IL GIARDINO DEL BENE   |   Tempo di Lettura: 8 min

Liberi e felici, ovunque voi siate

Liberi e felici, ovunque voi siate

I consigli dei maestri per ritrovare libertà e presenza

Elmer "Geronimo" Pratt è un nome che non compare tra quelli dei maestri spirituali o non si trova nelle liste degli autori che trattano crescita personale, eppure è un nome che per la sua storia e per l’evoluzione tracciata dalla sua anima all’interno di quella storia, merita di essere ricordato e preso come fonte di ispirazione. Nel decimo anniversario della sua morte, vorrei omaggiare questo luminoso rivoluzionario, dedicandogli l’odierna puntata de "Il Giardino del Bene".

La libertà come stato interiore

Tempo di lettura: 8 minuti

Luogo: carcere di San Quintino

Parole: resa, accettazione, presenza, aporia

Video: "Living Luminaries"

Letture: "Il vagabondo delle stelle" - "Libero ovunque tu sia"

Ispirazioni: Elmer Geronimo Pratt, Thich Nhat Hahn, Salvatore Brizzi

Elmer "Geronimo" Pratt noto anche come Geronimo Ji-Jaga, era un veterano militare decorato, reduce del Vietnam, divenuto poi membro di alto rango del partito delle pantere Pantere Nere (Black Panther Party) negli Usa. Questa militanza e la sua lotta a favore dei diritti umani tra gli anni '60 e i primi '70, lo fecero finire sotto i riflettori, non troppo benevoli, dell'FBI. 

Celebre rimase lo scontro che ebbe luogo nel dicembre del 1969 nella sede delle pantere nere di Los Angeles, quando decine e decine di agenti federali, armati, circondarono e attaccarono la sede; Geronimo si barricò nell’ufficio e resistette all’assalto per oltre quattro ore, uscendone indenne; ma da quel giorno lo Stato lo inserì nella lista dei principali ricercati.

Furono anni intensi per lui, costellati da eventi drammatici. La perdita della moglie, uccisa quando era incinta di 8 mesi (il suo corpo fu abbandonato in un fosso) e l’arresto con l’accusa di omicidio di una insegnante di 27 anni, per il quale Geronimo venne processato nel 1972. Nonostante il giorno dell’omicidio si trovasse a quasi 400 miglia dal luogo del delitto, un esponente delle pantere nere (che in realtà era un infiltrato della polizia) testimoniò contro Geronimo, che per questo motivo venne condannato e finì in carcere. Trascorse i primi otto anni in isolamento. Lui, una cella buia e il silenzio. Le uniche creature che incontrava, come ha ricordato, erano le formiche. In realtà quelle piccole formiche che infestavano la sua cella ebbero un ruolo cruciale nel suo risveglio spirituale. Come lui stesso racconta:

“A quei tempi l’isolamento era una cella vuota, una tortura disumana nei primi due anni avevo paura delle formiche, che uscivano da un buco nel pavimento, il mio gabinetto, e venivano a mordermi. Poi ho capito che quello era il loro mondo e io non avevo il diritto di ucciderle, per cui mi sono arreso e ho lasciato che mi mordessero.

Non appena mi sono arreso a quella situazione hanno smesso di mordermi... e hanno cominciato a portarmi delle piccole briciole per mangiare. 

Il mio è stato un atto di sottomissione e di riduzione del mio ego. Prima hai un atteggiamento da macho, pensi di essere superiore e di poter affrontare tutto. Poi un giorno ti rendi conto che devi sottometterti a queste piccole creature e capisci che sei solo una piccola parte di qualcosa di molto più grande”. 

Arrendersi e lasciare che… 

Questo è il preciso momento di svolta per Geronimo. Smettere di lottare, abbandonarsi a ciò che è; spogliarsi da ogni resistenza emotiva, lasciare scivolare via il proprio ego, scoprirsi vulnerabile e sentire la bellezza di questo stato. Sentirsi una goccia di un oceano, e al contempo sentirsi una goccia che contiene l’intero oceano. 

“Arrendersi significa darsi tempo per incontrare le cose, tutte le cose” scrive il poeta Franco Arminio.

Vero, arrendersi è darsi il tempo di incontrare le cose e soprattutto di incontrare la luce che dimora in tutte le cose. Siamo circondati di luce, ma è solo quando si è in uno stato di totale abbandono, di “resa”, che si riesce a cogliere quella luce in pienezza e se ne viene toccati, penetrati fino a scoprire di essere fatti della sua stessa sostanza. La resa include fede, chi si arrende e si rende vulnerabile affida, depone, se stesso nelle mani dell’universo. E la resa è una delle manifestazioni più alte dell’amore.

Abbandono, resa, accettazione, fede ma anche... presenza

Sì, perché anche la presenza ha un ruolo determinante nel raggiungimento della libertà. In un suo celebre discorso ai carcerati del penitenziario del Maryland il monaco Thich Nhat Hahn esordì con una frase che catturò subito la loro attenzione: “Per me non c’è felicità senza libertà e la libertà non ce la dà nessuno, la dobbiamo coltivare noi stessi”.

