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La Prima Legge del Potere secondo Robert Greene

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Scopri la Prima Legge del Potere per raggiungere successo e abbondanza nella vita e nel lavoro, leggendo l'anteprima dell'incredibile libro di Robert Greene.

La prima legge del potere secondo Robert Greene

Non ponete in ombra il vostro capo

Sentenza

Comportatevi sempre in modo che il vostro capo si senta superiore a chi lo circonda. Per compiacerlo e far su di lui buona impressione, non dovete eccedere nel mostrare capacità o talento. In questo modo rischiate di ottenere il contrario: ispirare timore e insicurezza. Fate sì che i superiori appaiano più brillanti di quanto sono in realtà e raggiungerete le vette del potere.

Trasgressione della legge

Nicolas Fouquet, ministro delle Finanze durante i primi anni di regno di re Luigi XIV, era un uomo prodigo che amava le feste lussuose, le belle donne e la poesia.

Aveva inoltre un debole per il denaro e conduceva una vita stravagante. Era un uomo intelligente e indispensabile al re; così, quando nel 1661 morì il primo ministro Giulio Mazarino, Fouquet si aspettava di essere nominato suo successore. Il re decise invece di abolire la carica di primo ministro.

Questo e altri segnali fecero sospettare a Fouquet di non essere più nelle grazie del re, pertanto egli pensò, per riconquistarne il favore, di organizzare la più spettacolare festa mondana che si fosse mai data.

Scopo manifesto di quell'evento doveva essere l’inaugurazione del castello di proprietà di Fouquet a Vaux-le-Vicomte, ma in realtà l'intenzione era tributare omaggio al re, ospite d’onore della festa.

Furono invitati i più bei nomi della nobiltà europea e alcune delle grandi menti del momento: La Fontaine, La Rochefoucauld, Madame de Sévigné. Molière scrisse una commedia per l’occasione, che doveva egli stesso interpretare a conclusione della serata. La festa iniziò con una sfarzosa cena di sette portate arricchita da cibi provenienti dall'Oriente, mai assaggiati in Francia, e da pietanze create per l’occasione. Non poteva mancare la musica di sottofondo commissionata da Fouquet appositamente per il re.

Terminata la cena, gli ospiti furono invitati a passeggiare nei giardini del castello. I vialetti e le fontane di Vaux-le-Vicomte ispirarono in seguito la costruzione di quelli di Versailles.

Fouquet accompagnò personalmente il giovane re attraverso lo scenario costituito da siepi e aiuole geometricamente allineate. Giunti in prossimità dei canali che scorrevano in giardino, godettero dello spettacolo di fuochi d’artificio cui fece seguito la rappresentazione della commedia di Molière.

Il ricevimento continuò per buona parte della notte e fu considerato dai presenti l’evento più piacevole e divertente cui avessero partecipato.

Il giorno dopo, Fouquet fu arrestato dal capo dei moschettieri del re, D'Artagnan. Tre mesi più tardi fu processato per aver derubato il suo stesso paese. (In realtà, buona parte dei furti di cui era accusato erano avvenuti per conto del re e con il suo permesso.) Fouquet fu riconosciuto colpevole e rinchiuso nella fortezza di Pinerolo, dove trascorse gli ultimi vent'anni della sua vita in solitudine e abbandono.

 

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Interpretazione

Luigi XIV, il Re Sole, era un uomo orgoglioso e arrogante che voleva sempre essere al centro dell’attenzione e non tollerava di essere superato da nessuno quanto a sfarzo e lusso sfrenato, men che meno dal suo ministro delle Finanze.

Quale successore di Fouquet, il re nominò Jean-Baptiste Colbert, uomo noto per la sua parsimonia e per il grigiore dei suoi ricevimenti. Un uomo come Colbert assicurava che il denaro uscito dalle casse dello Stato finisse direttamente nelle mani del re. Con questo denaro Luigi XIV fece costruire un palazzo ancora più imponente e lussuoso di quello di Fouquet: la splendente reggia di Versailles.

Il re impiegò gli stessi architetti, decoratori e giardinieri. E a Versailles, Luigi diede ricevimenti ancor più sfarzosi e stravaganti di quello che a Fouquet costò la libertà. Esaminiamo la situazione. La sera del ricevimento Fouquet presentò al re spettacoli uno più stupefacente dell’altro, intendendo, in questo modo, tributare al suo re lealtà e devozione.

