Una vita tra le erbe
Una vita tra le erbe
Sono nato in un freddo dicembre ad Arbizzano di Valpolicella, comune di Negrar, provincia di Verona.
Mia madre mi aveva raccontato che in quell’anno il freddo era stato molto intenso, tanto da far temere per la mia salute nel giorno in cui dovevo essere portato in chiesa per il Battesimo. Comunque andò tutto bene, perché a distanza di oltre cinquantanni sono qui a raccontare questa mia storia che si intreccia con le erbe commestibili e officinali.
Da mia madre ho ereditato l’arte di arrangiarsi per sopravvivere. Non era facile sfamarsi nell’immediato dopoguerra, tuttavia una madre trovava sempre qualcosa per i propri figli, e infatti quando notava che la primavera era alle porte e la natura si stava risvegliando dopo l’inverno, esclamava con gioia: “Ora che la campagna, il bosco e le siepi incominciano a gemogliare, di fame non si muore più!”. Ed è stato con questo ottimistico concetto che ho imparato ad amare e a vivere nella natura, con tutti i benefici che essa ti dava. Fin da piccolo con mia madre seguivo le siepi alla ricerca delle erbe che sarebbero servite per mangiare.
Da mio padre ho avuto in eredità la sua grande saggezza e la sua fiducia nella speranza, doti indispensabili per il lungo e difficile cammino della vita. Le fatiche del lavoro e le traversie della vita le ha sempre commentate con una filosofia tutta sua: “I soldi sono qualcosa, la salute è tanto e la speranza è tutto”.
E, infatti, ho provato sulla mia pelle che senza speranza non si va da nessuna parte. Era un grande appassionato della natura e un valido cacciatore e per questa sua passione (che tra l’altro era una necessità per la nostra famiglia), ha dovuto scontare cinque giorni di prigione perché era stato sorpreso dalle guardie venatorie a cacciare senza la licenza e non aveva le cinquecento lire per pagare la contravvenzione. E allora si è fatto cinque giorni di prigione: cento lire al giorno. Non nascondeva questo fatto, anzi diceva che era stata un’esperienza utile.
Dai mici genitori dunque ho imparato a utilizzare tutto quello che la natura ci metteva a disposizione: la legna del bosco con cui accendere il fuoco del camino per cucinare e riscaldarsi, la selvaggina per ottimi arrosti, le erbe selvatiche per i contorni e buone minestre, tutti doni della natura che mi hanno portato a vivere un rapporto diretto con lei. Ho avuto la certezza che in essa si può trovare tutto quello che serve per vivere bene.
Ho trascorso tutta la mia adolescenza in mezzo ad aromi e profumi, e questi sapori li ho sempre considerati dei veri miracoli della natura.
La fabbrica
A quattordici anni, per aiutare la famiglia ero già in fabbrica. Era una grande fabbrica metallurgica. L’impatto con questo ambiente mi aveva fatto dimenticare il mondo in cui avevo vissuto in precedenza, ma dopo un periodo di assestamento ho cominciato a conciliare il lavoro con il tempo libero, durante il quale mi piaceva girare per i campi alla ricerca delle erbe.
A quell’epoca uscivo da solo per la campagna e non avevo nessun punto di riferimento, ma dentro di me incominciavo ad avvertire la necessità di documentarmi perché quello che avevo già imparato sulle erbe era nato da una certa situazione di bisogno. Ora però si trattava di capire e di avere una conoscenza più approfondita di questo mondo che tanto mi affascinava. Comprai il mio primo libro: “La Guida Botanica dell’Italia” di Eugenio Barroni, della Cappelli Editore. Lo scelsi perché il titolo della copertina mi sembrava molto importante e utile per capire le cose. Desideravo avere le basi per conoscere meglio le erbe. Subito dopo comprai “Le piante officinali italiane” di Giuseppe Lodi, delle Edizioni Agricole. Questo testo dava precise istruzioni su come raccogliere e come essiccare le erbe e come prepararle all’uso commerciale.
Con impegno ed entusiasmo mi applicai nello studio di questi testi e quando ebbi la convinzione di aver imparato a ricercare e riconoscere queste piante, sono passato alla seconda fase. Ho cominciato a raccogliere, ad essiccare e a setacciare le piante che raccoglievo. Non avevo fretta e avevo il preciso intento di fare le cose per bene e piano piano i primi mazzetti di erbe pendevano dalle travi del granaio che usavo come essiccatoio.
Chiudevo le finestre perché questa fase avvenisse nell’oscurità in modo che le erbe non perdessero i loro principi attivi. Ogni mazzetto aveva la sua targhetta con data e luogo della raccolta. Dopo dieci giorni circa procedevo alla se-tacciatura, ultima fase che preparava il prodotto per l’uso. Dopo tanto lavoro e con un’aria molto soddisfatta, mi accingevo a preparare il mio primo infuso alla menta, che avevo raccolto in una delle molte sorgenti di Novare.
Non immaginavo che questo the avrebbe influenzato in maniera determinante la mia vita.
