Come crescere e lavorare su se stessi grazie all'alchimia e gli insegnamenti del Purgatorio, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Giorgia Sitta.
Il lavoro su di sé e il Purgatorio
Desidero cominciare sottolineando la relazione che c'è tra il Purgatorio e la ricerca interiore.
Questo libro ritengo sia più impegnativo del primo "Tutti all’Inferno", perché il Purgatorio dantesco, che corrisponde alla seconda fase dell’alchimia - l’Albedo - richiede un impegno totalizzante e una dedizione alla ricerca che non ha eguali.
Per questo abbiamo scelto "Tutti (quasi) in Purgatorio" come titolo, perché non è un passaggio per tutti.
Questo significa forse che è un percorso per eletti?
Che è un percorso che richiede abilità particolari?
Perché quasi tutti e non tutti?
Tutto sommato mi viene da rispondere, l'Inferno è “semplice”. Semplice non significa che non sia doloroso. In questa condizione è tuttavia sufficiente osservarsi con mente maschile (così come ho ampiamente spiegato in "Tutti all’Inferno"): basta guardare i propri limiti, riconoscerli e accoglierli e in qualche modo si esce da questo stadio.
Per il Purgatorio, invece non è così semplice, perché ciò che è richiesto ad ogni singolo ricercatore è imparare sia ad essere “disciplinati” nei pensieri sia — soprattutto — nelle azioni.
Questa Cantica è il simbolo e la manifestazione di un lunghissimo stato di tensione che il ricercatore deve imparare a reggere costantemente nella vita quotidiana.
Tante volte nei miei seminari e nei colloqui, incontro persone che stanno facendo un percorso di cambiamento incredibile su alcuni aspetti della personalità e poi è sufficiente che “mollino” solo per poche ore la tensione e devono ricominciare da capo.
Riporto un esempio concreto di vita vissuta: una donna sta lavorando per liberarsi da alcune dinamiche interiori che la riconducono sempre nel ruolo di amante. Lavorando sodo, riesce a riconoscere “i meccanismi” che la portano ad accettare sempre i compromessi, pur di avere un briciolo di attenzione e di conseguenza decide di non cadere più in queste sue trappole interiori: mai più una persona fidanzata o sposata!
Il tempo passa, il lavoro prosegue con buoni risultati, si sente sempre più sicura di sé; ha visto e capito lo svolgersi di tantissime dinamiche personali, molte delle quali legate alla sua infanzia, e si sente pronta per una relazione “seria” dove lei potrà essere la compagna di...
Nel preciso momento in cui “crede” di avere la situazione sotto controllo, è molto facile che, per eccesso di sicurezza, la persona accetti di frequentare nuovamente qualcuno impegnato, proprio perché “crede” di avere la situazione sotto controllo e di essere in grado di non cadere e soffrire come prima.
Ecco questo è il modo più frequente di togliersi dallo stato di tensione interiore ricadendo nelle dinamiche antiche... e a questo punto è necessario ricominciare tutto da capo.
Il potere dell'Umiltà
Il modo più veloce per ricadere nello stato infernale è proprio quando siamo troppo certi del successo del nostro lavoro, troppo sicuri del nostro cambiamento, troppo confidenti con i nostri demoni. Questo non significa che dobbiamo essere “insicuri”, bensì che dobbiamo imparare a essere umili.
Umili significa sapere e riconoscere tutto il lavoro svolto, senza dare per scontato che l’Anima non ci metta più alla prova su quell’argomento. Come se fossero le verifiche a sorpresa delle scuole superiori; quei professori che a suo tempo abbiamo tanto odiato, sono quelli che ci hanno insegnato di più sul funzionamento della Vita: gioire delle prove superate, ma mai mollare l’attenzione e l’impegno.
Ecco questo è fondamentalmente il Purgatorio, un lunghissimo percorso di trasformazione attiva, cioè “pratica”, nelle azioni quotidiane.
Vorrei fare una precisazione importante: per fare un buon lavoro su di sé è necessario ricordarsi sempre che nel nostro inconscio siamo formati da tanti pezzettini, da tante “istanze psichiche” che non hanno lo stesso grado di “maturazione”, non siamo quindi un composto uniforme, bensì un composto con mille sfaccettature.