Non solo credeva di riconquistare il favore di Luigi, riteneva anche di dare prova del suo buon gusto, della sua capacità di stabilire relazioni e della sua popolarità, dimostrandosi così indispensabile: insomma, un eccellente primo ministro.

Invece, ogni spettacolo, ogni sorriso rivolto dagli ospiti a Fouquet, facevano supporre a Luigi che i suoi stessi amici o comunque i personaggi presenti, fossero affascinati più dal padrone di casa che non da lui stesso e che il suo ministro delle Finanze ostentasse benessere e potere.

Anziché adulato, Luigi XIV si sentì offeso, la sua vanità minacciata dal fastoso ricevimento dato in suo onore da Fouquet. Il re non lo avrebbe mai ammesso, naturalmente, perciò trovò una scusa per disfarsi di quell’uomo che lo faceva sentire insicuro.

Questo è il destino, in un modo o nell’altro, di tutti coloro che mettono alla prova il senso di autostima del proprio capo, ne feriscono l’orgoglio o lo mettono in condizioni di dubitare della sua superiorità.

"All'inizio della serata Fouquet si trovava sulle più alte vette del mondo. Alla fine ne era ai piedi."

Voltaire, 1694-1778

 

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Osservanza della legge

Ai primi del 1600, l’astronomo e matematico Galileo si trovava in una situazione precaria. La possibilità di condurre le sue ricerche dipendeva dalla generosità dei potenti e così, come tutti gli scienziati del Rinascimento, donava qualcuna delle sue invenzioni ai signori dell’epoca.

Una volta, per esempio, donò al duca Gonzaga un compasso per uso militare di sua realizzazione. Quindi scrisse un trattato sull’uso di questo strumento dedicandolo ai Medici. I nobiluomini gli furono riconoscenti e, grazie al loro aiuto, Galileo poté continuare la sua attività di docente.

Non importava quanto grande fosse la scoperta, i signori lo ripagavano con doni, mai con denaro. Questo lo poneva in una situazione di costante insicurezza e dipendenza. Doveva pur esserci un sistema più semplice, pensò Galileo.

Lo scienziato cambiò rotta nel 1610, quando scoprì i satelliti di Giove: anziché dividere le scoperte tra i suoi benefattori — donando a uno il telescopio utilizzato nella ricerca, dedicando un libro all’altro, così come faceva in passato decise di puntare l’attenzione esclusivamente sui Medici.

Lo fece per la seguente ragione.

Subito dopo la fondazione della dinastia dei Medici da parte di Cosimo I, avvenuta nel 1540, questi assunse Giove, il più potente degli dei, a simbolo della casata — simbolo di un potere che andava al di là della politica o delle finanze, legato all’antica Roma e alle sue divinità.

Galileo trasformò la sua scoperta dei satelliti di Giove in un evento cosmico in onore della grandezza dei Medici. Subito dopo la scoperta, annunciò che le stelle più luminose — le lune di Giove — erano apparse al suo telescopio allo stesso tempo dell’investitura di Cosimo II.

Affermò inoltre che il numero delle lune — quattro — armonizzava con il numero dei Medici (Cosimo II aveva tre fratelli) e che i satelliti orbitavano intorno a Giove come i quattro fratelli attorno al padre Cosimo I, fondatore della dinastia. Più che una semplice coincidenza, ciò era la dimostrazione che il cielo rifletteva l’ascendenza dell'importante famiglia.

Dopo aver dedicato ai Medici questa scoperta, Galileo commissionò un emblema raffigurante Giove seduto su una nuvola con le quattro stelle in cerchio attorno a lui e lo presentò a Cosimo II per significare il collegamento della dinastia alle stelle.

Nel 1610 Cosimo II nominò lo scienziato filosofo e matematico di corte, assegnandogli un salario. Per Galileo questo fu il momento più fortunato della sua vita; l’era della ricerca di benefattori poteva dirsi conclusa.

 

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Interpretazione

In un colpo solo Galileo ricavò più dalla sua nuova strategia che non da anni trascorsi a elemosinare favori. La ragione è semplice: i potenti vogliono apparire più brillanti degli altri.

Essi non si curano della scienza, delle verità empiriche o dell’ultima invenzione; per loro contano solo il nome e la gloria.

Galileo diede ai Medici infinitamente più gloria collegando il loro nome alle forze del cosmo che non rendendoli patrocinatori di chissà quale invenzione o scoperta scientifica.

