Gestisci le emozioni, riduci lo stress, trova l’equilibrio, migliora le relazioni

La meditazione è una "attività" della mente che si concentra continuamente su un unico oggetto, essendo questo oggetto l'unico pensiero nella mente. Gli scopi delle tecniche di meditazione è svuotare la mente per essere pronti ad una consapevolezza pura e svuotare le emozioni per essere consapevole delle emozioni circostanti. I benefici sulla salute delle tecniche di meditazione sono: liberare lo stress, emozionale e mentale; creare pace della mente e armonia dentro se stessi; sostituire la confusione emozionale o mentale da qualcosa di positivo e attivamente sacro e divino. 
Esistono varie tecniche di meditazione, personali e spirituali.

Cos’è la meditazione?

Poiché si tratta di uno stato puramente soggettivo e dalle moltissime sfaccettature, la meditazione può essere descritta in molti modi diversi. Ciononostante, tutti coloro che meditano sarebbero forse d’accordo sul fatto che durante la meditazione si ha la sensazione di possedere un’“ancora” interiore; un’“ancora” fatta di silenzio e tranquillità che resta imperturbata dal“tempo”mentale o emozionale,tanto nostro quanto degli altri. La meditazione è stata spesso descritta come un “rinvenire il centro del ciclone”: infatti, quando ovunque regna il caos, l’imprevedibilità, l’incertezza, l’insicurezza, quando si è sul punto di farsi travolgere dagli eventi esterni, esiste un luogo, uno spazio interiore, che resta sereno.

La meditazione non è una questione d’astuzia né qualcosa di complicato, tuttavia è impossibile afferrarla intellettualmente. Assomiglia molto al cercare di descrivere cosa sia l’essere innamorati a chi non vi sia stato iniziato. E, di fatto, esistono molte somiglianze tra le due realtà.

Come l’amore, la meditazione è uno stato totalmente soggettivo. E, come l’amore, risiede in uno spazio al di là della mente e dei confini della logica. Noi non possiamo fare meditazione, proprio come in realtà non possiamo fare l’amore.

Entrambe le situazioni richiedono l’essere disponibili e aperti, la propensione alla rinuncia di sé e ad accogliere qualcosa dell’ignoto.

Entrambe sono paradossali. Nella meditazione, come in amore, la percezione di un sé separato deve dissolversi e, simultaneamente, in tale dissoluzione, si percepisce se stessi in modo più autentico.

Né la meditazione né l’amore possono essere scientificamente osservati o“dimostrati”.Tuttavia,gli effetti di entrambi possono essere avvertiti da un osservatore acuto e sensibile. Prova a mettere in parole l’amore o la meditazione, e immediatamente li avrai sminuiti e distorti. La poesia può dare dei barlumi, il silenzio è un’espressione ancora più fedele. Ma il modo migliore di capire è innamorarsi o elevarsi in meditazione!

Sebbene esistano delle somiglianze, c’è un punto in cui amore e meditazione divergono. Infatti, l’amore come noi lo conosciamo è essenzialmente uno stato emotivo, mentre la meditazione va al di là del cuore in uno stato di pura essenza o consapevolezza.

Forse è più facile descrivere la meditazione comprendendo innanzitutto cosa non è, quindi diamo un’occhiata ad alcuni comuni fraintendimenti su di essa.

Fraintendimenti comuni sulla meditazione

Prima di proseguire, è importante comprendere esattamente il significato di due parole fondamentali, qualche volta usate - erroneamente - come sinonimi: mente e consapevolezza.

La mente è l’elemento o il complesso di elementi in noi che sente, percepisce, pensa, desidera e ragiona. Ma noi possediamo un’altra facoltà, più vasta della mente: la consapevolezza.

La consapevolezza è lo stato o la qualità dell’essere consapevoli, tanto della realtà interiore quanto di quella esteriore. La mente è una splendida macchina, un meraviglioso servitore. Quando ci limitiamo a usarla in questo modo - come un meccanismo al nostro servizio - è superba. I problemi sorgono perché la mente è raramente “al nostro servizio”; più spesso siamo noi al servizio degli ordini e dei capricci della mente. Quando il servitore prende il posto del padrone, regna il caos. Non c’è nulla di sbagliato nei servitori quando operano nel loro campo di azione, quello per il quale sono stati concepiti. Ma quando pretendono di essere il padrone, cosa per la quale non hanno preparazione né capacità - non sono qualificati per quella posizione - non può che avvenire un disastro.

