Sempre più spesso, non possiamo fare a meno di lamentarci, minando così benessere e felicità. Scopri di più, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Will Bowen.
Mi lamento dunque sono
Nel mare della negatività
"L'uomo ha inventato il linguaggio per soddisfare il suo profondo bisogno di lamentarsi."
Lily Tomlin
Come la maggior parte delle persone, anche tu trascorri gran parte del tuo tempo nuotando in un mare di negatività e lamentela.
E come un pesce potrebbe non essere consapevole dell’acqua che lo circonda, tu potresti non esserlo di tutte le lamentele che senti ed esprimi. La lamentela fa così tanto parte di quello che siamo che è difficile riconoscerla.
Lamentarsi: esprimere dolore o scontento.
Dal Dizionario Merriam-Webster
Nel dizionario Merriam-Webster, lamentarsi è definito come: "Esprimere dolore o scontento".
Per definizione, la lamentela viene espressa a voce alta. Alcune anime iper-zelanti che hanno intrapreso la sfida dei ventun giorni hanno provato a spostare il braccialetto addirittura ogni volta che avevano un pensiero negativo. Il problema è che, secondo gli scienziati, ogni giorno abbiamo circa settantamila pensieri, e cercare di monitorarli tutti è inutile. Valuta un approccio più semplice e comprovato: smetti di lamentarti e vedrai che i tuoi pensieri diventeranno più positivi.
"Come molte altre persone che hanno intrapreso la sfida “io non mi lamento”, ho ben presto scoperto il numero esatto di parole che, tra quelle che dicevo ogni giorno, erano lamentele. Per la prima volta mi sono veramente ascoltato quando mi sfogavo sul lavoro, mi crucciavo per miei acciacchi, mi lamentavo della situazione politica e mondiale, e anche del tempo... e io che mi ritenevo una persona positiva!"
Marty Pointer (Kansas City - Missouri)
Pensa alla tua mente come a una fabbrica e alla tua bocca come a un cliente. La prima produce pensieri negativi che il cliente acquista quando li esprime sotto forma di lamentela.
Funziona così: la fabbrica (il tuo cervello) crea un pensiero negativo che il cliente (la tua bocca) acquista lamentandosi. Se il cliente smetterà di comprare quello che la fabbrica fornisce, quest’ultima dovrà riorganizzarsi. Quando smetti di lamentarti di quello che percepisci come sbagliato e cominci a parlare di quello di cui sei grato e di quello che desideri, costringi il tuo cervello-fabbrica a sviluppare una nuova linea di prodotti.
Quando ti impegnerai per esprimere solo cose positive, la tua mente diventerà più consapevole delle esperienze positive e le userà come materia prima per produrre pensieri positivi. Di conseguenza, la tua mente sposterà il suo focus su qualcos’altro. La tua attenzione cadrà sulle cose che vuoi, e quel che è più importante è che comincerai a manifestarne di più. Inoltre, distogliendo l’attenzione dagli aspetti più impegnativi della tua vita, li farai diminuire.
Quello che chiami realtà si trasformerà. Tutto ciò sembra semplicistico, ma funziona. Non c’è realtà, c’è solo percezione, e questa la puoi cambiare.
Una lamentela si distingue da un dato di fatto per l’energia che esprime. "Oggi fa caldo" è un dato di fatto, ma un pesante sospiro seguito da: "Che caldo che fa oggi!" è una lamentela.
In "Un nuovo mondo", Eckhart Tolle lo ha riassunto così:
"Il lamentarsi non deve essere confuso con l’informare l'altro di un errore o di una mancanza così da poterla correggere. E trattenersi dall'esprimere la lamentela non significa necessariamente tollerare le cattive qualità o i cattivi comportamenti. Non vi è ego nel dire al cameriere - se vi attenete ai fatti, che sono sempre neutri - che la minestra è fredda e che va riscaldata. «Come osa servirmi una minestra fredda...?» Questo invece è lamentarsi."
C’è energia negativa quando si esprimono delle lamentele. La maggior parte di queste sono del tipo: "Non è giusto!" o "Com'è possibile che sia successo a me?" È quasi come se chi si lamenta si sentisse attaccato dalle azioni di qualcuno o da qualcosa e contrattaccasse lamentandosi. Le lamentele sono contrattacchi verso ingiustizie percepite. Un dato di fatto è un commento neutro atto a informare (non rimproverare) l’ascoltatore.
Un uomo mi inviò un’email dalla Bosnia in cui scriveva che, disgraziatamente, il suo Paese era conosciuto nel mondo per una cosa soltanto: la guerra. La sua intenzione era quella di renderlo famoso perché libero dalla lamentela. "Non sono ancora arrivato a ventun giorni senza lamentarmi," scrisse. "Verso il quarto giorno ho come sbattuto contro un muro e ho dovuto ricominciare, ma mi sono accorto di essere già una persona molto più felice... È NORMALE?"
Scoppiai a ridere. È come se diventare più felici fosse un effetto collaterale della disintossicazione dalla lamentela. Forse il nostro sito web e la copertina del mio libro dovrebbero contenere l’avvertenza: "Attenzione. Tentare di smettere di lamentarsi potrebbe indurre spontaneamente la felicità!"
Un circolo virtuoso
Uno dei commenti più frequenti che ci fanno le persone che intraprendono la sfida dei ventun giorni è che, molto prima di averla completata, scoprono di sentirsi più felici. Questa felicità si autoalimenta perché le persone felici tendono ad attrarre più persone positive, belle esperienze e opportunità rispetto alle persone infelici. Di conseguenza, la loro felicità cresce, il che attira altre cose belle e questo magnifico circolo va avanti e si espande.
