Quali sono le basi tradizionali dello Yoga e come padroneggiarle? E i Mudra? Scoprilo, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Swami Satyananda Saraswati.

Le Basi Tradizionali dello Yoga

Che cos'è lo Yoga?

Una forma tradizionale per dare inizio a un insegnamento è di recitare un santi-pathah. Il termine sanscrito pathah significa recitazione, canto. Santi è pace, calma, tranquillità, benessere.

Lo scopo di questi Santipathah è invocare la benedizione delle divinità (deva) che sostengono l’universo e quella del proprio lignaggio spirituale (sampradaya), così come favorire la presenza e la chiarezza mentale di coloro che ascoltano l’insegnamento.

Nell’invocazione possiamo riconoscere il segreto (rahasya) del cammino dello yoga. Om namo brahmadibhyo: omaggi a Brahma, la divinità che crea l’universo. Secondo la tradizione, si ritiene che Brahma possieda in sé la conoscenza dello yoga già dall’origine dei tempi e che la trasmetta a suo figlio Vasishtha. Omaggi a tutti gli dei che sostengono l’universo.

Brahmavidyva-sampradaya-kartrbhyo: omaggi al lignaggio dei maestri (sampradaya) che hanno realizzato la conoscenza di Brahman. Omaggi alla conoscenza più sublime, la conoscenza dell’Assoluto (Brahmavidya).

Omaggi all’Assoluto, con la comprensione che nulla esiste al di fuori di Esso, che è la nostra stessa essenza. Lo yoga non cerca la realizzazione all’esterno ma all’interno di sé e aspira a riconoscere ciò che già È.

Vamsharsibhyo namo gurubhyah: omaggi ai grandi maestri e ai rsi che hanno trasmesso e continuano a trasmettere questa sacra conoscenza per mezzo della parola, dei metodi yogici, del silenzio e dell’emanazione del loro esaltato stato di coscienza.

Le tecniche che si possono praticare — le posture (asana), il controllo del respiro (pranavama), l’introspezione dei sensi (pratvahara), la concentrazione (dharana) ecc. — sono la parte più superficiale dello yoga.

La sua essenza è ciò che l’aspirante non può vedere, né toccare, né concepire: la pura trasmissione del prajana. Prajana significa conoscenza, ma non si riferisce alla conoscenza di qualcosa di “altro”, bensì alla conoscenza di ciò che si è, della nostra essenza, che i grandi maestri dichiarano essere pienezza e perfezione.

Omaggi alla successione di rsi e di saggi che, fin da tempi immemorabili, trasmettono senza interruzione tale conoscenza (prajana), fino ad arrivare al nostro guru. A lui e a tutti, omaggi. Lo yoga è un processo di trasformazione che ha luogo nella relazione tra maestro e discepolo.

In questo incontro avviene una trasmissione. Senza guru non c’è yoga, è importante comprenderlo. L’insegnamento yogico racchiude un insieme di metodi, pratiche e mezzi che aiutano l’aspirante a raggiungere l’autoconoscenza.

L’induismo è una tradizione millenaria che non può essere considerata una religione, almeno per la visione attraverso cui la consideriamo oggi — ovvero, in relazione alle religioni monoteiste. L’induismo non ha un unico fondatore, né un solo testo sacro, né un unico dogma o una sola verità.

È una tradizione che possiede una profonda metafisica, che si manifesta in molteplici cammini che conducono all’esperienza del Divino e alla conoscenza della Realtà.

 

basi-yoga-swami-satyananda-saraswati

 

I Veda

Le scritture più antiche dell’induismo sono i Veda. Essi sono composti da una parte che tratta dei rituali (karma-kanda), una sezione dedicata alla contemplazione e alla meditazione (upasana-kanda) e un’ultima parte che espone la conoscenza (jnana-kanda), in cui si trovano le Upanisad.

Qui è presente l'insegnamento voga che verrà poi sviluppato nei millenni a seguire in molte scritture successive. Tra queste, spiccano la Bhagavad Gita, nella quale Sri Krishna istruisce Arjuna sui sentieri del karma yoga (l’azione distaccata), il bhakti yoga (la via della devozione) e il Jhiana yoga (la via della conoscenza), offrendo così un vasto insegnamento.

Lo Yoga Sutra di Patafijali è poi un altro testo fondamentale per comprendere il processo della meditazione che conduce al totale assorbimento meditativo (samadhi).

Riferendoci più precisamente all’hatha yoga, alcuni dei testi essenziali per comprendere il processo di traSformazione interiore sono: Hatha Yoga Pradipika, Siva Samhita, Gheranda Samhita e Goraksa Satakam.

