Montessori: Perché No? - Anteprima del libro di Grazia Honegger Fresco

Diritti delle donne

Maria Montessori è stata una donna di grande coraggio e determinazione: nelle sue scarne e spesso mitizzate biografie ben poco è stato esaminato il suo ruolo combattivo per i diritti femminili nell’ultimo decennio del secolo. Eppure è da questa sensibilità - come dalla sua professione - che ha origine il suo interesse per l’infanzia chiusa nei manicomi, come per quella, più in generale, ostaggio degli adulti.

La scelta di uno studio biografico su Maria Montessori muove dall’esigenza/desiderio di indagare lo sviluppo di una vita e di un’opera, per rilevarne i caratteri fondamentali alla luce della specificità femminile. Tale scelta si riconosce e trova significato nell’impegno del movimento delle donne nel tracciare una storia e una cultura che dia voce alla specificità e all’autonomia femminili. Ricostruendo la vita, le scelte, le attività, le opere di Maria Montessori, la curiosità diventa via via coinvolgimento e passione e fa emergere un profilo di donna sicuramente grande ed eccezionale. Tutta la sua vita privata è coperta da una sorta di riservatezza, per cui ciò che si può esplicitamente cogliere in questo ambito è davvero poco: una giovinezza segnata dalla determinazione a voler percorrere la propria strada, la ferma decisione per gli studi di medicina - carriera a quel tempo del tutto anomala per una donna - un figlio avuto da nubile all’età di ventotto anni.

L’attività nell’ambiente scientifico/medico

Sul versante pubblico, invece, le notizie sono ben più ampie: l’attività nell’ambiente scientifico/medico, l’immersione nelle grandi questioni del suo tempo, come quelle delle donne, degli handicappati, degli emarginati, e una sorta di “missione” per la questione dell’infanzia che la rende subito famosa in tutto il mondo.

Non è dunque possibile trattare fatti e vicende in modo oggettivo, ma dietro ad essi è possibile leggerne i processi, le scelte, i conflitti. E sono proprio questi che, alla fine, fanno emergere l’autenticità di una donna, oltreché di una scienziata e di una educatrice. Se da una parte Maria Montessori è riuscita ad essere una grande protagonista del suo tempo e a portare avanti con dignità, fierezza e consapevolezza il suo progetto, dall’altra appare il dramma interiore di questo “farsi avanti”: la fatica a ritagliarsi uno spazio intellettuale e personale, soprattutto nel nostro paese.

Sembra addirittura che questo conflitto sia presente ancora oggi, a mezzo secolo dalla sua morte, se consideriamo le resistenze e le difficoltà a dare pieno riconoscimento al suo impegno e alla sua figura. Le critiche da parte della comunità scientifico-pedagogica si sono appuntate di volta in volta sugli aspetti metodologici-didattici o sulle debolezze nell’impianto filosofico o ancora sulle scelte “di campo”, senza mai cogliere la portata generale della trasformazione, implicita nel suo pensiero. D’altro canto i dati biografici, scarsi e frammentari, sono stati spesso semplificazioni, coperture, forse rifiuto a considerare una complessità che mette in luce anche i disagi e le contraddizioni.

Maria Montessori ha dunque pagato un alto prezzo all’egemonia culturale del suo tempo che non poteva accettare il suo rigore scientifico, la critica ai valori borghesi della famiglia, alla religione di stato, all’educazione adultistica. E viene da chiedersi se questi aspetti non siano stati aggravati dal fatto che la persona in discussione fosse una donna, che, per quanto forte, metteva in gioco specifiche resistenze, rappresentazioni culturali con piena coscienza della propria femminilità.

Movimento femminile di fine ’800

Maria Montessori aderisce e partecipa al movimento femminile di fine ’800. Anche se non si lega a specifiche associazioni e riviste, pure condivide pienamente le loro elaborazioni culturali e collabora ad esse. La cultura del materno, il valore sociale della maternità, la casa socializzata, l’impegno per i minori e per i diseredati - temi e ambiti specifici del movimento delle donne - fanno parte del “bagaglio” formativo di Maria Montessori e vengono sviluppati in modo pieno e personale nel tema della liberazione del bambino. Egualmente ella partecipa al clima positivista della sua epoca, pur sentendo - per la formazione che le è propria - che la scientificità non va mai separata da una dimensione spirituale, che lei considera essenziale per orientare l’essere umano verso la civiltà e il progresso. Una dimensione che andrà arricchendosi attraverso i viaggi, l’apertura a una cultura internazionale pacifista, fino all’incontro con l’India che ne rappresenta la maturità finale.

Per ricostruire l’intensità della sua partecipazione al movimento per i diritti della donne, la documentazione più attendibile viene dalla stampa del tempo.

