SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Leggi del Karma e il valore del destino

Leggi del Karma e il valore del destino

Scopri le premesse teoriche per la comprensione della Psicosofia Karmica leggendo l'anteprima del libro di Sergio Audasso.

Dharma - Karma e Destino: cosa sono e quali sono le differenze

Sono sicuro che molti tra coloro che leggono questo libro conoscono il significato della parola in lingua sanscrita “Karma”. Karma normalmente assume il significato di “legge di causa ed effetto” o “legge di restituzione”. Vale a dire: a ogni azione ne corrisponde una uguale con moto contrario. Per questo motivo nei precetti di molte correnti spirituali troviamo le seguenti indicazioni.

  • Induismo: questa è l’essenza del dovere: non fare agli altri ciò che causerebbe dolore se fatto a voi;
  • Zoroastrismo: buona è soltanto quella natura che non fa agli altri ciò che non è buono per lei;
  • Buddhismo: non trattare gli altri in modi che tu stesso riterresti dannosi;
  • Confucianesimo: questo è il massimo della bontà: non fare agli altri ciò non vorresti che essi facessero a te;
  • Ebraismo: ciò che è odioso per voi non fatelo al vostro vicino;
  • Cristianesimo: tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro;
  • Islam: nessuno di voi crederà veramente finché non desidererà per gli altri ciò che desidera per se stesso;
  • Sik: non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te.

Per il Karma, ogni azione compiuta, ogni gesto o comportamento agito verso gli altri, tornerà a me in egual misura. Vi è un ulteriore elemento che, purtroppo, molti dimenticano: il Karma viene creato o si estingue con il Dharma. Tutti i precetti elencati pocanzi, a un lettore attento, assumono la caratteristica di precetti etici e di comportamento. Il Dharma, in effetti, è il principio etico in assoluto. Si può tradurre la parola Dharma con: legge cosmica, legge naturale, oppure legge dello scopo nella vita.

Vivendo in accordo con questa legge, è possibile porre fine al ciclo delle nascite e delle morti - nel Veda detto samsàra - e alla sofferenza a esso collegata. Per vivere nella propria vita la legge del Dharma e poterla realizzare pienamente, è necessario conoscere i tre aspetti principali di cui è composto il suo nucleo centrale.

I tre aspetti principali della legge del Dharma:

Il primo stabilisce un fatto inconfutabile: ognuno di noi è qui, in questo istante, per scoprire da Sé che il vero Io è spirituale. Ossia che dentro di noi risiede ed esiste una realtà divina, e questa realtà divina deve assolvere a un compito preciso. Ognuno di noi deve, quindi, adempiere al proprio destino spirituale. Perché questo? Perché ognuno di noi è, in essenza, un essere spirituale vestito di una forma fìsica utile a manifestarsi.

Il secondo aspetto è rappresentato dal cosiddetto “Dharma dell’esposizione”. Nelle varie scritture vediche, religiose, teosofiche o gnostiche, esistono delle indicazioni precise, come ad esempio: ama il prossimo tuo come te stesso; ecco, questo è il Dharma dell’esposizione. E un tipo di Dharma specifico. Esprime una indicazione assoluta a cui adeguarsi. Può essere un precetto morale o una via da seguire.

Il terzo aspetto è il Dharma dell’esperienza diretta; ovvero, la realizzazione. Per vivere l’intensità di questo Dharma è necessario per prima cosa accettare che siamo dei portatori, più o meno consapevoli, di una realtà divina; in secondo luogo è necessario ascoltare, leggere, mettere in pratica gli insegnamenti applicando “l’esposizione” e, così facendo, si potranno sentire le suggestioni interiori della parte divina presente in noi.

Se comprendiamo i precetti e le suggestioni interiori e li mettiamo in pratica, faremo esperienza diretta del vero Dharma, cioè il Dharma che ci trasforma. Un elemento importante che contraddistingue il Dharma da ogni altra possibile suggestione: siamo nel Dharma solo se vi è trasformazione. La Psicosofìa Karmica, la scienza dello spirito e le tradizioni iniziatiche dell’occidente, indicano questa trasformazione come “rivolgimento interiore fondamentale” nella sua parte iniziale, e “trasfigurazione” nella sua parte finale. Nello specifico, il primo aspetto del Dharma, ci invita sia ad accettare la parte divina presente nel nostro cuore che la realtà della forza divina da essa emanante. Questa parte e questa forza divina sono un tutt’uno e assumono il nome, nelle varie scritture, “come scintilla di spirito”, o “fiore di loto”, o “bocciolo” di rosa. Al tempo stesso, questo primo aspetto del Dharma, definisce, in modo incontrovertibile, che la personalità di ognuno di noi è il contenitore della realtà divina, ma il secondo aspetto è rappresentato dal cosiddetto “Dharma dell’esposizione”.

