SELF-HELP E PSICOLOGIA

Le caratteristiche delle persone altamente sensibili

persone altamente sensibili

Scopri le caratteristiche fondamentali del tuo tratto di personalità e come esso ti renda diverso dagli altri attraverso l'anteprima del libro di Elaine Aron.

Definire l'alta sensibilità: due punti da ricordare

PUNTO 1: Tutte le persone, hsp o non hsp, si sentono meglio quando non sono né troppo annoiate né troppo stimolate.

Un individuo svolgerà meglio qualsiasi compito, che stia conversando o giocando al Super Bowl, se il suo sistema nervoso è moderatamente attivo e vigile. Se la tensione è troppo scarsa, sarà opaco e inefficace. Per modificare un simile stato psichico beviamo un caffè, accendiamo la radio, chiamiamo un amico, attacchiamo discorso con un estraneo, cambiamo lavoro... qualsiasi cosa!

All'altro estremo, troppa eccitazione del sistema nervoso provocherà stress, goffaggine e confusione. Non riusciamo a pensare, il corpo è scoordinato, siamo fuori controllo. Anche in questo caso abbiamo molti metodi per cambiare la situazione. Talvolta ci riposiamo. O spegniamo il cervello.

Il miglior livello di tensione sta nel mezzo. L'esigenza (e il desiderio) di un "livello ottimale di eccitazione" è, in effetti, una delle più solide scoperte della psicologia. È vero per tutti, anche per i bambini, che odiano sentirsi annoiati o sovrastimolati.

PUNTO 2: Le persone sono molto diverse fra loro, nella medesima situazione e a parità di stimolazione nel sovraccarico del loro sistema nervoso.

La differenza è in larga parte ereditaria, ed è reale e del tutto normale. In effetti la si può osservare in tutti gli animali dotati di intelligenza superiore: topi, gatti, cani, cavalli, scimmie, uomini. In ogni specie la percentuale di individui molto sensibili agli stimoli si aggira sul 15-20 per cento. Proprio come alcuni individui sono un po' più alti degli altri, alcuni sono più sensibili. E infatti se nell'allevamento degli animali si accoppiano fra di loro i più sensibili, si potrà avere, nel giro di poche generazioni, una forte tendenza all'ipersensibilità. In breve, tra tutti i tratti di personalità innati, questo crea le differenze più critiche e facili da osservare.

Una notizia buona e una meno buona

Questo significa che voi HSP siete sensibili a livelli di stimolazione che gli altri non notano neppure. Vale nel caso di particolari sonori, visivi o di sensazioni fisiche, come per esempio il dolore, ma non perché il vostro udito, la vostra vista o gli altri sensi siano più acuti (molte HSP portano gli occhiali). La differenza sembra stare piuttosto nel modo in cui il cervello processa le informazioni. Noi riflettiamo più intensamente su ogni cosa, e facciamo più sottili distinzioni. Come quelle macchine che dividono i frutti in base alla grandezza: solo che le nostre maglie sono fino a due o tre volte più strette della media.

La maggior consapevolezza dei dettagli vi rende più intuitivi; il che significa che selezionate ed elaborate le informazioni in modo inconscio o semiconscio. Il risultato è che spesso "sapete", ma senza capire come avete fatto. Inoltre questa più profonda elaborazione dei dettagli vi fa sviluppare una maggior consapevolezza del passato o del futuro. Voi "sapete" come sono andate le cose, e come andranno. È il famoso "sesto senso", di cui tanto si parla. Può sbagliarsi, ovviamente, così come gli occhi e le orecchie possono sbagliarsi, ma è nel giusto abbastanza spesso da poter dire che le HSP tendono a essere individui visionari, artisti altamente intuitivi o inventori, oltre a essere più coscienziosi, più cauti e più saggi.

Il lato negativo del tratto si mostra ai livelli più alti di stimolazione. Ciò che è moderatamente provocante per la maggior parte delle persone è altamente stressante per le HSP. Ciò che è altamente provocante per la maggior parte delle persone logora fortemente le HSP, fino a far loro raggiungere un punto di rottura chiamato "inibizione transmarginale". Questo concetto fu studiato per la prima volta agli inizi del Novecento dal fisiologo russo Ivan Pavlov, il quale era convinto che le differenze ereditarie fondamentali tra le persone risiedessero nella velocità con cui esse raggiungono questo punto di rottura, e che coloro che lo raggiungevano più velocemente avessero un diverso tipo di sistema nervoso.

