SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Mandala e Oriente: Risvegliare il divino al centro del tuo mondo

Il Libro Segreto dei Mandala - Astrid Morganne - Rafael Wild - Speciale

Cosa sono i Mandala? Quali sono i loro simboli, significati e geometrie sacre? Scoprilo, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Astrid Morganne e Rafael Wild.

Mandala e Oriente: Risvegliare il divino al centro del tuo mondo

I mandala nel buddismo tantrico

Fra tutte le correnti di pensiero e spirituali che hanno trattato i mandala, la indo-tibetana, la buddista e l’induista, quest’ultima è quella che ha sviluppato sicuramente sia per complessità che per articolazione di pensiero la più importante iconografia e la più particolare liturgia.

Nel buddismo tantrico, il simbolismo dei mandala è presente con forme diverse che includono da semplici diagrammi a pitture elaborate su legno, stoffa con fiori, pietre macinate o sabbie, fino ad arrivare a vere e proprie strutture tridimensionali.

Tanta è la magia visibile che scaturisce dall’uso nei riti del riso o della sabbia colorata per spiegare la creazione del mondo, e sono ancora molti i segreti di una dottrina che riesce, dopo secoli, a mantenere intatti alcuni misteri solo per gli iniziati.

Le variazioni sul tema sono moltissime anche se nel susseguirsi dei secoli si riconosce una continuità sia stilistica che formale soprattutto nei dipinti thangka, opere d’arte religiosa su rotoli di stoffa.

In questo caso le rappresentazioni figurative presenti nei mandala di origine orientale sono e costituiscono un ottimo supporto alla meditazione. La “Via”, essendo un percorso di conoscenza e trasformazione della persona nella sua totalità, implica anche un vivere i mandala con la pratica, perché per comprendere a fondo una dottrina non basta conoscerne i precetti e i dettami, ma bisogna verificarne di persona gli effetti e farne propri gli insegnamenti.

Per far questo è quindi fondamentale meditare sul mandala, che a tutti gli effetti diventa solo uno strumento e non il fine del lavoro. Il mandala di carattere orientale è una rappresentazione dell’universo, all’interno del quale sono raffigurate tutte le forze della natura e le correlazioni che esistono tra di esse.

 

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Nella cosmologia tibetana, le gerarchie di entità celesti risiedono sulla mitica montagna Meru, che in genere costituisce simbolicamente il centro dei mandala. Tra le simbologie presenti nel mandala tibetano, possiamo trovare le figure geometriche del cerchio e del quadrato, porzioni di cinta muraria di palazzi, porte orientate nelle quattro direzioni spaziali — orientale, meridionale, occidentale e settentrionale —, figure antropomorfe o zoo-antropomorfe.

È quindi un cosmogramma, definito anche come uno psicogramma; quindi, uno schema simbolico dove si esprime la psiche così come è nel momento presente ponendosi in relazione con il cosmo, sia esso microcosmo o macrocosmo.

Questo articolato simbolismo rappresenta un vero e proprio viaggio iniziatico e a occhi profani quelle che sembrano immagini o figure separate sono in realtà parte di un tutto armonico.

Dobbiamo anche comprendere che, parlando di rappresentazioni grafiche e diagrammi simbolici che dialogano tra loro, ne esistono di due tipologie, che però non sono analoghe, piuttosto sono affiancate e complementari: mandala e yantra.

A livello storico, per il mandala orientale dobbiamo risalire al periodo delle civiltà protoindiane, della valle dell’Indo di Harappa, conosciuta anche come "civiltà dell’Indo-Sarasvati" in riferimento alla civiltà descritta nei Veda, l’importantissima e antichissima raccolta di testi sacri scritti in sanscrito, che costituisce la base della religione indù.

In questa civiltà, scomparsa nel 3000 a.C., erano già conosciuti e utilizzati simboli come il cerchio o la croce. E in luoghi come il Nepal proprio la forma geometrica presa a riferimento per molte attività è sempre stata il cerchio.

Le cerimonie, così come i simboli dei mulini di preghiera e delle ruote di preghiera fino alla conformazione delle città, come ad esempio Bhaktapur, sono circolari. Gli spazi venivano divisi per ordine gerarchico partendo dal centro per poi allontanarsi da esso, permettendo via via di edificare anche a caste sociali di minore importanza.

 

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Che cos'è il Mandala?