Questo comporta che ci possano essere dei pezzettini di noi, che sono nell’Inferno, altri nel Purgatorio e qualcuno in Paradiso. È molto importante ragionare in questi termini, per diversi motivi e ve ne elenco qualcuno: spesso e volentieri, davanti all'ennesima prova, tendiamo a pensare che non ce la faremo mai ad evolvere, non riusciremo mai a vivere il Paradiso in Terra.
In realtà, ho la convinzione che ogni tanto, anche solo per qualche istante, siamo riusciti a sperimentare quella sensazione di Pace e Gioia senza confini, e in quei brevi momenti, alcune parti di noi hanno toccato il Paradiso.
Inoltre, sapere che abbiamo delle istanze psichiche a diversa maturazione, ci permette di comprendere la ragione per cui alcuni aspetti di noi riusciamo a sistemarli in breve tempo e per altri invece ci vogliono anni.
Il lavoro che vi propongo in questo volume, quindi, è quello di portare “la maggior parte” dei nostri pezzettini interiori ad un buon livello di consapevolezza, cioè allo stadio dell’Albedo, poi è presumibile che altri rimarranno ancora nell’Inferno, mentre forse alcuni saranno già saliti allo stadio Rubedo, cioè al Paradiso.
Quanto dura il Purgatorio? Tanto. È la prima risposta che mi viene in mente, ma in realtà la risposta corretta è il tempo necessario perché ogni individuo impari a reggere la tensione, il tempo necessario perché si smetta di chiedere “quando finirà?”.
Nel Purgatorio dobbiamo imparare a danzare con i nostri demoni, con i nostri limiti, con le nostre dinamiche interiori, guardandoli dritto negli occhi, senza mai pensare a quando finirà la musica. Continueremo a ballare, anche con le gambe doloranti, anche quando crederemo di non farcela più, anche quando gli altri ci diranno: “Ma dai fermati, che sei stanca, prenditi un po’ di riposo!”.
Nell’Albedo non c'è riposo, c'è un continuo cadere e rialzarsi senza sosta, senza mai maledire il Cielo per le prove infinite.
Tornando quindi alle domande iniziali, questa è la risposta: il Purgatorio è solo per chi ha deciso e promesso a se stesso di esserci sempre, di non mollare mai, di non farsi sedurre dalla via breve; per chi ha deciso di radicare la sua Anima su questo pianeta, per chi ha scelto di sottomettersi consapevolmente al proprio Progetto Animico, per chi ha scelto di avere il cuore in fiamme e portare il Divino nella vita di tutti i giorni.
L'atmosfera del Purgatorio
Se l’Inferno è il regno dell’inconscio, il Purgatorio è il regno del conscio, o meglio è una grande occasione per rendere conscia una parte dell’inconscio, per diventare padroni delle dinamiche interiori, per prendersi cura delle ferite, per far crescere i bambini interiori e portarli all’indipendenza emotiva e alla connessione profonda con l’Anima.
Il colore che io attribuisco a questa Cantica è il grigio, anche se sono perfettamente a conoscenza del fatto che il colore che simboleggia l’Albedo è il bianco.
Sento più adatto il grigio, perché per me è un colore che non ha entusiasmo né particolari passioni ed è esattamente il lavoro esoterico che deve essere compiuto in questa fase: silenzio, disciplina, pazienza e dedizione.
Il silenzio: impariamo a non raccontare ai quattro venti su che cosa stiamo lavorando. Più sappiamo rimanere in silenzio, più abbiamo energia e risorse disponibili per noi. Dobbiamo sempre ricordare che ogni volta che decidiamo di “trasmutare” o trasformare qualcosa di noi (un comportamento, una modalità di relazione, un bisogno, ecc.), stiamo compiendo un rituale, un atto sacro, stiamo facendo una promessa, stiamo piantando un semino nella terra fertile.
Se parliamo spesso di ciò che stiamo facendo, se parliamo spesso della nostra semina, stiamo togliendo energia al “seme” che si deve radicare nel terreno e conseguentemente non ha energia sufficiente per mettere le radici.
Inoltre, imparare il silenzio ci permette di vedere alcune dinamiche sottese al parlare. Ogni volta che sentite la necessità di raccontare agli altri ciò che state facendo, provate ad osservarvi e a rispondere alle seguenti domande:
- Che cosa mi spinge a parlare del lavoro che sto facendo su di me?