Nessuno ama essere sovrastimolato, né le HSP né gli altri. Quando una persona si sente fuori controllo, l'intero corpo avverte la difficoltà. La sovrastimolazione implica spesso non riuscire a fare del proprio meglio. Ovviamente significa anche pericolo. Il terrore della sovreccitazione potrebbe anche essere stato instillato programmaticamente in tutti noi: poiché un neonato non può scappare o combattere e nemmeno riconoscere un pericolo, il meglio che può fare è mettersi a gridare a ogni novità, ogni cosa che sia minimamente stimolante, in modo che il genitore possa soccorrerlo.

Come i pompieri, noi HSP rispondiamo per lo più a falsi allarmi. Ma se la nostra sensibilità ci salva ogni tanto la vita, è un tratto che ha anche un costo genetico. Quindi, sì, quando porta al sovraccarico è un bel fastidio; ma fa parte di un pacchetto che ha anche molti vantaggi.

Qualcosa in più sulla stimolazione

Stimolazione è ogni cosa che risvegli il sistema nervoso, richieda attenzione ed ecciti i nervi con piccoli impulsi elettrici. Di solito pensiamo che provenga dall'esterno, ma ovviamente proviene dal nostro corpo (sotto forma di dolore, di tensione muscolare, di fame, di sete o di desiderio sessuale) oppure dai ricordi, dalle fantasie, dai pensieri o dai progetti.

La stimolazione può variare per intensità (per esempio un rumore) o per durata. Può essere qualcosa di imprevisto, come un clacson o un grido, oppure qualcosa di complesso, come una festa in cui tutti parlano insieme e ascoltano musica.

Spesso riusciamo ad abituarci a essa. Ma talvolta, anche se crediamo di esserci assuefatti e di non essere infastiditi, all'improvviso ci sentiamo esausti ed ecco perché: mentre abbiamo sopportato lo stimolo a livello conscio, esso ci ha logorato internamente. Anche una stimolazione moderata e in una situazione familiare, come una giornata di lavoro, può portare una HSP a sentire il bisogno di quiete, a sera. A quel punto, perfino un "piccolo" stimolo può diventare la goccia che fa traboccare il vaso.

La situazione è in realtà ancora più complicata, perché lo stesso stimolo può avere diversi significati per persone differenti. Un centro commerciale affollato a Natale può ricordare a qualcuno un felice momento di shopping familiare, e dare una sensazione di calore. Ma un'altra persona, che forse è stata costretta ad andare a far spese con altri, ha cercato di comprare un regalo che costava troppo e non ha saputo bene che cos'altro fare, a quel punto, ha ricordi infelici delle festività passate, e quindi ne soffre intensamente.

Rivalutare la vostra sensibilità

Ripensate alle volte in cui la vostra sensibilità ha salvato voi o qualcun altro dalla sofferenza, da grandi perdite o perfino dalla morte. (Nel mio caso, io e tutta la mia famiglia saremmo morti se non mi fossi svegliata al bagliore del fuoco che stava divampando sotto il tetto della vecchia casa di legno in cui vivevamo.)

Una regola generale è che quando non avete alcun controllo su una stimolazione, l'esperienza risulta più sconvolgente, e ancora di più se vi sentite vittime di qualcun altro. Mentre una musica suonata da voi può essere piacevole, quella che esce dallo stereo di un vicino vi infastidisce parecchio, e se gli avevate già chiesto di abbassarla, il tutto diventa un'invasione ostile. Va detto che il vostro limite di tolleranza può anche diminuire per via della lettura di questo libro, dato che comincerete a pensare di far parte di una minoranza i cui diritti a essere meno sollecitati sono per lo più ignorati.

Ovviamente sarebbe bello essere come dei saggi, distaccati da tutti questi fastidi e senza che niente possa davvero irritarci. Non ci meraviglia dunque il fatto che molte HSP siano interessate a vie spirituali.

L'arousal è veramente diverso dall'ansia e dalla paura?

