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Un piccolo tributo alla libertà di pensiero

Le Mostruose Bugie dell'Economia - Valerio Malvezzi - Speciale

Tutta la verità sul futuro economico del mondo senza bugie né inganni che renderà l'Umanità schiava, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Valerio Malvezzi.

Un piccolo tributo alla libertà di pensiero

Qualcuno mi critica, a volte, perché io sarei contro l’Euro.

Io non sono contro l’euro, sono contro l'Europa. Per essere più preciso, contro questo modello di Europa antidemocratica, dittatoriale, elitaria e plutocratica.

Così, almeno, sono più chiaro.

Per me, la moneta è una unità di misura, convenzionalmente accettata in un sistema normato da tre caratteristiche: una numerologia, una scrittura, una norma scritta. Cui si aggiunge, per potere parlare di banca, il concetto di statistica e di rischio.

L’euro è una moneta come un’altra che, per me, può chiamarsi Tallero o Lira, Doblone o Fiorino. Essere contro l’euro sarebbe tanto razionale quanto vedere il proprio cane entrare nel salotto con le zampe sporche di fango, salire sul tappeto bianco e prendersela con il tappeto.

Il problema è avere o meno una moneta di proprietà pubblica, non come si chiama. Io sono contro il pensiero unico in Economia, quello che inganna la gente.

Quel pensiero è al servizio del sistema bancario privato internazionale, perché è pagato da esso.

Quel pensiero, che è un pensiero monetarista, fa ritenere alla gente le cose più stupide, semplicemente perché, avendo preso possesso col denaro di tutti gli organi di informazione, radio, televisioni, giornali, riesce a invadere le case delle persone ogni giorno, sistematicamente, ripetendo all’infinito cose sciocche e totalmente infondate.

Ma, come è noto, se milioni di persone ascoltano delle totali falsità per un numero sufficientemente alto di volte, misurabile in milioni durante la loro vita, alla fine si convinceranno che quelle totali sciocchezze sono la verità.

In questo breve scritto intendo smontare, ad una ad una, tali corbellerie. Non sarà facile, perché molti di voi saranno stati sufficientemente indottrinati dal pensiero unico in Economia in modo da rendervi incapaci di discernere le cose, anche quelle più logiche.

Ciò nonostante, intendo provare, poiché il gioco vale la candela.

Partirò dalle cose più semplici, quelle che ogni giorno vediamo sui nostri telegiornali. Per essere preciso, che voi vedete: io non ho più da anni il televisore in casa. Che poi io paghi una tassa indebita per avere il privilegio di non farmi fare il lavaggio del cervello è una questione diversa, che andrà affrontata un’altra volta.

Così facendo mi evito, tuttavia, di ascoltare il pensiero unico in Economia, e ritengo che per tale privilegio di non ascolto valga la pena di pagare un piccolo prezzo.

Lo pago, per avere il diritto di non avere in casa mia il televisore. Considero quindi il pagamento del canone RAI come un tributo, doveroso, alla libertà.

 

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Schiavitù inconsapevole

"Così facendo mi privo di insopportabili fandonie come quelle che, quotidianamente, voi ascoltate al telegiornale.

Una tra tutte: la ripresa dell'Economia."

Avete mai visto che quando devono descrivere la “ripresa” di una Economia, parlano di consumi? Infallibilmente, faranno vedere negozi e gente per la strada che spende del denaro. Vi siete mai chiesti perché lo fanno?

Le ragioni sono essenzialmente due. La prima, più semplice da comprendere, è che i consumi attesi sono un dato molto opinabile, difficile da controllare e realmente verificare, in quanto spesso collegati a una dichiarazione, una aspettativa: un sondaggio. Sono anni, infatti, che la gente pensa di spendere di più a Natale.

La seconda ragione, più seria, è che in tal modo, quando davvero si sollevano i consumi, magari di qualche punto percentuale irrisorio, la gente pensa davvero: siamo in ripresa! Così facendo, nessuno ragiona su ciò che è stato fatto, facendo passare tale messaggio mediatico.

Il 60% di quanto viene da noi consumato è importato dall’Asia.

Ah. Eh, già.

Il fatto è che suonerebbe brutto dire che quando la massaia italiana spende i suoi euro in un negozio del centro di una nostra città, sta in realtà contribuendo per il 60% all'aumento della ricchezza di un paese orientale.

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E sarebbe ancora più brutto affermare che purtroppo non contribuisce più, se non in misura residuale, alla crescita della ricchezza del nostro Paese.

Al contrario, raramente sentite affermare che stia aumentando la propensione al risparmio degli italiani. Per forza.

