Svelati i falsi miti che ti impediscono di essere un genitore sereno
Il fattore n°1 per cui molti genitori fanno fatica a gestire i figli
Con tutto il tempo e tutta l’energia investiti per garantire una vita di qualità ai nostri figli, perché non siamo sempre felici e appagati del rapporto che abbiamo con loro?
Perché non sempre loro sono soddisfatti di noi e manifestano rabbia, piangono, non dormono, rispondono male e sembra che cerchino ogni appiglio per farci perdere la pazienza?
Perché, nonostante tutto quello che tentiamo, sembriamo ancora troppo sovente biglie impazzite in balia del caso?
A queste domande sembra non esserci risposta. Ma la risposta c’è. E, come per tutte le sfide più scomode, anche per rispondere a questa domanda dobbiamo scavare più in profondità.
Chi sono davvero questi bambini e di cosa hanno bisogno in verità?
Qualche settimana fa ci trovavamo a Rimini. Al termine di uno dei nostri corsi, il giorno della partenza, prima di prendere il treno che ci avrebbe riportato a casa, siamo andati a passeggiare sulla spiaggia. Mentre Antonio si divertiva a lanciare e rilanciare nell’acqua un bastone di legno a una simpatica cagnolina appena incontrata, io, Roberta, guardavo affascinata tutte le conchiglie che popolavano la battigia. Una in particolare attirò la mia attenzione, una di quelle belle conchiglie a forma di corno arrotolato, tipo un Murice senza spigoli: la presi, la guardai dall’esterno e me la misi in tasca. Dopo poco mi fermai per osservarla meglio e, scrutandola con attenzione, mi immersi in tutta la sua bellezza... ed ecco che mi accorsi che al suo interno c’era qualcosa, qualcosa che è vivo! Ringraziando per essermene accorta e scusandomi con la conchiglia per averla sottratta al suo ambiente, convinta fosse un guscio vuoto, la restituii al mare.
Se l’adulto si limita a osservare distrattamente la superficie lentamente, giorno dopo giorno, il contenuto, non trovando il suo ambiente ideale, si secca e muore. Noi continuiamo a guardare l’involucro, a preoccuparci dell’apparenza rischiando di far spegnere la vera essenza.
Perché ci fermiamo alla forma e non andiamo all’essenza
Perché il problema principale, anche per molti esperti del settore infanzia, sembra essere il comportamento del bambino e non chi è lui veramente?
Perché si pone l’attenzione sul come farlo mangiare, dormire, smettere di litigare con il fratellino e non sul PERCHÉ non mangia, PERCHÉ non dorme, PERCHÉ non ha voglia di fare i compiti, PERCHÉ litiga con suo fratello, PERCHÉ richiede attenzioni? Ovvero sulla MOTIVAZIONE PROFONDA che scaturisce direttamente dalla sua essenza, per cui il comportamento potrebbe essere l’ultimo dei nostri problemi?
- Perché fino a qualche secondo fa, prima di leggerlo, non ci avevi mai pensato;
- Perché di solito si fa così e abbiamo visto altri fare così;
- Perché ci sembra di perdere troppo tempo se facciamo in un altro modo;
- Perché potrebbe essere troppo faticoso e impegnativo;
- Perché ci sono troppe cose da fare e non abbiamo il tempo di soffermarci su queste “sottigliezze”;
- Perché sono solo bambini, non sanno come ci si comporta e devono imparare;
- Perché in fondo vogliamo l’armonia e tutto quello che la destabilizza va riportato il più velocemente possibile sui binari giusti;
- Perché fermarci e chiederci se nostro figlio ha delle difficoltà ci fa un po’ paura;
- Perché ci fa ancora più paura vedere che potremmo essere noi i responsabili di un suo disagio e che la soluzione potrebbe dipendere da noi;
- Perché è più comodo.
Invece, perché potrebbe valere la gioia di iniziare a osservare l’essenza dei bambini, di prendere in mano la situazione e percorrere un cammino diverso, quello previsto dalla Natura da milioni di anni?
- Perché, se la Natura ci ha fatti in un certo modo, è molto probabile che ci abbia dato anche gli strumenti per funzionare bene;
- Perché se per molti funziona, potrebbe funzionare anche per te e tuo figlio;
- Perché, se ci proviamo, magari ci accorgiamo che alla fine il tempo lo risparmiamo;
- Perché potremmo migliorare la qualità del tempo che passiamo con lui;
- Perché potremmo riuscire a comprendere sempre i suoi bisogni e quindi a rendere più efficace il nostro intervento;
- Perché potremmo giocare d’anticipo, prevenire, anziché ogni volta dover correre ai ripari;
- Perché gli permetteremmo di essere se stesso e, forse, grazie al suo esempio, potremmo anche iniziare a riscoprire noi stessi;
- Perché il nostro tempo trascorso insieme potremmo renderlo un tempo di qualità;
- Perché finalmente le nostre azioni e le nostre parole potrebbero essere quelle che lui davvero si aspetta;
- Perché potremmo vivere l’essere genitore non come un lavoro faticoso, ma come un piacevole impiego in cui ci rilassiamo, ci ricarichiamo e ci divertiamo;
- Perché potremmo provare la sensazione di essere davvero utili per qualcuno.
Ogni tua azione pende tra questi due estremi: cosa fare per essere efficace, cosa fare per evitare di cadere in fallo. Sempre: quando deve mangiare, dormire, togliere il pannolino, lavarsi i denti, scegliere la scuola superiore, uscire per la prima volta, ecc.
“Quindi vorreste dire che in fondo non faccio abbastanza per mio figlio? Che forse non cerco veramente il suo benessere e la sua felicità?”.
Abbiamo avuto negli ultimi anni l’onore e il privilegio di seguire e accompagnare tante mamme e tanti papà nel loro percorso e, in tutte queste numerose esperienze, non abbiamo mai incontrato un solo genitore che non faccia abbastanza o che non cerchi con tutte le sue forze di rendere il proprio figlio felice. Eppure c’è qualcosa che non funziona, perché a parità di sforzo il risultato non sempre è appagante, o lo è per troppo poco tempo, giusto quello che intercorre tra una litigata e l’altra, tra una presa di posizione e l’altra, tra una lavata di denti e l’altra, tra un pasto e l’altro. Ma allora cosa sta succedendo?
Ci deve essere qualcosa di nascosto... qualcosa di più profondo... qualcosa di non visibile all’osservatore superficiale.
Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017