I ricercatori credono che si possa diventare competenti in qualsiasi cosa in sole quattro tappe. Nel diventare una persona libera dalla lamentela attraverserai queste tappe e mi dispiace, ma non potrai saltarne dei pezzi. A seconda della tua esperienza, alcune tappe potrebbero durare più di altre. Potresti concludere una tappa in un baleno e poi rimanere bloccato in un’altra per molto tempo, ma se terrai duro alla fine diverrai un campione o una campionessa della non lamentela.
Le quattro tappe della competenza sono:
- Incompetenza inconsapevole;
- Incompetenza consapevole;
- Competenza consapevole;
- Competenza inconsapevole.
In questo momento ti trovi nell’incompetenza inconsapevole. Non ti accorgi (almeno non consciamente) di quanto ti lamenti (incompetenza). La persona media si lamenta dalle quindici alle trenta volte al giorno, ma probabilmente tu non sai su quale punto di questa scala ti trovi, o se ne sei addirittura fuori.
Una donna si alza dal letto nel cuore della notte e sbatte il dito del piede contro una gamba del tavolo. Quando arriva il dolore, di riflesso grida: "Ahi!" ed è normale dirlo quando ci si fa male. Molte persone però sono esse stesse un "ahi!" in cerca di un dolore.
Vanno in giro dolendosi delle difficoltà e dei problemi della vita e poi si stupiscono quando ne arrivano altri. Se gridi "ahi!" sentirai dolore. Se ti lamenti, arriveranno più cose di cui lamentarti. È la Legge dell’Attrazione in azione. Una volta completate queste tappe, man mano che ti lascerai la lamentela alle spalle, non sarai più un "ahi!" in cerca di dolore, ma attirerai piacere anziché dolore.
In "Ode su una prospettiva lontana di Eton College", Thomas Gray ci ha donato la spesso citata frase "l’ignoranza è beatitudine".
Quando cominci a lavorare per liberarti dalla lamentela, parti dalla beatitudine dell’ignoranza perché non sei consapevole di quanto spesso ti lamenti, dopodiché attraversi il tumulto della consapevolezza e della trasformazione e infine arrivi alla vera beatitudine.
Ma quindi non mi posso mai più lamentare?
L’Incompetenza Inconsapevole è tanto uno stato d'essere quanto uno stato di competenza.
"Quando un impeto di tristezza o una distorsione della mente ti afferra, imponiti di non renderla pubblica lamentandoti."
Samuel Johnson
Tutti all’inizio, quando cercano di padroneggiare una nuova abilità, cominciano così. Nell’Incompetenza Inconsapevole tu sei puro potenziale, pronto a creare grandi cose per te stesso. Ci sono nuove prospettive eccitanti da esplorare. Tutto ciò che devi fare è essere disposto a proseguire per tutte le altre tappe, che ti renderanno un maestro dello stile di vita "io non mi lamento" e ti permetteranno di raccogliere le molte conseguenti ricompense.
Le persone mi chiedono: "Sta dicendo che non posso lamentarmi mai più?" E io rispondo: "Certo che puoi." E lo dico per due motivi:
- Non sono qui per dire a te o a nessun’altro cosa fare. Se così fosse, cercherei di cambiarti, il che vorrebbe dire che mi starei concentrando su aspetti di te che non mi piacciono. Starei esprimendo insoddisfazione nei tuoi riguardi e, di conseguenza, mi starei lamentando. Perciò, puoi fare ciò che vuoi: è una tua scelta.
- Talvolta lamentarsi ha senso.
Ora, prima che tu creda di aver trovato una scappatoia nel secondo motivo qui sopra, considera la parola "talvolta" e ricorda che, come me, migliaia di altre persone in tutto il mondo hanno trascorso ventun giorni consecutivi - ovvero tre settimane di fila o cinquecentoquattro ore continuative — senza mai lamentarsi. Zero lamentele, bocca chiusa! Quando si tratta di lamentarsi, “talvolta” significa “per niente spesso”.
Se siamo onesti con noi stessi, gli eventi della vita che ci hanno portato a esprimere dolore o scontento sono eccezionalmente rari. Di certo nel mondo ci sono persone che hanno vite davvero difficili, e tutti una volta o l’altra attraversano momenti duri.
Tuttavia, oggi molte persone vivono nell’epoca più sicura, sana e ricca di tutta la storia umana. Eppure cosa fanno? Si lamentano.
Questa non è una novità. Centinaia di anni fa, Benjamin Franklin disse:
"La lamentela costante è la retribuzione più bassa per tutte le comodità di cui godiamo."
Quando Franklin lo scrisse, elettricità, aspirine, penicillina e aria condizionata non esistevano, le abitazioni erano prive di acqua potabile e servizi igienici, non si poteva viaggiare in aereo e non c’erano tutti quei cosiddetti beni di prima necessità che oggi diamo per scontati. Ciononostante, egli sentiva che i suoi contemporanei sottovalutavano troppo il loro benessere. La generazione di Franklin aveva molto meno di noi eppure, come facevano loro, anche noi troviamo un sacco di motivi per lamentarci.
Poco o nulla del nostro lamentarci serve a migliorare la nostra situazione, anzi, produce più che altro “inquinamento uditivo”, dannoso per la nostra felicità e il nostro benessere.
Verifica tu stesso: quando ti lamenti (esprimi dolore o scontento), è per un motivo serio? Ti lamenti spesso? Oppure sei un “ahi!” che cerca un dolore?
Per essere una persona felice che vive la vita che desidera, c’è una soglia molto, molto alta da raggiungere prima di poter esprimere il tuo dolore o scontento. La prossima volta che stai per lamentarti di qualcosa, chiediti se la tua situazione è al livello di quello che è accaduto a me...
Data di Pubblicazione: 8 novembre 2021