SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 8 min

Osservare la Propria Vita da Vicino

Guarire l'Anima - Anteprima del libro di Tenzin Wangyal

Tempo al tempo

L'anno scorso, quando io e la mia famiglia ci eravamo appena trasferiti nella California del Nord, andai a fare una passeggiata a Berkeley Marina, lungo la Baia di San Francisco. Gustandomi l'aria fresca e la luce sfavillante, gettai lo sguardo al cielo. Tutto d’un tratto avvertii una forte esperienza di apertura, sentendomi in stretto contatto con il mio spazio sacro interno. Lacrime spontanee sgorgarono dai miei occhi. Sentivo che la natura mi stava aiutando a riconoscere il tesoro interno del mio essere, il mio sé autentico. Attraverso i portali dei miei sensi, l’ambiente naturale mi sosteneva nella creazione di quella connessione.

Da quel giorno, vado regolarmente a fare passeggiate a piedi o in bicicletta in quella zona. Mentre passeggio osservo chi cammina, chi corre e chi procede pedalando verso di me. Alcune di queste persone sembrano provare esperienze simili alle mie. Vedendo la gioia emanata dai loro sorrisi sento che non vorrebbero essere in nessun altro luogo se non quello. Ma vi sono tanti altri che sembrano non volere essere lì. Vedo sui loro volti il loro non essere pienamente presenti. Magari è stato il medico a suggerirgli di fare esercizio fisico oppure sentono un qualche altro tipo di necessità o dovere che li spinge a farlo. Appaiono distratti e infelici, collocati in un luogo e in uno spazio sbagliati.

Mi domando come sia possibile che lo stesso ambiente possa essere così nutriente per qualcuno e non avere alcun impatto su altri. Inoltre, perché così tanti di noi cercano felicità, gioia, pace e comfort nei posti sbagliati? Cerchiamo rifugio in cattive relazioni o ambienti lavorativi tossici, o ancora, buttandoci in acquisti sempre nuovi. In realtà, possiamo trovare felicità, gioia, pace e comfort connettendoci con gli elementi della natura. Ciò che la natura dona è totalmente gratuito. Ma, sfortunatamente ad alcuni di noi manca la presenza di un cuore e di una mente per ricevere i doni guaritori che la natura offre.

Che cosa accade quando trascorrete un’ora con qualcuno che non fa altro che lamentarsi della propria vita? La negatività si insinua nella vostra coscienza. Vi chiudete. Che cosa avviene quando vi sedete per un’ora a guardare il cielo aperto e limpido? Se guardate il cielo solo da una prospettiva convenzionale è probabile che vi sentiate stanchi o storditi. Ma se usate questo tempo per coltivare una relazione sacra con l’elemento spazio, la contemplazione del cielo può aprirvi e liberarvi. Nella tradizione Bòn vi sono yogi che passano ore e ore ininterrotte osservando il cielo in meditazione. Il loro obiettivo è accedere alla profonda saggezza di un cuore aperto e, da ultimo, incarnare quell’apertura. L’osservazione del cielo può farvi accedere alla vostra saggezza interna, lo sconfinato e immutato spazio dell’essere, trasformando la vostra vita.

Tempo per l'auto-riflessione

Alcune persone si perdono l’opportunità di connettersi con quel senso d’apertura, ma avere una più profonda connessione con l’elemento spazio può essere piuttosto appagante. Altri potrebbero mancare dell’ispirazione del fuoco nella loro vita lavorativa o la tranquillità dell’acqua nella vita familiare. A voi cosa manca? In quale sfera della vostra vita sentite mancare qualcosa? Vi esorto a riflettere su questo. Osservate la vostra vita da vicino e individuate di che cosa avete maggiormente bisogno. Potete iniziare focalizzandovi su quattro aree: il tempo che trascorrete da soli con voi stessi, la vita familiare, la vita lavorativa e la vostra connessione con la natura. Fra queste vi sono aree in cui mancate di un senso di stabilità, comfort, ispirazione, flessibilità o apertura? Fate caso ad ogni sensazione di disagio, tristezza, spossatezza o disconnessione che provate. Vi suggerisco fortemente che prima di provare qualunque delle pratiche proposte nel libro, usiate questo capitolo per fare autovalutazione, affinché possiate poi concentrarvi sull’aspetto che per voi è più importante in modo che vi porti dei reali risultati.

