Scopri l'Oracolo capace di connetterti agli spiriti guida dei popoli maya e alle pratiche di autoconoscenza, leggendo l'anteprima del libro di Diego Dentico.
Pratiche di Autoconoscenza e di Esplorazione del Cosmo
Lo sciamanesimo
A livello popolare il termine “sciamano” è molto utilizzato. Un tempo era sinonimo di ciarlatano o di matto, ma adesso, per fortuna, rappresenta una figura a cui una nuova coscienza umana fa riferimento per ritrovare il contatto perduto con la natura e con una spiritualità libera da strutture gerarchiche.
A rendere celebre lo sciamanesimo in Occidente sono stati nello specifico due antropologi. Uno è il famosissimo Carlos Castaneda; il secondo, che da un punto di vista cronologico precede il primo e ha contribuito alla pubblicazione dei suoi libri, è Michael Harner.
Codificatore del core shamanism, il dr. Harner è stato il padre della Foundation for Shamanic Studies, un’organizzazione che si prodiga affinché gli sciamanesimi del mondo possano essere conservati e persino gli occidentali possano ritrovare la propria strada in questa pratica.
Michael Harner, basandosi sugli studi di Mircea Eliade, identificò una struttura basilare, un nocciolo (core in inglese) presente in tutte le tradizioni sciamaniche del pianeta.
Le concezioni condivise da tutti gli sciamanesimi che formano l’ossatura del core shamanism sono sei e le riporta nel testo "La caverna e il cosmo":
- Unità: gli esseri umani sono parte della totalità della natura, collegati a tutte le altre forme viventi e non superiori a esse.
- Due realtà: lo stato ordinario di coscienza (OSC) dà accesso alla realtà ordinaria (OR), e lo stato sciamanico di coscienza (SSC) dà accesso alla realtà non ordinaria (NOR).
- Universo: è composto da tre mondi: il Mondo di Sopra, di Mezzo e di Sotto.
- Anime: i membri di tutte le specie, compresi gli esseri umani, hanno un’anima (il loro spirito personale durevole).
- Spiriti aiutanti: la loro esistenza è una realtà empirica. Ne esiste un’ampia gamma di tipi. Non sono onnipotenti al di fuori della NOR, ma con il concorso degli sciamani possono avere un importante impatto sulla OR, ad esempio nella guarigione.
- Viaggi: lo sciamano viaggia nella realtà non ordinaria, particolarmente nel Mondo di Sopra e di Sotto, per cercare aiuto in materia di guarigione e di divinazione.
La tradizione maya, a cui è dedicato questo libro, incorpora tutti i punti toccati dal dr. Harner e, all’interno delle comunità indigene del Guatemala e del Messico meridionale, esistono molte figure che potremmo abbracciare con la definizione di “sciamani”.
Tra queste alcuni hanno un ruolo di guaritori preponderante, altre sono più simili a dei sacerdoti e il loro scopo è quello di custodire la memoria storica e la tradizione del popolo. In questo momento sto usando il maschile generico, ma tutti questi termini possono essere declinati al femminile.
Nella cultura tradizionale maya le donne e gli uomini hanno pari dignità e possono esserci tanto sciamane quanto sacerdotesse.
La divinazione
Una delle funzioni primarie dello sciamano all’interno della comunità è quella di indovino. Quando si attraversano momenti di crisi è fondamentale scoprirne le cause per minimizzare gli effetti avversi o addirittura scongiurarli.
Esistono moltissimi metodi di divinazione: la lettura dei sogni, dei presagi e l’astrologia ne ritraggono solo alcune tipologie. Esiste però una pratica che è specifica delle popolazioni maya ed è la lettura dei semi dell’albero di corallo (tz’ité).
La borsa con i semi del tz’ité viene consegnata alle sacerdotesse e ai sacerdoti maya nel momento dell’iniziazione e rappresenta il vero e proprio marchio di riconoscimento con cui è possibile distinguere la loro specialità. Viene definita anche vara (bastone in spagnolo) in quanto aiuta gli iniziati nel loro cammino.
