SAGGI E RACCONTI   |   Tempo di Lettura: 10 min

La Lettera della Maddalena: I Compagni di Viaggio

La Lettera della Maddalena - Isabelle Von Fallois - Speciale

Scopri il 1° capitolo de "La Lettera della Maddalena", i suoi misteri e gli incredibili segreti, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Isabelle Von Fallois.

La Lettera della Maddalena: I Compagni di Viaggio

Capitolo 1° - Marie

Parigi, 27-28 Agosto 2013

Un acquazzone estivo flagellava il tetto dell'appartamento di Marie e lei si augurò che le finestre della casa un po’ malandata reggessero l'urto. Quando aveva trovato e preso in affitto il comodo appartamento a Montmartre quelle considerazioni non le aveva proprio fatte.

Di prendere sonno non se ne parlava proprio. Non era solo per la tristezza. Sin da bambina era perseguitata da incubi che, dall’assassinio di suo padre avvenuto solo poche settimane prima, erano ulteriormente peggiorati.

Avvolta nell’accappatoio di velluto blu di suo padre, che le era più che grande, Marie decise di prepararsi un tè giapponese, il suo metodo preferito per sfuggire all’orrore dei suoi sogni. Non avrebbe potuto confessare a nessuno di non sapere più cosa ne era stato di lei.

Dov'era finita la giovane professoressa d’arte di successo che solo qualche mese addietro aveva ricevuto un premio internazionale? Possibile che lei e quella donna sicura di sé fossero la stessa persona? Marie non aveva neppure il coraggio di confidarsi con Véronique, la sua migliore amica.

Mentre il bollitore borbottava rassicurante, Marie si sedette sulla panchetta del tavolo di cucina, le ginocchia appoggiate al petto, la testa nascosta tra le braccia e lasciò scorrere tutte le lacrime. Si scosse solo quando il fischio del bollitore la riportò alla realtà e lei lo zittì.

Se solo fosse stato così semplice far tacere anche le voci che aveva nella testa. Persa nei suoi pensieri fissò la fotografia del padre che le faceva compagnia lì sul tavolo di cucina. All'epoca, nel fiore degli anni, la sua folta chioma scura era venata solo da qualche filo d’argento e i suoi occhi blu acciaio sembravano osservarla con amore e sapienza allo stesso tempo.

Suo padre le era stato sempre così vicino pur restando un enigma. Perché lui, che aveva sempre una risposta a tutto, si era rifiutato di istruirla? Perché le era stato precluso l’accesso ai poteri superiori? Era veramente così terribile essersi affidata alla scienza e alla ricerca piuttosto che alle sue mezze verità spirituali?

 

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Quante volte si era vergognata di lui! Ma come poteva spiegarsi che un musicista di grande successo e direttore d'orchestra di fama mondiale come lui, di tanto in tanto, si abbandonasse a certe sciocchezze? Che poi suo padre era sempre così imperturbabile, cosa che lei aveva vissuto quasi come una provocazione; un tale controllo di sé, lei non sarebbe mai riuscita ad averlo.

Ora che non poteva più parlargli si rammaricava di averlo evitato negli ultimi anni. Troppa differenza nel loro modo di pensare. E troppo tardi si era resa conto con quanto amore lui l'avesse sempre seguita con i pensieri, non importa quanto lontano lo avessero portato i suoi viaggi.

All'epoca non avrebbe mai potuto immaginare di sentirne così tanto la mancanza. Solo dopo la sua morte si rese conto di essere irrimediabilmente sola con quel dolore che la trafiggeva come un pugnale. Non l'avrebbe mai più rivisto, non gli avrebbe mai più potuto parlare.

Quando se ne ricordò il tè era ormai diventato freddo e amaro e Marie decise che era arrivato il momento di andare a dormire. Non sognare, almeno per una volta, era il suo desiderio più grande. Si accovacciò sotto la coperta in posizione fetale pregando che le fosse concessa una notte tranquilla e riposante.

Trascorsero solo pochi secondi e si ritrovò a guardarsi intorno impaurita e stupita quando vide ergersi di fronte a lei la facciata di una grande cattedrale. Era notte fonda eppure Marie ebbe la netta sensazione di essere osservata da un infinito numero di figure celate nell'oscurità. Un brivido gelido la fece tremare come una foglia.

