ALIMENTAZIONE   |   Tempo di Lettura: 9 min

Non ammaliamoci di "luoghi comuni" sul cibo che mangiamo

Mangiare Bene per Sconfiggere il Male - Maria Rosa Di Fazio - Speciale

Prevenire le malattie in modo più naturale nonché più semplice ed economico tramite il cibo, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Maria Rosa Di Fazio.

Non ammaliamoci di "luoghi comuni" sul cibo che mangiamo

Vi avverto subito: nelle pagine che seguono entrerò in argomenti per forza di cose delicati, così come lo sono peraltro tutti quelli attinenti alla salute. Ma lo farò con un approccio inedito, a volte anche un po’ veemente nei toni.

Eppure a mio avviso necessario per portarvi a scoprire, a conoscere e, come mi auguro, a farvi diventare familiari verità che in tanti purtroppo ignorano, che altri magari sanno o intuiscono, ma che tuttavia preferiscono tenere nascoste. Perché così si è sempre fatto per quieto vivere o per non mettere in discussione un'infinità di quelli che chiamiamo “luoghi comuni”.

Finché un luogo comune riguarda settori e argomenti di secondario rilievo per la nostra esistenza — come potrebbero essere lo sport, la politica o la moda — beh, in quei casi passi pure; ma quando si parla di salute e del suo opposto, la malattia, non ci possiamo permettere simili lussi. In caso contrario, correremmo seri pericoli.

Tengo a precisare che, se affronto i problemi con tale determinazione, lo faccio sempre a ragion veduta. Perché è una determinazione che si basa, sì, sugli anni di studio universitario, senz'altro su quelli successivi di specializzazione e sicuramente anche sull’aggiornamento continuo che prosegue ancor oggi, dal momento che un medico responsabile non può mai dire di aver smesso di imparare.

Ma si fonda soprattutto su trent'anni di esperienza quotidiana come medico in generale, iniziati nella fondamentale e formativa palestra di un Pronto Soccorso e proseguiti, poi, come oncologa in particolare.

Tra le tante cose che questa esperienza mi ha insegnato e continua a insegnarmi ogni giorno, ce n’è una che ritengo di fondamentale importanza: tra gli alleati più potenti della malattia c'è proprio una lunga serie di luoghi comuni fondati su diffuse ignoranze popolari, ma anche su nozioni mediche superate che potevano essere valide forse un secolo fa, quando tanti alimenti erano ancora così come ce li aveva donati Madre Natura, senza modificazioni, trattamenti e altri maneggi.

Quel che è più grave è che si tratta di abitudini quotidiane, difficili da abbattere e talora anche soltanto da scalfire. Sia perché dover cambiare idee e abitudini risulta faticoso, sia perché questi luoghi comuni hanno spesso, a loro volta, potenti alleati: coloro che hanno invece tutto da guadagnare a mantenere lo status quo.

 

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Il tumore è una malattia "sistemica"

Il primo luogo comune che intendo eliminare è strettamente legato alla mia specializzazione, quella oncologica, in quanto riguarda la natura stessa del tumore: ovvero che cosa esso sia per davvero. Mi sembra doveroso spiegarlo da subito, sgombrando il campo da equivoci, dal momento che, così come in qualsiasi guerra, per vincere è necessario conoscere bene il proprio nemico.

Quel primo grande equivoco consiste nella diffusa convinzione che il tumore sia una malattia di un determinato organo o di un altro. Ovvero del polmone o del colon, della prostata oppure del seno, del fegato o del pancreas.

Nulla di più sbagliato, la verità è invece ben altra: il tumore è una malattia sistemica, nel senso che riguarda il nostro organismo nella sua interezza. Questa precisazione è della massima importanza perché da quell’errato luogo comune (che, appunto, considera il tumore come la malattia di un organo) discende tutta una serie di considerazioni quasi sempre molto diffuse, generaliste tanto quanto sbagliate, dalle quali derivano spesso comportamenti ancora più errati. Pericolosamente errati.

Faccio un esempio concreto. Alzi la mano chi di voi non ha mai sentito dire da un amico, accanito fumatore: “Eh già, ma mio cugino, che non ha mai fumato una sigaretta è morto di cancro al polmone. Allora perché mai io dovrei smettere?”.

La stessa cosa, più o meno, ve l’avrà invece detta un conoscente con la passione per gli alcolici: “A un mio collega, che non ha mai bevuto non solo un superalcolico, ma nemmeno una goccia di birra, hanno appena scoperto un tumore al fegato. E allora che nesso c’è? Io continuerò a bere come prima”.

Ecco, queste due reazioni sono così simili tra loro in quanto fondate innanzitutto su un’istintiva, ma non dichiarata, volontà di ignorare il problema e di rimuoverlo. Ed entrambe sono figlie legittime del luogo comune che dicevo prima: quello in base al quale si è portati a ritenere che il tumore sia qualcosa che per varie cause vada a colpire un organo piuttosto che un altro.

No, ad ammalarsi è sempre per primo l’organismo nella sua interezza e complessità. Ciò avviene per una serie di cause e concause che poi elencherò: alcune purtroppo inevitabili, nel senso che non dipendono da noi, ma altre invece sono attribuibili esclusivamente a nostre condotte errate. Seguitemi nel ragionamento, vi prego, perché avere ben chiara la genesi delle neoplasie vi può aiutare molto a prevenirne l’insorgere.

