Scopri l'influenza della fisica quantistica, della coscienza e delle energie sottili in psicoanalisi leggendo l'anteprima del libro di Alfonso Guizzardi.
La vita è energia
La vita possiede energia, anzi, per meglio dire, LA VITA È ENERGIA: si muove, pulsa, vibra, cerca e si ritrae, avanza e indietreggia costantemente. Questa energia cambia nome in ragione del luogo e del tempo in cui se ne parla, diventando fluido magnetico, prana, ki, chi, kundalini, essenza vitale, energia orgonica, eccetera.
Se guardiamo all'essere umano come a un organismo in mezzo ad altri organismi, cercando di individuare un filo rosso che lo mette in relazione con loro, possiamo trovarlo nella "pulsazione", nel senso che la vita è un continuo espandersi e contrarsi, allungarsi e ritirarsi in risposta a bisogni interni ed esterni. E in questa pulsazione ci piace pensare vi sia la comunicazione fra un organismo e il resto del mondo, fra il Sé e l'Altro da Sé, come avviene con il battito cardiaco o con il respiro. In particolare, se si osserva quest'ultimo in un neonato, si noterà come il respiro fluisca liberamente "gonfiando" e "sgonfiando" l'intero corpicino; non vi sono resistenze, attriti, ostacoli, trattenimenti. Il respiro, semplicemente, fluisce e il bambino si fa respirare dall'universo che lo circonda, in uno scambio armonico, senza soste e senza fatica: ying e yang si alternano in maniera perfettamente equilibrata.
Ma che succede però se, crescendo, il bambino impara a reprimere i propri sentimenti? Che succede se impara a trattenere il respiro, non svuotando mai completamente i polmoni o non riempiendoli mai del tutto? Si è perso il fondamentale legame con la vita stessa, con l'universo di cui facciamo parte!
Nick Totton e Em Edmondson ricordano che la respirazione bloccata è l'essenza del "corazzamento" e che trattenere il respiro è concomitante alla repressione di impulsi specifici come piangere, gridare, ridere, colpire, farsi avanti per amore o fuggire per paura. Dove c'è tensione muscolare non ci si può emozionare totalmente, ossia muoversi sicuri verso l'esterno, verso la vita. E se lo si fa abbastanza a lungo e abbastanza intensamente, questa tensione a trattenere, a resistere diviene parte della nostra struttura caratteriale determinando la nostra auto percezione, la nostra struttura fisica e le nostre relazioni con l'Altro da Sé. Ma i nostri sentimenti repressi sono carichi di energia. Quando liberiamo un'emozione è possibile liberare non solo l'energia che è propria di quell'emozione, ma anche l'energia che era necessaria per trattenere l'emozione o addirittura per reprimerla: è una sorta di tsunami energetico! Il nostro respiro si apre e noi siamo più collegati all'universo. Mentre quando l'energia non può fluire liberamente attraverso il corpo si formano zone "sovraccariche", dove l'energia si inceppa e ristagna, e altre zone "scariche", dove l'energia non giunge affatto. Quindi ciò che rende possibile un lo flessibile, pulsante, vitale, un IO POTENTE è "arrendersi" a noi stessi e, conseguentemente, alla vita stessa. Un po' come avviene al Siddharta di Hesse, che trova la Samadhi proprio quando smette di cercarla vivendo da semplice traghettatore, un orientale Caronte che vede scorrere tutto, il fiume, ma anche persone, animali e oggetti. Ma c'è un problema: per affrontare il mondo è necessario affrontare noi stessi, ossia noi stessi come realmente siamo e non come ci piacerebbe essere.
Il processo emergente dai flussi di energia e di informazioni all'interno del corpo e delle relazioni interpersonali è un aspetto centrale della strutturazione del carattere. La psicoterapia analitico energetica a radicamento corporeo ritiene che le esperienze possano avere un ruolo importante nel determinare non solo quali informazioni arrivano alla persona e al suo sistema neurologico, ma anche come questo elabora tali informazioni, costruendo algoritmi emotivi, cognitivi e fisici. Se infatti prendessimo a riferimento il movimento dei flussi di energia e le informazioni portate da questi, dentro e fuori le persone, potremmo notare l'armonia quale qualità essenziale di uno sviluppo armonico e il caos o la disorganizzazione o la rigidità la qualità essenziale di uno sviluppo che, in qualche modo e in qualche tempo, è stato ostacolato nel suo libero fluire.