Poi un lampo illuminò la notte tracciando una croce in cielo. Non poteva essere un caso. Era un segno, era per lei, Marie ne ebbe subito la certezza, doveva essere così, non era previsto alcun temporale. Ma era ancora in pericolo.

Lo sapeva istintivamente. Doveva trovare un nascondiglio e, con una lentezza quasi insopportabile, cautamente si fece strada all'ombra dei muri per raggiungere una porta laterale che sapeva essere aperta. Rivolse automaticamente una preghiera al cielo nella speranza che il cigolio della porta non la tradisse.

In lontananza si udiva un cane abbaiare e Marie aprì la porta con un colpo secco. Il cigolio la scosse fino al midollo ma il rumore fu coperto dall’abbaiare dei cani. Con passo lesto si infilò nello stretto varco che portava alla chiesa.

Doveva essere qui, qualunque cosa stesse cercando. Iniziò dunque a cercarla con una disperazione del tutto inspiegabile, così come quella sensazione che le diceva che le cose non potevano che stare così.

 

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Marie si rannicchiò tra le file dei banchi inginocchiandosi davanti a una meravigliosa statua della Madonna con il bambino. Una missione. Questa ricerca era una missione che doveva portare a termine. Ma chi era il mandante? Cos'era questa misteriosa missione? Cosa stava cercando? Era forse troppo cieca? E perché aveva l'assoluta certezza di essere in pericolo?

Marie nascose il volto tra le mani cullandosi dolcemente sino a quando un rumore la fece trasalire. Fissava l'oscurità con gli occhi sbarrati dalla paura quando udì che qualcuno si stava avvicinando. Più di una persona a giudicare dai passi.

Prima di poter reagire Marie venne circondata da figure avvolte in abiti scuri e con il capo coperto da un velo nero. Una voce tagliente le chiese: "Cosa cerchi qui, indegna? O hai già trafugato ciò che in realtà appartiene a noi?". Invisibili mani la afferrarono da dietro. Marie non riuscì a proferire parola.

La voce si fece più minacciosa: "Parla, o capirai cosa significa avere paura!". Ma Marie era come paralizzata. La presa si fece più stretta e per le braccia venne trascinata attraverso la cattedrale. Un uomo la prese maldestramente alle spalle. E poi ancora avanti attraverso cunicoli sotterranei.

Infine, venne gettata a terra sul nudo pavimento come un sacco fradicio. Le sfuggì un grido rauco, poi serrò le mandibole in preda alla paura e allo sconforto. L'orrore era senza fine, l’afferrarono e la incatenarono su un gelido tavolo. Poi le sfilarono i pantaloni.

Con la fredda punta di un pugnale uno degli uomini tagliò il pizzo delle sue mutandine così da esporre alla vista di tutti la parte più vulnerabile del suo corpo.

Marie si sentì salire un singhiozzo in gola che rischiava di soffocarla mentre qualcuno le sussurrava: "Se non ci dici ciò che vogliamo sapere, puttanella, distruggeremo il tuo corpo tanto che non potrai più gioire della tua vita! Mi hai capito?"

Dalla gola di Marie fuoriuscì un acuto grido di paura che la strappò dalle tenebre delle catacombe. Assalita dal panico, si sedette sul letto chiedendosi dove si trovava.

Fu il suono familiare delle campane a rivelarglielo, le campane della vicina basilica del Sacré-Coeur che annunciavano la mezzanotte, e Marie riconobbe la sua piccola mansarda e accanto a lei il familiare blu dell’accappatoio di suo padre appoggiato lì accanto.

 

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Il suo respiro si fece più calmo. Anche se dalla morte del padre continuava a essere perseguitata da varie versioni di uno stesso sogno, nessuno era stato così terribilmente reale come quello appena fatto. Come doveva interpretarlo? Nel suo inconscio erano forse sopiti desideri morbosi? Era forse questa la ragione per cui i suoi rapporti con gli uomini non erano mai durati a lungo?

Marie era sconvolta. Non c’era da stupirsi che non avesse il coraggio di raccontare le sue tribolazioni notturne neppure alla sua migliore amica Véronique. Tanto più che il terrore di essere torturata in quella perfida maniera era talmente vivo ai suoi occhi da non poter immaginare di volergli ridare vita parlandone.