- Ho bisogno di essere rassicurato di essere sulla strada giusta?
- Ho necessità di mostrare agli altri che sto facendo bene, che sono bravo?
- Sento una paura non ben definita e vorrei che le parole degli altri la facessero andare via?
Si tratta solo di alcuni esempi di domande che dovremmo imparare a porci; potete certamente trovarne anche altre più interessanti e adeguate a voi, ma l’unica cosa che conta è scoprire la necessità che si nasconde sotto al bisogno di parlare. Se riuscirete a scoprire il motivo nascosto sotto questa necessità, allora avrete trovato il modo di “disinnescare” l'eccesso di parole.
La disciplina è quell’atteggiamento di rigore maschile che si esprime nel fare e rifare la stessa identica cosa fino a quando non la si compie alla perfezione.
Vedremo che le anime che abitano il Purgatorio, per trasformare il loro stato interiore, devono fare e rifare le stesse identiche azioni, fino a quando non saranno libere dal “peccato” commesso.
Crescita personale e spiritualità
Ricordo che uso la parola peccato non in termini religiosi o di giudizio, bensì come dinamica psichica; vedremo infatti più avanti, che i peccati sono atteggiamenti interiori e non “esperienze condannabili”.
“Quando mi pongo un obiettivo quotidiano, ripetitivo, come per esempio studiare tutti i giorni, fare attività fisica tutti i giorni, prendermi cura di me tutti i giorni, che cosa mi distrae dal farlo? Quali sono i “doveri” che non mi permettono di mantenere fede al mio obiettivo? Quali sono le mie priorità?”
Vi sono delle motivazioni quando non riusciamo ad essere disciplinati, alcune più evidenti altre più sottili e nascoste. Dobbiamo imparare a scovarle, in modo tale da poter utilizzare il nostro maschile nel percorso di trasformazione.
Un'ulteriore precisazione: quando utilizzo le parole maschile e femminile non le uso come sostituto di uomo e donna, bensì come parti o energie appartenenti ad ogni essere umano.
In linea generale e del tutto esplicativa possiamo dire che l’uomo ha una parte della sua energia maschile manifesta nel conscio e una parte nell’inconscio, mentre il suo femminile è inconscio; nella donna invece l’energia femminile è parte nel conscio e in parte nell’inconscio, mentre il suo maschile è nell’inconscio.
Preciso l’uso di questa terminologia per non cadere nell’errore di leggere che certi comportamenti siano da uomo e altri da donna.
La pazienza è fondamentale in questa fase della ricerca, perché ci porta ad affrontare quel lungo periodo che chiamiamo la fase di latenza, di sospensione, dell’attesa fiduciosa.
Dopo aver piantato il “seme” del cambiamento è necessario attendere pazientemente. Traducendo questa affermazione nella vita di tutti i giorni, dobbiamo imparare a fare concretamente tutto quello che ci è possibile per arrivare ad un cambiamento, ma solo nel tempo dovuto vedremo i risultati del lavoro svolto.
Se decido di lavorare con i miei talenti, ogni giorno dovrò esercitarmi con disciplina fino a quando non sarò sicura di me, poi successivamente dovrò cominciare a farmi conoscere, dovrò tessere relazioni, dovrò farmi vedere e farmi pubblicità, poi pian piano mi licenzierò dal lavoro che non mi piaceva più e a quel punto inizierò veramente a lavorare con la mia passione.
È in questo frangente che si inserisce la pazienza, perché possono passare anche molti mesi e forse anni prima di avere un risultato sostanzioso. E qui molti cadono, perché pensano che dopo tutta la fatica che hanno fatto, il risultato debba essere evidente in fretta, cioè in pochi mesi.
Invece i tempi dell’Anima, non sono quelli della personalità e quindi possono essere necessari tempi molto più lunghi di quelli che si è portati a pensare. Perché questo? Perché quel seme, per poter crescere solido e forte ha necessità di “radicarsi” nella terra, deve fare in modo che le radici siano stabili, e più sono profonde e resistenti, più la crescita sarà solida.
Data di Pubblicazione: 12 settembre 2022