ECOLOGIA E AGRICOLTURA   |   Tempo di Lettura: 10 min

Il linguaggio segreto degli animali del bosco

L'Uomo che Parla con gli Animali del Bosco - Wolfgang Schreil - Speciale

Ritrova il contatto con Madre Natura e con gli animali del bosco, imparando il loro linguaggio segreto, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Wolfgang Schreil.

Il linguaggio segreto degli animali del bosco

L'esperimento con la vipera

Quando da me squilla il telefono, potrebbe essere qualcuno che ha una vipera in giardino. “Woife”, dice, “so che sposti le vipere. Qui ne abbiamo una. Puoi venire?”. Sono felice quando mi chiamano perché vuol dire che non è stata uccisa a colpi di badile ed è ancora viva; quindi vado, l’afferro per la coda, la faccio scivolare in un secchio e la libero nel bosco.

Mi piacciono le vipere. Le adoro come tutti gli altri animali.

E sono sempre stato convinto che la loro pericolosità sia sopravvalutata. Probabilmente una vipera risulterebbe innocua se sapessimo trattarla nel modo giusto. Ma qual è il “modo giusto”?

Mantenere la calma ed evitare movimenti bruschi? Con altri animali funziona, tuttavia una vipera non è uno scoiattolo, un cervo, una martora o una cinciallegra: è un serpente e ha zanne velenifere.

Fino a quel giorno mi ero limitato a mettere le vipere nel secchio con una presa sicura; questa volta invece volevo vederla meglio. Una volta ne avevo presa una da terra per la coda e l’avevo sollevata. Pendeva dalla mia mano a testa in giù e nel frattempo faceva guizzare la lingua, presto però si era calmata.

Una biscia dal collare, grazie alla sua flessibilità, sarebbe senz'altro riuscita a raggiungere la mia mano con la testa, le vipere invece non sono molto agili. Sono per lo più rettili tranquilli, poco attivi, piuttosto pigri; stanno in agguato, mordono, aspettano che il veleno faccia effetto, poi mangiano la preda e si riarrotolano su se stesse. Vogliono stare in pace.

 

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Vita da vipere

Ebbene, la vipera penzolava rilassata. Sarei riuscito a farla scivolare nella mano libera senza che mi mordesse? Come dovevo comportarmi?

Sicuramente sarebbe stato poco saggio avvicinare la mia mano alla sua testa: avrebbe percepito questo gesto come una minaccia e probabilmente avrebbe fatto ciò che andava evitato. La mano doveva stare ferma. Dunque la feci scendere e l’accompagnai piano verso la mano aperta, finché vi atterrò di testa.

Era come se l’avessi appoggiata a terra, solo che in quel caso la terra era la mia mano e, indovinate, non reagì. Del resto perché avrebbe dovuto? Nessuna vipera al mondo avrebbe morso se avesse creduto di sfiorare il suolo della foresta.

Lo avevo dimostrato: toccando la mia mano con la testa, era rimasta tranquilla — non le importava di trovarsi su di me. Con ogni probabilità non me la sarei cavata altrettanto facilmente se avessi preso l'iniziativa e avessi avvicinato la mano.

Be, quell’esperimento mi aveva reso più audace. Come spesso mi capita, non chiusi occhio e per tutto il giorno continuai a pensare: “Che cos'altro potrei tentare? Quale tecnica potrebbe rivelarsi ancora più efficace? Che cosa scoprirei se mi mettessi nei suoi panni?”.

Mi venne un'idea: “E se deponessi la vipera sul mio corpo anziché sulla mano?”. Sulla pancia, per esempio, avrebbe un mucchio di spazio. Perché non dovrebbe accettarlo di buon grado? Non è meglio il mio ventre caldo del freddo suolo del bosco? Che differenza le farebbe rispetto a una grossa pietra riscaldata dal sole?

 

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Faccia a faccia col pericolo

Ero certo che la vipera mi avrebbe perdonato la curiosità.

Allo stesso modo ero convinto che se mia moglie Sabine fosse venuta a conoscenza del mio piano mi avrebbe sbattuto fuori di casa. Perciò decisi che ne sarebbe rimasta all’oscuro. La telefonata successiva si fece attendere.

