SALUTE E BENESSERE

Le 5 Ferite: Vol. II - Nuove Chiavi di Guarigione - Anteprima del libro di Lise Bourbeau

Le 5 Ferite: Vol. II - Nuove Chiavi di Guarigione - Speciale

Accorgersi quando una ferita è attiva - Il ruolo dell’ego - Una straordinaria casistica

Domande ricorrenti

Questo capitolo racchiude alcune delle domande più frequenti poste durante i seminari e le conferenze della scuola “Ascolta il tuo corpo”.

I bambini che sono stati adottati devono pensare che ad attivare per primi le loro ferite siano stati i genitori biologici oppure quelli adottivi?

Le nostre ferite vengono attivate per la prima volta in un periodo che va dal concepimento fino ai sette anni. Nell’ambito della psicologia, vi è chi sostiene che sviluppiamo tutte le nostre credenze già durante i primi sette anni di vita. Quel che è certo è che gran parte del nostro modo di pensare, così come le nostre credenze, le paure, le decisioni e i sentimenti, sono vissuti in modo inconsapevole.

L’attivazione (o risveglio) delle nostre ferite può avvenire sia tramite i genitori biologici sia tramite quelli adottivi. Va detto inoltre che tutti coloro che rivestono un ruolo importante nel corso dei primi sette anni di vita (un nonno, una baby-sitter, un insegnante o chiunque altro occupi una posizione di rilievo per la persona in questione) prendono parte al risveglio delle ferite già esistenti prima della nascita.

Ho avuto occasione di ascoltare i racconti di molte persone adottate che, divenute adulte, hanno ritrovato i loro genitori biologici. Negli incontri e nel periodo che hanno trascorso con loro per conoscerli sono rimaste molto sorprese di scoprire una grande somiglianza con le loro personali ferite, e conseguentemente con le loro emozioni, paure e credenze.

Un figlio adottivo, anche se non ha mai conosciuto i genitori biologici, avrà sempre con loro un legame profondissimo per il solo fatto di averli scelti in questa incarnazione. Il legame genetico esistente riveste la stessa importanza del legame fra le loro anime.

Se sei stato adottato, non dimenticare che l’aver sperimentato un rifiuto o un abbandono alla nascita fa parte del tuo disegno di vita, e ciò ti aiuterà ad accettare tali ferite nel corso di questa esistenza. Fino a che non ti assumerai la responsabilità di questa scelta, farai molta più fatica a guarirle.

Le persone che si occupano di un bambino a partire dalla sua nascita agiscono e reagiscono con lui a seconda di ciò che devono imparare insieme nel corso di questa esistenza. Assolutamente nulla è lasciato al caso. La vita possiede una così grande intelligenza che è giocoforza accettare questo fatto. Quante volte ho sentito una mamma dirmi emozionata: «Non so perché perdo il controllo così facilmente con la mia secondogenita. Ha la capacità di farmi reagire male e con lei dimentico tutti i miei buoni propositi di essere tollerante. Non capisco, anche perché non mi è mai successo con la sorella maggiore, che ha solo tre anni più di lei».

Questo esempio dimostra che le ferite sono attivate sia nel bambino che nel genitore: come prima reazione la madre perde il controllo perché si sente rifiutata dalla figlia, dopodiché si autoaccusa di essere una cattiva madre (ferita da rifiuto e da ingiustizia) e reagisce con la rabbia. Questo genere di reazione può manifestarsi senza che la figlia dica niente: bastano uno sguardo o un certo gesto. Ciò dimostra chiaramente che la nostra sofferenza deriva dall’interpretazione che diamo di una data situazione. Una ferita attivata nella madre indica che la stessa ferita risulta attivata, nello stesso momento e con lo stesso grado di intensità, anche nella figlia. Tutto ciò avviene anche con un figlio adottivo.

Voglio precisare che non è necessario sapere quando e da chi le nostre ferite sono state attivate durante la prima infanzia. È sufficiente ammetterne l’esistenza. Mano a mano che diventiamo più consapevoli, e dunque accettiamo maggiormente noi stessi, alcuni eventi lontani vengono più facilmente richiamati alla memoria.