Perché è vero esattamente l'opposto.

Ci si preoccupa del consumo, ma non del risparmio. Il risparmio degli italiani negli ultimi decenni è crollato, come ho già dimostrato in altri scritti. E questo ha avuto un chiaro impatto di tipo sociale e demografico.

Il risparmio è accumulo di reddito. Non ci vuole un genio per comprendere che se da decenni il tasso di risparmio è sceso, è perché il differenziale tra reddito della vita e costo della vita si è ridotto sempre più (fino a diventare in molti casi negativo). La gente non risparmia, perché non ha più soldi per poterlo fare. Ad essere più precisi, una enorme moltitudine di persone si trova in tale situazione.

Al contrario, alcuni ricchi sono diventati, in questo modello, ricchissimi.

Da anni cerco invano di spiegare che non esiste nessuna crisi. Si tratta di un deliberato e pianificato cambiamento di sistema economico.

Se tu non sei in grado di risparmiare, devi prendere a prestito quel che ti serve per sopravvivere. Da chi?

Da quei pochissimi che il risparmio lo banno in mano.

Di fatto, sci, senza saperlo, in un regime di schiavitù.

 

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Un cambiamento pianificato

"Non siamo in crisi, ma in un cambiamento pianificato e deliberato di sistema economico."

Quando scrivo questo concetto, qualcuno mi descrive nella migliore delle ipotesi come un incompetente, nella peggiore come un complottista.

Non mi tange il giudizio del primo tipo, perché solitamente è espresso da un lobotomizzato televisivo. Il secondo, invece, talora giunge da chi non vuole che si sappia che esiste un pensiero alternativo a quello unico in Economia.

Che sia in atto, da anni, una restrizione del credito alle famiglie e alle imprese è fatto assodato, che ho dimostrato in numerosi articoli sul mio blog e su giornali italiani. Che vi sia stata una riduzione del risparmio delle persone è altresì fatto noto e assodato.

Ma molti si affannano a parlare di “crisi” descrivendo quell’evento episodico e incidentale noto come la “crisi del 2007”.

Tralasciando il fatto che sono passati ormai quindici anni da quell'evento, mi preme far osservare che esso non ha nulla delle caratteristiche di una “crisi”, cioè di una situazione che presenta, in senso letterale greco, anche una opportunità.

Al contrario, a distanza di tanto tempo, non solo non si è determinata una fuori uscita ma anzi, a mio parere, vi sono tutti gli elementi perché una prossima e nuova sia all’orizzonte.

L'unica differenza sarà la dimensione e l'intensità, a mio modo di vedere di gran lunga superiore. Nulla, infatti, è stato fatto per cambiare direzione e togliere gli elementi che avevano causato tale fenomeno.

 

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Qualcuno penserà che quindi siano circa quindici anni che siamo in tale situazione. Nulla di più sbagliato. Stiamo parlando di circa 40 anni di storia economica.

Non esiste alcuna crisi, piuttosto è in atto un cambiamento pianificato e deliberato — lo ripeterò fino a quando sarà necessario — del sistema economico. Questa storia origina negli anni ’70 del secolo scorso.

Verso la metà di quel decennio, l'Ordine Mondiale ideato da Henry Kissinger, tedesco di origini ebraiche, cambiò, per sempre, lo sviluppo dell’Occidente.

Il fatto geo politico che più mi preme evidenziare è il crollo della natalità nel mondo occidentale.

Ora, sorrido nuovamente ai proclami di recenti ministri Italiani che, immemori o ignoranti di tali oscuri disegni, ritengono che basti uno slogan pubblicitario per invertire un disegno di tale portata e preparazione.

Sta di fatto che si è pianificato il crollo della natalità nel mondo occidentale. Ora, la domanda che dovrebbe porsi qualsiasi persona di buon senso è ovvia.

Come può aumentare il PIL di un Paese se si riduce la sua popolazione?

E infatti non può, perché si riduce la sua domanda interna.

A meno di aumentare la popolazione con fenomeni migratori (con quale capacità di spesa?) - oppure di attuare un'altra strategia collaterale, pianificata e prevista.

Ed ecco la verità. L'idea era quella di potere aumentare, teoricamente senza limiti, la capacità di spesa individuale, anche su una popolazione in calo. In altri termini, se un numero sempre minore di persone consuma sempre di più, teoricamente la domanda interna può rimanere invariata, o addirittura crescere.

Ma perché tale infausta previsione si realizzasse, occorreva stravolgere un intero sistema economico e i suoi delicati equilibri.

Data di Pubblicazione: 27 giugno 2022

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