Scopri questo evento raro ma non rarissimo, noto da sempre e indagato oggi con attenzione, leggendo l'anteprima del libro di Paola Giovetti.
L'esperienza fuori dal corpo
Questo libro affronta un tema insolito ma che rientra nelle possibili avventure umane: l'esperienza fuori dal corpo, in termine tecnico OBE, iniziali di Out of Body Experience con cui il fenomeno è conosciuto a livello internazionale. Un'esperienza rara ma non rarissima, nota da sempre e indagata oggi con attenzione sia a livello di ricerca scientifica che di raccolta di casi spontanei.
Motivo di questo interesse: prima di tutto, si tratta di una potenzialità dell'uomo e come tale va studiata. E poi - e questo aspetto è di innegabile importanza - l'OBE sembra parlare a favore dell'ipotesi della sopravvivenza della coscienza alla morte, perché se è vero, come tanti protagonisti affermano, che durante l'esperienza extracorporea l'Io, da una posizione esterna, è in grado di osservare il proprio corpo fisico che si trova in stato di sonno, di meditazione, di inconsapevolezza a causa di incidente, malattia, anestesia o altro, conservando tutte le capacità umane più peculiari e alte (autocoscienza, memoria, volontà, intelligenza, capacità decisionale, affetti, amore e così via), si può ipotizzare che potrà farlo anche quando il corpo sarà definitivamente fuori gioco, cioè dopo la morte.
Il libro presenta il fenomeno in oggetto dal punto di vista storico-descrittivo, in tutte le sue varie sfaccettature, inglobando anche una inchiesta da me condotta in Italia anni fa e rivisitata arricchendola di nuovi casi e confrontandola con ricerche e risultati odierni, con le tradizioni relative al «corpo sottile», le bilocazioni di mistici e santi, i «voli» degli sciamani e delle streghe, la capacità di certi personaggi di separarsi volontariamente dal corpo per determinati scopi: soprattutto confrontandola con le esperienze in punto di morte (NDE, Near Death Experience) su cui in anni recenti sono state compiute ricerche, esperimenti e inchieste molto accurate.
Ne esce un quadro significativo, che mette in luce l'importanza del fenomeno e lo addita all'attenzione degli studiosi per ulteriori indagini e sperimentazioni. Per quanto insolito possa sembrare, il tema di cui ci occuperemo è meritevole di grande attenzione perché schiude dimensioni nuove e consente consolanti speranze.
Esperienze strane
Erano circa le 7,30 del mattino, ero a letto ancora intorpidita dal sonno e pensavo a quanto mi aspettava nella giornata: alle nove dovevo essere in ufficio, ma prima dovevo fare altre cose, dovevo quindi alzarmi al più presto. Ed ecco che mi accorsi di una cosa che fino a quel momento mi era sembrata normale e che invece non lo era: mi trovato sì nella mia camera, ma galleggiavo all'altezza del soffitto presso l'armadio di fronte al letto. Notai che sopra l'armadio c'era molta polvere e pensai che dovevo pulirlo. Da quella posizione vedevo me stessa sul letto, coricata bocconi, con le lenzuola addosso, il braccio sinistro fuori dalle coperte, sotto la testa.
Dalla camera attigua, ossia dalla cucina, sentivo i vari rumori prodotti da mia madre che preparava la colazione. La radio accesa trasmetteva le notizie del mattino. La finestra della mia camera era chiusa, ma nonostante l'oscurità io vedevo tutto come se ci fosse stata la luce del giorno. A questo punto, benché ancora perfettamente tranquilla, decisi di rientrare in me stessa, e mi ci ritrovai istantaneamente. Ma per quanti tentativi facessi, non riuscivo ad alzarmi: il corpo non rispondeva alle mie sollecitazioni.