Nelle varie scritture vediche, religiose, teosofiche o gnostiche, esistono delle indicazioni precise, come ad esempio: ama il prossimo tuo come te stesso; ecco, questo è il Dharma dell’esposizione. E un tipo di Dharma specifico. Esprime una indicazione assoluta a cui adeguarsi. Può essere un precetto morale o una via da seguire.

Il terzo aspetto è il Dharma dell’esperienza diretta; ovvero, la realizzazione. Per vivere l’intensità di questo Dharma è necessario per prima cosa accettare che siamo dei portatori, più o meno consapevoli, di una realtà divina; in secondo luogo è necessario ascoltare, leggere, mettere in pratica gli insegnamenti applicando “l’esposizione” e, così facendo, si potranno sentire le suggestioni interiori della parte divina presente in noi.

Se comprendiamo i precetti e le suggestioni interiori e li mettiamo in pratica, faremo esperienza diretta del vero Dharma, cioè il Dharma che ci trasforma. Un elemento importante che contraddistingue il Dharma da ogni altra possibile suggestione: siamo nel Dharma solo se vi è trasformazione. La Psicosofìa Karmica, la scienza dello spirito e le tradizioni iniziatiche dell’occidente, indicano questa trasformazione come “rivolgimento interiore fondamentale” nella sua parte iniziale, e “trasfigurazione” nella sua parte finale. Nello specifico, il primo aspetto del Dharma, ci invita sia ad accettare la parte divina presente nel nostro cuore che la realtà della forza divina da essa emanante.

Questa parte e questa forza divina sono un tutt’uno e assumono il nome, nelle varie scritture, “come scintilla di spirito”, o “fiore di loto”, o “bocciolo” di rosa. Al tempo stesso, questo primo aspetto del Dharma, definisce, in modo incontrovertibile, che la personalità di ognuno di noi è il contenitore della realtà divina, ma che noi, in quanto personalità, non siamo divini. Questo primo aspetto ci dice anche che esiste un piano per far emergere la parte divina e, soprattutto, lascia la libertà a ognuno di decidere e/o di accettare sia la parte divina che il piano correlato. In sintesi quale è il piano? Seguire il Dharma che libera dal ciclo ripetitivo delle nascite e delle morti.

Uscire dal Karma evitando di crearne di nuovo

Applicare il Dharma equivale a dire: ridurre il Karma; non applicarlo equivale, invece, a incrementarlo! Prima che in molti lettori, in questo punto del testo, nasca la domanda: “Come si fa ad agire seguendo il Dharma se la spinta ad agire è Karma?”. Ecco la risposta. L’essenza del Dharma-Karma è identica al Wu Wei dei taoisti: agire il non agire. Alla nascita, nel nostro campo di respirazione - quella parte invisibile di noi che ci circonda con variabilità di colore e da molti chiamata aura - sono presenti delle linee di forza karmiche che tutti conosciamo bene. Alcuni chiamano queste linee di forza carta del cielo, tema di nascita, zodiaco, firmamento aurale oppure Lipika. Queste linee sono la rappresentazione del Karma... in potenza.

Per intenderci, immaginate una sfera trasparente. Voi al centro di questa sfera. Sospesi. E tutto intorno tante piccole stelle. Alcune molto luminose e altre meno luminose; alcune più grandi, altre meno grandi. Guardandovi intorno potete notare tutte le stelle. Questo è il vostro firmamento aurale o Lipika. Le stelle più luminose e le stelle più grandi rappresentano le forze che nelle varie rivoluzioni lunari, in questo preciso istante, ricevono più corrente elettromagnetica di forza zodiacale universale.

Possono rappresentare le quadrature, i trigoni, le opposizioni, tutto ciò che normalmente un astrologo ci può illustrare. Ogni individuo è all’interno di una sfera. In questa sfera, in questo microcosmo il cielo si illumina, o perde di forza luminosa, ogni volta che la consapevolezza permette la modificazione delle linee di forza al suo interno. Questo significa modificare le influenze presenti nel campo di respirazione e nel campo della Lipika correlandole a una nuova forza proveniente dal campo divino. Ecco perché è possibile, applicando il Dharma, modificare le linee di forza, diminuire e sciogliere il Karma, lasciando all’interno del nostro campo di respirazione “un nuovo cielo e una nuova terra”.