Con l’Unità d’Italia si erano aperte nuove prospettive: la promotrice dell azione per il diritto elettorale è Anna Maria Mozzoni che, ispirandosi “al concetto di uguaglianza originaria tra uomini e donne”, è una delle prime italiane a fare della questione femminile un aspetto problematico del movimento operaio in Lombardia, a combattere per la discriminazione salariale e a partecipare politicamente alla lotta di classe.

Sul tema dell’istruzione, mezzo per modificare il costume e per preparare le donne a diventare cittadine di uno stato moderno, la Mozzoni, insieme ad altre colleghe, è impegnata attivamente: tiene conferenze pedagogiche, redige pubblicazioni e collabora con il giornale “La donna” che, fondato nel 1902, rappresenta la punta avanzata del movimento e conduce la lotta a favore dell’elettorato femminile.

Il movimento femminista all’inizio del ’900

All’inizio del ’900 il movimento femminista sperimenta nuove strutture e organizzazioni politiche, trova coordinamenti a livello nazionale, attua “esperimenti pratici” sul piano dell’associazionismo. Vi è un vasto impegno per la propaganda e per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, anche attraverso giornali e riviste diretti da donne - a volte con pseudonimo, anche maschile - e rivolti a un pubblico femminile. Tra il 1861 e il 1924 escono circa un centinaio di periodici relativi al movimento delle donne. Nonostante gli ambiti culturali differenti e i diversi modelli di riferimento, le esperienze sono accomunate, oltre che dall obiettivo di riforme giuridiche, dal profondo mutamento del ruolo tradizionale, dalla ricerca del senso del proprio essere femminile, dall’identità individuale e collettiva.

Alle iniziative più importanti è legato anche il nome di Maria Montessori: le segnaliamo qui di seguito in ordine cronologico.

  • “Vita Femminile” (Roma 1895-1897): rivista mensile fondata da Giuseppe D Aguanno, giurista e sociologo di formazione positivista. La direzione effettiva è assicurata dalla socialista Emilia Mariani, da Rosa Mary Amadori e da Linda Malnati. Il sottotitolo del periodico recita “organo del movimento femminile”, o almeno questo era nei loro auspici. La Mariani, maestra elementare, si occupa dell’istituzione di scuole nell’Agro Romano insieme ad Anna Celli. Su questo giornale la Montessori pubblicherà il resoconto dei lavori del Congresso di Londra del 1899.
  • “L’Italia femminile” (Milano 1899-1904): giornale fondato da Emilia Mariani. Per un anno la pubblicazione è diretta da Rina Faccio Pierangeli (più nota con lo pseudonimo di Sibilla Aleramo). Invitando le donne uscite dai licei e dalle università a impegnarsi nella cultura, è la Mariani a ricordare che la Montessori aveva appena partecipato al “primo congresso internazionale del 1889, promosso dal governo francese”.
  • “L’Alleanza” (Pavia 1906-1911): giornale femminista e socialista, fondato da Carmela Baricelli. Vi collaborano donne di diverse tendenze. A volte vi scrive la repubblicana Adele Albani Tondi; Giulia Cavallari vi ricorda Guaiberta Alaide Beccari. Alla notorietà di Paolina Schiff, si aggiungono quelle delle femministe più giovani: Anna Franchi, la Montessori, la socialista Abigaille Zanetta.
  • “L’Unione Femminile” (Milano 1901-1905): giornale dell’omonima associazione di tendenza socialista e radicale, fondata nel 1899 da Ersilia Majno Bronzini, è l’organo di propaganda politica e sociale del “Comitato contro la tratta delle bianche” e dell’Asilo Mariuccia di Milano. Il Comitato era stato costituito in seno all’Unione Femminile nel 1901 come opera concreta di tipo preventivo sul piano dell’assistenza e dell’educazione delle “fanciulle pericolanti”. In esso, oltre la fondatrice Ersilia Majno, erano attive Nina Rignano Sullam, Alessandrina Ravizza, Bambina Venegoni, Linda Malnati, Bice Cammeo, Gemma Muggiani e altre ancora, con l’aiuto di alcuni medici.

Maria Montessori, amica personale della Majno, aveva “simpatizzato con l’Unione femminile fin da quando erano usciti i primi numeri dell’omonimo mensile”, sostenendo il Comitato, a favore del quale tenne il 26 maggio 1908 la conferenza “La morale sessuale nell’educazione”.

L’Asilo Mariuccia, fondato nel 1902, si caratterizza come un progetto politico e sociale di protezione e di prevenzione di minorenni, esposte a rischio grave. Per l’Asilo il fenomeno prostituzione non è un fatto “fisiologico”, come allora la maggioranza riteneva, ma la conseguenza di condizioni generali di miseria, che provocano la perdita del senso morale e che sono espressione della mentalità maschile che vuole la donna subalterna nella vita familiare e sociale.

