SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 8 min

I misteri del "Purgatorio"

Cronache dell'Invisibile - Marie Johanne Croteau-Meurois - Speciale

Esplora i misteri "Purgatorio" e cosa ci aspetta nell'Aldilà con le sue manifestazioni, leggendo l'anteprima del libro di Marie Johanne Croteau-Meurois.

Cos'è il Purgatorio?

Com’è facile immaginare, all’origine del termine Purgatorio c'è la parola “purga”. Una sonorità che, da sola, induce inquietudine o persino paura, poiché una purga è prima di tutto compresa come una punizione, un’espiazione, prima di essere intesa come una purificazione, cioè un principio molto più costruttivo.

In breve, nella nostra cultura il Purgatorio — anche se si sa che non è accettato da tutti nello stesso modo — è assimilato a un luogo di sanzioni. Vi si accede in funzione del nostro “foglio di viaggio”... finché la Volontà Divina, nella Sua clemenza, “un giorno” ci consegnerà un “visto” di uscita.

 

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Questa è una caricatura?

Per un certo numero di credenti tradizionalisti lo è solo un po’. Certo, non è l’Inferno da cui si suppone di non poter uscire, ma rimane comunque una zona difficile e incerta che, secondo l’espressione in uso, ci invita a “meditare sui nostri peccati”.

In base a ciò che ho riassunto poco sopra, qual è la sua realtà visto che, non dimentichiamolo, questo famoso Purgatorio non è in alcun caso un luogo che appartenga a una sorta di geografia invisibile, ma semplicemente uno spazio psichico?

Per avvicinarsi meglio alla sua natura e alla sua funzione, bisogna partire dal Principio di Analogia che, non lo ripeteremo mai abbastanza, è una chiave fondamentale che ci permette di percepire l’ordine logico secondo cui l’Universo si organizza, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, ma anche dal più denso al più sottile.

L’antico testo iniziatico chiamato La Tavola di Smeraldo enuncia classicamente che "Ciò che è in Alto è come ciò che è in Basso", ma bisognerebbe tuttavia aggiungere che "Ciò che è all’Esterno è a immagine di ciò che è all’Interno"... e viceversa.

 

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Linea di confine

Avete notato a che punto gli abiti che una persona indossa riflettano la sua personalità, il suo stato d’animo, a volte il suo ambiente sociale o anche la sua sottomissione a un certo contesto? Non è forse così anche per il quadro di vita di questa persona? Al di là dell’aspetto economico della questione, c'è lo stile del suo mobilio, del tipo di decorazioni, eccetera...

Certamente ci sono elementi esterni alla sua personalità che possono influenzare il suo contesto di vita, ma malgrado tutto saranno condizionamenti da lei accettati.

Quindi l’esterno riflette in gran parte l’interno, ne è il prolungamento, la conseguenza e la traduzione.

Allo stesso modo, il contesto di vita, la cerchia di amici o la solitudine, il nostro intero stile di vita esprimono la nostra interiorità.

Ebbene... tutto questo è ancora più vero per quanto riguarda il mondo che un’anima si modella quando varca il portale della morte. Per comprendere tale fenomeno, bisogna innanzitutto realizzare il fatto che il pensiero in quanto tale non si interrompe con il superamento della “linea di confine” e che, quindi, colui che chiamiamo il deceduto non si percepisce come morto.

 

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Dopo la Vita

La persistenza del pensiero porta inevitabilmente alla continuità della percezione di sé. In altre parole, la personalità di un defunto, la sua percezione di se stesso, le sue abitudini e le sue credenze lo seguono e ricostruiscono rapidamente uno scenario che corrisponde a tutto questo.

Di conseguenza, è l’auto-formattazione di un'anima a generare il contesto, il quadro del suo “dopo-vita” in base al principio dell’ologramma.

In altri termini, la coscienza che abita un’anima ha il potere di creare automaticamente l’universo virtuale che è a misura di quest’ultima. Si parla allora di “proiezione” o di “concretizzazione” di un certo livello di pensiero e di sensibilità su una certa lunghezza d’onda energetici e ai loro ideali più elevati.

Verosimilmente è questa la ragione per cui il principio del Purgatorio non è accreditato, per esempio, dalla Chiesa protestante. È tutta una questione di come lo si guarda e di come lo si valuta.

Esiste un termine proveniente dal buddismo tibetano che riassume perfettamente questi concetti. Si tratta della parola Bardo, che definisce la totalità degli spazi mentali ed emozionali che si manifestano tra la morte e il momento della reincarnazione.

 

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Alcune domande e risposte...

Come si percepisce un'anima nell'universo “intermedio” che il Purgatorio rappresenta? Che aspetto ha?