Se il padre o la madre erano assenti quando eravamo bambini, allora certe ferite non sono state attivate?

Purtroppo non è così. So bene che alcune persone vorrebbero poter aver beneficiato di questa possibilità, ma le cose stanno altrimenti.

Se una madre, ad esempio, ha allevato da sola una figlia, vale a dire che non c’era nessuno a ricoprire il ruolo di padre, sicuramente la bambina ha comunque subito ferite da abbandono e da tradimento.

Le ferite potranno esser state attivate in diversi modi:

  • da quello che la madre le ha raccontato riguardo al padre assente;
  • da quello che la figlia ha osservato negli altri padri e nei loro figli;
  • da un fratello maggiore o da un altro uomo della famiglia;
  • dall’idea che lei si è fatta di un padre;
  • da qualunque uomo (ad esempio un insegnante o un amico di famiglia) che ai suoi occhi poteva rappresentare un padre.

Lo stesso processo ha luogo per tutte le persone che nell’infanzia e nell’adolescenza hanno avuto un solo genitore.

Mia madre è deceduta quando avevo tre anni e mio padre si è risposato quando ne avevo sei. Quale delle mie due mamme ha attivato maggiormente le mie ferite?

In ogni famiglia ricostituita, tutti coloro che svolgono un ruolo genitoriale influiscono su di te. In genere il genitore biologico attiva delle ferite più profonde, ma accade molto spesso che il nuovo genitore continui a riattivarle.

Ricordati che attiriamo sempre nella nostra vita le persone di cui abbiamo bisogno in quel momento.

Per ricostruire la dinamica di attivazione delle proprie ferite, le persone omosessuali devono invertire il ruolo avuto dai loro genitori?

No. Il fatto che l'uomo o la donna in questione sia omosessuale non ha nulla a che vedere con le ferite. L’orientamento sessuale è qualcosa di assolutamente personale e di ordine puramente fisico, anche quando tale scelta viene fatta per reazione a un genitore.

La cosa importante, torno a ripeterlo, non è sapere qual è stata la prima persona che ci ha attivato determinate ferite, ma piuttosto saper riconoscere che esse ci appartengono e che i nostri genitori sono stati da noi scelti in funzione del loro disegno di vita, che ha un legame con il nostro. Essi partecipano sempre al nostro sviluppo spirituale.

La reazione all’omosessualità di un figlio ha un legame diretto con ciò che egli deve imparare. In generale, il fatto che i genitori l'accettino con facilità riflette l’accettazione stessa del figlio in questione e significa che non è in quell’ambito della vita che sono attivate le sue ferite. La non accettazione da parte di un genitore, o di entrambi, scatena una o più ferite. Si può individuare di quale ferita si tratta facendo riferimento alla descrizione che è stata data di ciascuna di esse.

La situazione riguardo ai partner, per contro, può davvero generare confusione. Ad esempio, in una coppia di donne, ve ne sarà una che assumerà un ruolo più femminile e l’altra un ruolo più maschile. Se questa è la tua situazione e sei tu a essere considerata “la donna” della coppia, può accadere che la tua partner riattivi in te delle sofferenze vissute con tuo padre, oppure altre legate a tua madre. In questi casi, consiglio di non essere troppo pignoli nel cercare di sapere. Tutto quello che devi fare è gestire ogni ferita man mano che questa si attiva, ed è così che ti potrai incamminare verso una relazione migliore. Se accetti davvero la tua scelta di omosessualità vivrai sicuramente in uno stato di minor confusione e riuscirai a gestire meglio le tue emozioni.

Da quello che mi dicono, direi che la confusione è una condizione vissuta anche da coppie eterosessuali. Una signora, ad esempio, asserisce che il suo consorte è in tutto e per tutto simile alla propria madre, e si chiede come interpretare le proprie ferite. Direi che deve solo basarsi sul proprio comportamento, poiché sarà questo a indicare che maschera sta indossando e quale sia la ferita ad essa collegata. Dopodiché, verificando come giudica il modo di essere del suo partner, finirà con lo scoprire che aveva rivolto quelle accuse al proprio padre. La confusione deriva spesso dal fatto che il comportamento è diverso, mentre l’accusa è la stessa. Tornerò a parlare di questo più avanti nel corso del libro.