Qui sono trattati gli aspetti della purificazione dei canali sottili (nad), il risveglio di Kundalini e i diversi stadi da superare per conseguire la liberazione. Qual è dunque la meta perseguita dallo yogr lungo questo processo?

Il riconoscimento del suo Essere, della divinità in sé: la realizzazione di Ciò che già È.

Lo yogi desidera vivere la divinità, respirarne l’essenza e realizzarla nel suo stesso cuore. In questo cammino deve abbandonare tutto ciò che lo limita; questa è la meta. Lo yoga non è chi partecipa a una lezione di hatha yoga dalle 19.00 alle 20.00 due volte a settimana; il vero yogi è colui che vive immerso nella pratica, che comprende tutti gli aspetti della propria vita.

 

libro-basi-yoga-swami-satyananda-saraswati

 

Per lui ogni azione è un atto yogico, un atto sacro — come cammina, come respira, come mangia, come tratta suo figlio o il suo dipendente, come lavora, cosa legge, cosa guarda, con chi trascorre il suo tempo ecc.

Ogni istante della vita dello yoga è parte di un processo di trasformazione, il cui fine è trascendere i propri limiti e abbracciare l'infinito.

Come insegnanti di hatha yoga, sapete molto bene che trasmettere il significato più profondo di questa tradizione è una grande sfida. Viviamo in una società che ha perso il senso della trascendenza e della sacralità. Siamo condizionati da una cultura sempre più materialista e volgare, in cui si dà un enorme valore all’immediatezza (del profitto, del piacere, del consumo ecc.).

Agiamo sotto l’influsso dei mezzi di comunicazione — o meglio, di manipolazione — che promuovono l’egoismo e l’edonismo e completamente allontanati dalla Realtà.

L'essere umano moderno o postmoderno è stato ridotto a un produttore-consumatore da spremere con le tasse, illuso della propria libertà dall’esercizio del voto. Grazie allo yoga, possiamo riconnetterci a una cosmovisione nella quale l’essere umano è ancora parte di una sfera sacra.

È fondamentale riportare la spiritualità nelle nostre vite: questo è il grande compito degli yogi.

Il ruolo dell’insegnante di hatha yoga è davvero speciale, poiché molte delle persone che frequentano corsi di yoga non sono alla ricerca di una chiave di comprensione dell’esistenza, bensì, spesso, partecipano per risolvere qualche problema fisico, come una spalla dolente, oppure l’insonnia o perché si sentono agitati e confidano che l’insegnante possa aiutarli.

Certamente lo yoga può portare a risolvere questi problemi e fastidi, ma il suo fine ultimo va ben oltre. Il vero insegnante, oltre ad aiutare gli allievi a superare i disturbi fisici, mostra, con l’esempio di vita e gli insegnamenti, il cammino che conduce lo studente all’esperienza di uno stato di calma mentale, che permette l’accesso alla propria pienezza e alla propria pace interiore. Patanjali afferma:

yogascitta-vrtti-nirodhah

"Lo yoga è la cessazione (nirodah) dei movimenti (vriti) della mente."

 

basi-yoga-saraswati-libro

 

La via dello yogi

Se l’insegnante di hatha yoga, per mezzo di asana, del rilassamento e di alcuni minuti di meditazione, riesce a condurre i propri studenti a riconoscere uno spazio di pienezza interiore, avrà adempiuto al proprio compito.

Mostrare l’infinito che esiste all’interno di ognuno è il vero senso dello yoga. Nella cultura dominante del moderno Occidente, concetti come “religione” o “spiritualità” non sono molto apprezzati ed è infatti in questo contesto che si è tentato di separare lo yoga dalla sua matrice, la tradizione induista, che è la fonte dalla quale è sorto.

Lo yoga è realizzato a pieno grazie alla comprensione delle basi dell’induismo e della meta da esso indicata: l’autoconoscenza. Come poter penetrare il vasto mondo del sapere dell’antica India? Ecco un verso del Mahabharata appartenente al Visnu-sahasra-nama (i mille nomi di Vishnu). Esso viene ripetuto ogni giorno da milioni di indiani e permette di addentrarci in questo cammino volto a conoscere la Realtà:

namo Stvantàya sahasra-murtaye

sahasra-pada’ksi siroru-bahave

sahasra-namne purusaya sasvate

sahasra-koti-yuga-dharine namah

Omaggi al Signore infinito, di infinite forme, infiniti piedi, occhi, teste, gambe e braccia. Omaggi all’Essere eterno di infiniti nomi che sostiene milioni di ere cosmiche.