Respirare, aveva bisogno d’aria. Non appena fu di nuovo in grado di muoversi raggiunse la finestra sporgendo il viso nell'aria notturna. Come faceva bene. E tuttavia si sentiva sola sotto la volta del cielo.

Mentre lo osservava con occhi spalancati vide baluginare una stella cadente. Era sicuramente un segno, doveva essere un avvertimento. E nello stesso momento ebbe una rivelazione. Il motivo era forse questo: il suo inconscio voleva che lei risolvesse l'enigma che dalla morte di suo padre la tormentava, il segreto della chiave dorata!

La chiave che mettendo ordine tra i documenti di suo padre aveva trovato nella sua cassaforte, avvolta in un prezioso foglio di carta sul quale erano scritte le seguenti parole:

Amata figlia,

con questa chiave ti lascio un'eredità preziosa quanto pericolosa. Non appena si saprà che sei diventata la nuova custode di questo tesoro celeste, la tua vita non sarà più sicura.

Sono profondamente addolorato che non mi resti più tempo per spiegarti come stanno le cose. Inoltre, purtroppo non ti posso proteggere, ma quel che resta della mia forza continuerà a vivere in te. Ti prego, prenditi cura di te stessa, amata bambina! Credimi, è dimenticato tutto ciò che si frapponeva tra noi. Ti prego, non dimenticare mai: la chiave deve venire assolutamente protetta. E abbi fiducia in me, un'ultima volta.

Je t'embrasse fort. Ti abbraccio forte

Tuo padre.

 

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Pensierosa, Marie osservava le stelle in cielo. Non riusciva a resistere alla sensazione di dovere, per una volta, chiedere aiuto. Chissà se suo padre avrebbe ascoltato la preghiera? O qualche altra forza? Crederci proprio del tutto no, non ci riusciva neppure ora.

Ma una cosa era chiara: la versione ufficiale della polizia non faceva assolutamente luce sulla morte di suo padre. La versione era che fosse stato uno psicopatico ad assassinare Jean Chevalier, a causa di un'ossessione patologica per Richard Wagner.

Naturalmente Marie sapeva che Tristano e Isotta, o meglio “l’azione in tre atti” come Wagner stesso aveva definito questa grande opera, produceva effetti molto speciali. Si diceva che questa singolare musica avesse il potere di elevare alcune anime e trascinarne altre nella follia.

Marie aveva rifiutato l’idea con un’alzata di spalle come faceva per tutto ciò che si rifaceva al paranormale. Sicuramente non aveva nulla a che fare con la morte di suo padre, dietro ci doveva essere ben altro. Si ricordava benissimo di quello sconosciuto che si era allontanato dal camerino del direttore d'orchestra. E lei era assolutamente certa che il suo atteggiamento non fosse stato quello di una persona con problemi psichici, bensì che avesse agito con la lucida freddezza di un sicario.

Naturalmente non poteva confessarlo a nessuno. Sarebbe sembrata un'idea folle. No, avrebbe dovuto tenere tutto per sé.

Ma sentiva il bisogno di essere compresa e aiutata.

Un brivido la percorse mentre lì, al cospetto delle stelle, le tornò in mente il suo incubo. Si fece coraggio, rivolse lo sguardo al cielo e con voce titubante esclamò:

Voi esseri di luce lì fuori, chiunque voi siate, vi prego aiutatemi a superare gli incubi e a svelare il segreto della chiave dorata. Vi prego anche di continuare a inviarmi dei segni, voglio muovermi nel mondo con sguardo attento. Vi prego, aiutatemi e indicatemi la via che devo percorrere. E vi prego di proteggermi dal male in agguato nell'oscurità dei miei sogni e contro il quale mio padre mi ha messo in guardia!

Non appena pronunciate queste parole Marie si sentì avvolta in un bozzolo di amore e protezione. Stupita e stranamente tranquillizzata, si allontanò dalla finestra e senza indugio andò immediatamente a dormire, in quel momento era in pace con se stessa e con il mondo.

 

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Data di Pubblicazione: 16 novembre 2022

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