SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 9 min

L'amore può aiutarci a rafforzare i nostri poteri di autoguarigione?

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Che cosa significa provare la mancanza d'amore nella nostra esistenza? Come si manifesta? Scoprilo leggendo l'anteprima del libro di Gerald Hüther.

Sbagliare è umano?

Noi uomini siamo creature strane. Né agli animali, né tantomeno ai vegetali serve spiegare che cosa dovrebbero fare per conservare la salute. Tutti, dai girasoli ai fiori di cuculo, dai tassi alle puzzole e persino le scimmie sanno perfettamente che cosa fa loro bene e di che cosa hanno bisogno per restare sani più a lungo possibile, per trovare un partner con cui accoppiarsi e avere una prole.

Be’, forse “sapere” non è il termine giusto: lo fanno e basta, agiscono in base a ciò che per loro è vantaggioso.

I loro programmi genetici, perfezionati per generazioni attraverso mutazione e selezione, controllano autonomamente la conformazione delle loro caratteristiche fisiche, la regolazione del metabolismo, lo sviluppo del cervello e il comportamento.

Lo fanno in modo da mantenere la salute più a lungo possibile e da generare una prole sana e numerosa. L'aspetto negativo è che, con i loro cervelli geneticamente programmati, faticano a imparare qualcosa di nuovo. Perciò, quando il mondo circostante inizia a cambiare, si ammalano e si estinguono.

 

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Da molto tempo ormai, i responsabili di questa situazione non sono né loro, né i loro programmi genetici, ma noi uomini, che ne distruggiamo l’habitat. I più vulnerabili alle malattie sono quegli animali che abbiamo allevato e cresciuto a nostro piacimento. Rispetto alla predisposizione alle malattie sono i più simili a noi.

Anche se discendiamo da una specie animale, nel corso del tempo siamo profondamente cambiati grazie al nostro cervello, capace di apprendere per tutta la vita. Con questa eccezionale macchina per pensare possiamo imparare tutto ciò che gli altri ci insegnano e, ancor meglio, tutto ciò che ci mostrano ogni giorno con il loro esempio. Purtroppo fra questi comportamenti ce ne sono molti che poi ci fanno ammalare.

Non possiamo sapere da soli che cosa ci fa bene. Dobbiamo scoprirlo nel corso della vita, come singoli e insieme agli altri.

Chi non sa quale direzione prendere può facilmente smarrirsi nella ricerca di una vita felice, appagante e sana. Purtroppo spesso ce ne accorgiamo quando ormai è troppo tardi e ci siamo ammalati.

Qui sta la grossa differenza tra noi, gli animali e le piante.

Al contrario di questi ultimi, ci lasciamo guidare non tanto dai segnali provenienti dal nostro corpo e dalle sensazioni che proviamo, quanto piuttosto da rappresentazioni recepite da altri o costruite da noi stessi. Non viviamo come dovremmo per stare bene, ma viviamo come pensiamo sia giusto in base a queste rappresentazioni.

 

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Una vita in costante trasformazione

Anche se la vita che ci siamo costruiti ci fa ammalare. Con queste rappresentazioni nella testa siamo arrivati lontano. Le abbiamo perseguite e ci siamo creati una vita e delle possibilità impensabili per gli animali. Abbiamo continuato a modificare il mondo in cui viviamo in base a esse, rendendolo sempre più veloce, sostenibile, efficiente. Così facendo ci siamo procurati dei problemi che non riguardano le piante e gli animali.

Diversamente da noi, essi hanno solo bisogno di affermarsi nel proprio habitat - con cambiamenti molto lenti, infrequenti e favorevoli al proprio patrimonio genetico -, in sostanza devono restare più possibile sani e fertili. Siccome difficilmente possono modificare da sé lo spazio in cui vivono - a meno che non si riproducano troppo, ma capita solo per brevi periodi -, quelli che si sono adattati meglio al proprio habitat, o nicchia ecologica, riescono a sopravvivere molto bene.

Conosciamo il principio su cui si fonda la vita dalla teoria darwiniana della “sopravvivenza del più adatto”: la diffusione universale di questa nozione sotto forma di “teoria dell’evoluzione” riscosse un enorme successo. Essa descrive quello che più conta nella vita, ovvero essere i più forti, i più intelligenti e i più bravi, un'idea profondamente radicata nel nostro cervello.

Il problema sostanziale è che questa teoria vale soltanto per gli esseri viventi che modificano poco il proprio habitat, per esempio i girasoli o le cavallette, i tassi e le scimmie. Per noi umani non è cosi: dobbiamo continuamente cambiare e adattarci alle nuove situazioni che abbiamo prodotto.

L'idea alla base della teoria darwiniana - essere vincenti nella vita -, ci ha spinti a condurre un'esistenza basata sulla competizione, sulla ricerca del successo, sulla massima efficienza e sul diventare “più adatti” degli altri, e questo prima o poi ci fa ammalare.

In un mondo in continua trasformazione a causa delle nostre azioni possiamo restare sani solo se, in quanto esseri consapevoli, siamo pronti a cambiare in ogni momento. Per la verità, ne abbiamo già le capacità.

Possediamo infatti un cervello che ce lo consente. Alcuni lo fanno e si mantengono in salute. Ma quanti oggi sono davvero disposti a una costante evoluzione? Quanti hanno il coraggio di accettare le sfide che la vita riserva loro? Come possiamo imparare a gestirle se non osiamo affrontarle o se non siamo pronti a superarle?

