SELF-HELP E PSICOLOGIA

Il materialismo come asse portante del nuovo ordine mondiale

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Che cos'è il Deep State? Chi detiene davvero le redini dei poteri economici del mondo? Approfondisci l'argomento leggendo l'anteprima del nuovo libro di Marco Pizzuti.

Il materialismo come asse portante del nuovo ordine mondiale

Il potere del Deep State agli albori della modernità

Per millenni è stata sempre l’aristocrazia guerriera a dettare la sua legge a fil di spada, ma poi sono nate le banche e la finanza, che pur restando formalmente dietro ai troni si sono progressivamente impadronite del loro scettro del potere, dettando nuove regole e incoronando il mercato come nuovo sovrano a cui prestare obbedienza.

Nel corso del tempo, alcune grandi famiglie di banchieri, prima divise e in lotta tra loro, hanno stretto matrimoni e alleanze che hanno infranto ogni limite ai propri domini.

Dal XVIII secolo in poi, il loro potere si è consolidato fino al punto che tutti gli avvenimenti storici più rilevanti, come le rivoluzioni che hanno cambiato volto alla società, le guerre che hanno ridisegnato i confini delle nazioni e gli ingenti investimenti che hanno visto nascere le industrie e la modernità, hanno sempre avuto alle spalle i prestiti e le condizioni di un banchiere. Come affermò Napoleone, “la politica è uno strumento vuoto senza i fondi economici necessari a realizzarne gli obiettivi e la mano di chi da sta sempre sopra a quella di chi riceve”.

Dopo la Rivoluzione francese i banchieri e i mercati hanno rapidamente acquisito il primato sulla politica che un tempo spettava solo ai nobili e l’aristocrazia finanziaria è divenuta il nuovo dominus incontrastato delle nazioni. All’inizio del XX secolo, l'élite finanziaria internazionale ha esercitato enormi pressioni sui governi che hanno portato alla creazione delle banche centrali di cui hanno assunto immediatamente il controllo, appropriandosi dell’emissione della moneta e della fonte del potere.

Successivamente, le teorie economiche che le conferiscono autonomia e indipendenza dallo Stato sono state imposte come un dogma sacro e inviolabile, mentre il materialismo ha sostituito le religioni e il denaro ha assunto il ruolo di asse portante del nuovo ordine mondiale.

Tutta la società insomma, è stata ridisegnata a misura di banchiere e le borse, le multinazionali, le agenzie di rating, i mercati, le banche centrali e le banche d’affari costituiscono il suo regno.

 

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La libertà della democrazia e la crescita del potere privato

La sua formidabile corazza è l’invisibilità alle masse, che gli permette di regnare incontrastato nell’ombra, mentre i capi di governo si avvicendano uno dopo l’altro sul palcoscenico pubblico. Dagli ormai indissolubili intrecci tra uomini delle istituzioni, della finanza e dell’industria è nato lo Stato profondo (dal termine inglese Deep State), l'entità ibrida tra pubblico e privato che solo teoricamente è controllabile dalle elezioni e che oggi guida il processo di globalizzazione.

A livello ufficiale ne viene negata l’esistenza, ma è possibile scorgere la sua ombra e le sue orme dietro lo scoppio dei grandi conflitti, gli omicidi politici rimasti irrisolti, l’11 settembre e ogni avvenimento contemporaneo di maggiore rilevanza.

Nel 1938, il Deep State aveva già trasformato la “più grande democrazia del mondo” degli Stati Uniti in una oligarchia e il presidente USA Franklin Delano Roosevelt lo ammise implicitamente durante uno storico discorso al Congresso: “Gli eventi infelici all’estero ci hanno ricordato due semplici verità sulla libertà di un popolo democratico. La prima verità è che la libertà di una democrazia non è sicura se il popolo tollera la crescita del potere privato al punto in cui diventa più forte del suo stesso Stato democratico.

Questo, nella sua essenza, è il fascismo: proprietà del governo da parte di un individuo, di un gruppo o di qualsiasi altro potere privato di controllo.