La maggior parte di noi, però, non è consapevole di avere delle alternative alla mente, ignora che esistono delle risorse oltre a essa. E per complicare la questione, non solo pensiamo che la mente sia la nostra sola risorsa, crediamo di essere la mente.

Un piccolo incidente nella mia vita mi fece capire con molta chiarezza la differenza tra la mente e la consapevolezza,tra il“pensare a”e l'essere consapevole di”. Stavo camminando lungo uno stretto sentiero e mi preparavo a svoltare, poiché esso girava a destra. Proprio mentre svoltavo, vidi venire verso di me, dalla direzione opposta, molte persone dietro un grande carro; alcune lo spingevano, altre lo tiravano da entrambi i lati. Ai margini del sentiero cerano dei cespugli che lasciavano poco spazio in cui io o loro potessimo passare. La mia mente cominciò a pensare: “Stanno dirigendosi proprio verso di me. Ovviamente non mi faranno strada... Oppure sì? È meglio che mi appiattisca sul lato destro o su quello sinistro? Stanno per spostarsi da un lato?

Sto per essere investita...? Stanno parlando e ridendo tra loro: presumo che mi abbiano vista,o sono così assorti...?”.

La mia mente riuscì a mettersi davvero sui carboni ardenti. Mi sentivo tesa, concentrata sulla sfida che mi si era improvvisamente presentata. Era il tipo di situazione in cui credo di essermi trovata molte volte, ogni giorno, per anni. Il tipo di situazione alla quale, solitamente, rispondevo con un po’ di tensione.

Ma ciò che andò diversamente quella volta, fu che improvvisamente, senza programmarlo, la mia mente arrestò il suo ossessivo rimuginare e la mia prospettiva, anziché restare ristretta alla situazione, si rilassò e si allargò. Piuttosto che pensare a, adesso ero semplicemente consapevole di tutte le sfaccettature della situazione, e mi ritrovai ad andare avanti senza alcuna azione programmata, continuando semplicemente a essere consapevole di me stessa, del mio corpo e dei miei movimenti, oltre che del carro e di chi lo tirava. E riuscimmo a passare tutti e sei senza alcuna ulteriore difficoltà!

(Naturalmente la sequenza sopra descritta è stata questione di secondi, un paio di minuti al massimo).

Questo incidente mi illustrò la verità di uno degli assiomi spesso ripetuti da Osho, cioè che“i pensieri sono un sostituto della consapevolezza”.

Le tecniche di meditazione ci permettono di accedere a quello che è il nostro naturale stato dell’essere: la consapevolezza. E quando siamo in uno stato di consapevolezza o di meditazione, siamo rilassati, interiormente silenti e sereni e la visione di noi stessi e del mondo intorno a noi si espande: comprendiamo di essere qualcosa di più che la semplice somma del nostro corpo-mente e sperimentiamo una profonda unione con la vita intera. In tale stato proviamo un senso di benessere, e quando riemergiamo da esso ci sentiamo rinfrescati, in quanto quello stato è la nostra “sorgente interiore”. Questo è ciò che il mistico russo Gurdjieff chiamava il“sé”, che il Buddha definiva“anarta”,non-sé,i maestri Zen“non-mente”e Cristo “il Regno di Dio”. Secondo i mistici - coloro che sono sempre totalmente consapevoli - la nostra vera natura è la consapevolezza. Non siamo confinati alla mente, siamo molto più vasti: siamo la consapevolezza.

Se comprendi questo, capirai con facilità perché le seguenti nozioni sulla meditazione sono errate.

1) Una pratica per acquisire la “pace della mente”.

“Pace della mente” è una contraddizione in termini. La mente è un commentatore compulsivo che mette sempre il naso in tutto ciò che fai, vedi e senti. Inoltre è una stacanovista: odia fare una pausa o essere accusata di eccessiva attività.

Per fare un esempio, prova un piccolo esperimento in questo stesso istante. Con gli occhi chiusi, per cinque minuti, ferma la mente e non permettere a un solo pensiero di affacciarvisi. Per cinque minuti cerca quella “pace della mente”. La cosa più probabile è che questi non saranno i cinque minuti più sereni della tua vita! Non perché ti sia impossibile essere sereno, ma perché solo quando la mente “viene messa da parte" o “ci prendiamo il nostro spazio” lontano da essa e siamo semplicemente consapevoli, consci, puoi essere sereno. Infatti, la pace non è una qualità della mente, ma della consapevolezza.