Quando parliamo di mandala che provengono da una cultura o tradizione orientale, dobbiamo a livello geografico comprendere non solo quella che oggi è l'India, ma anche il Pakistan, il Bangladesh, lo Sri Lanka, Afghanistan, e ancora il Nepal, il Tibet e il Bhutan, quindi un’area molto vasta ed eterogenea che diede vita alla tradizione sia buddista che induista.

L’induismo in sé non è una vera e propria religione ma più un insieme di esperienze da compiere attraverso azioni e pratiche di carattere meditativo, spirituale e rituale.

Per l’induista l’obiettivo è la ricerca di uno stato di unità assoluta tra sé stesso e la divinità, facendo svanire il concetto di dualità uomo-dio per arrivare alla vera essenza che è unione con il divino. In questo caso avviene samadhi, dove il mistico realizza la fusione tra l’atto del meditare e l'oggetto della meditazione: Dio.

Il mistico in osservazione, quindi, vive ed è conoscenza diretta perché sta facendo l’esperienza, ma è anche ciò di cui fa esperienza. Uno dei fondamenti dell’induismo è proprio questo: nessuno che non sia un dio, veneri Dio.

Come possiamo farlo aspirando a questo obiettivo? Per i testi sacri tantra, sono proprio i mandala e gli yantra gli strumenti idonei per aiutarci in questo lavoro.

In questo caso quindi oltre a essere un valido strumento di supporto alla meditazione, i mandala e gli yantra diventano uno specchio per le nostre immagini psichiche che sono elevate dalle energie delle divinità rappresentate nel dipinto.

L'osservazione e la contemplazione permettono di elevarci, concetto che da sempre hanno fatto proprio, ad esempio, gli studiosi esoteristi della lingua antica ebraica, attraverso le lettere dell’alfabeto ebraico antico. Questo concetto legato all'osservazione e alla contemplazione, nei corsi Evolutionmandala®, è spesso di fondamentale importanza.

 

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In cosa si distinguono quindi mandala e yantra? In ambito tibetano, le tipiche rappresentazioni allegoriche della cosmologia buddista sono interpretate e definite come mandala, cerchio. Il mandala viene consacrato spesso solo per il periodo della liturgia e della funzione per cui è stato creato.

In genere le immagini fisiche servono per costruire quello che è il vero mandala che si deve formare invece nella mente dell’iniziato. I mandala dipinti diventano quindi uno strumento introduttivo alla seguente meditazione e alla contemplazione, con precise regole di costruzione e combinazione tra cerchi, quadrati e altre figure simboliche in cui si manifesta sia il piano materiale che spirituale, e rappresentanti l’ordine divino e cosmico.

I mandala sono inoltre potenti strumenti per riuscire a giungere al pieno autocontrollo della nostra mente dal punto di vista psichico.

I punti principali che caratterizzano un mandala tibetano e che ne danno il significato sono:

  • la superficie piana del disegno, che rappresenta un edificio sacro tridimensionale con al suo interno tutta una simbologia codificata e su cui si basa il processo di visualizzazione del meditante;
  • lo spazio geometrico nel mandala, che è visualizzato dal praticante come un percorso da compiere per arrivare alla pura conoscenza del Sé;
  • il centro, dove troviamo il santuario e la divinità archetipo che in esso risiede;
  • i cerchi, i quadrati e i colori, che rappresentano rispettivamente protezioni, cinte murarie, i cinque elementi o i punti cardinali;
  • le quattro porte poste in posizioni diverse, che rappresentano la possibilità per il meditante di poter varcare la soglia della conoscenza, di compiere il proprio percorso in un intento di miglioramento continuo;
  • le divinità terrifiche poste ai lati delle porte, che Joseph Campbell definirebbe i Guardiani della Soglia (se ci pensate i gargoyle e le creature tutt'altro che rassicuranti posizionate presso le porte all'ingresso di molte cattedrali hanno la medesima funzione);
  • la meditazione, da compiere osservando il mandala, che diventa quindi strumento e non fine, e che si sviluppa durante tutto il percorso simbolico e spirituale del mandala dall’esterno al centro.

 

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Ruota del Dharma

Quando pensiamo a quanto è importante la figura del cerchio nella cultura orientale, non possiamo non citare uno dei simboli stessi del buddismo, che è una ruota formata da otto raggi e il cui nome in sanscrito è dharmacakra.

