SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 8 min

Libro della Creazione - Anteprima del libro di Igor Sibaldi

Oltremare

Oltremare

Occidente: dal latino ob-cidere, «andare declinando». Ovest: dalla radice sanscrita vas, che sta per «oscurità»: come in vas-ati, «notte»; da qui anche il latino vesper, «sera». West, vest, nelle lingue germaniche acquistò il significato di «mare», poiché l'oceano per i germani era a ovest, nella direzione del tramonto, del buio.

Rimozione

Certo, parlare di «nevrosi di una civiltà» non è per niente corretto da un punto di vista scientifico, oggi. Una civiltà non ha i genitori, non ha un'identità sessuale - e di conseguenza uno psicologo non vedrebbe come possa avere nevrosi. Ma per fortuna la psicologia è una scienza giovane e tante svolte sono ancora possibili.

Intanto, non-scientificamente questa metafora della nevrosi biblica funziona abbastanza bene. La Genesi è di fatto un libro rimosso. Rimozione è quella pessima idea che hanno sempre i nevrotici, di spostare altrove desideri, pensieri o ricordi di cui la loro mente ha in qualche modo paura.

È una pessima idea perché un «altrove» in cui spostarli non c'è, nella mente. In qualunque angoletto della mente si spingessero quei contenuti preoccupanti, sarebbero pur sempre contenuti della mente, e sarebbero dunque dentro di essa.

Il nevrotico risolve il problema della rimozione fabbricando nella mente un altrove, a sue spese: riduce l'ampiezza della sua mente cosciente, l'orizzonte della sua attenzione, ritagliandone certe aree e stabilendo che sono proibite. Li ammucchia i contenuti da rimuovere, come Barbablù ammucchiava cose terribili nella sua famosa stanza. La differenza tra queste aree e la stanza di Barbablù, è che costui abitava in un castello e la sua stanza segreta era in fondo a qualche lungo corridoio; nella mente dei nevrotici, invece, le aree vietate finiscono sempre per diventare ingombranti: come un baule in un monolocale; per non notarle bisogna muovere il collo in maniere bizzarre.

Di bizzarrie bibliche, ne vedremo di continuo quando esamineremo il testo della Genesi così come lo si traduce di solito. Un anticipo? Genesi 6,1, versione consueta (e sbagliata):

Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra, nacquero loro delle figlie.

Sarebbe semplice porsi l'unica domanda giusta che questo passo può suscitare: «E come facevano prima gli uomini a prolificare, se non c'erano femmine?» Ma qualche strano movimento del collo impedisce da millenni di notare l'assurdità di tale traduzione.

D'altronde, anche questo è tipico delle nevrosi: che il tempo passi, e le aree proibite della mente rimangano immutate. In un individuo, una nevrosi può crescere vigorosa anche per decenni, anche per tutta la vita; e in una civiltà può crescere allo stesso modo per secoli, millenni, fino a che quella civiltà scomparirà.

La ragione di questa persistenza è assai semplice: benché le giravolte mentali causino molti disagi, facciano perdere occasioni preziose, producano traumi (cioè situazioni troppo difficili da risolvere, che continuano a lungo a suscitare turbamento) è raro che se ne voglia guarire. Magari lo si desidera ogni tanto, ma non lo si vuole davvero.

La guarigione appare inevitabilmente lenta e impegnativa. Per liberarsi da una nevrosi bisogna ricordare ed esaminare i numerosi traumi che ha causato, e risalire attraverso di essi fino al conflitto da cui la nevrosi deriva, entrando in quelle aree della mente che si è imparato a temere e a proibirsi. Già questo spaventa non poco; ma ancora più pauroso è quel che avviene poi.

A un certo punto, in quel risalire, si comincia ad accorgersi che il conflitto principale è proprio ciò che il nevrotico chiama «io», e che non è affatto il suo «io». È solo un piccolo, fastidioso groviglio di movimenti del collo, di riflessi condizionati, di atteggiamenti artificiosi, vecchi presupposti mai criticati e sentimenti confusi.

E scoprirlo dà certamente gioia, ma suscita sgomento, perché chi scopre che quel suo «io» è falso, non è più quell'«io»: è diventato un altro, un «io» nuovo e ignoto, il che cambierà tutto nella sua vita; e non c'è nulla che l'essere umano tema più del cambiamento. Perciò, anche chi tenta di guarire da una nevrosi, spesso non ritiene affatto necessario riuscirci.

Nel nostro caso, la guarigione dalla «nevrosi biblica» cambierebbe tutto ciò che sappiamo della Genesi. Scopriremmo un libro antichissimo, finora rimosso, pieno di verità che per millenni i nostri avi non hanno conosciuto, pur avendole sotto gli occhi.

Ma ciò ci aprirebbe una prospettiva spirituale e psicologica del tutto diversa dalle nostre religioni - perché quelle verità le contraddicono. Le nostre grandi religioni ci apparirebbero insomma come l'«io» vecchio appare al nevrotico che sta guarendone.

