di libertà

Il concetto astratto di libertà assoluta non trova riscontro nella realtà, perché dovremmo essere in un “limbo” privo di condizionamenti, ma anche questo ipotetico “limbo” sarebbe a suo modo condizionante. Ogni decisione è di fatto una reazione ad uno stimolo. Se “scelgo” di bere e di mangiare è perché ho sete e fame, perché questo richiede il mio istinto di conservazione, oppure anche per un altro bisogno di carattere compensativo, come, ad esempio, per noia o per mancanza d’amore.

La scelta, dunque, deve per forza esercitarsi su qualcosa di concreto e, in quanto tale, limitato e limitante. Quel gran pensatore del XIX secolo che risponde al nome di John Stuart Mill, riflettendo sul libero arbitrio e sul margine di libertà riservato all’uomo, era arrivato alla conclusione di esercitare personalmente la sua libertà scegliendo tra i molti condizionamenti quello che, a suo avviso, lo spingeva di più nella direzione da lui desiderata.

Poiché siamo parte integrante di un unico organismo, cioè del mondo che ci circonda, non possiamo prescindere da esso invocando una suprema libertà, dando ali ad un desiderio in apparenza legittimo, in realtà frainteso, di “liberazione”: è un moto del nostro cuore che talora percepiamo al colmo della stanchezza e dello sconforto oppure un reale anelito della nostra anima a dimensioni più pure e spirituali. Di fatto ogni scelta è legata a dei fili e, quello che più conta, ha il potere di muoverli, ma non di strapparli, perché in essi scorre la vita.

Non a caso si usa dire che «ci misuriamo» ogni giorno con delle difficoltà o scelte: in effetti esse ci rivelano la misura del nostro essere, in pratica ci consentono di agire e di dare forma alla nostra vita, come argilla nelle mani del vasaio, ma occorre una costante consapevolezza, per non cadere vittime dell’illusione di girare in tondo con la ruota.

Proprio su questa consapevolezza verte il secondo punto: se il primo chiarisce i dati del problema, il secondo ci suggerisce la soluzione, ma ogni passaggio, fino al risultato finale, resta necessariamente una conquista del singolo.

Obiezione

A volte per fare un’obiezione si ricorre ai casi estremi. Così potremmo ribattere: «Ammesso che sia inevitabile che il condizionamento determini la scelta e di conseguenza la limiti, tuttavia in certe situazioni potrebbe anche limitarla tanto da renderla di fatto impossibile, come quando, per esempio, si è in prigione oppure affetti da una grave malattia».

Un forte condizionamento può senza dubbio ridurre al minimo le possibilità di scelta, ma non inibire totalmente la facoltà di scegliere. Anche nei casi estremi, anzi, direi proprio in questi casi, in cui la libertà fisica è fortemente limitata, posso scegliere l’atteggiamento interiore, il modo di reagire e soprattutto il significato con cui vivere quella esperienza.

Gli esempi di persone che hanno scelto di vivere, di sorridere e di sperare, pur in condizioni di estrema difficoltà, in cui ci si aspetterebbe soltanto di soccombere, donando, invece, conforto e preziosi insegnamenti agli altri, sono per tutti noi illuminanti. Se dunque è possibile scegliere pensieri diversi, capaci di ribaltare dall’intemo una situazione estrema, a maggior ragione nella vita “normale” e quotidiana occorre tener sempre presente (e niente e nessuno ce lo può impedire) che ogni nostro gesto è espressione di una scelta e che ogni scelta deriva da un punto di vista, da una visione più o meno consapevole, della realtà, da una lente in apparenza fissa, in realtà regolabile, che si trova dentro di noi e che è a nostra disposizione.

Da questa sorgente interiore scaturisce la direzione di tutte le scelte e a questa dobbiamo attingere nelle varie circostanze della vita che esamineremo nelle prossime pagine. La scelta più importante è sempre a monte, non a valle, e le conseguenze delle nostre azioni seguono sempre la linea delle nostre intenzioni, anche se tra i mille sobbalzi degli imprevisti rischiamo spesso di perderne il filo. L'importanza e il valore di una situazione contingente che ci mette a dura prova dipendono in primo luogo dall’interpretazione che noi le diamo, al “ruolo” che assegniamo alle difficoltà: casualità, sfortuna oppure crescita e maturazione della persona?

Così recita un antico proverbio cinese: «Non possiamo impedire che gli uccelli dell’ansia e della preoccupazione volino sulla nostra testa, ma possiamo evitare che vi costruiscano il nido».

Questo testo è estratto dal libro "Il Potere della Scelta".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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