A cosa serve l'Oracolo del Sentiero Fiorito?
Questo mazzo di carte trae ispirazione dalla vara dei sacerdoti e ha molteplici utilizzi. L'obiettivo è quello di sostenere i camminanti del nuovo tempo nelle pratiche di autoconoscenza e di esplorazione del cosmo che si fondano sul calendario sacro (Cholq’ij).
A partire dal 2012, infatti, si è aperto il tempo di una profezia che non prevedeva la fine del mondo, come hanno speculato alcuni occidentali, ma l’inizio di un’epoca in cui a ogni essere umano sarebbe stato concesso di riconnettersi al Grande Spirito e di riconoscersi come apprendista della vita.
Quando si approccia una spiritualità sciamanica è bene partire da cose semplici. Lo Spirito non è una credenza, è presente. Per questo la prima pratica è la contemplazione, che ci insegna a zittire la mente per rendercene conto.
Quando finalmente la mente si placa, si acquieta il rumore di fondo e ci viene concesso di percepire lo Spirito in un momento di elevazione e pace. È solo in quel momento che la parola fiorisce realmente e diventa preghiera.
Proseguendo con la pratica la connessione diventa stabile, allora si possono aggiungere anche delle offerte simboliche alla preghiera — una candela, un incenso, una manciata di tabacco — e tutto ciò si trasforma in rito, un atto che rende tangibile l’invisibile.
Pratica dopo pratica l’attenzione si allena e si arriva a contemplare la struttura del tempo, a rendere porosa la veglia e lo stato di sogno. Il cammino diventa così qualcosa di più rispetto a una “formula di benessere”, diventa una vera e propria avventura nei territori dell’infinito.
Il Cholq’ij
Le carte del sentiero fiorito possono essere messe sul proprio altare e usate come un calendario per tenere il conto del Cholq’ij.
In secondo luogo, i glifi dei nahual (i signori del tempo) hanno la capacità di informare l’acqua, così come ci ha insegnato il grandissimo “sciamano” Masaru Emoto. Per farlo sarà sufficiente poggiare un recipiente di vetro colmo d’acqua pura sulle immagini durante le pratiche quotidiane.
Al termine delle preghiere, l’acqua potrà essere bevuta per entrare più profondamente in risonanza con le forze del tempo o essere usata per altri scopi di benedizione.
Infine, come suggerisce il nome, le carte dell'oracolo possono essere utilizzate come strumento di divinazione.
La divinazione per i maya non è la scoperta di un futuro ineluttabile, in cui il libero arbitrio non è contemplato. La divinazione è una pratica che permette di leggere la struttura della realtà e degli eventi come se fosse una mappa guardata dall’alto.
Aprire l’occhio dell’aquila è meditare sul significato di ciò che succede nella quotidianità e trovare un senso più profondo alla vita, scegliendo le vie di maggiore saggezza e consapevolezza. Questo trasforma la divinazione in un’azione divina.
Gli insegnamenti che trovate in questo manuale sono un distillato di fonti diverse. Non posso esimermi dal ringraziare Alessandra comneno, donna-medicina allieva diretta di Abuela Margarita, e Juan Carlos Romera, ajg’ij e guaritore secondo il lignaggio Quiché e Rabinal di Momostenango.
La visione sacra dei maya dell’altopiano
Se un maya del passato incontrasse i maya odierni, molti dei quali convertiti a una setta cristiana proveniente dal Nord America, probabilmente non li riconoscerebbe come parte del proprio popolo, eppure ci sono alcuni elementi che vanno indietro fino ai primordi della civilizzazione in Centroamerica, fino al momento in cui gli Olmechi emersero da Tamoanchan — la terra degli spiriti — per trasmettere la propria cultura ai popoli successivi.
Quegli elementi li potremmo riassumere con la parola “biofilia”, amore per la vita.