È importante non confondere l'arousal (stato di attivazione, di allerta o di stimolazione) con la paura. La paura crea sì uno stato di stimolazione, ma lo fanno anche altre emozioni come la gioia, la curiosità o l'ira. Però possiamo anche essere sovrastimolati da pensieri semiconsci, oppure da un basso livello di attivazione che non crea nessuna emozione evidente. Spesso non siamo coscienti di ciò che ci infastidisce: magari una nuova situazione, il rumore o le molte cose che i nostri occhi stanno vedendo.

In realtà, esistono parecchi modi per essere tesi e parecchi modi per sentirsi tali, e tutti possono variare a seconda dei momenti e delle persone. L'arousal può manifestarsi sotto forma di rossore, tremore, battito martellante, mani agitate, pensieri tetri, mal di stomaco, tensione muscolare, sudorazione delle mani o di altre parti del corpo. In tali situazioni spesso le persone non si rendono conto di alcune o di tutte le reazioni che hanno. Oppure dicono di sentirsi tese, ma non hanno sintomi evidenti. Il termine arousal descrive quindi qualcosa che tutte queste esperienze e questi stati fisici condividono, a prescindere dalle manifestazioni, proprio come il termine "stress" comunica uno stato che tutti conosciamo, ma che varia parecchio da persona a persona. Ovviamente lo stress è strettamente connesso all'arousal. La nostra risposta allo stress è proprio questo stato di attivazione.

Quando prendiamo coscienza della situazione, desideriamo trovargli un nome e conoscerne la causa, in modo da poter individuare il pericolo. Spesso pensiamo semplicemente che il nostro arousal sia dovuto alla paura, e non capiamo che il cuore può martellare per lo sforzo di elaborare un ulteriore stimolo. Oppure le altre persone, notata la nostra tensione, credono che abbiamo paura, e quindi anche noi siamo indotti a pensarlo. Una volta stabilito che siamo spaventati diventiamo però ancora più tesi, e in futuro eviteremo una tale situazione senza sapere che, se la accettassimo e ci abituassimo, potremmo calmarci. Discuteremo ancora l'importanza di non confondere la paura con l'arousal nel capitolo, quando parleremo della "timidezza".

Il vostro tratto vi rende speciali

Dall'albero della sensibilità nascono molti frutti. In voi la mente lavora in modo diverso. Ricordatevi, per favore, che ciò che segue si riferisce a una teorica persona media: nessuno ha tutte queste caratteristiche. Tuttavia, paragonati alle non-HSP, molti di noi sono:

  • più abili nel trovare errori e nell'evitarli
  • altamente coscienziosi
  • capaci di concentrarsi profondamente (ma lavoriamo al meglio senza distrazioni)
  • particolarmente abili nei compiti che richiedono attenzione, accuratezza, velocità e la scoperta di piccole differenze
  • capaci di elaborare a livelli più profondi il contenuto di quello che gli psicologi chiamano "memoria semantica"
  • capaci di pensare più spesso al nostro stesso pensare
  • capaci di imparare senza esserne consapevoli
  • profondamente influenzati dagli umori e dalle emozioni altrui

Ovviamente esistono molte eccezioni, specialmente riguardo all'essere coscienziosi. E non voglio essere ipocrita su questo punto: si può fare molto male anche cercando di fare del bene. Inoltre tutti questi frutti hanno delle ammaccature: infatti abbiamo molte abilità, ma, ahimè, quando veniamo osservati, cronometrati o valutati, spesso non riusciamo a dimostrare il nostro valore. All'inizio la nostra tendenza a una più profonda elaborazione ci fa spesso sembrare incerti, ma con il tempo comprendiamo e ricordiamo più degli altri. Questo è forse il motivo per cui le HSP imparano meglio le lingue (benché la tensione le renda meno abili a parlarle).

Il pensare più degli altri ai nostri stessi pensieri non è egocentrismo. Vuol dire che, se ci domandano che cosa abbiamo in mente, è meno probabile che menzioneremo il mondo esterno ed è più probabile che parleremo invece delle nostre riflessioni o meditazioni. E non è improbabile che diremo di pensare ad altre persone.