E in quella meravigliosa giornata trascorsa con loro, Thich Nhat Hahn insegnò ai detenuti come coltivare quella libertà nella quotidianità, tramite la presenza, mostrando loro come vivere ogni azione con consapevolezza. A partire dalla respirazione. Per arrivare alle altre azioni ordinarie: camminare, sedere, mangiare, bere, lavorare. La pratica della libertà non è altro che restare ancorati al presente, al qui e ora, quando si compiono queste azioni. Questa presenza proietta in uno stato perenne di gioia, guarigione, trasformazione e libertà.

In qualunque condizione o luogo vi troviate, se avete la libertà siete felici - disse Thich Nhat - Io ho molti amici che hanno scontato condanne ai lavori forzati e che, sapendo come praticare, non solo hanno sofferto molto meno ma hanno anche avuto una crescita spirituale”. Coloro che vivono in presenza sono di aiuto anche a chi hanno vicino, l’energia e la vibrazione che loro e i loro gesti emanano arriva agli altri, la gioia e la libertà che possiedono sono un magnete e uno stimolo ad avvicinarsi al loro stesso stato di coscienza.

Abbandono, resa, accettazione, fede e presenzaQuesta sono gli ingredienti per arrivare alla più vera, duratura e completa libertà. Quella che rimane inviolata anche dentro le mura di un freddo buio carcere. 

Così era stato per il nostro Elmer Geronimo: aveva trovato la libertà a 58 anni “nelle più cupe profondità delle prigioni” di San Quintino e Folsom, a dimostrazione di come la libertà sia uno stato di coscienza, indipendente da qualsiasi situazione esterna: una volta raggiunta dentro di sé, poi non c'è nulla e nessuno fuori che potrà insidiarla.

Pratt è stato scarcerato nel 1997 quando la sua condanna venne annullata dopo che emerse che l'accusa aveva nascosto prove che dimostravano la sua innocenza, decisione confermata anche in appello. 

Anche una volta resa pubblica l’ingiustizia subita Elmer non ebbe mai alcuno moto di rivalsa verso i suoi accusatori e verso chi aveva ordito il complotto. Una persona che ha raggiunto la libertà interiore non è più prigioniera dell’odio, della rabbia e dei suoi meccanismi. Una volta fuori, Elmer riprese a pieno regime la sua azione di attivista per i diritti umani che continuò con rinnovato slancio fino al momento della sua morte, che avvenne in Tanzania, il 3 giugno 2011. 

L'esercizio - Le opportunità di una strada senza uscita

La prima persona che mi raccontò la storia di Geronimo (contenuta nel dvd Living Luminaries) fu Salvatore Brizzi, per cui ho pensato di invitare proprio lui, oggi, per guidarvi a una breve riflessione su alcune dinamiche connesse alla vicenda. Prendetevi qualche minuto per ascoltare le sue parole, e fatele risuonare dentro, osservando con attenzione cosa smuovono e attivano.

La domanda che vi pongo oggi è: come avreste reagito voi, sapendo di essere stati condannati per un omicidio che non avete commesso?

Quali sarebbero i vostri pensieri la prima settimana... il primo mese... il primo anno? Continuereste ogni giorno a pensare al momento della vostra liberazione? E se foste condannati all’ergastolo?

Cosa accade nella psiche umana dopo otto anni di isolamento? Spesso si hanno conseguenze psichiatriche (si scivola verso il basso), ma talvolta, più spesso di quanto si creda, a un certo punto l’ego si arrende, smette di resistere e la coscienza sale verso il Cielo. Da un certo momento in poi diventi semplicemente un essere umano diverso rispetto a prima: infra-umano oppure ultra-umano. A queste due situazioni può condurre l’APORIA (dal gr.: strada senza uscita). In questo periodo storico saremo tutti confrontati con la nostra personale aporia.

E' proprio vero quanto annota Salvatore. Talvolta di fronte a una situazione estrema, che si protrae nel tempo o che ha un impatto devastante, il nostro apparato umano (corpo-mente-emozioni) cede, collassa letteralmente: e ciò che resta dopo quel crollo è ciò che realmente siamo. 

Prima di salutarvi e darvi appuntamento a giovedì prossimo vi ricordo l'indirizzo dove potete raccontarmi quale è il vostro rapporto con la libertà, o inviarmi una vostra storia sul "bene" o semplicemente un saluto: riccardo@lospiritoinfantile.it

Riccardo Geminiani

Qua trovate le precedenti puntate della rubrica Il Giardino del Bene - Cronache Gentili dal Mondo

 

 

 

Data di Pubblicazione: 1 giugno 2021

Ti è piaciuto questo articolo? Rimani in contatto con noi!

Procedendo con l'invio dei dati:

Lascia un commento su questo articolo

Caricamento in Corso...