2) Una disciplina mentale o uno sforzo di controllare, “addomesticare”la mente,per diventare più presenti mentalmente.

Sforzo e controllo implicano tensione e la tensione è antitetica allo stato di meditazione.

Inoltre, non c’è bisogno di controllare la mente, ma solo di comprenderne il funzionamento. Possiamo apprezzare il ruolo della mente come una macchina efficientissima, ma riconoscere che ha dei limiti intrinseci. Possiamo capire quando ne abbiamo bisogno e sapere come non farci dominare da essa; possiamo imparare a mantenere una piccola distanza, in modo da disidentificarci da essa.

La mente è utile, necessaria nella vita di tutti i giorni come, per esempio, i tuoi vestiti. In certe situazioni indossi i vestiti, ma quando non ne hai bisogno - nell’intimità della tua camera da letto - te li togli. È bello trarre piacere dai vestiti,scegliere di indossare solo quelli con cui ti senti a tuo agio, che pensi dicano qualcosa di te. Ma se ti identifichi con i vestiti al punto da non sopportare di spogliartene, nemmeno quando sei solo o stai facendo una doccia, c’è qualcosa che non funziona.

E questa è esattamente la situazione di molti di noi: non riusciamo a spogliarci volontariamente della mente, come il tuo tentativo di trovare la pace mentale probabilmente ha dimostrato. Perché? Perché l’abitudine alla mente è forte. È come una radio che trasmetta ininterrottamente e di cui non riusciamo a trovare il pulsante di spegnimento, o come un bambino che, geloso dei rivali della tua attenzione, continua a piagnucolare e a strattonarti le maniche.

Procediamo con un altro esperimento: osserva un albero. Subito la mente s’intromette, frapponendosi tra te e l’albero. Ti ritrovi a pensare: “Che grande quercia!”, o “È molto più grande di tutte quelle che ho visto finora!”, “Le foglie sono verdissime,e guarda quante ghiande ci sono per terra!”. Sembra impossibile vedere l’albero per quello che è, senza che la mente commenti o interferisca in modo ossessivo.

Oppure, guarda la persona seduta davanti a te sul treno o in autobus. Riesci a vederla semplicemente per quello che è? 0 cominci a pensare:“Mm, che volto attraente... E che corpo carino! Peccato per il cattivo gusto dei suoi vestiti!”.

O ancora, svegliandosi in un mattino piovoso, non è forse vero che la maggior parte di noi guarda la finestra ed esclama: “Sta piovendo! Che tempo orribile!”. Non siamo semplicemente consci della pioggia, del fenomeno della pioggia: non ci limitiamo a registrare:“C’è la pioggia”. No, la nostra mente non ce lo permetterà: al contrario, deve costantemente intromettersi, interpretare, giudicare, comparare, analizzare. E un tale processo ci impedisce di vivere a tu per tu con la realtà. Il meditatore non ha bisogno di addomesticare la propria mente, di diventare più presente mentalmente, ma di crescere in consapevolezza. Allora, anziché funzionare attraverso il centro della testa, comincia a funzionare di più attraverso il suo essere, il centro della consapevolezza. Piuttosto che dover pensare a ogni cosa, comincia a esercitare la facoltà della consapevolezza.

Tale stato dell’essere consci o consapevoli è anche conosciuto come‘Tessere testimoni”: osservare o rispecchiare interiormente tutto ciò che sperimentiamo, sia dentro che fuori di noi. Che davanti allo specchio ci sia una star del cinema o una barbona, lo specchio non giudica: si limita a riflettere, a restituire la realtà per quello che è. Esattamente in questo modo funziona la nostra capacità di essere testimoni.

Per sperimentare personalmente la differenza tra osservare/essere consapevole e pensare, ritorna presso quella quercia o da quel pendolare compagno di viaggio, ma questa volta sii semplicemente consapevole di loro, rispecchiali per quello che sono. Nessuna etichetta, nessun giudizio, nessuna conclusione: assolutamente nessun commento. Semplicemente un “essere con l'albero o l’altra persona, senza ostruzioni.

Restando un testimone, sperimenti la realtà non attraverso un “vetro opaco ”, il fumo dei pensieri o dei sentimenti, ma direttamente.