Rendere conscio ciò che è inconscio
Ricercatori come Einstein, Heisenberg, Bohm, Hewkins descrivono un universo che ha qualcosa di divino.
Il primo lavoro di una psicoterapia del profondo deve essere quindi quello di rendere conscio ciò che invece è inconscio, ben nascosto dentro di noi in un qualche angolo, nell'Ombra, come la chiamava Jung. Ogni essere umano dovrebbe confrontarsi con la propria Ombra, se vuole sinceramente cominciare ad essere consapevole di Sé. Già, perché l'uomo è tale nella sua interezza, nella somma di tutte le sue parti, di tutte le sue sfumature e declinazioni: il Sé è il sistema-uomo e più aumenta la consapevolezza di Sé, più costui si espande, aumenta la sua frequenza vibratoria, cresce e crescendo influenza chi incontra, chi gli sta accanto, l'Altro da Sé; e chi incrocia il proprio sguardo con una persona consapevole di Sé ne rimarrà segnato per sempre, nel profondo.
Come per I Ching, così anche in terapia si manifestano dei mutamenti che sono semplicemente una tendenza interna (in fisica quantistica si parla di probabilità) in base alla quale lo sviluppo stesso si manifesta in maniera naturale e spontanea.
Marcello Mannella scrive, citando Prigogine, che ci troviamo in un periodo caratterizzato da un aumento del disordine e quindi in prossimità di un punto di biforcazione. Se poi si considera che Prigogine considera gli esseri viventi come strutture dissipative che, se si trovano lontano dal loro punto di equilibrio, divengono altamente instabili e che, proprio per questo, possono pervenire ad un punto di biforcazione e dare origine a nuove forme di ordine, abbiamo allora che il sistema dell'essere vivente potrà seguire una via impensabile precedentemente e dare luogo a una nuova storia ed a una nuova struttura del sistema stesso imprevedibile anticipatamente.
Estremamente significativa, ai fini del nostro discorso, è l'affermazione di Prigogine secondo la quale nei punti di biforcazione, lontano dall'equilibrio, una struttura dissipativa non segue più alcuna legge universale (la consuetudine sociale), bensì strade individuali, originando pertanto un'estrema varietà di forme. Le fondamenta di un approccio psicoanalitico ancorato al corpo sono nella consapevolezza dell'unità psicobiologica dell'Uomo definito, a sua volta, come un nucleo di energia cosmica concentrato, molto organizzato e specializzato, immerso in un sistema più vasto di campi energetici in relazione tra loro.
Alcuni parametri che provengono da ricerche disciplinari differenti
Dall'assunzione dei concetti di energia e di campo energetico occorre procedere nel mettere in relazione alcuni parametri che provengono da ricerche disciplinari differenti; il risultato è sorprendente. In particolare:
- dall'ambito matematico e fisico, ci rifacciamo alla Teoria della Complessità che guarda il mondo come costituito da relazioni e interdipendenze fra tutte le sue componenti; queste sono tra loro in equilibrio flessibile, dinamico ossia aperto al cambiamento e alla propria riorganizzazione. Sistemi che hanno inoltre la caratteristica di essere in sé autonomi ma anche, nello stesso tempo, in relazione con un sistema più ampio in cui sono contenuti;
- dall'ambito neurofisiologico, ci rifacciamo al modello dei cervelli stratificati di Paul D. MacLean:
1. il Rettìliano, o R. Compex, o Rinencefalo, il più arcaico, si costituisce prima del 3° mese ed è un sistema diadico, nel senso che vuole tutto o niente: on/off, acceso/spento; non ci sono mezze misure. Non prende ancora in considerazione l'altro e la relazione che si potrebbe potenzialmente instaurare con l'Altro da Sé. Si attiva quando l'individuo ha scarsa energia contestualizzando le relazioni pre-affettive. In particolare, in ambito terapeutico occorre tenere ben a mente come un soggetto reagisce ad un'aggressione subita oggi e, in secondo luogo, occorre tener altrettanto conto, tra le varie variabili possibili, della c.d. densità primaria oggettuale presente nella sua storia, che indica lo spessore delle relazioni oggettuali con l'oggetto parziale (utero, seno). Nel cervello rettiliano si accumula l'energia necessaria alla sopravvivenza, finalizzata ad assicurare il continuo funzionamento delle funzioni vitali anche in caso di un black out generale (temperatura basale, processi digestivi, contrazione della muscolatura involontaria, battito del cuore, respirazione, ecc.); Reich infatti parlava di stasi energetica della base del cervello;