Con il passare degli anni l’Asilo si porrà come opera di assistenza all’infanzia, considerata il nucleo fondamentale della “questione sociale”, un’idea in comune con Maria Montessori, la cui collaborazione alle iniziative di Ersilia Majno è ricordata più volte da Annarita Buttafuoco in Le Mariuccine. A p. 290 ricorda come nel 1908 Maria Montessori tenesse una conferenza nel Ridotto della Scala con un ricavato di seicento lire che andò tutto a favore dell’Asilo Mariuccia. Nello stesso anno per le madri svolse un corso presso l’Unione Femminile e la Società Umanitaria, cui parteciparono due “mariuccine” molto promettenti, una delle quali, scrive alla Majno, “potrebbe diventare assistente della direttrice della Casa dei Bambini”. (Era stata appena aperta a Milano quella di via Solari).

In una lettera a Ersilia Majno il 30 settembre 1908 Gemma Muggiani scrive: ”... all’Umanitaria dove la Montessori parlava delle madri.

Nel maggio del 1908 partecipò al primo Congresso di attività pratica femminile orgmizato dall’Unione. Tenne un altro corso per educatrici d’infanzia nel sempre presso la Società Umanitaria, cui parteciparono altre due “manuocine”. Nella commissione d’esame, insieme alla Montessori, c’erano Anna Kuliscioff e Gemma Muggiani.

Un altra vivace iniziativa editoriale, particolarmente impegnata sul tema dell emancipazione, è “La Vita”, quotidiano romano fondato nel 1905 e codiretto dalla “suffragista” Olga Ossani Lodi con lo pseudonimo di Febea, la stessa c e darà il nome di “Casa dei Bambini” all’insolita realizzazione montessoriana di S. Lorenzo. Il 26 febbraio 1906 “La Vita” pubblica “il proclama redatto da Maria Montessori a nome dell’associazione ‘Pensiero e Azione’, per la richiesta del voto alle donne”, che comincia con le parole: “Donne tutte sorgete! Il vostro primo dovere in questo momento sociale è di chiedere il voto politico” La Montessori firma anche la “Petizione delle Donne Italiane per il voto politico e amministrativo”, stilata dalla Mozzoni, insieme a molte altre, alcune vicine al movimento operaio, altre borghesi o aristocratiche “consce del proprio nuovo ruolo nella società”.

Le emancipazioniste sono anche impegnate in numerose iniziative legate alla tutela dei minori. Promuovono campagne per l’elevazione dei termini di età sulla punibilità dei minori; per la difesa della fanciullezza abbandonata; per la difesa igienica della prima infanzia; per la difesa giuridica dei minorenni.

Attorno alla discussione sulla delinquenza minorile e sul ‘disfacimento’ della famiglia, si creano violenti attacchi nei confronti delle donne ‘emancipate’ che vengono accusate di abbandonare la loro casa per il lavoro. (Si veda sulla rivista Cyrano de Bergerac” n. 6, 1902, il resoconto di una conferenza di Maria Montessori intitolata “La via e l’orizzonte del femminismo”).

Le donne si difendono

Le donne si difendono affermando con maggiore forza la dignità del ruolo materno e assumendosi la responsabilità nei confronti dei bambini poveri e abbandonati, secondo un’opera di “professionalizzazione” della maternità.

Si viene a creare una “cultura del materno” che non è esente da rischi e da ambiguità. Infatti, diventerà funzionale sia all’ordine costituito che chiede alle donne di essere “buone madri”, sia alle posizioni più tradizionali che ritengono la maternità il destino biologico della donna.

Siamo d’altra parte ancora lontani da una riflessione sulla maternità come “libera scelta”, sul controllo delle nascite e sul doppio ruolo madre-lavoratrice, temi che si affronteranno circa settantanni più tardi

All’inizio del nuovo secolo vi è una ripresa della campagna per il suffragio femminile.

L’Associazione Per la Donna e la Società “Pensiero e Azione”, sopra ricordata, avviano a Roma una campagna con conferenze in cui sono attive Giacinta Martini Marescotti, Teresa Labriola e Maria Montessori. Il fatto che “Pensiero e Azione” sia una rivista femminile cattolica (Milano, 1904-1908) non sembra impedire la collaborazione di persone così diverse, a dimostrazione che all’epoca gli steccati ancora non esistevano. Questi cominceranno dopo il primo congresso delle donne italiane, alquanto moderato, nel quale si rivendica però la laicità della scuola: l’argomento provoca il distacco definitivo del movimento cattolico.

Il nome della Montessori compare anche su “L’Educazione della Donna” (che dal 1906 si chiamerà “Èva Moderna”) con articoli a sostegno della campagna suffragista.

Nel clima culturale di opposizione al femminismo molte suffragiste adottano il linguaggio evoluzionista, capovolgendolo a favore delle donne o costruiscono vere e proprie teorie sulla superiorità del sesso femminile. Anche la Montessori nel suo Antropologia Pedagogica si rifà agli studi di Messadaglio, Dubois, Lapique, Zanolli e Manouvier, per affermare - contro la teoria di Cesare Lombroso - la superiorità cerebrale della donna.

Questo testo è estratto dal libro "Montessori: Perché No?".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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