Quindi, il meditatore è meno “presente mentalmente” e più consapevole. Man mano che diventa consapevole, ha meno bisogno di impiegare la mente. Naturalmente, userà ancora la mente per il lato meccanico della vita. Prima che vada a fare shopping, ha bisogno che la sua mente compili una lista della spesa. Fissare un foglio bianco con tutta la consapevolezza cui può fare appello, non riempirà la sua dispensa. Ma se non sappiamo di avere l'opzione della consapevolezza, abusiamo della mente. Quando abbiamo accesso alla consapevolezza, concediamo una tregua alla mente. Allora, quando quest’ultima tornerà a essere necessaria, funzionerà naturalmente in modo più efficiente.

3) Focalizzarsi, concentrarsi o contemplare.

La fecalizzazione, come la concentrazione, è un restringersi della visione. Ti concentri su un oggetto escludendo tutti gli altri. Al contrario, la meditazione/consapevolezza è inclusiva di ogni cosa, la tua coscienza è espansa.

Per esempio, in questo istante diventa consapevole di tutti i suoni che ti circondano,dentro e fuori la stanza... Non ce bisogno di sapere quali suoni siano, di etichettarli; ascoltali come se fossero una musica, senza analizzare le note, ma lasciando semplicemente che i suoni vengano registrati... E ricordati di continuare a respirare e restare rilassato.

Adesso diventa consapevole di tutto ciò che puoi sentire con l’odorato... Qualsiasi sensazione che stai provando: il bisogno di grattarti, di stiracchiarti, di sbadigliare, qualunque tensione o dolore nel corpo... Continua a respirare e mantieniti rilassato. Diventa consapevole di qualsiasi pensiero nella mente... Continua a respirare e a restare rilassato.

Tutto fa parte della tua consapevolezza, viene abbracciato nella tua pratica meditativa. Nulla è escluso, niente è una distrazione...

...Se tu riuscissi a essere presente a tutto ciò che sta accadendo intorno a te, in modo rilassato, saresti in uno stato di meditazione. Anche la contemplazione è molto diversa dalla meditazione. Essa è una funzione mentale, un’attività della mente. Il contemplatore è focalizzato su un oggetto, che può essere un oggetto religioso, una fotografia, un aforisma ispiratore, ecc. Il meditatore è semplicemente consapevole, ma non di qualcosa in particolare.

4) Una fuga verso un 'altra realtà.

Se tu fossi presente, consapevole senza tensioni come nella semplice tecnica succitata, sapresti che la meditazione non ti desensibilizza da questa realtà, che essa non riguarda la dissociazione. Al contrario, il meditatore è in contatto con la vita qui e ora più di chiunque altro, in quanto i suoi sensi sono più svegli e la sua consapevolezza e totalità lo aiutano a sintonizzarsi sulle sottili sfumature di ogni esperienza e sensazione.

Come abbiamo già notato, è la mente che ci impedisce una diretta esperienza della realtà. La meditazione, il mettere consapevolmente da parte la mente - o il distanziarsi da essa - ci permette di essere nel momento presente.

Quando eravamo bambini, avevamo la capacità di essere totalmente presenti a tutto ciò che stavamo facendo, potevamo essere totalmente coinvolti in ogni momento. Ma, crescendo, abbiamo accumulato ricordi; abbiamo anche sviluppato la capacità di pensare al futuro. Pensare al passato o al futuro non è sbagliato. Ma quando portiamo il passato con noi - rimuginando continuamente un incidente o una conversazione di ieri o di cinque anni fa, riaprendo mentalmente la ferita di qualche dolore o risentimento passati, oppure castigandoci per qualche sbaglio - non siamo nel presente.

In modo simile, se ci proiettiamo continuamente in avanti, spostandoci compulsivamente verso il prossimo momento, vivendo nell’anticipazione di qualche evento futuro, non possiamo partecipare all’istante presente.

Quindi, il meditatore è simile a un bambino, ma con una differenza. La capacità del bambino di essere nel momento non è un prodotto della sua consapevolezza. Quella del meditatore lo è: egli conquista il dono di un incontro diretto con l’esistenza.

Un bambino ha una mente più “pulita” dell’adulto anche da altri punti di vista. Non è ancora stato riempito di obblighi, doveri, convinzioni e dottrine che formano il condizionamento ricevuto dai genitori, dagli insegnanti, dai preti e dalla società in cui è cresciuto. Le nostre persuasioni condizionate creano un’altra barriera allo “sguardo diretto”.