Si sente parlare sempre di più di transessuali, transgender, intersessuali, bisessuali e così via. Queste persone chi devono tenere in considerazione riguardo all’attivazione delle loro ferite?

La risposta è sempre la stessa: i nostri genitori, senza rendersene conto, attivano sempre le nostre ferite affinché noi possiamo diventare consapevoli di quello che dobbiamo imparare, così come a loro volta essi hanno bisogno di noi per l’evoluzione della loro anima. Quando una persona sceglie un disegno di vita fuori dagli schemi, è più predisposta a vivere diverse esperienze di rifiuto da parte degli altri ma anche da parte di se stessa. Esistono tuttavia milioni di persone che nascono con una grossa ferita da rifiuto pur vivendo una vita all’apparenza del tutto normale. E dunque meglio per tutti non soffermarsi sulle differenze ma concentrarsi piuttosto su come lenire le proprie sofferenze. Nessun altro può farlo al posto nostro.

Che cosa succede nel caso di una madre surrogata? Da chi viene influenzato il bambino, riguardo alle sue ferite?

Nei nove mesi di gestazione il legame tra i due è molto stretto, dal momento che il bimbo dipende totalmente dalla madre, anche se surrogata. Viene dunque influenzato da ciò che lei vive e prova. E poiché il caso non esiste, la donna che si è resa disponibile a portare in grembo questo essere lo influenzerà a seconda di quello che l’anima del bambino ha bisogno di sentire, di provare, nel rapporto con questa mamma. Il piccolo ben presto dimenticherà questo periodo iniziale della vita, dato che perderà ogni contatto con lei, e vivrà le esperienze che gli saranno necessarie con la madre che sarà invece presente.

Questo genere di esperienza può essere vissuto in modi molto diversi. Alcuni neonati possono sentirsi rifiutati, altri abbandonati e altri ancora possono trovarlo ingiusto e così via. Vi è anche chi ritiene questa scelta di fecondazione come la prova del fatto che la sua nascita è stata molto desiderata.

Oggigiorno è possibile avere figli attraverso la fecondazione in vitro. In questo caso qual è l'influenza sulle ferite?

È importante ricordare ancora una volta che il caso non esiste e che tutto è programmato già prima di nascere, in base al nostro disegno di vita. Certo è che, se la fecondazione in vitro è fatta con lo sperma del padre e l’ovulo materno, è possibile ritenere che tutto avvenga come nelle normali gravidanze, tranne i grandi sforzi che un’esperienza del genere richiede. I genitori, in particolar modo, possono chiedersi che cosa quella particolare esperienza possa insegnar loro; dal canto suo, il figlio saprà di essere stato molto desiderato, il che non accade a tutti.

La fecondazione in vitro può però avvenire anche con lo sperma di uno sconosciuto e l’ovulo della madre. In questo caso, il figlio vivrà come se avesse un padre assente o scomparso.

Nel caso in cui sia la madre a scomparire in seguito (fecondazione in vitro dell’ovulo usando lo sperma del padre), per sapere quale sarà l’influenza di ciò sulle ferite consulta la domanda precedente, sulla madre surrogata.

In definitiva, è essenziale ricordare che le circostanze non hanno molta importanza: l’anima del bambino e quelle dei genitori avevano bisogno di quell’esperienza per evolvere secondo il loro disegno di vita.

Soltanto l’ego ritiene che le nostre sofferenze siano causate dagli altri. Finché continueremo a credere questo, facendo di noi stessi delle vittime, non intraprenderemo nessun percorso di crescita spirituale.

Lei afferma che ognuno di noi possiede quattro ferite, e alcuni anche una quinta, quella da umiliazione. Come mai io sono l'unica della mia famiglia ad avere anche questa?

Quando affermo che tutti noi possediamo quattro ferite su cinque, non voglio dire che l’anima non abbia bisogno di accettare anche la ferita da umiliazione. Noi tutti siamo dotati di una memoria genetica ereditata dalla nostra famiglia e di una memoria cellulare accumulata nel corso delle numerose vite della nostra anima. Tutte queste vite ci sono utili per imparare ad accettare tutto ciò che può essere vissuto sul nostro bel pianeta. Durante alcune di queste vite noi sperimentiamo anche la ferita da umiliazione al fine di verificare il nostro grado di accettazione.