Questo verso parla di un’unica Coscienza che esiste in tutto e che, nella Sua maestosa e straordinaria manifestazione, assume infiniti nomi e forme, inclusi i nostri. Lo yoga ci mostra il sentiero che conduce all’ Essenza che precede i nomi e le forme.

Le sacre scritture ci insegnano che questa Essenza, l’Assoluto, in totale libertà, si manifesta come Universo e danza gioiosamente. Una delle rappresentazioni più belle dell’iconografia indù è l’immagine di Shiva Nataraja. Nel mondo occidentale, a causa dell’educazione moderna, abbiamo in gran parte perduto la connessione con il simbolico e il mitologico.

Le nostre menti sono state addestrate a essere razionali e pragmatiche. Nei simboli e nei miti possiamo invece “ricordare” ciò che è immemorabile, una verità interiore che esiste in tutti noi, anche se in forma latente.

Nell’immagine di Shiva Nataraja è rappresentato l’Assoluto nella danza cosmica della manifestazione. Ovviamente nessun indù confonde l’Assoluto con questa raffigurazione, poiché sa che il Divino non deve necessariamente possedere quattro o sei braccia, o reggere un tamburo come fa Nataraja!

È necessario piuttosto soffermarsi sul profondo significato racchiuso in questa immagine. La figura di Shiva Nataraja esprime i cinque aspetti della divinità (pancakrtya) secondo lo shivaismo, mostrando la manifestazione dell’universo come una danza, un gioco, e l'Assoluto come il re di questo movimento. Vediamo il simbolismo dell’immagine. In una delle mani del lato destro, Shiva ha un piccolo tamburo (damaru).

 

basi-yoga-libro-swami-satyananda-saraswati

 

I mudra

Quando viene suonato correttamente produce un suono simile all’Om — la vibrazione primordiale da cui è emanato l’universo — a simboleggiare la creazione delle migliaia di milioni di mondi, di esseri e di piani della coscienza.

Questo è il primo aspetto. Il secondo, è simbolizzato dall’altra mano destra aperta in un mudra yogico che significa protezione (abhaya mudra), volendo indicare che la divinità sostiene tutti i piani dell’esistenza.

Nel palmo della mano del lato sinistro arde una fiamma che simbolizza il terzo aspetto: la distruzione o la dissoluzione dell’universo. Tutto ciò che esiste nel tempo e nello spazio, nel mondo del nome e della forma, è creato, mantenuto e poi distrutto, o riassorbito nella Coscienza.

Tutto si dissolve tornando alla propria origine. Entriamo ora nel quarto aspetto del vasto simbolismo di questa immagine: la divinità, la Coscienza, è impegnata in una danza provando intenso piacere. Quasi volesse aumentare questa beatitudine — e questo è estremamente importante per afferrare l’essenza della tradizione indù — questa stessa Coscienza, che si manifesta in infinite forme, gioca a nascondersi velando se stessa.

Come lo fa? Vedete, in questa stessa sala, ora, esiste questa unica Coscienza che però, nella sua straordinaria danza, gioca e assume la forma di tutte le persone qui presenti. Ognuno di voi, avendo dimenticato la propria Vera Natura, cerca se stesso per mezzo dello yoga.

Pur essendo già l'Assoluto, si sente incompleto ed è spinto a percorrere un cammino che lo conduca a raggiungere l’Eterno, il proprio vero Sé. È importante contemplare il processo che induce la Coscienza a velare se stessa generando illusione (màyà) o ignoranza (avidya).

In Nataraja, questi due concetti sono sintetizzati nella figura del Mulayaka, il bambino situato sotto il piede sinistro dello Shiva danzante. L’ignoranza dell’inerente perfezione che dimora in tutto è la nostra illusione. Il sentiero dello yoga, più che condurci a una meta da raggiungere, ci aiuta a togliere il velo dell’ignoranza e ci spinge a riconoscere Ciò che già siamo.

Infine, il quinto aspetto cosmico, la Grazia (krpa), rappresentata dalla mano destra tesa al piede di Shiva che è sollevato per la danza. Lo yoga riceve la Grazia dal maestro (gurukrpa) affinché possa realizzare il proprio Sé (atman).

Dalla Grazia deriva lo yoga, il processo che conduce internamente al dissolversi della dualità e alla realizzazione dell’ Essenza divina soggiacente al tutto.

Data di Pubblicazione: 15 dicembre 2022

Ti è piaciuto questo articolo? Rimani in contatto con noi!

Procedendo con l'invio dei dati:

Lascia un commento su questo articolo

Caricamento in Corso...