Essa assomiglia a quello che concepisce di se stessa. Per esempio, finché si pensa malata come forse lo era sulla Terra prima di morire, in un primo momento tenderà a prolungare questa sensazione. Può quindi essere necessario un po’ di tempo affinché si risvegli in se stessa e si ricostituisca così com'era nella parte migliore della sua “vita”.

In questa fase, tutti gli esseri si percepiscono altrettanto carnali quanto nella loro incarnazione, perché il Purgatorio rimane ancora un mondo di materia relativamente densa. Questo dovrebbe invitarci a ripensare il concetto di “materialità”, poiché quando abbiamo accesso a un mondo cosiddetto sottile, questo sottile assume le apparenze di quella densità che a torto viene chiamata il Reale.

 

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Quando si esce dal Purgatorio?

La risposta è analoga a quella che si può concepire per la conclusione della vita nel nostro mondo; tuttavia, dipende molto dallo strato vibratorio raggiunto dall’essere e dalla sua “igiene sottile”. Voglio dire che risulta dal modo in cui pensa la propria vita.

Ho notato che vi si può sviluppare una certa stanchezza che produce assenze o lacune nella coscienza sempre più frequenti. Vi si può provare il bisogno di ritrovare una forma di densità invocando un altro tipo di esperienza, un'attrazione verso la materia che viene chiamata “lo spirito di ferro”.

Nel Purgatorio la malattia non esiste, tranne nel caso in cui l’anima ristagni in uno strato vibratorio ancora molto vicino alla materia terrestre in cui essa continua, di riflesso, a pensarsi sempre sofferente o malata. Se persiste questa incapacità di “salire” interiormente, di andare più lontano e più in alto, si installa una forma di sonno che la conduce a reincarnarsi in modo relativamente rapido.

 

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Vi riformiamo delle famiglie o delle coppie?

Sì. La nostalgia dell’altro o degli altri ricrea famiglie, amicizie o vite di coppia in funzione delle affinità profonde, degli amori che non hanno potuto concretizzarsi sulla Terra o che sono stati interrotti per circostanze diverse.

Quindi il Purgatorio può anche essere un luogo di consolazione, di prolungamento dei legami affettivi, di soddisfazione dei desideri... come di circostanze in cui si gira in tondo. Lì consolazioni e purificazioni vanno di pari passo.

 

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Tutte le anime hanno la percezione del fatto che, a un certo punto, dovranno riprendere un corpo sulla Terra? In altri termini, in questo spazio di vita la reincarnazione è una verità, un’evidenza che si impone ad ognuno?

No, assolutamente no! La coscienza che abita un'anima progredisce al proprio ritmo. Non prende improvvisamente quota per il semplice fatto di aver varcato il Portale della morte. Conserva le sue nebbie e le sue limitazioni, proprio come le sue qualità e le sue forze.

Per esempio, un credente di sensibilità cattolica la conserverà in funzione della sua adesione più o meno totale ai dogmi della sua religione.

Il velo della libertà di pensare, di credere e di sperimentare da soli non si lacera istantaneamente. Spesso perdura fino al ritorno in un nuovo corpo e con una nuova personalità che “ridistribuiranno le carte” per confrontarsi diversamente con il maestro-insegnante che è la vita...

 

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Tutto questo significa che ci si può reincarnare senza aver visitato la sfera vibratoria superiore che corrisponde alla nostra concezione del “Paradiso”?

Certamente... Tuttavia, vorrei ricordare e fare comprendere bene che un'anima può facilmente avere l'impressione di aver raggiunto il suo paradiso pur continuando a rimanere in “zona purgatorio”. È tutto un riflesso dei concetti e delle aspirazioni che ha coltivato dentro di sé.

Proprio come il Purgatorio di un’anima non è quello di un’altra, l’immagine che un’anima si fa dell’ideale paradisiaco è assolutamente personale. Parliamo di messe in scena interiori individuali, di scalini che si salgono oppure no.

In sanscrito, la parola Kamaloka definisce assai bene il concetto di Purgatorio, al tempo stesso come luogo di soddisfazione dei desideri e di purificazione della coscienza attraverso tentativi successivi. Il concetto di una Materia instabile vi rimane costante. In questo contesto orientale, Kama significa corpo e loka luogo, zona o spazio.

 

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Vi si possono alimentare dei rancori?

Sì, inevitabilmente... ed è proprio quello che impedisce a ogni anima-personalità di salire gli “scalini” degli strati vibratori che potrebbero rivelarle orizzonti sempre più vasti. In realtà si tratta dell’ostacolo più importante da superare per poi arrivare a varcare soglie decisive in vista di una Luce sempre più liberatrice.

Data di Pubblicazione: 22 marzo 2024

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