SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 8 min

Il Metodo di Autocoscienza delle Tre Emme: La via delle Tre Madri

Tre Emme. La Via delle Tre Madri - Adele Venneri - Speciale

Il Metodo di Autocoscienza delle Tre Emme, la via delle Tre Madri, per imparare ad autoguarire, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Adele Venneri.

Il Metodo di Autocoscienza delle Tre Emme: La via delle Tre Madri

Il segreto di Maria

Il tempo esiste perché esiste il movimento, senza il movimento il tempo non esiste.

Ero appena tornata dall’Islanda. Come faccio ogni volta quando ritorno da un lungo viaggio, avevo riposto le mie valigie nella piccola rientranza accanto alla stanza d’ingresso.

Sapevo che di lì a poco avrei messo tutto in ordine e, come ogni volta amo fare, avrei ritualizzato il mio ritorno a casa pulendo accuratamente le ruote delle valigie impolverate dalle informazioni della coscienza collettiva che, in ogni aeroporto, lascia traccia della sua corsa in terra.

L’idea che la polvere altrui inquini la mia casa non l’ho mai gradita. I luoghi in cui scegliamo di vivere sono templi sacri e pertanto vanno preservati.

Quel giorno, però, a differenza delle altre volte, per disfare le valigie mi sentivo particolarmente stanca. Una stanchezza strana che dentro di me sembrava volesse urlare e, come accade in quei sogni in cui vuoi gridare ma non hai voce, quella stanchezza mi scuoteva ma la sua voce restava imprigionata. Imprigionata dove?

 

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A quale emozione non stavo “dando voce”?

Mi chiedevo cosa mi stesse accadendo e, seppur consapevole che il viaggio in Islanda fosse stato molto intenso, sentivo che non si trattava solo di una stanchezza fisica. Le sensazioni che percepivo nel corpo oscillavano fra ghiaccio e fuoco e, nei diversi livelli del mio essere, come negli strati della terra, mi sentivo digradare fino all’ultima falda, quella più vicino al Lithos: la pietra grezza da cui inizia la Grande Opera.

Anche in altre occasioni avevo sfiorato la stessa stanchezza, ma ogni volta l’avevo ignorata. Non mi ero mai permessa di provarla fino in fondo. Quella volta però mi sembrava come se la mia coscienza mi stesse osservando e di fronte al suo sguardo non potevo più procrastinare.

Per comprendere la matrice di quella stanchezza, dovevo scendere nei luoghi sotterranei della mia anima ed immergermi nel ventre nero. Un viaggio ctonio la cui destinazione è l’Ade.

Quel corpo, dal quale in passato avevo soltanto preteso e dato per scontato che fosse sempre lì a soddisfare le mie richieste, ora, con tono perentorio mi parlava. Mi fermava. Come un feto nel ventre, la voce sepolta cresceva e, nonostante le contrazioni che ad ogni suo movimento avvertivo, sentivo che un dolore celato da una strana stanchezza voleva e doveva morire in vita.

Nessuno avrebbe potuto prendere il mio posto. Nessuno avrebbe potuto farlo per me. Se così fosse stato, la mia anima avrebbe deviato il suo viaggio sulla Terra e questa deviazione avrebbe preso la stessa direzione di chi si ostina a non cogliere le opportunità che l’esperienza terrena offre per potervi lasciare il seme della propria presenza.

Le ombre delle valigie createsi con gli ultimi raggi di sole rimasero rinchiuse in quella rientranza. La luce del Grande Astro calò, e con lui calò anche il silenzio.

Questa volta non potevo più far finta di nulla. Questa volta ero davvero stanca. Ma stanca di cosa? Da dove proveniva quella stanchezza?

 

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Dove si trovava?

Evitare, fingere, rimuovere il passato attribuendo ad eventi o persone la responsabilità del proprio dolore non porta a galla nessuna verità, e la propria natura resta invisibile al mondo. Ecco che la voce quando non si esprime, si de-prime.

Ecco che, quando la propria natura non si esprime, l’anima soffre. Ed è la sofferenza che marcisce il corpo, non il dolore. Il dolore è soltanto un invito. Un invito da parte della coscienza al corpo che la ospita. È un richiamo. Un richiamo del corpo ad essere visitato.

Fermati Adell, fermati. È tempo di fermarti. È tempo di riposare. È tempo.

È tempo — mi ripetevo. Ma cos'è il tempo? — mi chiedevo.

Certo cognitivamente lo sapevo, ma all’anima il sapere cognitivo non basta.

Il tempo è come un fiocco di neve, appena si posa, torna all’origine.

La voce della mia coscienza iniziò a parlarmi.

 

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Riconoscerla è semplice. Sem-plice, sin-plica, senza piega. La voce della coscienza è intera ed è nella sua interezza che parla e indica la via...

Avvolta e coinvolta da un movimento elicoidale, nell’Uroboros infinito della ciclicità delle mie esistenze, mi sentii trasportata simultaneamente nel passato, nel presente e nel futuro. Ad ogni movimento la triade circolare si espandeva e la voce continuava a parlarmi...