 

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Le cause scatenanti dei tumori

Tra le prime cause scatenanti, di cui non siamo responsabili, metto senz’altro il bagaglio genetico di ognuno di noi, l'inquinamento ambientale, quello alimentare, senza ovviamente dimenticare i traumi psicologici provocati per esempio dai grandi dolori che sono sempre in agguato, come la perdita di una persona cara o del lavoro, o da altri stress psicofisici.

Ma se contro queste cause possiamo appunto fare ben poco, per non dire nulla, potremmo invece fare molto con l’aggiunta di nostri comportamenti sbagliati: come lo possono essere, appunto, abitudini alimentari errate o il modo stressato e stressante con cui affrontiamo la vita di ogni giorno e il rappotto con gli altri.

Soprattutto sul lavoro. Rimane il fatto che l’insieme di queste cause e concause, volontarie o involontarie che siano, ma anche l’azione di una soltanto di esse, finisce per andare a indebolire il nostro organismo nel suo complesso, rendendolo più esposto alle aggressioni.

Con la conseguenza che il tumore — malattia, ripeto, sistemica — va poi a colpire e a insidiare proprio l’organo che in un dato momento, per storia familiare o per ragioni genetiche della persona, si presenta come ciò che gli antichi definivano il locus minoris resistentiae e cioè quello strutturalmente più fragile, più debole, più esposto, con minori difese.

 

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Dove voglio arrivare? Che cosa possiamo fare? Seguitemi ancora in questo mio ragionare in linea teorica. Seguitemi perché constaterete che arriverò, invece, a conclusioni di ordine molto pratico. Praticissimo.

È evidente a tutti che noi, gente comune, non disponiamo di armi contro l'inquinamento, salvo l’evitare errori marchiani. Come potrebbe esserlo, per fare un esempio, quello assai diffuso di esercitarsi a fare footing correndo lungo i marciapiedi delle nostre città, grandi o piccole che siano.

Perché, se è un fatto che su questo fronte una metropoli come Milano piange, è altrettanto certo che, per esempio, una cittadina come Como non ha motivo per ridere. Ho menzionato Como a caso — non se ne abbiano i comaschi — ma potrei fare i nomi di diverse altre di città italiane, dal Nord al Sud del Paese, senza dimenticarmi del Centro.

Le tabelle della qualità dell’aria sono del resto lì a dircelo, scritte nero su bianco, spesso con numeri assolutamente sorprendenti. Numeri che si rivelano a volte più preoccupanti in piccole città di provincia che non in altre più grandi: una collocazione geografica poco ventilata o anche una struttura urbanistica caratterizzata da strade molto strette possono infatti contribuire a un maggiore ristagno degli elementi inquinanti a livello del suolo.

Se vogliamo, insomma, evitare di riempire ancora di più i nostri polmoni di polveri sottili e di altri veleni, il comportamento errato che ho citato a titolo di esempio vi aiuterà a comprendere ciò che voglio dire: perché, se è un fatto che correre in mezzo a vie trafficate ci darà comunque e senz’altro gambe più toniche, preferisco non pensare a che fine facciano i nostri polmoni.

A maggior ragione se chi corre in città — purtroppo lo vedo fare spesso — dopo lo sforzo si siede per riposarsi su una panchina e non trova di meglio da fare che accendersi una sigaretta. Ho visto anche questo.

 

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Superare lo stress della vita... mangiando bene

Certo, sempre a titolo accademico, si potrebbe decidere di andare a vivere in un paesino di montagna dove l’aria è assolutamente incontaminata e dove non c’è nemmeno il tormento del traffico.

Chi non ci ha mai pensato nemmeno una volta alzi la mano. È evidente che si tratta di un sogno difficile da realizzare in pratica, così come sono in fondo tutti i sogni; ma è un fatto che così, sempre in linea teorica, almeno l’insidia dell’inquinamento potremmo evitarla.

“Vero, ma rimarrebbe lo stress del lavoro”, obietterà qualcuno. Giusto! Sempre restando nel mondo dei sogni, potremmo comunque ipotizzare di andarci a vivere lassù, in quel paesino, dopo aver venduto tutto ciò che abbiamo, in modo da assicurarci i mezzi per poterci licenziare e dire finalmente addio a capi autoritari — quelli insicuri anche della propria ombra — o a colleghi invidiosi che passano la vita tentando di rovinare la nostra.

Dicendo così addio anche alle arrabbiature quotidiane, alla rincorsa dei mezzi pubblici da prendere al volo, ai ritmi di lavoro forsennati.

A questo punto rimarrebbero così “attivi” soltanto due nostri nemici: le possibili conseguenze psicologiche originate dai grandi dolori della vita e una cattiva alimentazione.

I grandi dolori, purtroppo, non li possiamo evitare. Prima o poi arrivano in quanto fanno parte della vita. Al massimo possiamo trovare in noi la forza interiore e gli strumenti utili per affrontarli e superarli al meglio: per qualcuno potrebbe essere la musica, per altri la lettura, per altri ancora la contemplazione della Natura.

Le sane passioni aiutano, anche perché ci tengono vivo e attivo il cervello. Volendo, avremmo insomma diverse frecce da poter usare. Senza dimenticare quella di chi — e io mi metto nel numero — trova grande conforto in una fede religiosa. E vi assicuro che ho constatato tante volte, nei miei pazienti, come la Fede possa essere di grande aiuto anche a chi, purtroppo, è già ammalato: perché è un dono divino che può dare una straordinaria forza nella battaglia contro la malattia.

 

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Data di Pubblicazione: 20 febbraio 2023

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