Per esempio, un anglosassone educato da genitori con pregiudizi razziali non sarà in grado di relazionarsi diretta-mente con un asiatico. Non riuscirà a vedere la persona al di fuori della proiezione appresa; vedrà attraverso i paraocchi del pregiudizio. Al contrario, il meditatore riconosce le sue reazioni condizionate come un prodotto della sua mente e può scegliere di allearsi con esse o meno.

5) Un lavoro molto serio.

Non commettere l’errore di credere che l’essere seri sia la stessa cosa dell’essere sinceri! Se sei mortalmente serio riguardo la tua pratica meditativa, cancelli il fine di portare la meditazione nella tua vita, perché la serietà crea tensione e la meditazione può svilupparsi solo in un’atmosfera rilassata e giocosa. Inoltre, la serietà è cibo per l’ego.La serietà nutre la sensazione di auto-importanza, di essere speciali e di star facendo qualcosa di straordinario. Tutti questi atteggiamenti sono antitetici alla meditazione, in quanto il silenzio, la centratura e la quiete non sono tentativi di dare sostanza al proprio senso dell’io, ma di smascherare la falsità di un sé separato dagli altri e dal mondo circostante.

6) Una nuova esperienza.

Non necessariamente.

Racconto un aneddoto personale: mi ricordo che una volta,anni prima di cominciare a meditare“ufficialmente”, stavo facendo l’autostop con un amico lungo le coste della Turchia, diretti verso la Siria. Era una calda serata e a un certo punto ci fermammo a una certa distanza tra di noi su delle grandi rocce, fissando il mare. Dovrei aggiungere che in quel periodo della mia vita ero una persona abbastanza spiccia: parlavo velocemente, camminavo velocemente, facevo tutto velocemente! Avevo un bel po’ di energia, ma ero cronicamente tesa, incapace di sedermi tranquilla per più di qualche minuto.

Quella calda sera, mentre il sole giocava sul mio viso, potevo avvertire il penetrante odore del sale marino portato dal vento leggero e sentire da qualche parte, in lontananza, chiacchiere e risate di bambini. Con la schiena dritta, fissando la vasta distesa dell’acqua blu, vedevo una nave di linea che passava lentamente sull'orizzonte. Rimasi seduta in quel modo, immobile, senza sforzo e senza pensieri, per quelli che sembrarono alcuni minuti. Quando finalmente mi girai verso il mio amico e mi alzai per andarmene, guardai l’orologio: ero stata in quella condizione per due ore! Solo anni dopo mi resi conto che ero caduta in uno spazio di meditazione.

Alcune persone si accorgono che questo stato spontaneo di meditazione accade andando in bicicletta, in barca, dipingendo, suonando il pianoforte, giocando a tennis, facendo giardinaggio o facendo l’amore. La meditazione è uno stato naturale e quasi certamente lo hai assaporato, anche se forse non conoscevi il nome della fragranza!

Per cui, l’arte della meditazione non è né qualcosa che devi imparare né un’altra disciplina da padroneggiare. È un ritorno consapevole a uno stato insito in ognuno di noi, in cui forse ti sei imbattuto accidentalmente.

Ma poiché sei caduto spontaneamente in quello stato, potresti non sapere come farci ritorno volontariamente. Ed è qui che le molte tecniche di meditazione vengono in aiuto...

Tecniche di meditazione

Talvolta, nel linguaggio comune, si usa il termine “meditazione" quando si intende “una tecnica meditativa”. Non è possibile “fare meditazione” e nemmeno “meditare”, in quanto - come abbiamo visto - la meditazione è uno stato e, infine, una qualità dell’essere.

Le tecniche di meditazione sono modi per prepararci a questo stato, a questa qualità. Nessuna tecnica conduce direttamente alla meditazione, ma può aiutare a creare un’atmosfera che la provochi. Lo stato, la qualità, è nonaggressiva, femminile. Non si possiede a richiesta, ma deve essere invitata, sedotta, persuasa.

Come scoprirai leggendo queste pagine, esistono tecniche per ogni tipo di situazione. Alcune sono raccomandate per qualsiasi momento della giornata; altre specificamente per la mattina, la sera o la notte; alcune persino mentre stai dormendo! Molte tecniche sono estremamente passive, altre comprendono almeno uno stadio di attività. Esistono quelle concepite per essere praticate con un amico o la persona che ami; altre, quando sei solo. Muoversi, guardare, ascoltare, toccare - persino gustare e odorare - possono essere usati come base per le tecniche.