Ricordo quanto descritto nella introduzione. L’elemento terra è legato all’azione. Tradotto significa: agire con consapevolezza dell’azione permette al Dharma di modificare il Karma. Un nuovo cielo e una nuova terra. In “potenza”, queste linee sono la rappresentazione del Karma. Il firmamento aurale o carta del cielo, è uno scritto. Uno schema generale. Una scaletta grazie alla quale ci si può esprimere “a braccio”. Sono i punti salienti della somma dei risultati delle azioni del passato. Da qui anche il nome di Lipika. I signori della Lipika, sono gli scribi, tessitori autorevoli della nostra storia basata proprio sul quel grande schema di linee di forza ascritto a noi e a noi unito alla nascita.

I quattro signori della Lipika o “signori del destino” imprimono - sulle tessere invisibili nella luce astrale del mosaico personale - ogni pensiero e ogni azione dell’uomo per poi inserirli “nella grande galleria dei quadri dell’eternità”. Tale galleria è la registrazione fedele di ciò che è, e determina ciò che sarà. Ma in base a cosa determina ciò che sarà? In base a due fattori specifici: alle linee stabili, allo schema prenatale ascritto alla nascita e allo stile di vita personale secondo la legge che li obbliga a scrivere su ogni tessera del mosaico ogni pensiero e ogni azione dell’individuo a cui ci si riferisce. Da questo si capiscono le varie possibilità di azione che ci sono concesse.

Abbiamo sì delle basi su cui poggia la nostra casa, ma queste non sono altro che le sue fondamenta. Ma su fondamenta simili per portata, profondità, grandezza, quanti tipi di abitazioni si possono costruire? Infiniti! Il vero agire, in questo caso, è agire partendo dalla propria consapevolezza di essere altro da ciò che si crede essere come personalità. Mi spiego meglio. Fin quando ci si sofferma sulle credenze di essere questo o quello, più si rafforza il legame con la personalità e i suoi bisogni. Più la personalità segue le sue inclinazioni di gloria, di potere, di riconoscenza, maggiore sarà l’influenza delle forze della Lipika e del Karma sulla persona.

In poche parole più si desidera, più le forze del Karma e della Lipika trovano modo di esprimersi. E questo solo perché tali forze seguono una regola: la regola della proporzionalità. Tanti elementi, vero? Allora, riassumendo, si può affermare che la personalità nella sua ricerca di affermazione, di potere, di gloria, di autoconservazione, di controllo su tutto, trasforma un io in divenire in ego soggiogato, a sua insaputa, dai continui desideri che lo rendono schiavo dallo zodiaco e dei signori del destino. Eppure, dirai caro lettore, le forze dello zodiaco, al di là di tutto, essendo karmiche, sono pur sempre attive, no? Quando l’individuo con la sua personalità assume il coraggio di perdere l’abitudine di essere se stesso o, per meglio dire, interrompe lo scambio disfunzionale tra l’ego soggiogato alle influenze karmiche dirette, ha la possibilità di compiere una scelta, anzi, “la” scelta. Questa opzione è resa disponibile a chiunque compia questo passo di consapevolezza e, cosa strana, è stata determinata dal destino.

Sembra un’assurda contraddizione con quanto detto fino ad ora, ma in realtà non è così. Il destino, nel nostro campo di vita, è soggetto alla legge della proporzionalità, ricordate? La quale dice che più ci si lega all’ego desideroso di gloria, di potere, di riconoscenza, più si è soggetti alle forze della Lipika e dello zodiaco. Ed è per questa ragione che il destino assume due posizioni dirette: la prima è, come abbiamo detto, direttamente proporzionale al legame dato tra l’anima naturale e la Lipika. In poche parole, all’ego che ne è la conseguenza.

La seconda invece, sempre per la stessa legge, è inversamente proporzionale: meno si inseguono, soddisfacendoli, i desideri dell’ego, più si diminuisce l’influenza dello zodiaco e, cosa importante, più si apre lo spiraglio nel cuore. Da questa apertura le prime suggestioni del Dharma si fanno strada nella nostra vita. I precetti morali ed etici divengono una necessità compresa, spogliandosi dell’idea di dettame normativo e trasformandosi in stile di vita al quale non ci si può sottrarre.

Data di Pubblicazione: 16 luglio 2019

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