La seconda verità è che la libertà di una democrazia non è sicura se il suo sistema imprenditoriale non fornisce lavoro e non produce e distribuisce beni in modo tale da sostenere uno standard di vita accettabile. Tra noi oggi cresce una concentrazione di potere privato senza eguali nella storia”.

 

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La lotta interna per la supremazia del potere finanziario

La storia che conosciamo tutti è fatta di guerre, ascesa e caduta degli imperi, crisi economiche, pandemie, rivoluzioni, omicidi politici e cambi di regime, ma c'è un'altra storia rimasta segreta che riguarda la millenaria lotta sotterranea per la supremazia del potere finanziario, la quale a ragion veduta può essere considerata la vera causa di molti di questi eventi.

Tutto ruota intorno all’invenzione del prestito a interesse e della riserva frazionaria, che nel corso del tempo ha permesso a un piccolo gruppo di speculatori di moltiplicare le proprie ricchezze nell’ombra fino ad acquisire un potere di comando e d’influenza a livello internazionale più vasto di quello degli imperatori, dei ree dei moderni capi di Stato messi insieme.

L'unica sostanziale differenza è che questo immenso potere non può essere esercitato direttamente e può manifestarsi solo sotto forma di pressioni sui governi, perché si fonda su un artificio che la popolazione non potrebbe mai tollerare.

La sua forza, insomma, è sempre stata nel mantenere segreto l’elementare gioco di prestigio contabile che sta alla base della creazione del denaro dal nulla, perché tutti gli esclusi dalla sua casta devono chiederlo in prestito o lavorare duramente per poterne ottenere delle briciole e se capissero come funziona veramente il sistema monetario, si ribellerebbero.

Così, mentre i rappresentanti dei popoli scrivevano le costituzioni e regolamentavano le tasse sui cittadini per pagare le spese dello Stato, gli speculatori si adoperavano affinché nessuna delle loro leggi e delle loro teorie economiche potesse sottrarre loro il potere di emettere moneta in totale autonomia e indipendenza. E per nascondere la loro ingiusta posizione di privilegio agli occhi delle masse, hanno esercitato pressioni affinché le banche centrali, appositamente create per concentrare l’emissione della moneta nelle loro mani, venissero classificate come enti pubblici mentre di fatto sono rimaste sotto il controllo privato.

 

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La rete segreta dei grandi finanzieri

Al pari dello scalatore, che per arrivare fino alla vetta della montagna deve puntellare la roccia in diversi punti da ancorare bene tra loro, anche i grandi finanzieri hanno scalato la società picconando il potere dello Stato in settori differenti ma interconnessi, che nel loro insieme formano il Deep State: si sono impossessati della sua moneta, hanno ottenuto condizioni e leggi di favore fino a diventare una casta intoccabile, imposto le loro teorie economiche come dogmi inviolabili, creato le borse e altri strumenti finanziari altamente speculativi, acquisito pacchetti azionari di maggioranza delle maggiori multinazionali, assunto il controllo dei grandi media, dominato i mercati, inserito i loro uomini di fiducia nelle istituzioni pubbliche e posto in essere le agenzie di rating, che con le loro pagelle tengono in scacco società e nazioni.

In altre parole, hanno creato una rete di domini che lavorano in sinergia come se fossero le armate di una fortezza inespugnabile che nessun capo di Stato o singolo parlamento può più osare sfidare. Ecco in estrema sintesi cosa è lo Stato profondo, che resta saldamente al potere anche quando cadono i governi o vengono portati a termine dei colpi di Stato.

Quando è nata la finanza creativa?

Per trovare il momento storico in cui sono nati i derivati e la finanza creativa da cui tutto ha avuto inizio, dobbiamo tornare indietro nel tempo fino al 3000 a.C., quando su una tavoletta di terracotta risalente agli antichi Sumeri venne inciso un contratto di compravendita di un terreno in cui il venditore stabilì il prezzo, vincolando un ulteriore guadagno o in alternativa una perdita alla eventuale futura bontà del raccolto.