2. il Limbico, o cervello mammariano, che aggiunge quella dimensione affettivo-emotiva prerogativa dei mammiferi (ricordiamo che gli esseri umani sono mammiferi ottici) e che comincia ad essere presente dal 3° mese. Questa è la sede dell'affettività e ci racconta come l'individuo ha vissuto problematiche affettive ed emotive nel corso della sua vita. Il cervello limbico, inoltre, riceve prevalentemente messaggi dall'interno del corpo, essendo anche chiamato "cervello viscerale" ed è responsabile della cenestesi;
3. il Neocortex, o corteccia con le funzioni superiori di astrazione, conoscenza e coscienza. È proprio il neocortex che consente all'uomo la visione tridimensionale data dalla posizione eretta (ricordiamo che 1/3 delle vie nervose appartengono all'occhio e a tal proposito, a buona ragione, si potrebbe definire l'essere umano come un mammifero ottico).
- Le tappe di maturazione dei tre cervelli determinano la formazione del Sé, mentre alterazioni di qualunque genere possono condurre alla costruzione del falso Sé; la maturazione è condizionata dalla carica energetica fetale e dal contatto di questo con il campo energetico della madre; ecco perché dall'ambito psicoanalitico facciamo un particolare riferimento al funzionalismo reichiano con i concetti di energia, armatura caratteriale e blocchi nella struttura del corpo. L'organizzazione funzionale dell'essere umano è proporzionalmente in relazione allo specifico quantitativo di energia disponibile e alla sua distribuzione, nel senso che una scarsa energia disponibile dà luogo ad una struttura "deficitaria" (vedi oralità insoddisfatta o borderline o psicosi) o una sua inefficiente distribuzione dà luogo ad una struttura "disorganizzata" (vedi anale, coatto, rigido, fallico narcisista, isterico).
I sistemi del modello psicoanalitico a radicamento corporeo
Inoltre occorre evidenziare che il modello psicoanalitico a radicamento corporeo prende in considerazione vari sistemi:
1. ENDOCRINO (periferico): è un sistema ancestrale costituito da neuromediatori e da organi in generale, che produce all'occorrenza specifici ormoni (Serotonina, che a sua volta porta piacevolezza; Dopamina, che induce il soggetto ad agire; Noradrenalina, che allarma il soggetto e lo mette in guardia per una eventuale lotta o fuga);
2. NEUROVEGETATIVO (periferico): divisibile in Simpatico (attivo) e Para-simpatico (rilassante), che sono in relazione fra loro in una sorta di equilibrio instabile, che si sbilancia ogni qualvolta siamo stressati e che evidenzia il proprio disequilibrio in stazioni bersaglio o organi specifici in quella che potremo definire come disfunzione vagale (es. cuore/bradicardia, intestino/colon irritabile). Il modello proposto prevede che la relazione con l'organo fisico avvenga in riferimento ad un livello corporeo specifico, assunto come rilevante in una particolare fase evolutiva: una patologia fisica rivela che c'è una relazione oggettuale con vari livelli o sottosistemi o segmenti corporei e la storia personale dell'individuo, le esperienze che questo ha vissuto, il come ha reagito. Il modello quindi è un modello distico nel senso che propone una lettura multidi-mensionale dell'individuo;
3. MUSCOLARE STRIATO: il cui codice è il tono, ossia una giusta relazione neuro ormonale fra gli ormoni serotonina, dopamina e noradrenalina, in un processo sequenziale;
4. PSICHICO: ossia il campo di coscienza dell'io (genito-ocularità) distinta dalla consapevolezza dell'io, a sua volta basata sul sentire con il corpo e che entra in scena quando viene affiancato dal sistema limbico, ovvero l'affettività.