La Libertà non conosce Tempo.

Il tempo esiste perché esiste il movimento,

senza il movimento il tempo non esiste.

Movimento... movimento... movimento...

Ripetevo a me stessa questa parola come a volerne percepire il ritmo. A tratti mi sembrava simile a quello di un battito cardiaco: il mio.

Dal divano su cui mi ero intanto distesa, volsi lo sguardo verso la vetrata che dava sul giardino. Mi accorsi che il fulgore del sole era completamente disceso nel ventre della notte oscura, proprio come fa l’anima quando discende nella placenta di ogni madre.

 

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Entrambi, sole ed anima, nell’oscurità restano luce

L’invito compassionevole da parte del mio corpo a fermarmi, mi creava una profonda commozione. Anche questa, rispetto ad altre volte, era differente. Più cercavo di respirare profondamente per ascoltare cosa mi stesse accadendo e più la mia coscienza mi invitava a connettermi col centro del mio petto.

Non si trattava del cuore. Era proprio il centro. Iniziai con piccoli picchiettamenti unendo i polpastrelli delle quattro dita della mano sinistra. Dal suono che emergeva mi sembrava che il mio petto fosse uno strumento. In realtà così è. Ogni organo del corpo serve a suonare. Perché mai, sennò, gli organi dovrebbero chiamarsi ORGANI?

Dal centro del mio petto, pulpito in cui il maestro dimora e l’orchestra anatomica si accorda, udii il suo invito ad accarezzarmi.

Carezza dopo carezza, scoppiai a piangere.

Il centro vitale e spirituale, tanto sconosciuto agli umani, ma tanto conosciuto agli Dei, è quella parte del corpo fisico che tutti chiamano cuore, ma che cuore non è.

Il centro vitale e spirituale è il TIMO.

È nel TIMO che è nascosto il SEGRETO.

Nel suo anagramma è custodita la triade della sua fonetica cosmica.

TIMO - MOTI - MITO

Quattro lettere. Quattro suoni. Quattro tempi.

 

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TIMO - MOTI - MITO

Tre parole in cui risiede il Segreto della Creazione.

Non è forse il TIMO il Situs Spiritualis di cui parlava Leonardo?

Non sono forse i MOTI che regolano il fluttuare dell’Universo?

Non è forse nel MITO che è contenuta l'essenza primordiale del Creato?

Il Timo, sede in cui particella e onda si uniscono nei loro movimenti, è connesso ai Moti Cosmici. Il moto di Rivoluzione, il moto di Rotazione e il moto di Evoluzione sono le TRE iniziazioni fondamentali alle quali l'umanità viene consacrata nella sua esperienza terrena.

Matericamente corrispondono alle TRE porte attraverso le quali l’umanità accede ad un altro livello di coscienza: l’infanzia, la pubertà e la maturità. Quest'ultima, il cui inizio avviene al ventiduesimo anno di età, è matura solo se consapevole.

È al ventiduesimo anno di età che l’anima capta le energie della totalità dell'universo e si dirige verso la manifestazione della propria mappa eterica.

Quando questo accade, l’anima intraprende la sua via ed inizia a fare esperienza della propria evoluzione. Non sono gli anni che scorrono a rendere l'umano maturo, ma le consapevolezze acquisite a renderlo libero.

 

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La LIBERTÀ risiede al centro della triade

La LIBERTÀ risiede al centro della triade.

La pubertà avviene dopo due settenari. Essa è connessa al moto di rotazione. Rotea fra passato e futuro e fatica a stare nel presente. L'infanzia inizia ad andare in esilio e la vita matura è ancora acerba. Questo è il momento in cui la personalità, in fase di strutturazione, si scontra con le memorie dell’anima.

La pubertà, l’iniziazione della libertà in Terra, è la cerimonia in cui imparare il discernimento.

Soddisfare i bisogni genitoriali per essere riconosciuti o seguire i dettami della propria anima?

Soddisfare le richieste degli stereotipi o attivare in sé i sani archetipi?

 

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Quando non si seguono i dettami dell’anima, il SITUS SPIRITUALIS, in cui il materico e l’eterico si uniscono, non essendo alimentato, si comporta come una pianta. Quando non riceve acqua, le foglie diventano rinsecchite e queste, invece di andare verso la Luce, cascano in basso.

Come ogni Rosa della quale non ci si prende cura, ella muore.

Senza il ricordo di sé l’umanità dimentica. Dimentica che l’alternanza del giorno e della notte, e quindi dell'ombra e della luce, non sono separate. Che la foglia che cade in inverno non è 1 ‘espressione della secchezza, ma la manifestazione di una danza ricreativa. Che il buio non è il luogo del timore, ma l'attraversamento delle acque oscure dalle quali rinascere.

Che con il parto e quindi con la partenza dal cosmo, l’umano non viene alla luce, ma esce dalla luce per collassare e divenire materia. Ecco che il fotone, scintilla divina presente in ogni sua cellula, diviene il ricordo della sua stessa Luce.

Data di Pubblicazione: 31 marzo 2023

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