Il fondamento delle cosmovisioni native è il Gran Ajaw — il Grande Spirito o Grande Mistero — da cui prende forma la fitta rete di relazioni che chiamiamo creazione. Ogni cosa nasce dal mistero, dal cuore del cielo-cuore della terra, che viene rappresentato da personaggi mitologici.
Alcuni nomi utilizzati dai maya sono Tzacol (creatore) e Bitol (formatore) o Ixpyacoc (nonno) e Ixmucané (nonna). Essi sono dio e dea nella dualità, ma uno nell’essenza.
Gran parte della tradizione è stata portata avanti a livello orale, ma esistono diversi testi che hanno permesso alla sapienza di giungere fino a noi.
Il testo che custodisce la cultura maya-quiché è sicuramente il Popol Vuh, in cui vengono narrate le cronache di come nacquero i popoli maya, della creazione del mondo e dell’umanità da parte di Hunracàn, il Grande Uno invisibile, e di Tepew Ququmatz, il Serpente Piumato, ovvero la manifestazione “tangibile” della presenza divina, Madre Natura.
I custodi della tradizione sono i contatori del tempo (ajg’ij) che fungono da guide spirituali delle comunità native.
La leggenda di Naxit Quetzalcoatl
Secondo la leggenda fu il personaggio di Naxit Quetzalcoatl, del Messico meridionale, a codificare e unificare le tradizioni sapienziali mesoamericane; i contatori del tempo sono suoi discendenti spirituali.
Le incursioni europee, che fin dal ’500 hanno tentato di distruggere la cultura ancestrale, non sono riuscite a cancellarla, ma, come dicono gli stessi custodi di saggezza, solo a smembrarla.
Per i viandanti della cosmovisione sono fondamentali due pratiche: la contemplazione, che permette di percepire lo Spirito vivo all’opera nel mondo, e la preghiera, che costruisce un dialogo con l’invisibile e permette di andare oltre le pastoie del mentale che ci tengono ancorati alla realtà ordinaria.
Indispensabile è anche il calendario sacro di 260 giorni, ognuno sorretto da uno specifico archetipo temporale chiamato nahual, che propone la meditazione su temi specifici. Grazie al calcolo calendariale e alla struttura ciclica del tempo ordinario, i maya furono (e sono) grandi maestri anche dell’arte profetica.
Anche se la veste esteriore della cosmovisione qui descritta appare come marcatamente maya, i suoi contenuti sono universali. In qualche forma il Grande Spirito è sempre contemplato dalle tradizioni del mondo e quando il Grande Spirito si manifesta, diventa la natura tangibile delle cose, l’anima del mondo, la Madre.
Le chiavi maya
Chi si avvicina alla tradizione, anche se non proveniente da una cultura indigena, può farlo senza necessariamente utilizzare i nomi maya, al fine di radicare la propria pratica nella terra in cui vive.
La stessa visione descritta poco sopra è presente, per esempio, nella dualità Shiva-Shakti dell’India, nella cabala ebraica, dove l’infinito invisibile si manifesta come presenza (Shekinah), o negli antichi misteri mediterranei e caldei, dove il Noeton (‘ciò che si può solo intuire’) appariva come madre del mondo, Physis, la dea Natura.
Mi è personalmente capitato di incontrare guaritrici maya che invocavano allo stesso tempo il Padre Misericordioso e la Madre Terra, rompendo agilmente ogni divisione religiosa e gettando ponti tra la religione cristiana e il misticismo selvaggio degli indigeni.
Le cosmovisioni native ci riportano inevitabilmente alla natura, ci chiamano a riconnetterci con i suoi cicli e alle sue energie, che sono la chiave per comprendere, ed eventualmente trascendere, l’illusione dello spazio-tempo.
Siamo invitati a prenderci cura della Terra, a tornare umili fili della creazione, fondamentali come gli altri e in equilibrio, in un universo che vive, gode e diventa consapevole del proprio stesso esistere.
Data di Pubblicazione: 3 luglio 2023