L'evoluzione è qualcosa di completamente diverso dal continuo adattamento agli equilibri da noi creati. Ѐ piuttosto il contrario: è la liberazione dal groviglio in cui siamo finiti a causa delle nostre rappresentazioni. Ѐ questo che ci fa ammalare.

 

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La relazione tra lo scarso amore verso noi stessi e l'insorgere di malattie

Ecco l’approccio che vorrei adottare in questo libro: non ci ammaliamo perché un agente patogeno ci aggredisce dall’esterno, ci ammaliamo perché crediamo che ciò che ci fa stare male debba renderci felici. In virtù di quest’idea siamo disposti - e purtroppo l’abbiamo imparato molto bene - a relazionarci con noi stessi e con gli altri senza amore. Molte persone, andando alla ricerca di riconoscimento, successo, beni e ricchezze, sono diventate incapaci di amare.

Per altre è fondamentale perfezionare e controllare tutto nella vita, persino sé stesse. Anche questo le ha rese insensibili. Alcune desiderano essere indispensabili ad altre, essere protette e accudite. Tuttavia non è amore lasciare ad altri la responsabilità di sé stessi. Nemmeno se si tratta di Dio, dell’imperatore o di un’altra autorità. A questa lista si possono aggiungere tutte le rappresentazioni possibili di ciò che conta nella vita. Ma nessuna servirà a mantenere in salute o a guarire più in fretta chi le applica rigorosamente.

La maggior parte di esse, infatti, può tutt’al più aiutarci a sopportare per qualche anno la vita malata che conduciamo. Lo dico sul serio! Se nel Medioevo imperversava la peste, oggi, nei Paesi industrializzati più sviluppati si stanno diffondendo malattie fisiche o psichiche sempre più spesso croniche. Non le prendiamo dalle pulci dei ratti e da altri vettori, ma perché molti di noi hanno soffocato troppo a lungo, anche per anni, gioia, vitalità e leggerezza in nome della perfezione: come partner, come figli di genitori ambiziosi e spesso litigiosi, nella perenne lotta per prestigio, potere, autorità e per i posti migliori a scuola, nel lavoro e in tutti gli altri ambiti della vita.

Siccome molti non hanno sviluppato un rapporto benevolo con sé stessi, si ammalano. Anche il batterio della peste, trasmesso dalle pulci dei ratti e responsabile della morte di intere popolazioni nel Medioevo, fu soltanto apparentemente la causa di questa devastante epidemia. In realtà, la malattia fu un’inevitabile conseguenza delle pessime condizioni igieniche in cui versava la gente nelle città, in quel tempo.

La scarsa igiene costituì il terreno ideale per la proliferazione dei ratti, che si moltiplicarono indisturbati. Siccome le autorità religiose dell’epoca consideravano i gatti animali diabolici, fecero sterminare in massa questi naturali predatori dei topi. Inoltre, gli abitanti delle città non si preoccupavano di disinfestare le loro abitazioni dalle pulci perché per loro contavano altre cose: per i ricchi tutto ciò che credevano li avrebbe resi felici e per i poveri l'illusione che in città si vivesse meglio e in modo più soddisfacente che nei villaggi di provenienza. Essere amorevoli non interessava a nessuno.

 

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La mancanza d'amore ci fa ammalare

Ora fate un bel respiro.

Vi descriverò un punto di vista diverso da quello che finora avete conosciuto nei manuali di salute e benessere e che forse vi è sembrato giusto. Ribadisco: ciò che ci fa ammalare non sono lo stress psichico, il deterioramento fisico o gli agenti patogeni a cui siamo esposti. Stiamo male perché organizziamo la nostra vita secondo rappresentazioni malsane. Per restare in forma dovremmo liberarcene. Però ci riusciamo soltanto quando troviamo - o ritroviamo - qualcosa che per noi è molto più importante e attraente delle rappresentazioni ingarbugliate e nocive che abbiamo inseguito fino a quel momento.

Per fortuna esiste qualcosa che ci libera necessariamente da questo groviglio e ci permette di realizzarci ogni volta che lo troviamo dentro di noi o che lasciamo che accada. In tutte le culture ha il nome più bello che esista e rappresenta il tema centrale di questo libro: AMORE, LOVE, LIEBE...

Prima che vi sediate in poltrona con aria sognante, vorrei precisare che l’amore di cui parlerò non ha niente a che vedere con quello a cui si pensa di solito.

Per la verità questo libro non parla propriamente dell’amore. Se ne sono occupati altri prima di me, senza approdare a nessuna definizione condivisa. Io approfondirò la mancanza d’amore. Ogni essere umano, in qualsiasi parte del mondo, prima o poi ha sperimentato sulla propria pelle che cosa significhi. E tutti sanno che cosa si dovrebbe fare per essere più amorevoli con sé stessi e con gli altri. Quello che mi interessa e che vorrei qui descrivere sono le conseguenze di atteggiamenti e comportamenti poco benevoli verso sé stessi, i propri simili e gli altri esseri viventi.

Fino a pochi anni fa, una riflessione del genere non sarebbe stata presa sul serio e probabilmente il libro sarebbe finito tra i manuali di spiritualità ed esoterismo. Nel frattempo, però, numerose ricerche nell’ambito della scienza e della medicina hanno dimostrato che questa teoria non è campata in aria, ma è una realtà oggettiva, dimostrata: la mancanza d’amore ci fa ammalare.

 

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Data di Pubblicazione: 14 aprile 2022

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