Secondo quanto è stato già osservato, qualsiasi attività può diventare una meditazione. Ciò che trasforma un’attività di tutti i giorni in un’esperienza meditativa sono tre qualità che gli aggiungi;

  • consapevolezza;
  • totalità;
  • atteggiamento di non giudizio.

Per esempio, stai camminando verso la tua macchina, il treno, il negozio. Per fare di ciò un’attività meditativa, cammina con totale consapevolezza. Questo vuol dire non essere assorbito nei tuoi pensieri, per esempio sul dove andrai una volta che sarai salito in macchina o cosa comprerai quando sarai entrato nel supermarket. No, sei presente nel tuo camminare, consapevole delle altre persone che ti circondano, dei suoni del traffico, dei movimenti, degli odori, del caldo o del freddo di quella giornata, delle sensazioni dei tuoi piedi che camminano e così via.

E il non-giudizio? Quando vedi i volti delle persone che ti camminano a fianco, la tua mente non è impegnata a commentare il volto grazioso di qualcuno o il cipiglio di qualcun altro; non stai desiderando che faccia caldo invece di piovere, o che piova invece di far caldo. Dentro di te non

stai maledicendo lo strombazzare dei clacson o l’odore di un bidone della spazzatura. Al contrario, resti semplicemente consapevole di tutte queste caratteristiche della tua esperienza, senza alcuna critica, ma con l’atteggiamento del tipo:“Così è la vita in questo particolare momento, non è né bene né male” (ricorda, anche le osservazioni positive sugli altri, sulle cose o sugli eventi, sono giudizi!).

Sebbene esistano letteralmente migliaia di tecniche, tutte hanno come fondamento lo stato di consapevolezza rilassata chiamata “essere testimoni”.

Di solito, se siamo totalmente rilassati, siamo totalmente inconsci; per esempio, addormentati davanti alla TV o appisolati mentre prendiamo il sole sulla spiaggia. Oppure, se siamo consapevoli, siamo tesi. In meditazione questi due stati opposti si incontrano, per cui si è consapevoli e totalmente rilassati, all’erta e completamente privi di tensione.

Per esempio, prova a fermarti un istante mentre stai leggendo questo libro, ovunque tu sia: a casa, da qualche parte all’esterno, in treno, ecc. Non devi nemmeno chiudere gli occhi; puoi farlo in questo stesso istante, mentre continui a leggere queste parole.

Adesso sii semplicemente consapevole del tuo respiro. Senza focalizzarti, senza restringere la tua consapevolezza in alcun modo; lascia che essa scivoli gentilmente sul tuo respiro. Non lo stai minimamente cambiando, ne sei semplicemente consapevole. E poiché non verrai giudicato per l’esattezza con cui stai respirando, non ce bisogno di pensare al tuo respiro. Non c’è affatto bisogno che tu introduca la mente, sei semplicemente consapevole o attento al respiro che entra ed esce dal tuo corpo. È un tipo di osservazione interiore davvero “distesa". Tuttavia,stai osservando,non ti stai addormentando...

Questa è consapevolezza rilassata, questa è meditazione. E non è difficile, vero? Osservare il tuo respiro è un buon punto di partenza se vuoi sperimentare la consapevolezza rilassata. Quando ti viene facilmente, puoi cominciare a portare questa consapevolezza rilassata sere meditativi, in altri contesti, in altre azioni: fare la doccia, rimettere a posto il letto, ecc. Poi, puoi passare ai tuoi pensieri e infine ai tuoi sentimenti. Ma stiamo andando troppo avanti...

Come potresti aver scoperto prima, quando hai cercato di trovare la pace.se sei come la maggior parte di noi, non puoi essere sereno e silenzioso a volontà. La mente, da quella perenne prima donna che è, è riluttante a mettersi dietro le quinte e saboterà il tuo sforzo.

Se stai meditando all’inizio della giornata, la mente parlerà delle prossime cose da fare; alla fine della giornata, di tutto quello che è appena stato. Anche il corpo, influenzato dalla mente agitata ed esso stesso un depositario delle nostre tensioni croniche, dei dolori e delle smanie, si addormenta o si agita per essere in movimento. Allora, come possiamo sperare di godere anche solo di un soffio di questa elusiva fragranza chiamata meditazione?

