SAGGI E RACCONTI   |   Tempo di Lettura: 10 min

Metaforismi e Psicoproverbi - Anteprima del libro di Alejandro Jodorowsky

Introduzione

Introduzione

È ben diverso scrivere immersi nella solitudine fisica e mentale, attendere la pubblicazione del libro, la sua distribuzione, l’uscita delle recensioni e infine la reazione dei lettori - potrebbero volerci mesi, anche anni - o invece scrivere su un blog, Twitter o Facebook: lì ci sono un milione di follower che, nel momento esatto in cui mettiamo il punto finale a una frase, cominciano ad affannarsi sulla tastiera per inviarci le loro reazioni, critiche ed elogi, esponendo anche il proprio punto di vista. Si passa da un monologo al dialogo continuo. Sapere che la nostra frase, giocoforza breve, sarà letta da una moltitudine di follower nel momento esatto in cui la scriviamo accende in noi un’energia euforica che regala alle parole vibrazioni vitali.

Non mi sarebbe mai venuto in mente di lanciarmi nell’avventura di cui questo libro è la testimonianza, se mio figlio Adàn non mi avesse spinto a farlo. Mi ha detto: “La letteratura da eremiti narcisisti giace nel mausoleo del Ventesimo secolo. Adesso la letteratura, e specialmente la poesia, nascono dalla collaborazione stretta tra lo scrittore e i suoi lettori: insieme creano l’opera. I lettori si connettono con te, ti seguono, ti rispondono, ma se quello che dici non è quello che vogliono sentirsi dire, ti chiudono la bocca con un ‘unfollow’ e ti abbandonano. Te li devi guadagnare giorno per giorno, devi sorprenderli, convincerli, coccolarli, accarezzarli. Tu sei la barca che li traghetta, navigando nell’oscuro mare dell’inconscio per arrivare alla Coscienza”.

E così mi sono ribattezzato “alejodorowsky” per comunicare su Twitter con il motto “Ri-evoluzione poetica, la Coscienza al potere!” ma, al contrario di chi usa il mezzo per parlare di sé, mi sono ripromesso di addentrarmi nel territorio dell’impersonalità.

Una delle imprese più difficili

Una delle imprese più difficili che deve affrontare chi desideri liberarsi dai limiti spirituali imposti dalla famiglia, dalla società e dalla cultura è il lavoro sul proprio nome. Alla nascita ci appiccicano addosso questa etichetta necessaria, un nome e un cognome che vanno infiltrandosi nell’anima fino a trasformarsi in un tirannico doppione di noi stessi. Combattiamo per farci un nome, abbiamo paura che qualcuno ce lo infanghi, senza di lui ci sentiamo una nullità. Il nome ci lega al clan, così ne ereditiamo doti ed errori, e poi definisce il nostro sesso, è come uno scrigno potente che contiene quello che siamo, nel bene e nel male. Se intendiamo domare il nostro ego, sviluppare la Coscienza e ridestare l’essere essenziale che veramente siamo, innanzitutto dobbiamo combattere contro il nome per non farci dominare da lui: solo rispettandolo, potremo trasformarlo. Ci sono persone che credendosi “nobili” o “famose” lo portano con orgoglio e si sentono superiori, ma tutto ciò impedisce loro di sviluppare potenzialità magiche, divine, luminose: per farlo dovrebbero prendere le distanze dalle definizioni di se stessi. Tutte le religioni lo hanno intuito: infatti, quando accettano nelle proprie comunità un nuovo membro, in primo luogo lo costringono a cambiare nome. Lo hanno intuito anche artisti e maghi: l’abate Constant pubblicò i suoi trattati di magia dicendo di chiamarsi Éliphas Lévi, Neftali Reyes diventò Pablo Neruda, Agatha Mary Clarissa Miller era Agatha Christie e così via... Eppure, dal punto di vista alchemico, non è una fuga: non si tratta di sostituire una cosa con un’altra, ma di trasformare il vile metallo in un metallo purissimo... Quando l’ho capito, mi sono reso conto che se volevo liberarmi dalle nevrosi che mi tormentavano, se volevo vincere la mia scarsa autostima e il rancore verso mio padre, e realizzarmi essendo quello che ero e non quello che il clan voleva che fossi, dovevo considerare il mio nome alla stregua di un pezzo di piombo e lavorarci su fino a trasformarlo in oro.