Agli scienziati non vengono risparmiati i capricci della vita di corte e del mecenatismo. Essi servono padroni che tengono i cordoni della borsa; ma il grande potere intellettuale può far sentire insicuro il loro padrone, come se questi esistesse solo per elargire i fondi necessari alla ricerca — una scomoda e disonorevole posizione.

Il fautore di una grande opera vuole sentirsi qualcosa di più che un mero finanziatore. Vuole apparire creativo e potente e più importante del prodotto realizzato a suo nome.

Il mecenate si aspetta onore e gloria, non insicurezza. Galileo non ha sfidato l’autorità intellettuale dei Medici con la sua scoperta né li ha fatti sentire in alcun modo inferiori; anzi, ponendoli sullo stesso piano delle stelle da lui scoperte, ha fatto brillare la loro immagine presso le altre corti d’Italia. Non ha posto in ombra i suoi capi, ha fatto sì che loro oscurassero tutti gli altri.

 

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Le chiavi del potere

Tutti hanno delle insicurezze. Quando ci si espone e si mostrano agli altri le proprie capacità, è facile suscitare risentimento, invidia e altre manifestazioni di insicurezza. Aspettatevelo, anche se non potete passare la vostra vita preoccupandovi delle meschinità degli altri.

Ma con i vostri superiori dovete assumere un atteggiamento diverso: in presenza del potere, offuscare l’immagine del proprio capo è l'errore peggiore che si possa commettere.

Non illudetevi pensando che la vita sia cambiata molto dai tempi di Luigi XIV e dei Medici. Chi raggiunge posizioni elevate nella vita è simile ai re e alle regine: queste persone hanno bisogno di rafforzare se stessi nella loro posizione e superare gli altri in intelligenza, saggezza e fascino.

È un pericoloso ma comune errore di valutazione pensare che ostentando doti e talento si conquisti il favore del proprio capo.

Questi può fingere apprezzamento, ma alla prima occasione vi sostituirà con qualcuno meno intelligente, attraente e minaccioso così come Luigi XIV destituì lo spumeggiante Fouquet, rimpiazzandolo con il blando Colbert. E, come il Re Sole, non vorrà ammettere la verità, ma troverà una buona scusa per disfarsi della vostra presenza.

Questa legge comprende due regole che dovete tenere presenti. Prima regola: potreste inavvertitamente offuscare il vostro capo semplicemente essendo voi stessi. Esistono capi più insicuri di altri, terribilmente insicuri; voi potreste in modo assolutamente naturale metterli in ombra per via del vostro fascino e della vostra grazia.

 

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Nessuno aveva più doti naturali di Astorre Manfredi, principe di Faenza. Il più affascinante dei giovani principi italiani si accattivava le simpatie grazie alla sua generosità e al suo spirito libero.

Nel 1500 Cesare Borgia assediò Faenza. Quando la città si arrese, gli abitanti si aspettavano il peggio dal crudele Borgia che, comunque, decise di risparmiare la città: gli bastò occupare le sue fortezze, rinunciò alle esecuzioni capitali e permise al principe Manfredi, all’epoca diciottenne, di rimanere a corte in completa libertà.

Qualche settimana più tardi, i soldati tradussero Astorre Manfredi in una prigione romana. Un anno dopo il suo corpo fu ripescato nel fiume Tevere con una corda legata attorno al collo. Borgia giustificò il terribile fatto adducendo come pretesto il tradimento e la cospirazione attuati da Manfredi, ma la vera ragione consisteva nella risaputa vanità e insicurezza di Cesare Borgia.

Il giovane Manfredi lo offuscava senza nemmeno nutrirne l'intenzione; posta la sua naturale dote di fascino, la sua sola presenza rendeva Borgia meno attraente e carismatico. L’insegnamento è semplice: se non potete fare a meno di manifestare fascino e superiorità, dovete imparare a evitare simili dimostrazioni di vanità. Oppure dissimulate le vostre buone qualità quando vi trovate in compagnia di un Cesare Borgia.

Seconda regola: non pensate che, pur essendo nelle grazie del vostro capo, possiate fare ciò che volete. Potrebbero essere scritti molti trattati a proposito di favoriti la cui sorte è mutata, perché avevano data per scontata la loro posizione di privilegio.

 

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Data di Pubblicazione: 16 marzo 2022

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