Piuttosto che arrendersi alla mente o costringerla a restare ferma, piuttosto che adattarsi pazientemente a quella schiena dolorante, non ha forse più senso cercare di rilasciare ogni tensione mentale, emotiva e psichica che s’intromette nel tuo cammino di meditatore perfetto? Ma chi ha mai sentito di una tecnica di meditazione che ti permetta di fare tutto ciò?

Una guida contemporanea

Entra in scena Osho. Nella sua comprensione, centinaia di tecniche dalle varie tradizioni spirituali sono valide ancora oggi. Ma l’uomo moderno ha dei problemi unici.

Riconoscendo questo, Osho ha concepito delle tecniche su misura per noi. In genere, almeno una fase della sua tecnica includerà il movimento: danza, scuotimento o catarsi tramite il suono e il movimento. In tal modo, attraverso l’attivazione del corpo-mente, tutte le nostre tensioni vengono liberate. A quel punto è facile essere silenziosi e immobili. Di fatto, se sei stato davvero totale - e la totalità è la chiave per il successo - questo è tutto ciò che vorrai fare. Questo è tutto ciò che riuscirai a fare!

Molte tecniche antiche, oltre ad alcune contemporanee di Osho, formano la base di questo libro.

Come funzionano le tecniche di meditazione?

Le tecniche con cui puoi sperimentare aiutano tutte a riportarti in quel limpido stato dell'essere, o a quella chiarezza di visione, che conoscevi da bambino. Con un’aggiunta di primaria importanza: la consapevolezza.

È possibile considerare le tecniche come funzionanti in due modi.

Un è il lavoro “negativo”: cominceranno a venire alla superficie i modelli di comportamento imposti, appresi, e le persuasioni condizionate che ci hanno tenuto nell’incoscienza. Essi hanno distorto la percezione di chi siamo, chi possiamo essere e cosa possiamo sperare dalla vita. Ci hanno fatto crescere come alberi bonsai: psicologicamente/spiritualmente rachitici, innaturali, controllati, una caricatura del nostro potenziale autentico.

Per esempio: immagina di essere stato educato da un padre che ti ha costantemente criticato. Tramite il suo comportamento nei tuoi confronti e ciò che ti ha detto, come bambino hai inconsciamente ricevuto il messaggio che non andavi bene. Sei diventato un adulto con poca stima, amore e fiducia in te. Non ti ami, e così sei incapace di riconoscere e ricevere l’amore degli altri. Poiché non ti ami, non sai come dare amore agli altri... e così via.Esiste ogni sorta di ripercussione a questo scenario - purtroppo non infrequente - di “genitore critico”.

Quando comincerai a meditare, diventerai consapevole di questi schemi e convinzioni, e in tal modo essi cominceranno a perdere il loro potere su di te. Verranno riconosciuti per ciò che sono: comportamenti sviluppati o appresi da bambino, non insiti in te e che ti impediscono di essere una persona vibrante, gioiosa e amorevole. Le tecniche attive di meditazione ti permettono di gettare via le tensioni, la rabbia, la tristezza e la frustrazione loro connessa.

“Quindi, a questo punto avrei bisogno della terapia?”, potresti chiederti. Questo è il passaggio in cui l’approccio meditativo alla vita differisce da quello orientato sulla terapia. La terapia vede lo scenario succitato come un problema che devi risolvere, se vuoi essere felice. La meditazione lo vede come parte della tua struttura mentale e, anziché portare l’attenzione sui contenuti della mente, ti aiuta a disidentificarti con la mente e tutte le sue “strutture ”,

Questo aspetto “negativo” della meditazione non è una potatura ma una sarchiatura, un vero e proprio sradicamento completo.

L’altro lato, il lavoro positivo della meditazione, è preparare il terreno del tuo essere interiore, ora ripulito, in modo che i semi del tuo essere autentico - e tu sei un altissimo Cedro di Consapevolezza - possa svilupparsi.

Come scelgo una tecnica?

Sperimenta tutte le tecniche che vuoi. Se leggi attentamente, sarai attratto dalla tecnica che funzionerà meglio per te, non perché piacerà alla tua mente logica, ma perché farà scattare qualcosa nell’inconscio profondo.