Si trattava insomma di un contratto, in cui i due Sumeri avevano scommesso su una plusvalenza che si sarebbe potuta verificare o non verificare nel futuro esattamente come avviene nei moderni titoli “future”. Di tavolette sumere di questo tipo ne esistono decine di migliaia e i cosiddetti “future” costituiscono il nocciolo della finanza “creativa” (o derivata), che nel corso dei millenni si è perfezionata sino ad arrivare ai credit swap e ai famigerati subprime del crack finanziario mondiale del 2007, provocato dai grandi speculatori di Wall Street per accumulare maggiori ricchezze acquistando società e beni pubblici a prezzo di saldo.

Oggi sappiamo molto dell’evoluta società sumera perché registravano tutte le loro transazioni commerciali sulle tavolette di argilla: compravendite, spedizioni di merci assicurate, commissioni agli artigiani, garanzie e pegni, crediti e debiti, con relativi tassi d’interesse, a opera non solo di singoli ma anche di associazioni e società.

 

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Marco Tullio Cicerone e Giulio Cesare

Tra gli Assiri (2500 a.C.) invece erano già in uso i titoli al portatore, ma bisognerà attendere fino al VI a.C. per l'invenzione della moneta vera e propria (coniata), che poi ha aperto la strada per la conquista del mondo al ceto dei banchieri usurai. Come scrisse il filosofo romano Marco Tullio Cicerone (I sec. a.C.): “Non c'è niente di tanto sacro che il denaro non possa violare o fortezza tanto forte che il denaro non possa espugnare”.

Persino Giulio Cesare (100-44 a.C.), il più famoso, potente e ammirato imperatore della storia venne ucciso da una congiura organizzata dai banchieri usurai. Nel settembre del 45 a.C. Cesare tornò in Italia trionfante dalle campagne militari e trovò le strade gremite di senzatetto, costretti a lasciare la propria terra dagli usurai e dai latifondisti fondiari.

Ogni giorno trecentomila persone si recavano al granaio pubblico per essere sfamate, perché la piaga dei prestiti con interessi elevatissimi (potevano arrivare al 48% annuo) si andava diffondendo con conseguenze disastrose. L'impero che controllava il mondo, dai senatori più illustri ai più umili coltivatori della terra, da Giulio Cesare al più piccolo negoziante nei vicoli di Roma, era alla mercé di un ristretto ma potente gruppo di usurai.

 

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Il Deep State nell'antica Roma imperiale

Il ricco e controverso (lui stesso praticò l’usura) filosofo Lucio Anneo Seneca (4 a.C.-65 d.C.) scrisse nel suo De superstitione: le usanze di questa gente malvagia hanno guadagnato una tale forza che sono state accolte ovunque. I conquistati hanno dettato legge sui conquistatori. La Roma imperiale disponeva dell’esercito più temibile del mondo antico, di un diritto e di un ordinamento giuridico complesso ed evoluto (il diritto romano costituisce ancora oggi la base del diritto moderno), di una società colta e raffinata con acquedotti, strade, ponti e opere architettoniche che destano ancora meraviglia per ingegno e solidità di costruzione.

Ciononostante, una infima minoranza di usurai riuscì a prendere il sopravvento su tutto. Al tempo di Cesare esistevano due grandi fazioni politiche, quella degli ottimati, che rappresentava le élite (nobili, senato e alto ceto), e quella dei popolari, che rappresentava invece i cittadini. Cesare, nonostante provenisse da un'antica famiglia patrizia di nobile lignaggio, assunse la leadership dei popolari e cercò di contrastare l'usura, perché riteneva che il denaro fosse uno strumento pubblico creato dalla legge per l’interesse collettivo.

Il suo obiettivo quindi fu quello di fare in modo che nessun gruppo dominante potesse limitarne la circolazione per scatenare il panico e speculare sui tassi di interesse in modo di accaparrarsi i beni immobili a prezzi stracciati. Per tale motivo Cesare introdusse una serie di riforme sociali volte ad aiutare le classi meno abbienti e in forti difficoltà economiche, ma il più grande e leggendario imperatore di tutti i tempi aveva sottovalutato quanto fosse potente, infido e spregiudicato lo “Stato profondo”

Data di Pubblicazione: 24 marzo 2022

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