Innanzitutto cercai in esso la negatività, il piombo:

Alejandro Jodorowsky: YO JODO (io infastidisco, io fornico)

Alejandro Jodorowsky: REJAS (sbarre) Alejandro Jodorowsky: OLER (puzzare) Alejandro Jodorowsky: DEJAR (lasciare)

Alejandro Jodorowsky: ANDRAJO (straccio) Alejandro Jodorowsky: SOY NADA (sono niente)

Quelle parole sintetizzavano il dispregio che per secoli aveva dannato i miei antenati, poveri esseri senza una patria, scacciati da ogni luogo, ridotti a numeri quando vennero rinchiusi nei campi di concentramento, accusati di emanare odori sgradevoli, di ammazzare i bambini durante le messe nere... calunnie che li avevano trasformati in rifiuti umani.

Scrissi quelle parole dolorose su un pezzetto di carta, lo bruciai, ne sciolsi le ceneri in un bicchiere di vino e lo sorseggiai lentamente ascoltando il disco di un rabbino che cantava un kaddish, un lamento funebre. A quel punto diedi inizio al lavoro alchemico dell’esaltazione a cominciare dal mio nome di battesimo.

Se Alejandro ALEJA (allontana) i nemici dell’uomo (AN-DROs), diventa il protettore dell’umanità. In ebraico ALE, da sinistra a destra è AL: terra, e da destra a sinistra è EL: Dio. Terra di Dio, essere e carne in cui si manifesta la divinità... In ALEJA c’è la parola JALEA. Se da ALEjandRo si estrae la parola REAL, si ottiene JALEA REAL (pappa reale), l’elisir dell’immortalità, tanto ricercato dagli eroi della mitologia...

Ho continuato esaltando il cognome.

Ho continuato esaltando il cognome.

In Jodorowsky brilla come un diamante la sillaba DO, che in giapponese indica la via sacra. (“Karate-do”, “Aikido”, “Ken-do” ecc.). DOJO è la sala riservata agli esercizi spirituali e alle arti marziali. JÒDO è la dottrina della terra pura, che come meditazione principale consiglia di recitare con sincerità e fede profonda, senza interruzioni, il nome di Buddha dimenticandosi del proprio nome personale. JO è purezza. KY, trasformato in CHI, significa conoscenza e saggezza. In alcune scuole shintoiste che attribuiscono significati esoterici ai colori, il giallo - KI - ricordando i raggi del sole diventa il simbolo del centro, dell’unità, del Creatore.

In inglese, Jodorowsky mi dà JOY, che è “gioia” e SKY, che significa “cielo”. La lettera W che precede SKY nell’occultismo occidentale è considerata il simbolo dell’acqua celeste, mentre se la si capovolge, e diventa M, simboleggia l’acqua terrestre. Se la V rappresenta il numero cinque, la doppia V, W, rappresenta il dieci, numero che riunisce maschio e femmina, spirito e materia.

JOD è la decima lettera dell’alfabeto ebraico. Il 10 - che è anche il numero della somma delle lettere del mio cognome - riporta all’unità: 1+0=1. Nella civiltà maya, il numero 10, lahun (“Lui è due in uno”), non veniva mai pronunciato in quanto sommamente sacro. Addirittura, per evitare di scriverlo lo si rappresentava con due volte 5. Nel buddhismo induista, la via del Bodhisattva prevede dieci bhumi, dieci livelli di realizzazione spirituale. Il decimo bhumi indica che si raggiunge la saggezza mediante la non identificazione con l’insegnamento, con la via, con la tecnica. Il Bodhisattva non si identifica più con il sentiero perché lui stesso è diventato la via.