Moshe Feldenkrais
Moshe Feldenkrais sostiene che gli schemi formati prima della nascita e quelli apparsi immediatamente dopo sono permanenti quanto lo sono i processi vegetativi, che la corteccia motoria è il comune asse su cui si incardinano sia le reazioni consce, sia quelle riflesse, e che non ci si può aspettare alcun cambiamento permanente nella reazione a qualsiasi stimolo ambientale se non c'è una modificazione della risposta muscolare.
L'analisi del carattere dell'individuo diventa pertanto, nell'approccio olistico ad ancoraggio corporeo, l'analisi multidimensionale dell'individuo stesso, in cui, seguendo Reich, si porta il corpo del paziente in psicoanalisi con un salto dal contenuto (psichico) al contenente (corpo), ma aggiungendo rispetto al modello classico Reichiano anche un'analisi della relazione instaurata tra paziente e terapeuta, che può essere a sua volta sia di fase evolutiva e di livello corporeo. Il lavoro con il corpo prevede degli acting o attività che (lavorando su distretti corporei o su relazioni fra distretti corporei in cui si sono fisicamente inastati eventi della vita del soggetto o tensioni muscolari creatisi a seguito di eventi) consentono al paziente di entrare in contatto con gli stessi eventi in maniera più rapida ed efficace. Si tratta di una modalità (ad ancoraggio corporeo) di entrata nel mondo del Sé dell'individuo, così come tutti gli altri sistemi periferici, con lo scopo di modificargli il mondo interno, ossia di aiutarlo a riorganizzare la propria relazione con la propria storia ed il proprio corpo.
Si propone una psicoanalisi basata sulla biologia, in cui, come si diceva più sopra, l'individuo diventa un sistema complesso con subsistemi interni e inserito all'interno di una relazione terapeutica. Ciò significa che la storia del paziente non ha inizio nel momento in cui viene in terapia, bensì si colloca in una relazione con l'ambiente che lo circonda e che inizia ad influenzare il soggetto anche prima della sua nascita, quando un ambiente già era presente, quello uterino, e se vogliamo anche prima della fecondazione, quando vi era comunque un progetto di vita o eventi unici. E vi è differenza se si nasce con un progetto di vita d'amore o piuttosto con un progetto di sostituzione di un fratello/sorella morto o ancora se la fecondazione avviene nella violenza o nel degrado.
L'influenza dell'ambiente avviene là dove arrivano dei segnali che vengono letti dal soggetto (epigenetica) e che possono incistarsi nella sua storia personale, nel suo corpo ancora prima che nella sua memoria conscia, dando luogo a specifiche conformazioni anche fisiche, oltre che caratteriali e comportamentali.
Si propone una psicoanalisi che si relaziona con la biomeccanica del movimento, in quanto le resistenze messe in atto dal soggetto rispetto all'ottimizzazione del movimento stesso ci raccontano di tensioni muscolari, di organizzazioni corporee, di immagini del Sé che sono il frutto di come il soggetto è sopravvissuto agli eventi della vita. Gli acting proposti dal modello, si diceva, vanno proprio a proiettare il passato, l'evento, il trauma, la storia nel qui ed ora dell'individuo arricchendo le potenzialità terapeutiche (corpo e relazione), nel senso che sono una sorta di ascensori lungo la freccia verticale del tempo del soggetto, consentendogli di portare, nel qui ed ora, il vissuto emotivo di un esperienza passata, al fine di poterla rielaborare con le nuove risorse di cui, oggi, egli è in possesso. Il lavoro terapeutico ad ancoraggio corporeo dello psicoanalista diventa pertanto quello di creare/aiutare a creare neghentropia nella vita del paziente.
La corteccia motoria del cervello, dove si costruiscono i modelli che attivano i muscoli, si trova solo alcuni millimetri sopra gli strati cerebrali che trattano i processi di associazione. Tutti i sentimenti e le sensazioni di cui l'uomo ha fatto esperienza erano una volta collegati ai processi di associazione.
Data di Pubblicazione: 15 novembre 2018