Osservate la vostra vita personale

Vi sentite a casa in voi stessi? Un modo per riflettere su questo è osservare con quale frequenza avete necessità di distrarvi. Riempite il vostro tempo libero navigando su Internet, guardando la televisione o appisolandovi? Riuscite a fare una passeggiata, restare distesi sulla spiaggia o fare un giro in auto senza ascoltare la musica o parlare al cellulare?

Pensate all’ultima volta in cui vi siete trovati in compagnia di un estraneo. Magari avete osservato nel vostro corpo o nella vostra respirazione un leggero senso d'irrequietudine, rigidità o disagio. Se vi sentite ugualmente a disagio quando siete da soli, forse è perché non vi conoscete davvero e perciò vi risulta difficile stare con voi stessi.

Conosco una donna che si occupa continuamente del figlioletto senza mai prendersi del tempo per se stessa. Anche quando il bambino è a giocare da qualche amichetto e lei sarebbe libera di fare ciò che desidera, sente di doversi mettere in pari con le faccende domestiche. La casa potrebbe essere una fonte di nutrimento e guarigione per lei, ma come accade a molte persone, ella trova difficile restare persino nella sua stessa casa. È come se i piatti dicessero: «Lavami!». E così si finisce per spostare quella tazza da qui a lì e quel piatto da un punto a un altro. Domandatevi: come vi sentite quando siete con voi stessi? Vi sentite a vostro agio, connessi e rinnovati nella quiete, nel silenzio e nella spaziosità? Oppure vi sentite irrequieti o fiacchi? Magari avete un’immagine negativa di voi stessi e dentro di voi trovate a malapena uno spazio che sia fonte di nutrimento. Il riconoscimento del disagio che si prova con se stessi è il primo passo di un processo di guarigione.

Osservate la vostra vita familiare

La nostra famiglia può farci provare un senso di appartenenza, una base che sostiene e nutre la nostra vita. Alcune persone hanno la fortuna di avere una famiglia stabile e amorevole. Ma per molti di noi non vale lo stesso. Le pressioni dovute a un divorzio, all'alcolismo, a difficoltà finanziarie, a problemi di salute o a problemi comportamentali cronici di un bambino possono rappresentare delle serie sfide per il benessere delle famiglie. E quando avviene un qualche cambiamento nella dinamica familiare, sia un matrimonio, una nascita, un’adozione o un lutto, ogni membro della famiglia ne è coinvolto.

Immaginate un uomo la cui madre sia cronicamente depressa e indipendentemente da quanto lui cerchi di aiutarla lei lo respinga sistematicamente. Non riesce a smettere di pensare all’infelicità della madre e al tempo stesso non riesce a gestirla, elaborarla né affrontarla. Il pensiero lo prosciuga. Tutta la sua vita sembra essere influenzata da ciò. Essa consuma la sua anima.

Una donna va a vivere con un uomo che inizialmente appare fidato, amorevole e premuroso. Poi diviene geloso, irascibile e possessivo, tanto che inizia ad abusare fisicamente di lei. Prima di questa relazione, ella provava un enorme calore quando era tra la gente ed era in stretto contatto con la propria creatività. Da quando ha iniziato questa relazione non è più aperta né spontanea, e ha perduto la fiducia negli altri e persino in se stessa.

La morte di una persona cara può essere devastante. Durante un seminario sul recupero dell’anima, un'allieva mi disse di avere finalmente capito l’impatto che aveva avuto su di lei la perdita del nonno. Suo nonno era stato ancora più importante dei suoi stessi genitori, mi confidò. Era stato per lei un padre, una madre, un amico, tutto insomma. Quando lo aveva perduto aveva perduto il proprio radicamento, tanto in se stessa quanto nelle relazioni con gli uomini.

Talvolta il dolore collettivo familiare si tramanda per generazioni. Ma quando una persona ha la forza, la fiducia in se stessa e la cognizione necessarie per riconoscere questo dolore familiare collettivo e aprirsi ad esso, è possibile coltivare amore e armonia, così da rompere il circolo vizioso. Le pratiche di recupero dell’anima offrono questo tipo di possibilità.

Sebbene le nostre storie possano essere differenti, gli effetti che hanno su di noi potrebbero essere simili. Come molte persone, anche voi potreste sentirvi come se le vostre relazioni familiari, anziché nutrirvi, vi esaurissero.

Riconoscere questo svuotamento è il primo passo per il recupero dell’anima: dovete sapere cosa manca prima di poterlo recuperare. In questo caso si tratta di riconoscere come la vostra famiglia vive in voi.

Questo testo è estratto dal libro "Guarire l'Anima".

Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017

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