Finalmente arrivò, in quello stesso anno, e così uscii con il mio secchio e cercai un posto nel bosco che alla vipera sarebbe piaciuto, un pendio roccioso dove la fitta boscaglia non nascondeva la luce del sole. L'esperimento ebbe inizio.

La vipera scivolò dal secchio al suolo. L’afferrai per la coda e la sollevai. Mi sdraiai. Stendendomi dovetti tenere la coda a distanza; la procedura doveva essere eseguita con calma e scioltezza. In poche parole non dovevo inciampare, scivolare o barcollare. Per un momento ebbi la nausea.

La vipera, però, non doveva percepire il mio nervosismo. Mi ricomposi subito e, non appena mi stesi a terra, l’avvicinai alla mia pancia, centimetro dopo centimetro. Sembrò gradire quel posto perché quando infine la lasciai andare e ritrassi con cautela il braccio non strisciò giù.

All’inizio fece guizzare la lingua in direzione della mia testa ma poi, conquistata dal piacere, si arrotolò sul mio ventre. Era una situazione che conosceva e che le piaceva: aveva trovato un luogo soleggiato, nessuno la disturbava e non c'erano pericoli in vista. Perciò decise di restare.

Nelle mie elucubrazioni notturne non avevo considerato che una vipera potesse accomodarsi sopra di me. Invece ero sdraiato con un serpente sulla pancia, che non dava il minimo segno di volersene andare. In un primo momento ne fui compiaciuto.

Ma poco dopo la felicità scomparve, lasciando il posto a una crescente impazienza. Adesso che cosa dovevo fare? Non dovevo muovermi. Non potevo scattare fotografie e non potevo grattarmi, dovevo fingere di essere un sasso e i sassi non hanno braccia, né gambe. Non accadeva nulla. La vipera non si muoveva e io nemmeno. Almeno così la tenevo d’occhio.

 

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A contatto con la natura

Dopo dieci interminabili minuti mi balenò un pensiero terribile: e se in quell’istante fosse passato un escursionista e mi avesse visto? O, ancor peggio, se mi avesse sorpreso un conoscente? Un abitante di Bodenmais che per caso, quel giorno, cercava funghi nel bosco, e mi avesse visto giacere a terra, immobile, con una vipera sulla pancia...

Che spiegazione gli avrei dato? Dicono di me che sono un po’ suonato e molti mi considerano un tipo bizzarro. Manca solo che vengano a sapere di come trascorro i pomeriggi... Potevo sempre fischiettare o salutare con un timido sorriso... “Giorno Sepp, buona fortuna con i funghi!”. E non agitare la mano...

Ho avuto fortuna. Non è passato nessuno, nessuno mi ha visto. Dopo quella che mi è parsa un'eternità — saranno stati circa venti minuti — la vipera ha ricominciato a sibilare, si è mossa ed è strisciata giù, rapidamente, lungo il mio fianco sinistro.

Controllai che si fosse allontana davvero e mi rialzai, arricchito di due nuove scoperte.

La prima: il mio studio empirico aveva fatto emergere la verità su questi rettili. Il principio che vale per gli uccelli e per i mammiferi funziona anche per loro: nessuna vipera aggredisce una persona che mantiene la calma e non mostra paura.

 

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Muovendosi piano, evitando gesti secchi o bruschi e comportandosi più passivamente possibile, la vipera non attacca. Questo esperimento, tuttavia, non va imitato perché, se qualcuno si facesse prendere dal panico, si troverebbe in serio pericolo.

In linea generale, comunque, alle nostre latitudini, a nessun animale verrebbe in mente di aggredire un uomo, nemmeno a una vipera.

La seconda: ancora una volta ho dimostrato che faccio bene a non portare estranei durante le mie passeggiate nella natura. A volte la gente mi chiede di venire con me nel bosco. Rispondo sempre di no. Anche se non mi capita tutti i giorni di trovarmi in una posizione imbarazzante come quella che vi ho descritto, l’uomo civilizzato considererebbe deplorevoli certi miei comportamenti. Soprattutto si annoierebbe a morte.