Cominciai a temere di essere morta e in preda alla paura decisi di provare a chiamare mia madre: questa decisione mi riportò fuori dal corpo e il solo desiderio di vedere mia madre mi fece trovare in cucina, come se la parete divisoria non esistesse. Mia madre rimestava il caffè, mio fratello mangiava e ascoltava la radio. Chiamai mia madre più forte che potei, ma lei non si accorse di me, le tirai la manica per farla accorgere della mia presenza, ma invano. Lo stesso feci con mio fratello, ma col medesimo risultato. Allora tornai presso il mio corpo, ben decisa e con rabbia disperata: non volevo essere morta! Concentrandomi sulle singole parti del corpo, cominciando dalle dita, riuscii finalmente a muovermi...
Nel 1967, quando avevo 17 anni, ebbi una grave forma allergica, che a un certo punto mi procurò un'improvvisa difficoltà di respirazione. Rapidamente le cose peggiorarono al punto che i miei chiamarono un'ambulanza: non essendocene nessuna disponibile, vennero i vigili del fuoco. Io intanto ero quasi fuori coscienza, pur continuando a fare uno sforzo tremendo per continuare a respirare. A un certo punto smisi di farlo e provai un gran sollievo per aver potuto smettere di lottare per vivere. Scivolai nel buio di una regione inconsapevole ma piena di pace.
Di colpo mi trovai fuori dal corpo, a pochi passi di distanza da esso, guardando con gran curiosità i pompieri che mi facevano la respirazione bocca a bocca e mi massaggiavano. Mia madre mi spruzzava acqua sul viso. Mi resi conto anche che il pompiere che mi praticava la respirazione bocca a bocca mentalmente mi parlava e mi sollecitava a non cedere: gli ricordavo moltissimo sua figlia. Un attimo dopo mi trovai a guardare questa scena un po' comica all'altezza dei fili del telefono. Vidi un bambino dei vicini correre verso casa nostra e cercai di gridargli di non farlo.
Intanto un vigile commentava tristemente che da tre minuti ero senza polso. Mia madre era fuori di sé, io volevo gridar loro che tutto era come doveva essere e che stavo benissimo. Mi sentivo infatti felice, a mio perfetto agio, addirittura esilarata per la nuova situazione: una autentica fenice risorta, libera dai limiti del corpo e del mondo físico. Tutto intorno a me era musica: l'etere del mio nuovo universo era amore, un amore così puro e generoso che non desideravo altro che rimanere lì. Mi resi conto della presenza di uno zio trapassato, ci riconoscemmo e restammo insieme. Ci muovevamo in un mare di luce, con la quale mi identificavo sempre più.
Poi di colpo tutto finì: fui spinta in un tunnel luminoso e catapultata di nuovo nel mondo fisico. Mi ritrovai a pochi passi dal mio corpo: era arrivata l'ambulanza, e anche il nostro medico di casa, che mi stava riempiendo di adrenalina e mi faceva il massaggio cardiaco. Il mio polso aveva ripreso a batter debolmente e a questo punto fui come risucchiata dal corpo... Mi sentivo confusa, con un senso di imprigionamento e di degradazione quale non avevo mai provato...
Di che cosa si è trattato?
Le due giovanissime protagoniste di questi due episodi, una ragazza italiana di vent'anni e una americana di diciassette, hanno vissuto (una in circostanze normali, l'altra in momento di grave crisi) una esperienza fuori dal corpo: fenomeno curioso, quasi incredibile, ma in realtà meno raro di quanto si possa credere. L'Io, inteso come coscienza, volontà, memoria, capacità decisionale, amore, ecc.), esce dal proprio corpo e lo visualizza dall'esterno come se fosse quello di un altro, provando per esso un senso di notevole distacco.
Per quanto strano possa sembrare, lo sconcertante fenomeno dell'uscita dal corpo è stato riferito dalle persone più diverse in tutti i tempi e in tutti i paesi, più o meno negli stessi termini, e costituisce quindi qualcosa di certamente eccezionale, ma che rientra nelle possibili esperienze umane dell'uomo e appartiene alla sua storia.
Vediamo dunque di seguirne le tracce.
Data di Pubblicazione: 5 maggio 2021