Anche i nostri corpi sono diversi. La maggior parte di noi ha un sistema nervoso che ci rende:

  • eccezionali nei movimenti precisi
  • bravi a stare fermi
  • persone mattiniere (con molte eccezioni)
  • più sensibili agli stimolanti come la caffeina, a meno che non ci siamo già abituati
  • maggiori utilizzatori dell'emisfero destro del cervello (meno lineari, più creativi in maniera sintetica)
  • più sensibili a ciò che c'è nell'aria (sì, questo significa anche più soggetti ad allergie ed eruzioni cutanee)

Soprattutto, il nostro sistema nervoso sembra progettato per reagire a esperienze sottili, il che ci rende più lenti a recuperare quando dobbiamo reagire a stimoli intensi.

Ma le HSP non si trovano continuamente in uno stato di tensione. Non siamo "cronicamente sovraccarichi" nella vita quotidiana, o quando dormiamo. Siamo invece più tesi di fronte a stimolazioni nuove o prolungate. (Essere HSP non significa essere "nevrotici", ossia essere costantemente ansiosi senza una ragione evidente).

Come valutare le vostre differenze

Arrivati a questo punto, spero che ormai vediate il vostro tratto in termini positivi. Ma vi suggerisco di cercare di valutarlo invece in modo neutrale. Esso diventa un vantaggio o uno svantaggio soltanto quando vi trovate in una situazione specifica. Poiché il tratto è presente in tutti gli animali superiori, deve avere un suo valore intrinseco in molte circostanze. La mia impressione è che esso sopravviva in una certa percentuale e in queste specie proprio perché è utile avere vicino qualcuno che sia sempre attento ai dettagli. E una percentuale del 15-20 per cento sembra essere quella ottimale perché in un gruppo sociale sia sempre presente qualcuno che avverta i compagni dei pericoli, dei nuovi cibi, delle necessità dei giovani e dei malati e delle abitudini degli altri animali.

Naturalmente, è necessaria in un gruppo la presenza anche di altri elementi, che non siano così attenti a tutti i pericoli e alle conseguenze di ogni azione. Essi si faranno avanti senza tanti pensieri, pronti a esplorare ogni novità oppure a combattere per difendere il gruppo e il territorio. Ogni società ha bisogno di entrambi i tipi. E forse mi spingo a dire che occorre un numero maggiore di individui meno sensibili, perché molti di loro hanno la tendenza a finire uccisi! Ma questa, ovviamente, è solo una mia idea.

Un'altra mia impressione è che la specie umana tragga vantaggio - più delle altre - dalle HSP. Sono le loro caratteristiche a rendere gli esseri umani diversi dagli altri animali: siamo noi più sensibili a essere in grado di immaginare gli sviluppi delle situazioni. Gli esseri umani in generale, e le HSP in particolare, sono acutamente consapevoli del passato e del futuro. E, se la necessità è la madre delle invenzioni, le HSP passano molto più tempo a escogitare soluzioni ai problemi umani proprio perché sono più sensibili alla fame, al freddo, all'insicurezza, alla stanchezza e alla malattia.

Talvolta si dice che le persone con il nostro tratto di personalità siano meno felici o meno capaci di essere felici. Ovviamente possiamo apparire infelici e umorali, almeno alle non-HSP, perché ci concentriamo molto più spesso sul significato della vita e della morte o su quanto tutto sia complicato: pensieri sfumati e complessi. Poiché molte non-HSP non trovano piacevole l'oggetto dei nostri pensieri, presumono che concentrarci su di essi ci renda infelici. E noi non siamo certo più felici se gli altri ci dicono che siamo infelici (secondo la loro definizione di felicità) o che abbiamo un problema (sempre secondo loro) perché sembriamo infelici. Simili accuse renderebbero infelice chiunque.

Aristotele ha delineato il problema meglio di tutti, con la domanda: «Preferiresti essere un maiale felice o un uomo infelice?». Le HSP preferiscono essere molto consapevoli, molto umane, anche se ciò di cui siamo consapevoli non ci dà sempre motivo di rallegrarci.

Questo non significa che le non-HSP siano dei maiali! So che qualcuno contesterà le mie affermazioni, sostenendo che sto cercando di fare di noi un'élite. Un'idea del genere non durerebbe che cinque minuti nella mente della maggior parte delle HSP. Ben presto infatti ci sentiremmo colpevoli per aver provato simili sentimenti di superiorità. Io vorrei solo incoraggiarle a sentirsi uguali agli altri.

Data di Pubblicazione: 26 ottobre 2018

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