La persona che mi ha posto questa domanda pensava di essere l’unica della sua famiglia a soffrire di quella ferita. Se potesse scavare nella storia genealogica della famiglia, scoprirebbe probabilmente che qualcuno le assomiglia molto e ne ha sofferto a sua volta.

Ho intuito, ad esempio, che quando un bimbo assomiglia molto al suo bisnonno si tratta della stessa anima che si è reincarnata per riuscire a completare l’accettazione di sé rimasta incompiuta nella vita precedente.

Mi capita frequentemente di incontrare persone che non riescono ad accettare la ferita da umiliazione di uno dei membri della famiglia e lo apostrofano così: «Perché lasci che gli altri approfittino di te in questo modo? Sei troppo buono!» oppure: «Perché metti su peso in questo modo? Dovresti fare una dieta!»

Se ti rendi conto di criticare (con le parole o con i pensieri) le persone grassocce che possiedono alcune caratteristiche della maschera del masochista, sai di non aver ancora accettato i comportamenti e l’aspetto fisico della ferita da umiliazione. Può darsi che più in là, nel corso della tua esistenza, questa faccia la sua comparsa o che quel momento sia rimandato a una tua vita futura.

Questo vale anche per chi ha il volto ben in carne, ma nessun altro segno visibile della ferita da umiliazione: se si controlla per non ingrassare grazie alla maschera del rigido, è che non è ancora entrato nel processo di accettazione.

È molto più saggio affrontare direttamente le lezioni che dobbiamo imparare. Così facendo, non solo evitiamo di rivivere sempre le stesse cose in ogni vita, ma sperimentiamo e sentiamo il massimo vantaggio che si trae dall’accettazione di sé e degli altri: la felicità.

I gemelli soffrono necessariamente delle stesse ferite?

Fino a tempi molto recenti si credeva che i falsi gemelli (i gemelli biovarici) fossero individui separati, ciascuno dei quali in possesso della propria personalità, e che i veri gemelli fossero identici in tutto e per tutto, nell’aspetto come nei tratti del carattere. Alcuni scienziati avanzano ora l’ipotesi che i veri gemelli non siano identici al cento per cento, soprattutto per quel che riguarda lo stile di vita che adottano o le malattie che sviluppano. I ricercatori non capiscono perché se uno dei due sviluppa un cancro da giovanissimo, ad esempio, all’altro accade la stessa cosa ma molto più tardi, poniamo a settant’anni.

Sono state effettuate molte ricerche sui gemelli, e se desideri avere maggiori dettagli al riguardo ti suggerisco di fare riferimento alle informazioni disponibili su Internet.

Se teniamo conto della legge di causa ed effetto, secondo cui noi creiamo la nostra vita attraverso le nostre decisioni e le nostre azioni, capiamo facilmente perché i gemelli vivono esperienze diverse anche se i loro corpi sono identici.

A far la differenza sono dunque le scelte operate nel corso della vita. Se uno dei due sceglie la via della consapevolezza per ridurre la propria sofferenza, vale a dire se preferisce l’amore alla paura, l’accettazione all’opporre resistenza, lasciando che sia il cuore e non l’ego a guidare la sua vita, è certo che avrà meno malattie rispetto al fratello che sceglie di ascoltare il proprio ego.

Quello che ho potuto osservare nei veri gemelli (i gemelli monovarici) è che, se uno dei due adotta un nuovo comportamento, vi sono forti probabilità che l’altro faccia altrettanto. Sono talmente in simbiosi da sentire l’altro anche a distanza, e pare che il gemello nato per primo eserciti una maggiore influenza sull’altro. Tuttavia, dal momento che noi tutti possediamo il libero arbitrio, è impossibile prevedere in maniera definitiva il comportamento dei veri gemelli.

Questo testo è estratto dal libro "Le 5 Ferite: Vol. II - Nuove Chiavi di Guarigione".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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