Forse ne verrebbe un'altra religione, nella quale credere a qualcosa di diverso da ciò a cui si crede nelle altre. O forse una qualche forma diversa di sapienza spirituale, che con il nostro concetto occidentale di «religione» non avrebbe nulla a che fare.

In entrambi i casi, il cambiamento sarebbe enorme: riguarderebbe sia i territori che di solito si considerano religiosi, sia quelle aree delle scienze e della filosofia che le nostre grandi religioni influenzano, oggi, direttamente o indirettamente.

Qualche secolo fa, prospettare un simile cambiamento sarebbe stato pericoloso e illegale. Oggi no, per nostra fortuna; ma può inquietare. I dettagli di tale inquietudine sono a loro volta molto interessanti, e li segnaleremo via via - in corsivo - mentre costruiamo un accesso a queste aree proibite della nostra mente.

Traumi biblici:

Proviamo a risalire innanzitutto lungo la serie dei traumi della nostra «nevrosi biblica», in cerca della sua origine.

Eresie

Traumi biblici sono le vicende degli eretici, che ebbero tutti vita dura per aver cercato di far comprendere la Bibbia a chi l'aveva rimossa.

Non che tutti gli eretici finiti sul rogo avessero ragione: ma quando si cerca di capire un libro non è importante chi abbia ragione e chi no; ciò che conta è parlarne, vedere cosa se ne riesce a scoprire continuando a farsi domande e a darsi torto a vicenda. Quando ciò non avviene perché un interlocutore incarcera, tortura o ammazza l'altro, in tutti coloro che lo vengono a sapere si ha un considerevole trauma. Nel cristianesimo situazioni del genere cominciarono a susseguirsi molto presto, già dal II secolo, e continuarono con asprezza crescente, finché le autorità religiose ebbero a disposizione prigioni capienti e guardie abbastanza numerose. E a ogni morte d'eretico, il libro sacro diventava sempre più sacro: sempre più temibile.

Scismi

Traumi biblici sono gli scismi. Il cristianesimo ne ebbe due enormi. Il primo fu formalizzato nel 1054, dopo due secoli di tensioni religiose tra Bisanzio e Roma. Il secondo avvenne all'inizio del XVI secolo, tra la Chiesa di Roma e il protestantesimo.

I motivi che portarono a ciascuna di queste due scissioni sono molti e complicati: ma entrambe furono immediatamente precedute da una traduzione della Bibbia in una lingua parlata dalla gente comune - in slavo, nel IX secolo, e in tedesco, nel XVI, a opera di Lutero. Entrambe le volte, insomma, un improvviso aumento del numero dei lettori si accompagnò a una sconvolgente spaccatura nel mondo cristiano - come se non fosse possibile concepire la scoperta del libro senza che ne seguisse un'esplosione di odio. E ciò è molto nevrotico: il contatto con le aree proibite, rimosse, produce spesso fasi di caos e di aggressività.

D'altronde, provate a raccontare a qualche conoscente che vi siete messi a leggere la Bibbia. Due su tre avranno da ridire. «La Bibbia?!» Qualcuno vi spiegherà addirittura che state sbagliando. Se lo direte a qualche parente, si preoccuperà un po'-senza sapere bene perché. Evidentemente vi è una memoria genetica, nella quale i roghi e le guerre di religione non sono così lontani come risulterebbe dal calcolo dei secoli.

Antisemitismo

Traumi biblici sono le persecuzioni antiebraiche.

Negli ebrei l'Occidente vede da sempre la memoria vivente del Vecchio Testamento. E li ha sempre trovati insopportabili. Vi è un nesso tra le due cose.

Tra i motivi che più spesso si adducono per spiegare l'antisemitismo, vi sono l'invidia per la ricchezza degli israeliti, l'irritazione per il loro esclusivismo e il rancore verso quei giudei che fecero condannare a morte Gesù. Ma non sono motivi sufficienti: anche i borghesi sono ricchi, anche gli aristocratici se ne stanno per conto loro, e anche i romani avevano dato una mano durante la crocifissione - ma in Occidente non vi sono state persecuzioni antiborghesi o antitaliane, e la nobiltà è stata perseguitata di rado e sempre per breve tempo.

I pogrom, i ghetti, i lager, le ossessioni e le superstizioni antiebraiche appaiono piuttosto come espressioni di un panico aggressivo, di un caos mentale, provocato proprio dal legame tra gli ebrei e il libro rimosso. Quel libro era vietato, pericoloso (dato che a parlarne troppo si avevano guai), traumatico e straniero, perciò anche gli ebrei lo erano, perché quel libro veniva da loro, parlava di loro. Ma sia le eresie, sia gli scismi, sia l'antisemitismo appaiono come prodotti, e non come l'origine della nevrosi biblica. Risaliamo perciò più oltre. 

Questo testo è estratto dal libro "Libro della Creazione".

Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017

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