Il Thea alla Menta
In questo periodo durante la pausa per lo spuntino, la prima volta che tolsi il tappo al thermos che conteneva il mio the alla menta, si sprigionò un profumo per tutta la stanza. I miei colleghi incuriositi vollero assaggiare tutti quella bevanda. Il giudizio da loro espresso su questo the fu positivo, ma la cosa più importante era data dal fatto che in poco tempo ero diventato “l’uomo del thè”.
L’erba menta è stata la mia prima esperienza in campo erboristico. Da quel momento gli operai cominciarono a richiedermi varie erbe che erano state loro consigliate dagli erboristi. Io mi applicavo con impegno per far avere loro tutto quello che mi chiedevano.
Negli anni successivi queste richieste sono diventate importanti e consistenti, tanto che ho capito che questa attività poteva diventare la mia professione. Mi occorreva quindi la qualifica per svolgere l’attività di erborista a norma di legge.
Il diploma di erborista
La possibilità di ottenere il diploma mi fu data dalFUniversità degli Studi di Perugia, che organizzava un corso di erboristeria al quale mi iscrissi. Ho utilizzato il diritto allo studio che mi spettava per legge e sono andato a Perugia per seguire i corsi.
Il corso prevedeva lezioni teoriche sugli effetti delle erbe, le loro classificazioni e lezioni pratiche di laboratorio per la loro lavorazione. In questa occasione, fondamentale per la mia esperienza professionale, ho potuto approfondire e analizzare meglio le ragioni delle scelte che spesso facevo senza aver approfondito le problematiche connesse ai principi attivi delle erbe e il loro utilizzo.
Al ritorno da Perugia con il diploma, conseguito in maniera brillante, in mano, la mia vita cambiò completamente. D’accordo con mia moglie, poco dopo lasciai il lavoro fisso, senza nessun rimpianto, e accettai di collaborare con un’erboristeria al centro di Verona.
Le erbe del prete
In questo negozio esisteva una prassi consolidata. Tutte le persone che chiedevano un rimedio a base di erbe venivano indirizzate alla casa della signora Ada (la nipote del famoso parroco delle erbe di Sprea, don Luigi Zocca), che proseguiva l’attività ereditata dallo zio.
Tutte queste persone tornavano poi in erboristeria per la preparazione della ricetta della signora Ada. In alcuni anni di fattiva e utile collaborazione ho avuto la possibilità di preparare svariate ricette e di proporre centinaia di rimedi, parlando con lei e sentendo dalla sua viva voce il modo di fare le ricette e la filosofia che era alla base di esse.
Mi raccontava di come suo zio voleva che le ricette fossero preparate, le erbe da adoperare e come bisognava comprendere esattamente i sintomi che raccontavano le persone per interpretarli e trovare i rimedi giusti, che venivano da una tradizione contadina antichissima. Sono stato fortunato perché la mia attività di erborista poteva nascere nella tradizione di don Luigi Zocca e di sua nipote Ada. Improvvisamente la signora Ada si ammalò e dopo poco tempo venne a mancare. Sentivo che anche la collaborazione con l’erboristeria aveva perduto la sua ragion d’essere, di conseguenza decisi di lasciare il negozio che tanto mi aveva dato come esperienza professionale.
La bancarella delle erbe
Presi allora la decisione di fare l’ambulante e di proporre la tradizione delle erbe del prete e della nipote in tutti i mercati nei comuni della provincia veronese. Dopo aver risolto tutti i problemi burocratici, iniziai l’attività. L’esperienza che avevo acquisito in precedenza mi dava coraggio e in poco tempo capii che la scelta che avevo fatto era quella giusta. Sulla mia bancarella esponevo tutte le erbe officinali, le erbe aromatiche, dei prodotti di erboristeria e cosmetici alle erbe.
Dopo un primo momento di scetticismo verso i prodotti che esponevo, le persone esprimevano un interesse straordinario, specialmente verso i rimedi della tradizione del Prete da Sprea, i decotti depurativi e digestivi. Mi sentivo un suo erede naturale quando proponevo questi prodotti a me consigliati dalla signora Ada.
Molte persone che avevano provato i rimedi della tradizione che proponevo mi incoraggiarono a proseguire: mi resi subito conto di quanto grande fosse la popolarità del Prete da Sprea e delle sue erbe.
Proseguendo l’attività in molti anni ho avuto grandi soddisfazioni professionali e ho condiviso una grande esperienza con persone di paesi diversi. Un mercato particolare era quello di Badia Calavena, in quanto Sprea è una sua piccola frazione.
Quando andavo al mercato di Badia Calavena, sentivo in maniera particolare la presenza del “prete delle erbe” su di me quando consigliavo le sue ricette. Tutto questo mi procurava grande emozione. Un giorno ebbi un’emozione. Pensavo che un giorno sarei arrivato con la mia bancarella a Sprea. Mi venivano i brividi solo a pensarci, ma ormai ero lanciato e mi sentivo pronto per il grande passo.
Non volevo andarmene in pensione senza prima avere operato nel paese di don Zocca, che, indirettamente, attraverso la nipote, era stato il mio maestro.
Questo testo è estratto dal libro "Le Erbe del Prete".
Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017