Io, infatti, me ne sto seduto per ore, ai margini di un prato o nella foresta, senza parlare, immerso in una sorta di torpore, fermo, solo la mia ombra si sposta. Respiro, il mio cuore batte, ma sono gli unici segni di vita.

Il più delle volte succede qualcosa, dopo un'ora o dopo sei, ma nel frattempo la maggior parte delle persone avrebbe perso la pazienza, mi avrebbe dato un colpetto e mi avrebbe sussurrato disperata: “Perché non facciamo niente? Dovremo pur fare qualcosa!”.

Poi non bado a dove mi trovo. Spesso mi siedo da qualche parte nel bosco, mi sdraio e non guardo che cosa c’è sotto di me o se qualcuno ha lasciato lì i propri escrementi. Naturalmente ci sono formiche e ogni tanto un ragno cammina sopra di me.

Per molti questo non avrebbe significato e ne sarebbero disgustati. Per me non è così; resto sempre il bambino che la sera torna a casa sporco e maleodorante. E con ciò siamo arrivati a parlare del tema centrale di questo libro.

 

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Il legame con il bosco

Da vent'anni la mia vita ruota intorno agli animali selvatici.

In questo tempo ho imparato molto su di loro perché sono sempre stato disposto ad apprendere e ho capito che non sono così dissimili da noi. Non mi sono mai stati estranei. Da ragazzino, per me, giocare tra asini, capre e pecore era la cosa più normale del mondo.

Ci ho dormito insieme nella stalla, mi erano familiari: dopo una breve conoscenza, in pochi secondi si creava una completa confidenza. Inoltre con loro mi sentivo libero.

Entrare nel loro mondo non fu però facile. Dovetti superare delle prove. Nel frattempo la maggior parte di loro mi concesse un “permesso”: diventai un ospite tollerato, a volte gradito nel loro regno, dove oggi mi muovo più o meno liberamente.

Quando torno nel mondo degli umani, posso raccontare esperienze incredibili, per esempio che è possibile entrare in contatto con gli animali selvatici. Non sono degli extraterrestri e non devono restare per noi un mistero.

Possiamo comprenderli, come loro hanno compreso noi da molto tempo. Ci dicono qualcosa, anche su noi stessi, perché, come noi, provano emozioni e sentimenti che riescono a esprimere. E come noi possiedono un'intelligenza, riconoscibile non appena ci discostiamo dai parametri umani. In altre parole, fra di noi ci sono molte più somiglianze di quanto crediamo.

Eppure esiste una barriera non facilmente superabile. Ciò che in sostanza ci distingue dagli animali selvatici è che non parliamo la stessa lingua. È come se ci separasse una parete di vetro, attraverso la quale ci vediamo ma non ci capiamo.

 

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Il linguaggio degli animali

Quello che posso dire sulla base della mia esperienza verrà raccontato in questo libro. Voglio descrivere quello che può capitare là fuori, nella “natura selvaggia”, nell'incontro con la fauna selvatica, inoltre voglio spiegare come, secondo me, va avvicinata.

Il punto è dunque come ragionano gli animali. Naturalmente chiunque potrebbe scoprirlo da sé, ma questo richiede tempo, tanto tempo, ci vogliono anni e le persone con un lavoro “normale” di solito non ce l'hanno.

Io invece ne ho — non sono mai stato lontano dagli animali: il mio paese natale, Bodenmais, sorge in una conca della Foresta bavarese, che insieme alla contigua Selva Boema costituisce la più vasta area boscosa dell'Europa centrale.

Qui abbiamo animali di tutti i tipi: cervi, rapaci, ermellini, persino linci e lupi, sicché i miei safari iniziano davanti alla porta di casa.

Non posso vantare conoscenze sugli animali esotici, ma poco importa. Per molti la fauna locale non è meno misteriosa di quella straniera. Per molte persone la vita della lepre è altrettanto oscura delle abitudini del gattopardo americano e sulla nostra fauna si possono scoprire cose nuove anche solo dal racconto delle mie esperienze e dalle informazioni che vi darò su ciascun animale. Ma torniamo alla vipera.

 

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Data di Pubblicazione: 6 febbraio 2023

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