Ricorda, non tutte le tecniche vanno bene per chiunque, e ciò che potrebbe fare al caso tuo potrebbe non essere indicato per un tuo amico. Per esempio, in questo libro sono incluse tecniche che aiutano a rilassarsi. Però, potresti essere il tipo di persona che funziona meglio attraverso un duro lavoro preliminare, che usa positivamente la tensione. Forse tu puoi ottimizzare meglio il tuo potenziale con l’energia della tensione e dello sforzo, usandoli per lottare. Cercare di rilassarsi andrà contro il tuo flusso naturale. Per te il rilassamento è possibile solo quando lo hai guadagnato attraverso un duro lavoro.

Altrove esistono tecniche per aiutarti a vivere più intensamente, a gettarti totalmente in qualsiasi cosa fai. Se ciò suona come uno sforzo, una tensione - se già sei in grado di avvertire la serenità attraverso il rilassamento - lo sforzo non è la tua via. Scegli ciò che senti andare bene per te.

Dopo aver selezionato una tecnica, provala per almeno sette giorni di seguito. E mentre la provi, mettici tutto te stesso. Alla fine della settimana di prova, l’attrazione iniziale sarà confermata o meno. Se senti una risonanza, una certezza che questa è la tua tecnica, impegnati a continuarla per almeno tre mesi.

Si consiglia di scegliere una tecnica, al massimo due, da praticare regolarmente; è meglio selezionarne una attiva e l’altra passiva. Usare le tecniche è un po’ come fare trivellazioni in cerca di petrolio: se usi molte tecniche diverse,stai “trivellando” in molti luoghi diversi. Farai molto sforzo, ma resterai in superficie. Hai bisogno di scegliere il tuo “sito” e quindi restarci, facendo la tua “trivellazione spirituale” fino a quando troverai il petrolio.

La continuità è importante. Occasionalmente puoi saltare un pasto, ma, a meno che tu non sia arrivato al punto in cui la meditazione ha completato il suo lavoro in te, saltare il momento della meditazione equivale a disfare le settimane di lavoro già fatto. È come riscaldare l’acqua: fino a 99 gradi è ancora acqua, ma se ti fermi là si raffredderà e dovrai di nuovo riscaldarla. Se invece perseveri fino a 100 gradi, l’acqua compie un salto quantico trasformandosi in vapore.

“Lo stesso accade con la meditazione”,fa notare Osho. “Continui ad accumularla; è cumulativa. Se la fai ogni giorno, accumuli energia sottile nel tuo essere. Questa diventa sempre più alta: novanta gradi, novantanove gradi. Persino a quel punto.se ti fermi scomparirà. Sarà dissipata, verrà facilmente distrutta, perché tutta la vita è non-meditativa.

Il mondo intero è non-meditativo. Le persone che incontrerai, con le quali lavorerai e parlerai, sono tutte non meditative. Quando la tua energia è elevata, le persone che non sono a quell’altezza semplicemente ti risucchieranno, senza saperlo. È come l’acqua: comincerà a scorrere verso il basso. Tutte le energie si muovono verso il basso. Le persone sono come valli; è naturale che la tua energia cominci a fluire verso di esse. Il loro livello è inferiore al tuo.

Per questo la regolarità è molto, molto importante. Altrimenti, crei qualcosa e pensi: adesso ho creato abbastanza. Mi sento molto bene. Per qualche giorno ti sentirai bene, ma dopo l’energia sarà di nuovo persa”.

Se attendi il manifestarsi di una crisi nella tua vita per cominciare a praticare una tecnica, è come usare la meditazione alla stregua di un cerotto; oppure, come tessere un paracadute nell’istante stesso in cui ti lanci dall’aereo. Comincia a tessere adesso.

È utile affrontare i tuoi esperimenti con la meditazione più come un gioco che come un lavoro, divertendoti e traendo piacere dalla tecnica che hai scelto. Le tecniche non sono sacrosante: una volta provate, non c’è bisogno di restarci attaccati per sempre. Non ti stai sposando con una tecnica, stai solo vivendo una storia d’amore.

Quando dovrei meditare?

Alcune tecniche in questo libro sono concepite per un momento specifico del giorno, che devi lasciare libero. Altre vanno integrate nella tua giornata. Nella descrizione di ciascuna tecnica sarà chiaro a quale categoria appartengono.

Questo testo è estratto dal libro "Meditazioni Quotidiane - Impara a Meditare con CD allegato".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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