JOD è la prima lettera, la più sacra, dell’impronunciabile Tetragramma “Yod-heh-vav-heh”, Jahvè. È la lettera più piccola, tanto che la si paragona a un punto. Una legge esoterica afferma che più un simbolo è semplice, più è potente in termini spirituali. La forza sostituisce la forma. Più si dissolve la forma, più prende corpo la forza. Se il nostro intelletto impara a essere ricettivo, lego si contrae e realizza Pannullamento dell io. disprezzo della Coscienza della propria importanza, dissoluzione dell esistenza personale nell’impersonalità sacra.

In arabo come in ebraico la parola JOD significa “mano . La mano destra è considerata di buon augurio, mentre la sinistra è di malaugurio. Una è “luminosa”, l’altra è “oscura . LOR di jodORowsky in ebraico significa “luce”. Una mano illuminata, la destra, che non esclude la sinistra. Nello Zohar dei cabalisti ebrei sta scritto: “Dalla mano destra del Santo - sia benedetto - si emanano tutte le luci, le benedizioni e le libertà. Dalla mano sinistra si emana il Rigore. Congiungendole, ogni rigore svanisce”. Con l’imposizione delle mani il sacerdote opera il mistero dell’unione e dell’amore. Dio modella con entrambe le mani l’argilla per creare l’uomo. Unite, le due mani non si contrappongono ma si completano, diventando una sola mano di benedizione e di misericordia che trasmette l’influsso divino. Nel Libro di Giobbe, 37,7, Dio mette un sigillo sulle mani di ogni uomo, perché tutti riconoscano le sue opere”. La mano sinistra rappresenta il passato, la destra il futuro. Congiungendosi nella preghiera, realizzano il presente JOD-OR, la mano di luce.

Accostai il mio nome al cognome. Con quanta gratitudine scoprii euforico che al centro di essi si nascondeva un occhio d'oro: Alejandro!

Ciascuno di noi deve riuscire a elevare il proprio nome, scacciando dalla mente l’idea che stimare se stessi sia un delirio dell’ego. Denigrarsi e disprezzarsi sono i veri deliri dell'ego. Quelli che andiamo cercando non sono falsi valori, bensì messaggi reali. Questa attività è un passo fondamentale per imboccare la via dello sviluppo della Coscienza.

Tutti i nomi sono sacri

Tutti i nomi sono sacri!

Il contenuto profondo lo si scopre dopo lunghe ricerche. Ciò che ci viene regalato non serve minimamente al nostro sviluppo personale: dobbiamo scoprire il nostro valore da soli, in mezzo a mille difficoltà. L’esaltazione del nome è una via iniziatica. La persona riconosce che fin dalla nascita racchiude nel proprio nome e cognome un gioiello sublime. Ma tale messaggio non si mostra in modo chiaro e preciso a colui che lo porta. E la sua è un’oscurità necessaria. I tesori spirituali vanno conquistati, bisogna guadagnarseli con un onesto e intenso lavoro. Solo in questo modo diventano nostri, perché non ci vengono iniettati da un ego estraneo. Tanti anni fa avevo scritto la storiella dell’aviatore e dell’alpinista...

Un alpinista, con grande fatica e a rischio della propria vita, s’inerpica su per una montagna, arriva in cima, guarda il paesaggio ed esclama: “Che meraviglia!”. Un aviatore a bordo del suo elicottero arriva alla cima in un minuto, si guarda intorno ed esclama: “Non capisco che cosa ci trovino di tanto bello in un paesaggio così insulso”...

Nelle società segrete di natura mistica si parla della trasmissione del Segreto dei Segreti, il Nome Sacro (che a mio avviso non è altro che il nostro nome esaltato). Nel Padre nostro recitiamo: “Sia santificato il tuo nome”, senza accorgerci che questa frase si può benissimo applicare anche a noi stessi.

Ho ricevuto su Twitter migliaia di richieste di follower che volevano che esaltassi il loro nome. Non l’ho fatto, perché sapevo che li avrei privati della gioia di scoprire da soli quanto valgono.

Questo testo è estratto dall'introduzione del libro "Metaforismi e Psicoproverbi".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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