La ruota a otto raggi è detta ruota del dharma e rappresenta l’ottuplice sentiero, cioè l'insieme degli insegnamenti di Budda per trovare l’illuminazione e la redenzione. In questo caso, la ruota cerchio rappresenta simbolicamente sia l'eternità che lo scorrere del tempo in una chiave di eterna rinascita.

La ruota per le scritture fu messa in moto da Budda in occasione della prima esposizione pubblica dei suoi insegnamenti nel cosiddetto “parco delle gazzelle”. In molti templi, troviamo proprio per questo motivo due gazzelle o dei daini che affiancano la ruota.

Spesso ci sono una gazzella o un daino maschio a destra e un daino femmina a sinistra per simboleggiare le due polarità. Di solito al centro della ruota c’è la cosiddetta ruota della gioia che ricorda un cerchio con al suo interno un triskel.

 

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Nel buddismo tibetano può rappresentare la base, il percorso e il frutto, come anche tre sentimenti da vincere: il desiderio, l’avversione e l’ignoranza.

Le otto vie simboleggiate nei mozzi e da seguire sono:

  • Retta Comprensione (samma ditthi), la via in cui comprendere la sofferenza, la sua origine, la fine della sofferenza e la via da percorrere per non restare in essa;
  • Retta Motivazione (samma sankappa), la via in cui comprendere che siamo parte di un tutto più grande e che possiamo essere felici solo aiutando e realizzando l’armonia con gli altri esseri presenti sulla Terra;
  • Retta Parola (samma vaca), sulla nostra bocca affiora quello che abbiamo nella mente e nel cuore quindi dobbiamo per primo correggere il nostro atteggiamento mentale;
  • Retta Azione (samma kammanta), non procurare dolore e sofferenze ad altri esseri viventi;
  • Retta Vita (samma ajiva), essere in pace con sé stessi e con il creato non producendo karma negativo con dei comportamenti che siano in linea con i dettami e i principi religiosi;
  • Retto Sforzo (samma vayama), impegnarsi costantemente e con sempre maggior efficacia nella pratica del dharma, cioè la Legge, la Verità, l'insegnamento del Budda come unico antidoto al karma, implacabile legge di causa-effetto;
  • Retta Consapevolezza (samma sati), vivere equidistanti dai momenti di tristezza e di gioia, consci che siamo in un percorso di risveglio che è il risultato dei nostri comportamenti con gli altri e del nostro impegno personale nella ricerca di miglioramento;
  • Retta Concentrazione (samma samadhi), il dolore e la felicità che proviamo nella nostra vita sono solo il frutto delle nostre proiezioni mentali.

 

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Ruota del Divenire

Nella ruota del divenire, chiamata anche ruota dell’esistenza, in sanscrito bhavacakra, abbiamo la rappresentazione mandalica del ciclo delle reincarnazioni (samsara) da cui l’uomo deve affrancarsi, ma anche la descrizione della cosmologia buddista.

Abbiamo un complesso e ricco dipinto su stoffa (thangka) che adorna molti monasteri e che con la sua simbologia può insegnare molto. A trattenere la ruota tra i suoi denti, abbiamo un dio demone custode dei morti, Yama, e la raffigurazione si compone di vari anelli e raggi.

Questi anelli rappresentano i meccanismi presenti nel samsara. Anche in questo caso, il lavoro da compiere per l’adepto è quello dell’osservazione e della meditazione, compiendo tutti i necessari passaggi che compongono la via di perfezionamento.

Un anello esterno è composto da dodici scene tutte unite l’una all’altra, essendo consecutive, le quali affrontano dodici temi diversi. Dodici raffigurazioni di scene di vita che sono la causa dei nostri condizionamenti. In un primo anello interno abbiamo rappresentati i sei regni in cui un uomo si può reincarnare: il regno degli dei, il regno dei titani, il regno degli uomini, il regno degli animali, il regno degli spettri e il regno degli esseri infernali.

In un anello successivo, più interno, abbiamo una porzione a semicerchio con uno sfondo bianco che rappresenta la via sulla quale continuare il proprio percorso di consapevolezza e un semicerchio con lo sfondo nero in cui vengono rappresentati i comportamenti che ci allontanano dal processo di illuminazione.

Infine, all’interno del mandala, abbiamo una ruota che rappresenta l'allontanamento dalle passioni negative, raffigurate da tre animali: il maiale simboleggia l’avidità, il serpente la rabbia e l’odio e il gallo la stupidità.

Data di Pubblicazione: 19 ottobre 2022

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