SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 6 min

Il potere delle domande

Chiedi Bene e Ti Sarà Dato - Paolo Borzacchiello - Speciale

Il potere delle domande che ti farà prendere di nuovo il controllo della tua vita. Scopri come leggendo l'anteprima del libro di Paolo Borzacchiello.

Il potere delle domande

Rispondere alle domande che ci fanno o che ci poniamo, tutto sommato, è semplice: il cervello umano è in qualche modo costretto a farlo. Non dico che tutte le risposte siano valide, o intelligenti, o trasformative: ma rispondere, per l'appunto, è semplice.

Cosa vorresti fare stasera? Che automobile ti piacerebbe guidare? Come stai? Dove vuoi andare in vacanza? Come va? Se sei stato a una festa e ti sei ritrovato a rispondere a domande del genere poste da uno sconosciuto, sai che è piuttosto facile farlo.

Le cose si complicano quando non sei tu a dover rispondere, ma sei tu a dover fare domande a un estraneo, che magari ti risponde a monosillabi. È meno semplice chiedere, anzi è meno semplice chiedere bene. E in questo avverbio è racchiuso, a mio avviso, il segreto per una vita moderatamente felice.

Abbiamo appena visto, infatti, come le domande possono portarti altrove, in alto o in basso.

Le domande sono, quindi, il segreto per arricchire la nostra realtà con altre realtà. Sono la chiave per svoltare quando la strada è interrotta, il modo più rapido per cambiare il corso dei pensieri che abbiamo in testa, la via breve per sviluppare nuovi punti di vista e nuove visioni.

 

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I principi della legge dell'attrazione

Non ho intenzione di mettermi qui a dissertare sulle varie tipologie di domande: ne ho scritto in altre occasioni, soprattutto nei miei libri più tecnici, e inoltre il mondo è pieno di volumi e pagine web che trattano l'argomento.

Qui, invece, vorrei soffermarmi sull'aspetto in apparenza più esoterico delle domande (che poi esoterico non è, se conosci il modo in cui funziona il cervello), ovvero su quello in virtù del quale noi otteniamo, bene o male, ciò che chiediamo.

Un aspetto importantissimo, molto spesso ignorato o sottovalutato, a cui ho già accennato e a proposito del quale vorrei qui spendere ancora due parole, soprattutto per sgombrare il campo da misticismi vari che, seppur romantici nella loro versione markettara, possono risultare fuorvianti e dannosi per chi li pratica.

Mi riferisco ai principi della legge dell’attrazione ("The Secret" di Rhonda Byrne in testa) e alle varie teorie quantistiche così tanto in voga, che di quantico hanno davvero ben poco, anche e soprattutto perché la fisica quantistica si applica al mondo dell’infinitamente piccolo e non certo a quello dell’infinitamente grande.

Quindi soltanto dire che si trova parcheggio perché lo abbiamo attratto a livello quantistico è una bestemmia, con implicazioni tra l’altro potenzialmente pesanti.

 

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Strategie

Infatti, se sei bravo perché trovi parcheggio grazie alle tue energie, che cosa penserà il tuo cervello, di te, quando non lo trovi?

È dunque fondamentale che tu tenga presente che il mio approccio sarà sempre e comunque di tipo scientifico e suffragato e sostenuto da studi che ne dimostrano tanto la bontà quanto i limiti: le strategie proposte qui sono infatti basate su alcuni principi di funzionamento della mente umana e attingono a piene mani alla linguistica cognitiva, alla semantica, alle basi di fisiologia del comportamento umano che si estrinseca anche in una profonda e dimostrata connessione fra il tipo di pensieri che concepiamo e il tipo di reazioni endocrine che sviluppiamo.

Tali strategie in alcun modo devono intendersi come sostitutive di eventuali terapie in corso o di eventuali percorsi psicoterapeutici con professionisti del settore.

Si tratta di un approccio che può rivelarsi di grande utilità nelle normali turbolenze della nostra vita quotidiana, ma che, per l'appunto, solo a tali evenienze va riferito, non potendosi e non dovendosi sostituire all'approccio medico in casi diversi da quelli evidenziati.

Certamente, potrebbe costituirne un utile supporto, ma — ci tengo a ribadirlo — delle questioni mediche dovrebbero occuparsi i medici: il mondo dei social è già troppo pieno di guru più o meno improvvisati che dispensano consigli senza criterio, e senza averne titolo, giocando con la vita delle persone.

 

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Una vita più ricca e felice

Con me, invece, si prende tutto molto sul serio, e non si scherza, né si affrontano alla leggera certi argomenti.

Chiarita quella che dovrebbe essere la deontologia di ogni autore che decida di trattare temi così delicati, possiamo concederci la libertà di lavorare con le parole per ottenere una vita più ricca e felice, partendo proprio dalle domande che ci poniamo.

Se, dopo una brutta giornata, ci chiediamo per esempio: “Ma perché le cose devono sempre andare storte?”, il nostro cervello si metterà all'opera. Da un lato comincerà a cercare risposte che possano soddisfare tale domanda, d'altro lato comincerà a cercare conferme nel mondo esterno relativamente alla convinzione espressa dalla domanda di cui sopra.

Per quanto riguarda il primo aspetto (la ricerca delle risposte), che tipo di risposte credi possa giungere alla nostra attenzione se ci poniamo una domanda del genere? Te lo dico io. Risposte come: “Perché la vita è dura”, “Perché sono destinato all’insuccesso”, “Perché vanno avanti solo i raccomandati”, “Perché io sono destinato all’infelicità” e così via.

E che tipo di reazioni emotive determineranno tali idee nel cervello di chi le pensa? Te lo dico, nuovamente, io: reazioni di stress, nei vari livelli che lo stress può assumere.

 

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Tutto nella nostra testa

Il che ci porta al secondo aspetto della questione: avere in testa l’idea fissa, anche se non esplicita, che “il mondo fa schifo” attiverà il nostro sistema reticolare, o la nostra cecità selettiva, alla ricerca di situazioni esterne che confermino tale idea, perché il cervello vive benissimo nella consonanza cognitiva e certamente meno bene nella dissonanza.

Le dinamiche, scientificamente verificate, alla base di ciò oggi sono molto chiare, senza scomodare per l'appunto fantomatici mondi quantici: quando il cervello va a pescare un brutto ricordo, tale ricordo è neuroassociato a un determinato mix chimico che, all'istante, viene richiamato.

Quando la tua amigdala viene sollecitata con il pensiero del tuo capo che ti sgrida, per lei è come se quel capo che ti sgrida fosse lì, ancora lì, e quindi si comporterà come è progettata per fare, ovvero produrrà ormoni neurotrasmettitori e messaggi nervosi che ti faranno venire voglia di scappare o ti faranno stare male.

E quando parliamo di bias di conferma, ovvero di ricerca inconscia nel mondo che ci circonda di tutto ciò che in qualche modo confermi la nostra idea, non è cosa da poco: i bias sono spesso operativi senza che ce ne rendiamo conto, e funzionano in modi sottili.

Non notiamo le cose per caso, insomma, così come non è una coincidenza se sui social iniziano a comparire pubblicità riferite a prodotti che abbiamo nominato: è tutto nella nostra testa.

Data di Pubblicazione: 7 novembre 2023

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